• Opsonline.it
  • Facebook
  • twitter
  • youtube
  • linkedin
Pagina 4 di 13 PrimoPrimo ... 23456 ... UltimoUltimo
Visualizzazione risultati 46 fino 60 di 184

Discussione: Morti sul lavoro

  1. #46
    Partecipante Esperto L'avatar di nuryel78
    Data registrazione
    31-10-2007
    Residenza
    firenze
    Messaggi
    271
    .......e uno a Firenze, che è precipitato da un ponteggio un mese fa ed è morto ieri.
    Siamo un paese del terzo mondo!

  2. #47
    Postatore OGM L'avatar di willy61
    Data registrazione
    20-09-2004
    Residenza
    Albino (BG)
    Messaggi
    4,192
    Blog Entries
    281
    Amaro, va realista, il commento di Loris Campetti su "Il Manifesto" di sabato:

    Pagherete caro
    Loris Campetti


    Le associazioni padronali non sono enti morali, l'unica etica che conoscono è quella del profitto. Detta così, sembra una sparata ideologica, un rigurgito di odio di classe fuori stagione. Eppure, a sostenerla sono proprio i leader delle suddette associazioni, che a Torino hanno reagito con sdegno alla proposta del presidente del consiglio comunale di Torino al presidente di Confindustria, Luca Montezemolo: perché non espellete le aziende che violano le leggi sulla sicurezza? Perché non riservate a chi tra voi uccide o danneggia i lavoratori per lucro lo stesso trattamento applicato in Sicilia a chi se la rifà con la mafia? I presidenti dell'Unione industriale, dell'Api e dei costruttori della città colpita dalle fiamme della ThyssenKrupp s'indignano e gridano che le loro associazioni hanno altri scopi: «Il nostro mestiere è fornire servizi, non fare giustizia», ha detto a «Repubblica» il capo degli industriali. Claudia Porchietto, dall'alto della sala comandi dell'Associazione piccole imprese aggiunge che un modo per ridurre gli infortuni ci sarebbe: «Perché non pensare a sgravi fiscali per aiutare le imprese a migliorare la sicurezza»? L'impresa ha l'imperativo morale di fare utili. Se la collettività pretende che per raggiungere tale scopo non vengano uccisi, feriti o avvelenati gli operai che quegli utili all'impresa producono, se ne faccia carico. Lo stato paghi dunque i costi necessari a mettere in sicurezza gli impianti moltiplicando gli sgravi fiscali ai padroni. I quali, poveracci, non possono dilapidare per scopi umanitari il maltolto (o plusvalore), già prosciugato dalle tasse. Una riprova di questa etica d'impresa? Nelle trattative per il rinnovo del contratto, Federmeccanica ha respinto la richiesta di Fim, Fiom e Uilm di un'ora l'anno di assemblea per discutere di sicurezza del lavoro. Ma forse i padroni non sono così cattivi e sarebbero anche disposti a concederla quell'ora. Sempre che lo stato sia disposto a farsi carico dei costi."

    Buona vita

    Guglielmo
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  3. #48
    Postatore OGM L'avatar di willy61
    Data registrazione
    20-09-2004
    Residenza
    Albino (BG)
    Messaggi
    4,192
    Blog Entries
    281
    Da "L'Unità" di oggi, 8 gennaio 2007

    Quattro morti bianche, anche 71enne co.co.pro.


    Quattro morti sul lavoro in un'altra brutta giornata.

    Il giro d'Italia del dolore inizia dal bresciano. Travolto dal componente di un silos che stava montando in una cascinaè morto un operaio bresciano di 23 anni, Claudio Ferrazzoli. L'incidente sul lavoro è avvenuto sabato 5 gennaio a Leno, mentre il decesso risale a domenica notte.

    Il caso più incredibile è però quello di Vedano Olona nel varesino. Un 71enne co.co.pro. (sic) è morto nel pomeriggio dopo essere caduto da un silos a cinque metri dal suolo a Vedano Olona, nel varesino. Portato in gravissime condizioni all'ospedale di Circolo di Varese, Luigi Sguzza, residente a Venegono Superiore (Varese) è deceduto qualche ora dopo. L'incidente è avvenuto attorno alle 10.30 alla ditta Axial, nella zona industriale di Vedano Olona, che si occupa di termoplastica. Stando alle prime informazioni, l'anziano uomo era assunto con un contratto a progetto. Sempre secondo le ricostruzioni fatte dai carabinieri di Malnate, il settantunenne sarebbe salito in cima a un silos per verificare se fosse il caso di saldare un turbo separatore. Nella caduta ha riportato un forte trauma cerebrale e altre gravi fratture diffuse. Il decesso attorno alle 15.

    Nel cuneese un uomo ha perso la vita in un incidente sul lavoro, avvenuto intorno alle 17 nella zona tra Caramagna Piemonte e Sommariva del Bosco, in provincia di Cuneo. L'uomo era alla guida di una macchina per movimento terra, su cui stava lavorando in un cantiere nei pressi dell'autostrada Torino-Savona, nei pressi dell'intersezione con la provinciale 29 tra Caramagna e Sommariva. Il mezzo si è ribaltato ed è finito in un canale a lato della carreggiata, dove c'era acqua. L'intervento per estrarre la vittima è ancora in corso, ma fin da subito le speranze di salvare l'operatore sono apparse nulle.

    Quarto e ultimo è un camionista di 40 anni. La tragedia è avvenuta a distanza di pochi chilometri dal capoluogo lombardo di Peschiera Borromeo. L'uomo è morto schiacciato tra il rimorchio e la motrice del suo tir parcheggiato in una ditta per le operazioni di scarico. L'autista stava completando la manovra di sgancio quando il rimorchio si è mosso e lo ha stritolato contro la motrice.

    La vittima è P.R., residente a Cesano Maderno, sposato e padre di due figli, dipendente della ditta Gallia srl di Perego (Lecco). Stando alle prime ricostruzioni, il camionista è arrivato nella ditta di logistica Schenker di Peschiera alla guida del Tir carico di merce. Come consuetudine il rimorchio doveva essere staccato dalla motrice per facilitare il lavoro di scarico. Mentre completava la manovra il camionista è rimasto schiacciato e sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per estrarlo dalla trappola. Per lui non c'era più nulla da fare. L'ipotesi più probabile è che a causare il movimento del rimorchio sia stato il muletto già al lavoro sul mezzo per scaricare la merce.

