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Discussione: Morti sul lavoro

  1. #16
    Postatore OGM L'avatar di willy61
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    Lavoro, venerdì altre due morti bianche

    Un operaio edile di 54 anni è morto dopo essere caduto da un'altezza di oltre sei metri mentre stava smontando una impalcatura in un cantiere nella zona industriale di Mola di Bari. L'uomo, Sabatino Bossi, di Noicattaro (Bari), regolarmente assunto dalla impresa di costruzioni, era sposato e con due figli maggiorenni. Secondo la ricostruzione dell'accaduto fatta dai carabinieri, l'operaio, impegnato a rimuovere assi di legno dalla impalcatura, avrebbe perso l'equilibrio mentre si sporgeva da un balcone dell'edificio in costruzione privo di protezione di sicurezza. È morto immediatamente dopo l'impatto.

    Era invece in pensione Giacomo Gotti, un 64enne residente a Brembilla, in Valle Brembana, travolto e ucciso da un escavatore mentre stava costruendo una mulattiera su un sentiero di montagna. L'incidente è avvenuto intorno a mezzogiorno in località Cabonadino, nella frazione di Laxolo. Gotti era a bordo di un miniescavatore quando il terreno sotto il cingolato del macchinario ha ceduto. L'uomo è precipitato con l'escavatore in una scarpata, con un volo di circa 50 metri. Giacomo Gotti è finito contro un albero, è stato travolto dall'escavatore ed è morto sul colpo. A nulla sono serviti i soccorsi chiamati dal figlio
    Dott. Guglielmo Rottigni
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  2. #17
    Partecipante Leggendario L'avatar di pinga
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    Originariamente postato da willy61
    E allora, com'è che se sbaglio a costruire un pezzo al tornio mi licenziano perché non so fare il mio lavoro, ma se non uso i dispositivi di sicurezza mi dicono bravo perché ho risparmiato 2 minuti?

    A chi tocca il pugno sul naso?
    a entrambi,
    1) perchè io che lavoro non devo sempre aver bisogno di qualcuno che mi dica "mettiti il casco se no muori", dovrebbe stare anche a me considerare il fatto che il dispositivo di protezione può salvarmi la vita. in un certo qual modo, se non lo indosso e poi mi infortuno sul lavoro sono anche un pò cavoli miei. e, in questo caso, l'inail dovrebbe tenere in considerazione questo fatto prima di risarcirmi.
    2) perchè il responsabile della sicurezza cantieri dovrebbe comunque spiegare come indossare i ddp ed incentivare a farlo, in parte per la sicurezza del cantiere, ma in parte anche perchè se arriva un controllo, rischia un multone grande quanto la sua faccia (certo, questo dipende poi anche se ci troviamo al nord o al sud perchè al sud, in genere, la cosa si "accomoda").

    in realtà comunque, il problema delle morti bianche è un problema ancora più grande, e ha tutta una serie di note stonate che stanno a monte di tutto questo. dalla legislazione, alla mancanza di formazione di una coscienza.
    questa storia delle morti bianche c'è sempre stata. io stessa, quando andavo in cantiere, sentivo parlare ogni giorno di un nuovo infortunio, ma la tv cippa. adesso che si è alzato il polverone, magocamente, muoiono tutti sul lavoro, come se prima ciò non accadesse.
    la verità è che, quest'anno, abbiamo avuto un tasso di infortuni che era forse era così alto solo negli anni '50 ed è questo quello che deve fare preoccupare. ci vuole una legilazione più severa, una formazione più severa, una coscienza più severa.

  3. #18
    Postatore OGM L'avatar di willy61
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    Primo Maggio, Italia in piazza Ancora due morti per il lavoro
    Sorrento, cade gru ed è tragedia
    Tonino Cassarà

    Torino, Primo Maggio 2007
    Il Primo Maggio torna a Torino dopo 13 anni e ha chiamato almeno 100mila persone. Insieme a quelli di Torino e di tutte le province piemontesi, molti sono arrivati dalla Liguria, dalla Lombardia e da altre regioni. E così mentre dalle vie laterali continuava a giungere altra gente quando il corteo, puntuale come un cronometro, è partito alle 9.30 da Piazza Vittorio. Una bella soddisfazione per la città del lavoro che riparte con la grande fabbrica che sforna di nuovo un migliaio di auto al giorno e potrebbe lasciare intravedere un rilancio economico che però ancora non c'è per tutti.

    È per questo che ad aprire il corteo, dopo le istituzioni, c'è lo striscione delle storiche Carrozzerie Bertone: 1500 operai, da quattro anni in cassa integrazione, che mentre si parla di ripresa rischiano di trovarsi in mezzo a una strada. «Per noi - dice Giacomo Zulianello delegato Cgil - quella di oggi è l'ennesima giornata di lotta per difendere un posto di lavoro che vediamo sempre più a rischio. Dopo il corteo torneremo davanti alla fabbrica a continuare un presidio che dura ormai da cento giorni. Con noi questo pomeriggio ci sarà anche il segretario della Fiom Rinaldini».

    In testa al corteo ci sono il presidente della Camera Fausto Bertinotti, ci sono i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. C'è Piero Fassino, i ministri Turco, Ferrero e Damiano. «Un Primo Maggio speciale - dice Piero Fassino - che vuole essere all'insegna della difesa del lavoro. Tutti gli incidenti degli ultimi tempi, questa continua strage di operai, ci dicono che è indispensabile un intervento radicale per dare sicurezza e dignità al lavoro. E questo è anche uno degli impegni prioritari del Partito democratico che vuole essere appunto un grande partito del lavoro». E per quanto concerne la drammatica situazione della Bertone, Fassino dice: «Stiamo cercando di batterci per trovare una soluzione che salvaguardi una fabbrica storica di questa città». Per il segretario della Uil Angeletti, «Torino è il simbolo della possibilità di rilancio dell'intero sistema produttivo nazionale. La dimostrazione che quando si investe sul lavoro e sui lavoratori il nostro sistema riesce a dare buoni risultati. Ora è tempo di intervenire per risanare situazioni come quella della Bertone, ma anche per cercare di far diminuire il precariato che è uno dei gravi problemi del nostro paese». Intanto, mentre la testa del corteo ha già raggiunto Piazza San Carlo, da dove, insieme ai tre segretari generali, parlerà anche un operaio della Bertone e il sindaco Chiamparino, in Piazza Vittorio sono numerosi gli striscioni che devono ancora trovare lo spazio per muoversi, fra questi c'è quello con la scritta "A Sinistra". «È la nostra prima uscita ufficiale - dice i consigliere comunale Marco Grimaldi - siamo già tanti e cresceremo ancora».
    Dott. Guglielmo Rottigni
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  4. #19
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    Sorrento: cade gru, muoiono due donne

    Sorrento, incidente sul lavoro il Primo Maggio, muoiono due donne - 1 maggio 2007
    Due passanti sono morte e quattro persone sono rimaste ferite a Sorrento, a piazza Sant'Antonino, nel centro della città, in seguito ad un incidente sul lavoro, avvenuto proprio il 1° maggio. Il braccio elevatore montato su un camion, con il quale tre operai della ditta Donnarumma di Pimonte erano impegnati nei lavori di sistemazione di luminarie per la festa cosiddetta di Sant'Antonino dei contadini, si è spezzato per motivi ancora non chiari (la rottura potrebbe essere dipesa o da usura del braccio meccanico o da un eccessivo peso caricato nel "cesto"). Una tragica fatalità, una morte assurda e drammatica per le due donne - Claudia Morelli, di 86 anni e la nuora, Teresa Reale, di 50 - che sono state colpite dal braccio rovinato al suolo e che sono morte all'istante. Erano appena uscite dalla chiesa dove avevano assistito alla messa. Solitamente preferivano andare in cattedrale ma, avendo oggi ritardato, avevano fatalmente ripiegato sulla chiesa di Sant'Antonino. Nell'incidente sono rimasti feriti anche tre operai ed un altro passante. I due feriti più gravi, ricoverati nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Sorrento, sono Massimo ed Eduardo Donnarumma, figli del titolare della ditta impegnata nei lavori, appaltati dal Comune di Sorrento. Non gravi le condizioni del terzo operaio e del passante, un autista di pulmino a noleggio. L'incidente ha provocato un'ondata di commozione in tutta Sorrento, invasa dai turisti in questi giorni di festa.