    Buona vita

    Guglielmo
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  4. #49
    Partecipante Esperto L'avatar di nuryel78
    Data registrazione
    31-10-2007
    Residenza
    firenze
    Messaggi
    271
    al di là della tragedia in sè stessa, noto un'altra tragedia: cocopro a 71 anni?! ma stiamo scherzando!!!

    ve lo dice una che da precaria ci vive da dieci anni, di cui gli ultimi tre passati al comune di firenze (e già mi sento di avere più culo che anima visto che almeno per quei sei mesi all'anno di lavoro sono tutelata): non ci sono solo le morti intese come decessi.
    ci sono anche quelle più lente, forse anche altrettanto vergognose, delle persone che vivendo con dei contratti che fanno ridere i polli, sfruttate all'osso e pagate una miseria, cercano di barcamenarsi come possono vivendo alla giornata e sperando che il datore di lavoro non li butti fuori il giorno dopo solo perchè si è svegliato male (tanto la legge gli consente di farlo).
    perchè intendiamoci, la flessibilità all'italiana è questo!

    io decisamente sono avvilita, schifata, mortificata e indignata dal modo in cui questo paese delle banane tratta i suoi lavoratori. specialmente quando vedo qualcuno che si aumenta lo stipendio di 127 euro netti al mese, quando c'è gente che quei soldi li guadagna in una settimana e lavorando seriamente, non scaldando una sedia in quel covo di serpi che è montecitorio....in italia abbiamo leggi da età della pietra, inadeguate all'attuale mondodel lavoro, e i signori onorevoli ritengono sia sempre colpa di qualcun'altro! se c'è berlusconi è colpa di prodi, se c'è prodi è colpa di berlusconi....alla fine ci diranno che la colpa è dell'usciere!
    e noi non facciamo nulla perchè a noi, finchè non ci levano il calcio e sanremo, ci va tutto bene....e poi ci riempiamo la bocca di paroloni come diritti, progresso, emancipazione....che popolo di buffoni!

    scusate lo sfogo ma quando ci vuole ci vuole, e io sono veramente stufa di sentire ogni santo giorno che c'è gente che muore in quel modo mentre cerca di guadagnarsi onestamente il pane.

  5. #50
    Partecipante Assiduo L'avatar di Andrea1975
    Data registrazione
    05-07-2007
    Residenza
    Roma
    Messaggi
    174
    Citazione Originalmente inviato da nuryel78 Visualizza messaggio
    al di là della tragedia in sè stessa, noto un'altra tragedia: cocopro a 71 anni?! ma stiamo scherzando!!!
    Cara Nuryel,

    conosco poco la situazione specifica ma i cocopro di età elevata solitamente non sono direttamente collegabile con la precarietà o la flessibilità. Solitamente essi sono escamotage o forme regolari di contratto per i lavoratori in pensione. Ovviamente non si può fare un contratto di dipendenza con un pensionato che vuole mantenere tale emolumento, quindi si ricorre a questo contratto che gli permette di mantenere la pensione (anche se decurtata) e avere uno "stipendio" aggiuntivo.
    ovviamente giuslavoristicamente parlando sono situazioni limite che vanno valutate caso per caso, ma stai sicura che sono utilizzate con soddisfazione spesso anche dei lavoratori.
    Dr. Frankenstein: Werewolf?
    Igor: There.
    Dr. Frankenstein: What?
    Igor: There wolf. There castle

  6. #51
    Partecipante Esperto L'avatar di nuryel78
    Data registrazione
    31-10-2007
    Residenza
    firenze
    Messaggi
    271
    andrea,

    ma certo che spesso è come dici tu. ma è anche vero che altrettanto spesso non lo è. voglio dire, il mio era un discorso generico su un clima di malessere e incertezza legato al lavoro, che secondo me è la causa del disagio che viviamo in questi tempi.
    poi ci sono le eccezioni, come giustamente dici tu, ma non so come mai, non riesco a consolarmi con quelle....

  7. #52
    Postatore OGM L'avatar di willy61
    Data registrazione
    20-09-2004
    Residenza
    Albino (BG)
    Messaggi
    4,192
    Blog Entries
    281
    Da Gli operai di Torino diventati invisibili - cronaca - Repubblica.it

    CRONACA
    I superstiti della Thyssen un mese dopo il rogo
    "Per la politica e il Paese non siamo mai esistiti"
    Gli operai di Torino
    diventati invisibili
    di EZIO MAURO

    TORINO - "Turno di notte vuol dire che monti alle 22. Sono abituato. Quel mercoledì sera, il 5 dicembre, sono arrivato come sempre un quarto d'ora prima, ho posato la macchina, ho preso lo zainetto e sono entrato col mio tesserino: Pignalosa Giovanni, 37 anni, diplomato ragioniere, operaio alla Thyssen-Krupp, rimpiazzo, cioè jolly, reparto finitura. Salgo, guardo il lavoro che mi aspetta per la notte e vedo che ho solo un rotolo da fare".

    "Allora vado prima a trovare quelli della linea 5, devo dire una cosa ad Antonio Boccuzzi, ma poi arrivano gli altri e si finisce per parlare tutti insieme del solito problema. Il 30 settembre la nostra fabbrica chiuderà, a febbraio si fermerà per prima proprio la 5, stiamo cercando lavoro e non sappiamo dove trovarlo. Duecento se ne sono già andati, i più esperti, i manutentori, molti alla Teksfor di Avigliana. Noi mandiamo il curriculum in giro, con le domande. L'azienda se ne frega, la città anche. Chiediamo agli amici, ai parenti operai che hanno un posto. Chi può cerca altre cose, Toni "Ragno" dice che ha la patente del camion e prova con le ditte di trasporti: gli piacerebbe, tanto ogni giorno fa già adesso 75 chilometri per arrivare all'acciaieria e 75 per tornare a casa. Bruno ha deciso, il 29 chiude con la fabbrica e apre un bar con Anna, Angelo ha provato a farsi trasferire alla Thyssen di Terni, la casa madre, ma poi è tornato indietro per la famiglia. Parliamo solo di questo, come tutte le notti, abbiamo il chiodo fisso. E' brutto essere giovani e arrivare per ultimi. La Thyssen qui in giro la chiamano la fabbrica dei ragazzi, perché dei 180 che siamo rimasti il 90 per cento ha meno di trent'anni. Ma questo vuol dire che quando tutt'attorno chiude la siderurgia e Torino non fa più un pezzo d'acciaio che è uno, chi ti prende se sai fare solo quello? Eppure siamo specializzati, superspecializzati, non puoi sostituirci con un operaio qualsiasi che non abbia fatto almeno 6 mesi di formazione per capire come si lavora l'acciaio. E infatti ci pagano di più, uno del quinto livello alla Fiat prende 1400 euro, qui con i turni disagiati, la maggiorazione festiva, il domenicale arrivi a 1700 anche 1800 senza straordinario. Non ti regalano niente, sia chiaro, perché lavori per sei giorni e ne fai due di riposo, quindi ti capitano un sabato e domenica liberi ogni sei settimane, non come a tutti i cristiani. Ma la siderurgia è così, lavoriamo divisi in squadre e quando smonta una monta l'altra perché le macchine non si fermano, 24 ore su 24, questo è l'acciaio. Che poi, se ci fermassimo noi si ferma l'Italia perché siamo i primi, senza l'acciaio non si vive, dai lavandini all'ascensore, alle monete, alle posate, siamo la base di tutta l'industria manifatturiera, dal tondino per l'edilizia alle lamiere per le fabbriche, agli acciai speciali. E quando parlo di acciaio intendo l'inox 18-10, cioè 18 di cromo e 10 di nichel, roba che a Torino si fa soltanto più qui da noi, che è come l'oro visto che il titanio viaggia a 35 euro al chilo e noi facciamo rotoli da sei, settemila chili. Eppure tutto questo finirà, sta proprio per finire, Torino resterà senza, siamo come le quote latte. E' chiaro che ne parliamo tutte le sere, come si fa? Comunque, a un certo punto, sarà mezzanotte e mezza, io saluto tutti, e dico che vado a fare quel rotolo che mi aspetta. Salgo, e lì sotto comincia l'inferno. E' una parola che si usa così, come un modo di dire. Ma avete un'idea di com'è davvero l'inferno"?