    La notizia dell'incidente di Sorrento è arrivata proprio mentre a Torino si celebrava il Primo Maggio con un minuto di silenzio per le vittime del lavoro. Una coincidenza sottolineata dal segretario della Cgil, Guglielmo Epifani : «Mentre qui facevamo un minuto di silenzio ci sono state altre due morti a causa di incidenti sul lavoro. Per questo ci vuole la tolleranza zero, una parola che non ci piace perché troppo spesso usata contro chi chiede dei diritti ma che oggi va usata nei confronti di chi provoca feriti e morti sul lavoro». Epifani ha sottolineato che è necessario che si interroghi il sistema delle imprese perché «non può andar bene un modello in cui l'impresa guadagna, fa profitti, non investe e risparmia sugli investimenti e sulla sicurezza. O si usa la tolleranza zero, o anno dopo anno, continueremo a recitare questo rosario di morti che anche noi finiremo per rassegnarci». Anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che ha appreso sul palco la notizia del nuovo incidente, avvenuto a Sorrento, ha spiegato che bisogna «fare più controlli, verificare che le imprese rispettino le regole e modificare una legge criminogena, quella sugli appalti al massimo ribasso che provocano incidenti come questo di Sorrento. È il non rispettare le leggi e le regole - ha concluso - che provoca le morti».
    Dott. Guglielmo Rottigni
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  5. #20
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    Da: "Il Corriere della Sera" edizione online del 01/05/2007

    Ipotizzati i reati di omicidio e disastro colposo
    Amianto, risarcimento record per le vittime
    Torino, chiesto un milione per ognuno dei duemila morti. Sotto accusa tre miliardari, due svizzeri e un belga: sono gli eredi Eternit


    TORINO — Questa volta, nel mirino non ci sono oscuri dirigenti o amministratori delegati di filiali di periferia. Per rispondere della morte di duemila persone, operai che lavoravano alla produzione dei pannelli di Eternit, mogli e madri che lavavano i loro abiti da lavoro, semplici cittadini che avevano soltanto la sfortuna di abitare troppo vicino a uno stabilimento, il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello ha messo sotto inchiesta per omicidio colposo e disastro colposo due grandi imprenditori svizzeri, i fratelli Stephan e Thomas Schmidheiny, terza generazione di una dinastia, e un loro collega belga, Jean-Louis de Cartier de Marchienne.
    Sono gli eredi dei proprietari della Eternit svizzera e belga. Sono loro, o almeno così il magistrato cercherà di dimostrare, i vertici della potente «lobby mondiale dell’amianto », poi riconvertita in attività meno rischiose. E sarebbero loro, dunque, in caso di condanna, a dover risarcire ognuna delle famiglie delle vittime con cifre che partono da 950.000 euro a testa per un totale da capogiro, ben di più di quanto sia mai stato offerto nelle trattative informali degli ultimi mesi, ben di più di quanto, a suo tempo, fosse stato ottenuto dalle procedure fallimentari, circa 7miliardi delle vecchie lire.
    L’inchiesta sta giungendo alle ultime battute, anche se dalla Svizzera continuano ad arrivare nuovi documenti che vanno ad aggiungersi alle migliaia di pagine che Guariniello vorrebbe depositare prima dell’estate. Ci sono i vecchi verbali degli incontri della Saiac, il cartello internazionale che fin dagli anniTrenta raggruppava i produttori mondiali di amianto, le prime relazioni mediche, perfino le «istruzioni per l’uso» sulle notizie da dare e su quelle da non dare ai visitatori ritrovate tra le macerie nello stabilimento di Casale Monferrato ormai abbandonato. Le morti per amianto, una sostanza per la quale il legame con il mesotelioma della pleura e altri tumori è stato sospettato e poi dimostrato fin dall’inizio degli anni Sessanta, rappresentano forse la pagina più nera nella storia delle malattie del lavoro in Italia.
    Per il numero di vittime, che continuano anche oggi ad ammalarsi e a morire, dato che la patologia può manifestarsi anche a quarant’anni di distanza. Per l’uso massiccio che di questo materiale — l’esempio più noto è l’ondulina grigia usata per ricoprire o coibentare i tetti — è stato fatto in tutto il Paese, prima nelle costruzioni industriali poi negli edifici pubblici e nelle case del boom economico, grazie anche agli scarti regalati direttamente alla popolazione dai singoli stabilimenti. Ma anche, e forse soprattutto, perché come si legge nei documenti oggetto dell’ultima inchiesta torinese, i produttori d’amianto sapevano, almeno dagli anni Sessanta in poi, e cercarono di rallentare con ogni mezzo la riconversione industriale e la messa al bando legale di questo materiale.
    In Italia, l’amianto venne definitivamente proibito nel 1992. Negli stessi anni, mentre il sindaco di Casale Monferrato, la città più colpita dalle morti, aveva già provveduto a vietare ogni lavorazione, gli stabilimenti Eternit del Piemonte (Casale e Cavagnolo), di Bagnoli (vicino Napoli, presente con oltre 400 vittime nell’attuale inchiesta del procuratore Guariniello), di Rubiera (Reggio Emilia) e di Siracusa sceglievano la strada del fallimento volontario. «Ecco perché l’attuale inchiesta che indaga per la prima volta sulle responsabilità dei proprietari internazionali della Eternit e delle diverse società svizzere e belghe che a turno ne controllarono le azioni è particolarmente importante per noi—spiega l’avvocato Sergio Bonetto, uno dei legali che rappresentano le vittime piemontesi —. Si tratta dell’unica possibilità di ottenere risarcimenti congrui e non inaccettabili come quelli dei quali si è parlato informalmente fino ad ora.
    Ricostruire con esattezza gli assetti che controllavano le Eternit in Italia e nel resto del mondo è poi essenziale per comprendere come, nonostante i sospetti diventati certezza che giungevano dai medici, la produzione e la lavorazione sia continuata e tuttora continui, dal Brasile alla Cina al Canada». L’inchiesta riguarda anche i lavoratori italiani impegnati negli stabilimenti di Niederurden e Payerne, in Svizzera, e i deportati che, durante il nazismo, vennero obbligati a lavorare nello stabilimento-lager di Berlino. Per ritrovarli, o per rintracciare i loro eredi, gli avvocati stanno raccogliendo testimonianze attraverso le associazioni: fino ad ora, solo un’anziana donna ucraina che lavorò proprio in quella fabbrica-lager ha testimoniato sulla presenza di italiani.
    La famiglia Schmidheiny, e in particolare Stephan, che ne è l’esponente più in vista, ha importanti interessi in Sudamerica (a lei si riconduce, tra l’altro, la proprietà in Honduras dove è stata realizzata l’ultima serie de «L’isola dei famosi») e si è da tempo affermata come portavoce di un’imprenditoria «ecocompatibile». Stephan Schmidheiny ha scritto anche un libro, Cambiare rotta, proprio sulla riconversione «ambientalista » dell’industria, mentre Forbes gli ha attribuito un capitale di 20 miliardi di euro, poi redistribuito in diverse fondazioni benefiche. Più delicato il problema del riconoscimento delle responsabilità collegate ai morti per amianto: il gruppo ha espresso «rammarico» per circa 50 decessi avvenuti in Svizzera, e ammesso che la sostanza si è rivelata «oggettivamente » nociva. Ma, informalmente, ha accettato un primo confronto su risarcimenti indiretti alle vittime italiane solo a condizione che non si arrivi al processo.
    Vera Schiavazzi
    01 maggio 2007

    Buona vita

    Guglielmo
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  6. #21
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    Per riportare l'attenzione su questo tema.

    Da "L'Unità", 22 maggio 2007

    Gli incidenti sul lavoro in Italia negli ultimi anni hanno fatto più morti della seconda Guerra del Golfo: il dato è dell'Eurispes, che ha calcolato come dall'aprile 2003 all'aprile 2007 i militari della coalizione che hanno perso la vita sono stati 3.520, mentre, dal 2003 al 2006, in Italia i morti sul lavoro sono stati ben 5.252. Un incidente ogni 15 lavoratori, un morto ogni 8.100 addetti: queste le cifre, secondo le elaborazioni Eurispes, del fenomeno.