    Se a Torino chiedi degli operai della Thyssen, ti indicano il cimitero. Bisogna prendere il viale centrale, passare davanti ai cubi con i nomi dei partigiani, andare oltre le tombe monumentali della "prima ampliazione", girare a sinistra dove ci sono i nuovi loculi. Lì in basso, come una catena di montaggio, hanno messo Antonio Schiavone, 36 anni (detto "Ragno" per un tatuaggio sul gomito), morto per primo la notte stessa, Angelo Laurino, 43 anni, morto il giorno dopo come Roberto Scola, 32 anni. Subito sotto, Rosario Rodinò, 26 anni, che è morto dopo 13 giorni con ustioni sul 95 per cento del corpo e Giuseppe Demasi, anche lui 26 anni, ultimo dei sette a morire il 30 dicembre dopo 4 interventi chirurgici, una tracheotomia, tre rimozioni di cute con innesti e una pelle nuova che doveva arrivare il 3 gennaio per il trapianto, ed era in coltura al Niguarda di Milano. Ci sono i biglietti dei bambini appesi con lo scotch, come quello di Noemi per Angelo, ci sono le sciarpe della Juve, mazzi di fiori piccoli col nailon appannato dall'umidità, un angelo azzurro disegnato da Sara per Roberto, quattro figure colorate di rosso da un bambino per Giuseppe, tre Gesù dorati, due lumini per terra. Attorno alle cinque tombe, una striscia azzurra tracciata dal Comune le separa dagli altri loculi. E' un'idea del sindaco Sergio Chiamparino e del suo vice Tom Dealessandri, una sera che ragionavano sulla tragedia della Thyssen. Se tra un anno, cinque, dieci, qualcuno vorrà ricordarla, parlarne, partire da quei morti per discutere sulla sicurezza nel lavoro, ci vuole un posto, e non ci sarà neppure più la fabbrica, non ci sarà più niente: mettiamoli insieme, quelli che non hanno una tomba di famiglia; hanno lavorato insieme e sono morti insieme. Quelle fotografie di ragazzi sono le uniche tra i loculi, le altre sono di vecchi e dove non c'è la foto c'è la data: 1923, 1925, 1935, 1919, anche 1912. Intorno, un telone nasconde lo scavo di una gru nel campo del cimitero, si sente solo il rumore in mezzo ai fiori, ma c'è lavoro in corso. Siamo a Torino, dice un guardiano, è la solita questione: lavoro, magari invisibile, ma lavoro.

    "Dunque, ero da solo, con la gru in movimento. Il mio lavoro si può fare così. Alla linea 5 invece il turno montante era completo. Mancavano due operai, ma si sono fermati in straordinario Antonio Boccuzzi e Antonio Schiavone, anche se avevano già fatto il loro turno, dalle 14 alle 22. Quella tecnicamente è una linea tecnico-chimica per trattare l'acciaio, temprarlo e pulirlo per poi poterlo lavorare. Stiamo parlando di una bestia di forno a 1180 gradi, lungo 40-50 metri, alto come un vagone a due piani, e lì dentro l'acciaio viaggia a 25 metri al minuto se è spesso e a 60 metri se è sottile, per poi andare nella vasca dell'acido solforico e cloridrico che gli toglie l'ossido creato dalla cottura nel forno. La squadra di 5 operai sta nel pulpito, come lo chiamiamo noi, una stanzetta col vetro e i comandi. Ci sono anche il capoturno Rocco Marzo e Bruno Santino, addetto al trenino che porta il rullo da una campata dello stabilimento all'altra. Manca poco all'una. So com'è andata. Il nastro scorre a velocità bassa, sbanda, va contro la carpenteria, lancia scintille, l'olio e la carta fanno da innesco, c'è un principio di incendio. Loro pensano che sia controllabile, come altre volte. Escono dal pulpito, si avvicinano, provano con gli estintori, ma sono scarichi. Un flessibile pieno d'olio esplode in quel momento, passa sul fuoco come una lingua e sputa in avanti, orizzontale, è un lanciafiamme. Non li avvolge, li inghiotte. Boccuzzi è proprio dietro un carrello elevatore per prendere un manicotto, e quel muletto lo ripara salvandolo. Vede un'onda, sente la vampa di calore che lo brucia per irradiazione, ma si salva. Gli altri sono divorati mentre urlano e scappano. Piomba in finitura il gruista della terza campata, corri mi dice, corri, è scoppiata la 5, sono tutti morti. Non ci credo, ma si avvicina urlando, è bianco come uno straccio e sta piangendo. Corro, torno indietro, metto in sicurezza la gru, corro, non penso a niente, corro e li vedo".

    I tre funerali sono diversi. Prima lo choc, il dolore, la paura. Poi la rabbia. Egla Scola, che ha vent'anni e due figli di 17 mesi e tre anni, in chiesa ha urlato verso la bara di Roberto: vieni a casa, adesso. La madre di Angelo Laurino gli ha detto: ora aspettami. Il padre di Bruno Santino, anche lui vecchio operaio Thyssen, l'abbiamo visto tutti in televisione gridare bastardi e assassini, con la foto del figlio in mano. Il giorno della sepoltura di Rocco Marzo, arriva la notizia che è morto Rosario Rodinò, dopo quasi due settimane di agonia. Ciro Argentino strappa la corona di fiori della Thyssen, i dirigenti dell'azienda entrano in chiesa dalla sacrestia, se ne vanno dalla stessa porta. Fuori ci sono soprattutto operai, in duomo come a Maria Regina della Pace in corso Giulio Cesare, come nella chiesa operaia del Santo Volto con la croce sopra la vecchia ciminiera trasformata in campanile.

    Attorno, il fantasma della Torino operaia che fu. Qui dietro c'erano una volta la Michelin Dora, la Teksid, i 13 mila delle Ferriere Fiat dentro i capannoni della tragedia, poi venduti alla Finsider dell'Iri, che negli anni Novanta ha rivenduto alla Thyssen. Che adesso chiude. Sequestrata per la tragedia, con i cancelli chiusi e un albero trasformato in altare ("ciao, non siamo schiavi", ha scritto un operaio della carrozzeria Bertone), già adesso l'impianto della morte è uno scheletro vuoto, inutile, proprio dove la città finisce e comincia la tangenziale, con le montagne piene di neve dritte davanti. La gente conosce il posto perché lì c'è un autovelox famoso per sparare multe a raffica.

    Ma non sa la storia della Thyssen. Ciro dice che un pezzo di Torino non sapeva nemmeno dei morti, e alla manifestazione c'erano trentamila persone, ma era la città operaia, e pochi altri. Come se fosse un lutto degli operai, non una tragedia nazionale. Anzi, uno scandalo della democrazia. Chi lavora l'acciaio sa di fare un mestiere pericoloso, dice Luciano Gallino, sociologo dell'industria, perché macchine e materiali che trasformano il metallo sovrastano ogni dimensione umana, con processi di fusione, forgiature a caldo, lamiere che scorrono, masse in movimento. C'è fatica, rumore, occhio, tecnica, esperienza, senso di rischio, concentrazione. E allora, spiega Gallino, proprio qui nell'acciaio non si possono lasciar invecchiare gli impianti e deperire le misure di sicurezza, non si può ricorrere allo straordinario con tre, quattro ore oltre le otto normali. Invece l'Asl dice oggi di aver accertato 116 violazioni alla Thyssen. Le assicurazioni Axa lo scorso anno avevano declassato la fabbrica proprio per mancanza di sicurezza, portando la franchigia da 30 a 100 milioni all'anno. Per tornare alla vecchia franchigia, bisognava fare interventi di prevenzione, tra cui un sistema antincendio automatico proprio sulla linea 5, dal costo di 800 milioni. From Turin, ha risposto l'azienda, dopo che Torino avrà chiuso.

    "Il primo è Rocco Marzo, il capoturno, che aveva addosso la radio e il telefono interno, bruciati nel primo secondo. Appare all'improvviso, al passaggio tra la linea 4 e la 5. Non avevo mai visto un uomo così. Anzi sì: dal medico, quei tabelloni dov'è disegnato il corpo umano senza pelle, per mostrarti gli organi interni. La stessa cosa. Le fasce muscolari, i nervi, non so, tutto in vista. Occhi e orecchie, non parliamone. Non mi vede, non può vedere, ma sente la mia voce che lo chiama, si gira, barcolla, cerca la voce, mi riconosce. "Avvisa tu mia moglie, Giovanni, digli che mi hai visto, che sto in piedi, non li far preoccupare". Lo tocco, poi mi fermo, non devo. Ha la pelle, ma non è più pelle, come una cosa dura e sciolta. Un operatore di qualità continua a saltarmi attorno, cosa facciamo? Mando via tutti quelli che piangono, che urlano, che sono sotto choc e non servono, non aiutano. Dico di non toccare Rocco, di scortarlo con la voce fuori: gli chiedo se se la sente di seguire i compagni, di seguire la voce. Va via, lo guardo mentre dondola e sembra cadere a ogni passo, mi sembra di impazzire. Mi butto avanti, tutta la campata è piena di fumo nero, bruciano i cavi di gomma, i tubi con l'acido, i manicotti. Vedo Boccuzzi che corre in giro a cercare una pompa, mi vede e mi urla in faccia: "Li ho tirati fuori, li ho tirati fuori. Ma Antonio Schiavone è vivo e sta bruciando lì per terra". In quel momento Schiavone urla nel fuoco. Tre grida. E tutte e tre le volte Toni Boccuzzi cerca di gettarsi tra le fiamme e dobbiamo tenerlo, ma lui ripete come un matto: "Il fuoco lo sta mangiando". Dico di portarlo via, fuori. Mi volto, e mi sento chiamare: "Giovanni, Giovanni". Non ci credo, guardo meglio, non si vede niente. Sono Bruno Santino e Giuseppe Demasi, due fantasmi bruciati, consumati dal fuoco eppure in piedi. Non mi sentono più parlare, non sanno dove andare, in che direzione cercare, sono ciechi. Poi Demasi si muove, barcolla verso la linea 4 tenendosi le mani davanti, come se fosse preoccupato di essere nudo. Mi avvicino e lo chiamo, si volta, chiama Bruno. Guardo la loro pelle scivolata via, non so cosa dire e loro mi cercano: "Giovanni, sei qui vicino? Guardaci, guardaci la faccia: com'è? Cosa ci siamo fatti, Giovanni?"

    Dicono gli operai che i sette, alla fine, sono morti perché da tempo erano diventati come invisibili. Si spiegano con le parole di Ciro Argentino e Peter Adamo, trent'anni: l'operaio ovviamente esiste, cazzo se esiste, manda avanti un pezzo di Paese, e soprattutto a Torino lo sanno tutti. Ma esiste in fabbrica e non fuori, nel lavoro e non nella testa della politica. Ma lo sapete voi, aggiunge Fabio Carletti della Fiom, che nell'assemblea del Pd appena eletta a Torino non c'è nemmeno un operaio? Che in tutto il Consiglio comunale ce n'è uno, perché il sindacato si è trasformato in lobby e ha minacciato di fare una lista operaia separata, supremo scandalo per la sinistra? Dice Peter che l'invisibilità la senti tutto il giorno, quando vai a comprare il pane, quando esci la sera. Per le storie veloci con le ragazze in discoteca, fai prima a dire che sei un rappresentante, vai più sul sicuro. Non è rifiuto o disprezzo, aggiunge Davide Provenzano, 26 anni, è che sei di un altro pianeta. Credono di poter fare a meno di te. Da bambino, spiega, vedevo con mio padre al telegiornale le notizie sul contratto dei metalmeccanici, "undici milioni di tute blu scendono in piazza", adesso, non si sa quanti siamo, un milione e sette, uno e otto? Il sindaco Chiamparino sa di chi è la colpa: quelli che pensano alla modernità come a una sostituzione, l'immateriale, l'effimero al posto del manifatturiero, mentre invece è moderno chi gestisce la complessità, la fine di una cosa con l'inizio dell'altra, sopravvivenze importanti e novità salutari. "Chiampa" dice che lui non potrebbe dimenticare gli operai, la sua famiglia viene dalla fabbrica, il figlio di suo fratello ha la stessa età e fa il lavoro dei ragazzi della Thyssen, però è vero che si lamenta perché i riformisti non usano più quella parola, operaio. E tuttavia non si può tornare agli anni Settanta.