    «È impressionante» ha commentato il presidente della Commissione attività produttive della Camera, Daniele Capezzone, che ha commissionato all'Eurispes un rapporto, presentato oggi. Proprio di recente, ha ricordato Capezzone, si è verificata una recrudescenza di questi incidenti, ma all'indomani del clamore suscitato dalla cronaca, il riflettore sul fenomeno delle morti bianche si spegne inesorabilmente. Occorre invece intervenire, anche perchè questi infortuni costano ogni anno alla comunità 50 miliardi di euro: «Con le imprese, anzichè vessarle fiscalmente e burocraticamente - ha proposto Capezzone - occorre fare un patto per la sicurezza, intensificare i controlli ed eliminare il meccanismo appalti-subappalti».

    Un problema, quello degli infortuni sul lavoro, per il quale in 25 anni non sono stati fatti significativi passi avanti secondo il presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara, che ha raffrontato i dati di questo rapporto con quelli di una vecchia indagine dell'istituto, avvertendo che le cifre restano più o meno le stesse.

    La mappatura, realizzata dall'Eurispes elaborando dati Inail, evidenzia come ogni anno in Italia muoiono in media 1.376 persone per infortuni sul lavoro. Poco meno del 70% dei lavoratori (circa 850) perdono la vita per cadute dall'alto di impalcature nell edilizia; ribaltamento del trattore in agricoltura; in un incidente stradale nel trasporto merci per le eccessive ore trascorse alla guida. L'età media di chi perde la vita sul lavoro si aggira sui 37 anni. Le donne infortunate sono in media il 25,75% e i decessi si attestano su un valore medio del 7,7%. La percentuale media delle denunce per infortunio tra i lavoratori immigrati è dell'11,71%, mentre quella dei decessi è del 12,03%: la sostanziale uguaglianza, sottolinea il rapporto, è anomala, dato che per i lavoratori italiani la percentuale degli incidenti è di gran lunga superiore a quella dei morti.

    Il fatto che la percentuale dei lavoratori immigrati deceduti sul lavoro è leggermente più alta di quella degli incidenti fa pensare che molti infortuni non siano denunciati. È nei trasporti che il tasso medio di incidenti si attesta su posizioni più elevate, mentre nell'industria si registra il valore più basso. Osservando l'andamento delle morti bianche nel periodo 2003-2005, l'Eurispes evidenzia un picco nel 2004 nel settore agricoltura, passata da 129 morti (2003) a 175 (2004) per poi ridiscendere a 127; un decremento nell'industria e nei servizi, passati dai 1.308 morti del 2003 ai 1.137 del 2004 e ai 1.065 del 2005; una sostanziale stabilità del settore pubblico (12-16-14).

    Per quanto riguarda la distribuzione territoriale degli infortuni (circa 950 mila nel 2005), l'Eurispes ha calcolato, rapportando il numero degli addetti e moltiplicandolo per 100, che la provincia con il maggiore tasso di incidenti (anno 2005) è quella di Taranto (11,33), seguita da Gorizia e Ragusa. La regione con più incidenti mortali in assoluto (anno 2003) è invece la Lombardia, seguita dall'Emilia Romagna; ma si tratta di un dato, sottolinea il rapporto, che non tiene conto della dimensione della popolazione a rischio di incidenti, cioè degli occupati.Il Lazio è terzo nel record regionale negativo è terzo dopo Lombardia e Emilia Romagna: nel 2003 aveva 98 le morti bianche, numero che è andato crescendo fino ai 121 nel 2004, per poi scendere a 105 nel 2005, con incidenti mortali più di frequenti in industria e servizi.

    Se si rapporta invece il numero di morti al numero di ore lavoro o al totale degli addetti, la regione con la maggiore incidenza di morti bianche è il Molise, seguita da Basilicata e Calabria e in genere da regioni del Sud. In Italia le leggi e le norme ci sono, ha spiegato il presidente di Eurispes, il problema è farle osservare.

    Fara ha puntato il dito contro la pratica, in uso soprattutto nella Pubblica Amministrazione, si assegnare gli appalti pubblici al ribasso: «e le imprese - ha detto - quasi sempre risparmiano sulla sicurezza e sul costo dei lavoratori, scegliendo maestranze poco preparate e precarie».


    Io questa cosa del morire per vivere la trovo davvero una cosa atroce. Capisco che questo sia un forum di studenti, in grande misura e che - tranne pochi - chi di noi lavora lo fa in ambienti nei quali può essere alto il rischio di stress, ma è certamente basso il rischio di infortunio mortale.

    Però mi piacerebbe avere uin vostro parere - da psicologi - su cosa ci può essere dietro al fatto che si muoia più sul lavoro che non in Iraq. E che, tuttavia, non ci si accalora, né ci si appassiona. E - soprattutto - mi pare si facciano grandi proclami, ma pochi fatti.

    Buona vita

    Guglielmo
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  7. #22
    Super Postatore Spaziale L'avatar di Chiaraaaaaa
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    senza aver voglia di suscitare polemiche, dico pure:
    si muore più di lavoro che di guerra, e questo è ovvio, visto la logica contemporanea della guerra (consiglio: leggetevi "Il nomos della terra" di quel nazista di Schmmit, però molto intelligente)

    e io, terra terra, aggiungo:

    non mi frega niente che a chi muore in guerra sia data la medaglia etc.

    vi dico che ai familiari dei poveri cristi non viene data una lira sola, per campare
    anche loro lavorano per il Paese, io direi soprattutto loro


    la considerazione è terra terra, non viene da uno psicologo, ma è quel che penso

  8. #23
    Postatore OGM L'avatar di willy61
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    Originariamente postato da Chiaraaaaaa
    senza aver voglia di suscitare polemiche, dico pure:
    si muore più di lavoro che di guerra, e questo è ovvio, visto la logica contemporanea della guerra (consiglio: leggetevi "Il nomos della terra" di quel nazista di Schmmit, però molto intelligente)

    e io, terra terra, aggiungo:

    non mi frega niente che a chi muore in guerra sia data la medaglia etc.

    vi dico che ai familiari dei poveri cristi non viene data una lira sola, per campare
    anche loro lavorano per il Paese, io direi soprattutto loro


    la considerazione è terra terra, non viene da uno psicologo, ma è quel che penso
    Uno spunto interessante, Chiara (posso abbreviare le tante "a"?)

    Quindi, se ben comprendo, anche partire in guerra è un lavoro.

    E', per me, un punto di vista difficile da comprendere. Ho sempre visto il lavoro come un'attività che serve a produrre benessere, a migliorare la vita, non a cercare di toglierla. Mi viene difficile vedere il "mestiere delle armi" come un lavoro qualsiasi.

    Può essere che abbia una concezione "arcaica" o del lavoro o della "guerra". Ma mi sembrano due cose differenti.

    Buona vita

    Guglielmo
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  9. #24
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    mi sa che ho fatto un po' di confusione

    per poveri cristi intendevo quelli che lavorano veramente..... la stessa tua idea

    poi potrebbero essere lavoratori anche quelli che vanno in missione di pace, ammesso che sia di pace

  10. #25
    Yezidism
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    a proposito di morti sul lavoro; qualcuno di voi a mai sentito dire che un parlamentare, un senatore, un ministro o un sindaco sono morti per il troppo lavoro? Oppure a morire sul lavoro sono solo gli operai che si spezzano la schiena per pagare lo stipendio a sindaci, senatori, parlamentari e ministri? Qualche anno fà per eliminare i parassiti che veicolavano la malaria si usava il DDT, oggi per eliminare i parassiti che causano la morte degli operai sui luoghi di lavoro cosa si dovrebbe usare? Una mossa pacifica sarebbe quella di fare lo sciopero fiscale per eliminare tutti quei parassiti che riscuotono 10 mila euro al mese per far continuare le stragi di operai sui posti di lavoro. Pagare le tasse è come far ristagnare l'acqua per far schiudere le larve della zanzara tigre, se poi qualcuno di voi è in grado di dirmi chi è più parassita tra la zanzara tigre e i nostri politici gliene sarei grato.

  11. #26
    Postatore OGM L'avatar di willy61
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    Quando lavorare uccide Muro crolla su due operai
    L'incidente in un cantiere di Ferrara



    Due muratori impegnati nella ristrutturazione di un casale di campagna a Correggio, paese alle porte di Ferrara, sono rimasti uccisi dal crollo di un muro. Si tratta di un italiano e di un tunisino.
    Dopo l'allarme dei colleghi di lavoro nel cantiere in aperta campagna, sono intervenuti uomini del Pronto Soccorso, i vigili del fuoco, i carabinieri e il servizio di Medicina del Lavoro. Le vittime dell'infortunio sul lavoro sono Natale "Lino" Floriddia, 34 anni, originario di Siracusa ma residente da tanti anni nel Ferrarese, e Lazhar Ajhamed, 33 anni, tunisino pure residente a Ferrara, regolare in Italia.