    E la città non è indifferente, non si può misurare il funerale operaio col metro del funerale dell'Avvocato, in quel caso la partecipazione era anche un modo di dire "io c'ero", mentre qui voleva dire "voi ci siete". E poi, pensiamo sempre a Mirafiori, dove cresceva l'erba sull'asfalto, tutto era abbandonato, e tutto è rinato. Il sindaco ha aiutato Marchionne, l'amministratore delegato Fiat ha aiutato Chiamparino. I due si vedono qualche sera per giocare a scopa col vicesindaco e un ufficiale dei carabinieri, ma in pubblico si danno del voi, perché questa è Torino. Anche se Marchionne voleva strappare, e andare al funerale operaio della Thyssen. Poi si è fermato, dice, per paura che la sua presenza diventasse una specie di comizio silenzioso. Ha radunato i suoi e ha detto: che non capiti mai qui. Un incidente può sempre scoppiare, ma non per incuria verso la tua gente e il suo lavoro. Mai, mettetemelo per scritto. Solo in Italia, spiega ancora Marchionne, operaio diventa una brutta parola, nel mondo indica quelli che fanno le cose, le producono.

    E tuttavia, avverte il professor Marco Revelli, Torino è sempre più Moriana di Calvino, la città con un volto di marmo e di alabastro e uno di ferro e di cartone, e una faccia non vede più l'altra. Gli operai della Thyssen, anche per la loro età, non hanno riti separati, tradizioni private, fanno una vita perfettamente visibile nella sua normalità. Dopo la fabbrica si incontrano indifferentemente alla Fiom o al Mc Donald's di via Pianezza, Peter ha la moglie laureata e vede tutta gente del suo giro, ai funerali hanno messo musica dei Negramaro, hanno portato anche la maglia di Del Piero. Ma ti dicono che l'invisibilità sociale li rende deboli, la debolezza e la solitudine portano a scambiare straordinari per sicurezza, il Paese li convince di vivere in una geografia immaginaria, dove per dieci anni ha contato solo la cometa del Nordest, solo l'illusione del lavoro immateriale, solo il consumatore e non il produttore, e persino la parola lavoro è stata poco per volta sostituita da altre cose: saperi, competenze, professionalità. Questa fragilità - culturale? Politica? Sociale? - li espone. Il cardinal Poletto, che ha fatto l'operaio da ragazzo (il mattino in officina, il pomeriggio in canonica) ha detto ad ogni funerale cose semplici ma solide perché autentiche: la città ha reagito ma non basta, serve un sussulto, la ricerca sacrosanta del profitto non può danneggiare la sicurezza o addirittura la vita di chi lavora. La sinistra ha detto meno del cardinale.

    "Nessuno sa cosa fare davanti a una cosa così. Due compagni di lavoro carbonizzati, e ancora vivi. Uno ha preso due giacconi, glieli ha buttati addosso. "Giovanni aiutaci - dicevano - portaci via". Ragazzi, ho provato a rassicurarli, l'importante è che siate in piedi, io non so se posso toccarvi, non posso prendervi per mano, ma vi portiamo fuori, vi facciamo da battistrada. Due passi, e trovo per terra Rosario Rodinò, Angelo Laurino e Roberto Scola. Statue di cera che si sciolgono, l'olio che frigge, non c'è più niente, i baffi di Rocco, i capelli di Robi, solo la voce. Mi accoccolo vicino a Laurino, gli parlo. Si volta: "Dimmi che starai vicino ai miei". Scola ripete che ha due figli piccoli, "non potete farmi morire". Rodinò sembra più calmo: "Non pensare a me, io sto meglio, occupati di loro". Poi, quando ritorno da lui mi chiede: "Come sono in faccia? Cosa vedi?" Arrivano i pompieri, poco per volta li portano via. Un vigile mi dice che stanno morendo, ma il fuoco gli ha mangiato le terminazioni nervose, per questo resistono al dolore. Non so se è vero, non capisco più niente, ho quei manichini davanti agli occhi. Prendo un pompiere per il bavero, e gli urlo che Schiavone è ancora a terra da qualche parte, devono salvarlo. Mi dice che lo hanno portato via e che devo andarmene, perché il fumo sta divorando anche me. Stacchiamo la tensione a tutta la linea, blocchiamo il flusso degli acidi, dei gas, dell'elettricità. Tutto si ferma alla ThyssenKrupp, probabilmente per sempre. Non ho più niente da fare".

    Al cimitero hanno messo le sigarette sopra ogni tomba. Un pacchetto di Diana per Angelo, due sigarette sciolte vicino alla fotografia di Antonio, una sulla sciarpa di Roberto, le Marlboro per Giuseppe e per Rosario. Subito non capisco, poi sì. I ragazzi di oggi non comprano più le sigarette, ma i ragazzi operai sì, le hanno sempre in tasca. Metterle lì, tra i fiori dei morti, è un modo per riconoscerli, per renderli visibili.
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  8. #53
    Postatore OGM L'avatar di willy61
    Data registrazione
    20-09-2004
    Residenza
    Albino (BG)
    Messaggi
    4,192
    Blog Entries
    281
    e, da l'Unità.it - Denuncia insicurezza, l'azienda lo sospende - Interni

    Denuncia insicurezza, l'azienda lo sospende


    Sospeso tre giorni dal lavoro, senza retribuzione, dopo aver segnalato una serie di situazioni di pericolo nel reparto in cui presta servizio da anni.

    È successo alla fonderia Officine Pilenga di Comun Nuovo, in provincia di Bergamo.


    La denuncia arriva dalla Cgil: «Nel reparto officina, dove operano torni, frese e foratori - spiega Valter Albani, responsabile dei lavoratori per la sicurezza - un lavoratore diligente e con elevata professionalità ha cominciato a segnalare ai suoi responsabili situazioni di pericolo oggettivo: mancanza di carter, sistemi di purificazione dei vapori non funzionanti, olio e acqua chimica sul pavimento».


    Ma le numerose segnalazioni verbali, continuate per anni, non hanno mai - secondo Albani - avuto effetto. Così il dipendente ha deciso di evidenziare i problemi sugli spazi liberi dei fogli di produzione giornalieri che devono essere compilati ad ogni turno. L'uomo è stato però convocato dal caporeparto: «Gli è stato detto - aggiunge Albani - che non era quello il modo di segnalare i rischi. Bisogna farlo verbalmente, o tramite apposite schede, che però io non ho mai visto». Il lavoratore sarebbe stato perfino accusato di mobbing: continuando a segnalare le situazioni di pericolo sui fogli di produzione avrebbe messo a rischio la salute del caporeparto.

    Ha 54 anni e da sei lavora nel reparto di officina delle fonderie Pilenga di Comun Nuovo (Bergamo) l'operaio sospeso per tre giorni, senza retribuzione, per aver segnalato gravi carenze, in fatto di sicurezza, all'interno dello stabilimento, come la mancanza di carter, sistemi di purificazione dei vapori non funzionanti, olio e acqua chimica sul pavimento.

    L'uomo, Giolivo Zanotti, residente nello stesso Comun Nuovo, ha scontato il suo secondo giorno di riposo forzato e ancora non sa quando dovrà scontare il terzo: «Stanotte sarei dovuto andare a lavorare, invece sono a casa in punizione e senza stipendio».

    L'operaio sta valutando ora l'ipotesi di portare l'azienda in tribunale: «In televisione vedo le marce di solidarietà per i morti sul lavoro - aggiunge - mentre la mia azienda mi dà del demente, cercando di zittirmi in ogni modo. Questo accade nonostante l'Asl, informata dei fatti, abbia già eseguito numerosi sopralluoghi».

    La fonderia Pilenga dà lavoro a circa 240 operai e si occupa principalmente della realizzazione di componentistica per automobili. Nel 2007, nel solo reparto officina, ci sarebbero stati cinque infortuni sul lavoro, causati dall'olio presente sul pavimento.
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  9. #54
    Partecipante Esperto L'avatar di nuryel78
    Data registrazione
    31-10-2007
    Residenza
    firenze
    Messaggi
    271
    c'è una cosa, a mio parere, che è ancora più terrificante degli eventi in sè: e cioè il vergognoso e ipocrita disinteresse che circonda gli eventi stessi. voglio dire: si è fatto un gran parlare, giustamente, della thyessen. ma dei singoli poveracci che muoiono quasi quitidianamente, no. troviamo un trafiletto sulla cronaca locale, tutt'al più un articolo. telegiornale nisba. eppure potrebbe capitare a ciascuno di noi.....

    mi viene in mente la psicosi sars, quando tutti eravamo timorosi di beccarci un pollo malato in tavola. eppure avere un incidente sul lavoro è un'eventualità molto più concreta che ammalarci di qualche strampalato virus appena isolato.....vi rendete conto che al tg si parla più di influenza che di morti bianche?

    deve esserci qualche motivo che a me sfugge, e che mi fa incavolare ancora di più. specialmente quando vedo che al governo ci sono persone che fanno tanto i "compagni", e che poi fanno orecchie da mercante.

  10. #55
    Postatore OGM L'avatar di willy61
    Data registrazione
    20-09-2004
    Residenza
    Albino (BG)
    Messaggi
    4,192
    Blog Entries
    281
    Da "Il Corriere della Sera" di oggi, 13/01/2008

    I pm di Torino trovano un rapporto segreto dei manager
    La Thyssen dopo il rogo:
    gli operai fanno gli eroi in tv
    «Il governo Prodi in crisi trae vantaggio dall'attenzione su di noi»

    La sede della Thyssen Krupp a Torino listata a lutto (Ap)
    TORINO - Un'analisi riservata interna sulla situazione politica italiana, sulle reazioni sindacali e sociali e sull'atteggiamento dei media all'indomani del rogo della ThyssenKrupp che nella notte tra il 5 e il 6 dicembre è costato la vita a sette operai. Il documento — cui contenuti, se confermati, sembrerebbero testimoniare meglio di qualunque altro materiale l'atteggiamento assunto dalla casa madre tedesca nei confronti delle sue filiali italiane e in particolare dell'acciaieria torinese in via di dismissione — è stato sequestrato giovedì scorso a Terni nel corso delle perquisizioni sia in fabbrica sia nelle abitazioni private dei tre massimi dirigenti italiani (l'amministratore delegato Harald Espenhahn, Gerald Priegnitz e Marco Pucci) del gruppo già iscritti per omicidio e disastro colposo nel registro degli indagati. Nella nota, redatta in tedesco o forse tradotta in questa lingua proprio per renderne più rapida la lettura a tutti i manager interessati, si analizza la storia e la realtà della città di Torino, dove esiste — registrano i funzionari ThyssenKrupp — «una lunga tradizione sindacale di stampo comunista », e dove già negli anni precedenti alla tragedia le «condizioni ambientali» apparivano sfavorevoli al mantenimento dell'attività produttiva. Non mancano i cenni remoti alla storia italiana e torinese degli «anni di piombo», nei quali chi firma l'analisi ricorda come alcune delle pagine più sanguinose del terrorismo brigatista siano state scritte proprio a Torino ad opera dell'eversione.

    Poi si passa a esaminare la situazione dei 20 giorni di dicembre che hanno fatto seguito alla tragedia, durante i quali il sacrificio degli operai, le loro condizioni di lavoro, le dichiarazioni di dura condanna da parte delle istituzioni e delle forze politiche e sindacali italiane hanno occupato le prime pagine dei giornali e dei telegiornali. Ai vertici aziendali che dalla casa madre di Essen, in Germania, hanno evidentemente richiesto elementi per poter meglio valutare la situazione e per poter quindi decidere la propria strategia sia di comunicazione sia legale, lo sconosciuto relatore dell'analisi trasmette i propri commenti.