    Sulla tragedia, avvenuta attorno alle 9.30, è stata aperta un'inchiesta della procura della Repubblica. I primi atti urgenti sono stati eseguiti dal pm di turno Maria Emanuela Guerra che ha posto sotto sequestro il cantiere edile, mentre il pm dell'«area infortuni», ora titolare dell'inchiesta, Filippo Di Benedetto, alle 13 ha compiuto un sopralluogo assieme ai tecnici della Medicina del lavoro. L'inchiesta dovrà accertare se il cantiere era in regola, anche per quanto riguarda eventuali subappalti, se lo erano tutti gli operai che vi lavoravano (in sette, tutti piccoli artigiani alle dipendenze di una ditta esecutrice dei lavori, cinque stranieri tutti in regola e due italiani) e soprattutto se il muro, che non era puntellato e che ha travolto schiacciando i due muratori, era stato messo in sicurezza o meno.

    Dalla prima ricostruzione fatta dagli inquirenti, le conseguenze avrebbero potuto essere anche più drammatiche, nel numero delle persone coinvolte. Infatti i due muratori morti erano insieme ad altri tre colleghi e stavano trasportando delle travi da un punto ad un altro del cantiere, passando vicino al muro perimetrale del rustico da ristrutturare, un fienile in cui verranno creati tre appartamenti. I cinque avevano già trasportato una prima trave. Con la seconda trave, gli ultimi due, il siciliano e il tunisino, sono stati investiti in pieno da una porzione di muro lunga 8 metri: i primi tre si sono salvati, per un pelo, gli altri sono rimasti schiacciati e sono morti sul colpo. Tra i sopravvissuti uno zio del siracusano, che ha provato con gli altri a liberare invano i corpi sepolti.


    L'Unità online, 24 maggio 2007 15.21
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  12. #27
    Postatore OGM L'avatar di willy61
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    Dato che due non bastavano...

    "la terza vittima di giovedì è nel Vercellese, dove un operaio di 43 anni è morto in una cava tra i comuni di Desana e Trino, mentre sostuiva la gomma di un camion per l’azienda di pneumatici di cui era dipendente."

    Da "L'Unità", 24 maggio 2007 17.28
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  13. #28
    Postatore Epico L'avatar di terry77dgl
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    Monza x lavoro, Napoli nel cuore
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    ne posto una io, fresca fresca, di un paese che conosco, da Repubblica:

    LECCO - Schiacciato ed ucciso da un pesantissimo fascio di tubi, grave il figlio ed un collega. E' l'ennesima tragedia sul lavoro avvenuta in una ditta della provincia di Lecco, la 'MTsrl' di Garbagnate Monastero.

    La vittima, Guido Giovenzana, titolare dell'azienda, stando a quanto ricostruito, stava spostando con un carroponte i tubi in acciaio quando, per cause ora da stabilire, il fascio si è staccato ed è precipitato colpendo in pieno l'imprenditore, il figlio Riccardo e un operaio marocchino. Subito è scattata la macchina dei soccorsi e sul posto sono accorse ambulanze e Vigili del Fuoco.

    Purtroppo per Guido Giovenzana non c'era più altro da fare se non costatarne il decesso. Il figlio Roberto, 22 anni, invece, è stato trasportato d'urgenza all'ospedale 'Manzoni' di Lecco, dove ora è ricoverato per la frattura di entrambi gli arti inferiori. L'operaio marocchino è stato portato al 'Fatebenefratelli' di Erba ed è stato dimesso qualche ora dopo.

    Il magistrato di turno presso la Procura di Lecco ha subito aperto un fascicolo d'inchiesta per individuare eventuali responsabilità o inosservanze alle norme in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.

    (25 maggio 2007)

  14. #29
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    La cronaca dei trascurati.