    Gli operai sopravvissuti al rogo e i compagni di lavoro delle vittime «passano di televisione in televisione » e vengono rappresentati «come degli eroi». Un fatto, quest'ultimo, particolarmente sgradevole, che impedisce ogni possibile misura di censura o di richiamo a questi testimoni, che sono ancora e a tutti gli effetti dipendenti della società, ma che in questo momento sarebbe inopportuno colpire sul piano disciplinare, anche se non si esclude di poter prendere in considerazione questa ipotesi per il futuro, dopo un'attenta analisi degli aspetti formali e delle rassegne stampa cartacee e televisive. Infine, nella lettera ritrovata all'interno di una valigetta nelle perquisizioni, si traccia anche un affresco della situazione politica italiana in generale, facendo notare come lo stesso governo guidato da Romano Prodi, che attraverserebbe comunque un periodo di «crisi», possa trarre vantaggio dall'estrema attenzione dei media sul rogo di Torino, che può esercitare, se non altro, un ruolo di calamita capace di distrarre l'attenzione dei lettori e dei telespettatori da altri e più urgenti problemi di politica interna

    Vera Schiavazzi
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  11. #56
    Postatore OGM L'avatar di willy61
    Data registrazione
    20-09-2004
    Residenza
    Albino (BG)
    Messaggi
    4,192
    Blog Entries
    281
    Da "Il Manifesto", di Sabato 12 gennaio 2008

    Infortuni
    Via alla campagna Un morto a Udine


    «Usare la testa, si deve. Evitare la croce, si può». E' lo slogan della nuova Pubblicità progresso (nella foto) presentata ieri al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dedicata alla piaga degli infortuni sul lavoro. «La sintesi del messaggio - spiegano gli autori - è esplicitata nel parallelo con il rischio del "testa o croce", a dimostrazione del fatto che la vita sul posto di lavoro non si può mettere in gioco per qualche disattenzione. Molto può essere fatto per capovolgere una tendenza che troppo spesso sembra essere ineluttabile». La campagna si svilupperà in tv, stampa, radio e Internet (sito con informazioni IO LAVORO SICURO).
    Intanto ieri si è registrato un grave infortunio nell'acciaieria Pallini & Bertoli di San Giorgio di Nogaro (Udine). Un elettricista, Giuseppe Della Siega, di 59 anni, è morto, e un suo collega è rimasto ferito dopo la caduta dal cestello di un braccio mobile. I due, dipendenti di una ditta di manutenzione, stavano cambiando le lampade di un lucernario. Nella stessa acciaieria (120 dipendenti), in novembre un operaio è rimasto ferito dopo essere stato colpito alla testa da una scheggia d'acciaio.
    Alla presentazione è intervenuta l'Anmil, che ha ricordato la necessità non solo di prevenire, ma anche di pensare al dopo-infortunio: alle famiglie e alle vittime invalide. Il 4 febbraio l'Anmil sarà ricevuta al Quirinale, dove illustrerà al presidente Napolitano il secondo Rapporto nazionale sulle vittime del lavoro.
    I segretari generali di Cgil Cisl e Uil hanno scritto alla Fnsi, ringraziando i mezzi di informazione e i giornalisti per l'attenzione rivolta negli ultimi mesi agli infortuni e ai temi del lavoro, e invitando l'informazione a proseguire su questa strada.
    Ieri i lavoratori del Porto di Trieste si sono fermati per due ore in segno di protesta dopo la morte, due giorni fa, del camionista bulgaro di 44 anni, Iliev Atanas Germanov. I sindacati puntano ad ottenere al più presto un tavolo con il prefetto in modo da poter arrivare all'applicazione del Protocollo sicurezza adottato nei mesi scorsi a Genova.
    Infine, si è saputo che anche ieri sono proseguite le perquisizioni negli uffici Thyssenkrupp di Torino e Terni, disposte dalla Procura di Torino e affidate alla Guardia di Finanza. Documentazione è stata raccolta anche nella casa dell'a.d. Harald Espenhahn. Gli ultimi approfondimenti confermerebbero che nell'impianto torinese probabilmente non erano applicate misure di sicurezza efficaci come quelle attive a Terni.

    Buona vita

    Guglielmo
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  12. #57
    Super Postatore Spaziale L'avatar di Lepre*marzolina
    Data registrazione
    04-10-2005
    Residenza
    nei peggiori bar di caracas...
    Messaggi
    2,886
    oggi leggevo che i dirigenti hanno affermato che l'incidente della Thyssen Krupp è stato colpa degli operai che si sono "distratti".....
    stiamo davvero toccando il fondo....che squallore...
    dove c'è gusto non c'è perdenza

    ho sempre amato il mio prossimo...finchè era poco....



    Questo è il mio pesciolino numero 641 in una vita costellata di pesciolini rossi. I miei genitori mi comprarono il primo per insegnarmi cosa significasse amare e prendersi cura di una creatura vivente del Signore. 640 pesci dopo, l'unica cosa che ho imparato è che tutto quello che ami morirà
    C.P.



    E' cosi' difficile divertirsi di questi tempi, anche sorridere fa male alla faccia

  13. #58
    Postatore OGM L'avatar di willy61
    Data registrazione
    20-09-2004
    Residenza
    Albino (BG)
    Messaggi
    4,192
    Blog Entries
    281
    Da "L?Unità" di oggi, 15 gennaio 2008

    Firenze, muore folgorato da una scarica di 15 mila volt


    È morto folgorato dopo aver urtato i cavi di una linea elettrica da 15 mila volt, Damoc Emaoil, l'operaio di 34 anni di origine rumena che martedì mattina ha perso la vita in un incidente sul lavoro a Calenzano, in provincia di Firenze.

    Lavorava nel cantiere di costruzione di un capannone industriale: a quanto si apprende da una prima ricostruzione, l'uomo sarebbe rimasto folgorato a causa di un ombrello, che lo riparava dalla pioggia mentre si trovava a bordo di un cestello di una macchina operatrice per lavori aerei.

    L’ombrello è stato poi ritrovato completamente fuso. Gli operatori del pronto soccorso hanno provato a rianimarlo ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Ora, il cantiere è sotto sequestro.


    Buona vita

    Guglielmo
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  14. #59
    Postatore OGM L'avatar di willy61
    Data registrazione
    20-09-2004
    Residenza
    Albino (BG)
    Messaggi
    4,192
    Blog Entries
    281
    Da "Il Manifesto" di ieri

    Canaglie
    L'«inconcludente» Guariniello torchia i vertici della ThyssenKrupp
    Memorandum (non più) segreto per istruire i manager sulla strage nell'acciaieria di Torino. «Colpa degli operai, erano distratti».
    m.ca