    Schiacciata da un macchinario, muore operaia madre di 5 figli
    Schiacciata da un macchinario per l'etichettatura di prodotti conservieri, una operaia di 46 anni, Immacolata Orlando, ha perso la vita stamani ad Angri (Salerno). La tragedia è avvenuta all'interno di un capannone della ditta conserviera Feger. La donna, nativa del posto e madre di cinque figli, è deceduta sul colpo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Nocera Inferiore (Salerno) ed i tecnici dell'Asl Salerno 1 per i rilievi del caso. La procura della repubblica presso il tribunale di Nocera Inferiore ha aperto un'inchiesta che dovrà fare luce sulle cause del decesso della 46enne. Il pm Giuseppe Cacciapuoti ha disposto il sequestro del capannone dove è avvenuta la tragedia.

  15. #30
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    Cinque morti bianche in un giorno. E un lavoratore è in coma




    L’ultima vittima è un operaio di 44 anni, Francesco Santoro: stava lavorando su una betoniera quando un cavo elettrico lo ha folgorato. È accaduto lunedì mattina in un cantiere edile di Mirto Crosia, nel cosentino. Ma purtroppo è solo l'ultima di un tragico lunedì. Schiacciata da un macchinario per l'etichettatura di prodotti conservieri, una operaia di 46 anni, Immacolata Orlando, ha perso la vita ad Angri (Salerno). La tragedia è avvenuta all'interno di un capannone della ditta conserviera Feger. La donna, nativa del posto e madre di tre figli, è deceduta sul colpo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Nocera Inferiore (Salerno) ed i tecnici dell'Asl Salerno 1 per i rilievi del caso. La procura della Repubblica presso il tribunale di Nocera Inferiore ha aperto un'inchiesta che dovrà fare luce sulle cause del decesso della 46enne. Il pm Giuseppe Cacciapuoti ha disposto il sequestro del capannone dove è avvenuta la tragedia.
    Stava lavorando sulla strada con un rullo compressore ed è finito sotto il mezzo che l'ha ucciso. Un operaio di 38 anni, Cristiano Franza, è morto stamattina in un cantiere stradale a Bergantino, in provincia di Rovigo. La dinamica dell'incidente è ancora al vaglio dei carabinieri, Franza stava conducendo il rullo lungo il tratto da asfaltare, poi è caduto ed è finito sotto il macchinario che era ancora in moto. Una caduta fatale che non gli ha dato scampo. Sul fatto è stata aperta un'inchiesta.
    Un gruista è morto poco prima delle 15 in un incidente sul lavoro in un cantiere a Brescia. La disgrazia è avvenuta in via Marconi; l'uomo, a quanto si è appreso, stava manovrando un escavatore che si è ribaltato uccidendolo. Sul posto sono intervenuti i medici del 118 e i vigili del fuoco.
    Un agricoltore è morto in un incidente sul lavoro avvenuto a San Pietro in val di Funes, un paesino di montagna in Alto Adige. L'uomo è caduto in una vasca per i letame ed è deceduto per le gravi lesioni riportate nell'incidente. A nulla è valso l'intervento dei soccorritori della Croce bianca che non hanno potuto fare altro che costatare la morte del contadino. Per i rilievi di legge sul posto sono intervenuti i carabinieri.
    Un operaio delle carrozzerie dello stabilimento Fiat di Mirafiori, esperto di manutenzione, è rimasto gravemente ferito stamani verso le 4.30 in un incidente sul lavoro. L' operaio, Sebastiano Calarco di 55 anni, stava avviando l'impianto che entra in funzione alle 6. È rimasto colpito dal braccio mobile di un impianto di saldatura nel reparto lastratura. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e la magistratura ha aperto un'inchiesta. L'operaio ferito è ora è in coma. Dopo l'incidente i lavoratori delle carrozzerie hanno proclamato un'ora di sciopero e le Rsu hanno chiesto un incontro urgente all'azienda sulla sicurezza in fabbrica.
    «Nell'esprimere la propria commossa vicinanza ai familiari delle vittime» degli incidenti sul lavoro avvenuti nelle ultime ore, il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, «ribadisce che l'impegno nel contrasto degli infortuni sul lavoro è stato e continuerà ad essere uno dei principali obiettivi del Governo». È quanto si legge in una nota del ministro, che sottolinea come «l'approvazione della legge delega, gli accresciuti controlli, le sanzioni più rigorose devono accompagnarsi ad un sempre più forte impegno delle imprese, del sindacato dei servizi prevenzionistici ed ispettivi, ad una più elevata formazione, per combattere più efficacemente la terribile piaga degli infortuni sul lavoro».
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

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