    Domenica fino a tarda notte il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello ha interrogato alcuni dirigenti della ThyssenKrupp. Immaginiamo il grande imbarazzo degli interrogati e il sottile piacere dell'interrogante. Un magistrato aggressivo, ma inconcludente, scrive di Guariniello l'estensore del memorandum segreto sequestrato dalla guardia di finanza nella cartella di Harald Espenhahn, amministratore delegato della ThyssenKrupp Italia. Beh, Guariniello qualcosa ha già concluso: ha scoperchiato quasi in tempo reale le strategie difensive, le tattiche di disinformazione, i tentativi di condizionamento che le grandi aziende mettono in campo quando sono nei guai. Quando sette operai muoiono bruciati in uno stabilimento da rottamare, in cui l'Asl ha riscontrato post festum almeno 115 violazioni alle norme di sicurezza.
    I dirigenti della Tk saranno imbarazzati anche domani, quando incontreranno a Roma il ministro del lavoro Cesare Damiano. Pure di lui si occupa il rapporto non più segreto: non si può fare pressione sul governo, perché il ministro è «schierato dalla parte dei lavoratori». Un giudizio di cui andare fiero e chissà che Damiano, che non se lo sente dire da un pezzo, non lo incornici. L'incontro era stato chiesto dall'azienda, prima che il rapporto finisse sui giornali.
    Ma i nemici veri di cui si occupa il memorandum - sette pagine in tedesco - sono gli operai. La linea difensiva abbozzata nel rapporto, da sviluppare nelle opportune sedi, è tanto semplice quanto abusata: trasformare le vittime in colpevoli. «Erano distratti», per questo nella notte tra il 5 e il 6 dicembre è scoppiato l'incendio che ha fatto strage sulla linea 5. Il documento si sofferma in particolare su Antonio Boccuzzi, l'unico sopravvissuto, il testimone che «va troppo in tv» e lancia accuse «pesanti e false» contro la multinazionale. Andrebbe fermato «con azioni legali». Purtroppo non si può fare, in Italia lui e suoi colleghi sono diventati degli «eroi». Tutti meriterebbero almeno delle «sanzioni disciplinari», in fin dei conti sono ancora dipendenti della ThyssenKrupp. Ma neppure questo è possibile in un paese melodrammatico come l'Italia dove il governo Prodi ha tutto l'interesse a pompare la strage per distogliere l'attenzione da suoi problemi interni.
    L'estensore, probabilmente italiano, incastona questa gemma in un bigino storico su Torino a uso e consumo dei vertici tedeschi: «Città con lunga tradizione sindacale di stampo comunista», teatro degli anni di piombo di alcuni delle pagine più sanguinose del terrorismo. Un po' datata e pigra come analisi, soprattutto se remunerata fior di euro.
    La scoperta del memorandum inguaia la ThyssenKrupp più per ragioni d'immagine che penali. Dopo una settimana di gelida indifferenza, l'azienda aveva fatto un atto di contrizione per recuperare un rapporto con i familiari delle vittime e con Torino. Ora il sindaco Sergio Chiamparino ha motivo di lamentarsi per un'analisi «caricaturale» della città e soprattutto per la «doppia faccia» dei dirigenti della ThyssenKrupp. Antonio Boccuzzi, i parenti delle sette vittime, i 150 operai dell'accieria, i sindacati leggono il memorandum come una minaccia, un tentativo di condizionare le testimonianze e le trattative per la ricollocazione e i risarcimenti. E la respingono al mittente.
    Ieri nella sede della Fiom una cinquantina di operai hanno incontrato i legali del sindacato per valutare la possibilità d'intentare una causa collettiva contro la Tk. «Ci tengono d'occhio, vogliono indimidirci. Sono in difficoltà. Daranno la colpa a noi. Ma per ora non hanno il coraggio di dirlo pubblicamente. Guariniello li ha smascherati». Questa la sintesi dei commenti fattaci dall'avvocato Sergio Bonetto. Lui, che da anni segue l'inchiesta contro i padroni svizzeri dell'Eternit, non è «stupito più di tanto» dal memorandum della ThyssenKrupp. Le sette pagine sono l'inizio di un lavorio per «istruire» i manager su come rispondere ai magistrati, per rompere il fronte delle parti lese, per fare «disinformazione» grazie a quinte colonne nei media. Persino il giudizio «fesso» della Tk su Guariniello collima con quello dei magnati dell'Eternit. Il procuratore torinese «macina lento», sostiene Bonetto, ma alla fine colpisce, «chiedano alla Fiat». In questo caso, aggiungiamo noi, il procuratore torinese è stato molto veloce. In sostanza, ha colto in flagrante e allo stato nascente la costruzione della strategia di difesa e di disinformazione.
    Reazioni politiche dopo la scoperta degli altarini della Tk. Un memorandum «ignobile», dice Gianni Pagliarini (Pdci). Una «intollerabile canagliata», fa eco il collega di partito Pino Sgobio. Il ministro Paolo Ferrero (Prc) chiede a Confindustria l'espulsione della ThyssenKrupp Italia. Il leghista Mario Borghezio ha protestato presso l'ambasciata di Germania.

    Buona vita

    Guglielmo
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  15. #60
    Postatore OGM L'avatar di willy61
    Data registrazione
    20-09-2004
    Residenza
    Albino (BG)
    Messaggi
    4,192
    Blog Entries
    281
    L'Unità, oggi

    Morti bianche, non finisce più: due operai a Rimini e Vicenza


    È di due morti bianche il bilancio di mercoledì. Un operaio di 41 anni, Massimilano Guazzolini, sposato e con due figli, è rimasto schiacciato tra un carrello trasportatore e il bancone di una macchina punzonatrice per la lavorazione delle lamiere all'interno della Lam, azienda produttrice di porte e finestre in metallo di San Giovanni in Marignano, nel Riminese.

    Ai primi accertamenti, sembra che l'uomo sia stato schiacciato a livello della cassa toracica. Quando lo hanno trovato i suoi colleghi, non c'è più nulla da fare. Gli ispettori hanno posto sotto sequestro i macchinari. Sull'incidente stanno indagando i carabinieri di Riccione.

    Un altro incidente sul lavoro è accaduto, invece, nel Vicentino alla Fiber di Castelgomberto dove un operaio è rimasto anch'egli schiacciato sotto il macchinario sul quale lavorava. L'azienda è specializzata in fusioni in lega di alluminio, ottone e bronzo. Inutili i soccorsi dei compagni di lavoro che sono riusciti a liberare l'uomo dalla morsa dello strumento. L'operaio è deceduto in seguito alle gravi ferite riportate.

    Purtroppo, alle 17, l'Unità ha dovuto aggiungere un altro morto.

    Il terzo incidente di questo tragico mercoledì è successo a Rosolini, in provincia di Ragusa: l’operaio, un 74enne ex-dipendente dell’azienda è stato travolto da un escavatore manovrato da un altro operaio. La vittima si chiamava Giuseppe Coraccolo, la polizia sta ora indagando sulla natura dei rapporti tra l’uomo e l’azienda: nel frattempo il cantiere è stato posto sotto sequestro.

    Buona vita

    Guglielmo
    Ultima modifica di willy61 : 16-01-2008 alle ore 18.05.22
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

Pagina 4 di 13 PrimoPrimo ... 23456 ... UltimoUltimo

Privacy Policy