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  1. #46
    Partecipante Affezionato L'avatar di psicopulce
    Data registrazione
    31-01-2003
    Residenza
    Milano
    Messaggi
    111
    Ogni volta che leggo uno di questi messaggi , ormai frequenti sul forum, in cui si confrontano i vari approcci psicoterapeutici, rimango sgradevolmente colpita da due aspetti: il primo é la scarsissima conoscenza che psicologi, in alcuni casi aspiranti psicoterapeuti, hanno dei vari approcci e il secondo é il fatto che il proprio approccio preferito venga difeso a oltranza, neanche fossero le crociate della psicoterapia.
    E mi chiedo: perché? A cosa serve difendere a tutti i costi un approccio, cercando di dimostrare che é il migliore in assoluto e allo stesso tempo demolire e massacrare tutti gli altri (ovviamente guardandosi bene dal conoscerli!)?
    A chi fa bene tutto questo? Agli psicologi, agli psicoterapeuti, ai pazienti/clienti, alla società?
    A me non sembra proprio.
    Ho avuto la fortuna di conoscere differenti approcci e nessuno mi é sembrato il più valido in assoluto.
    Ne ho scelto uno per la mia formazione in psicoterapia, ne ho "provato" un altro con la mia psicoterapia personale e lavoro tutte le settimane con un'equipe di un terzo approccio.
    Queste esperienze mi servono molto, mi arricchiscono e più vado avanti più mi interessa conoscere approfonditamente gli approcci che ho già incontrato e riuscire ad avvicinare anche quelli che non ho ancora avuto modo di incontrare.
    Ho scelto di formarmi in un approccio (che fa parte della psicologia umanistica, e che pertanto in questi messaggi di "guerra delle psicoterapie" mai nessuno nomina) perché sento che é il più adatto a me, quello in cui mi trovo "comoda" e che pertanto mi sentirò in futuro di proporre. Ma non penso certo che sia "il migliore" per chiunque o il più valido in assoluto.
    Più ci facciamo la guerra e più diventiamo deboli.

  2. #47
    kiky
    Ospite non registrato
    Originariamente postato da psicopulce
    Ogni volta che leggo uno di questi messaggi , ormai frequenti sul forum, in cui si confrontano i vari approcci psicoterapeutici, rimango sgradevolmente colpita da due aspetti: il primo é la scarsissima conoscenza che psicologi, in alcuni casi aspiranti psicoterapeuti, hanno dei vari approcci e il secondo é il fatto che il proprio approccio preferito venga difeso a oltranza, neanche fossero le crociate della psicoterapia.
    E mi chiedo: perché? A cosa serve difendere a tutti i costi un approccio, cercando di dimostrare che é il migliore in assoluto e allo stesso tempo demolire e massacrare tutti gli altri (ovviamente guardandosi bene dal conoscerli!)?
    A chi fa bene tutto questo? Agli psicologi, agli psicoterapeuti, ai pazienti/clienti, alla società?
    A me non sembra proprio.
    Ho avuto la fortuna di conoscere differenti approcci e nessuno mi é sembrato il più valido in assoluto.
    Ne ho scelto uno per la mia formazione in psicoterapia, ne ho "provato" un altro con la mia psicoterapia personale e lavoro tutte le settimane con un'equipe di un terzo approccio.
    Queste esperienze mi servono molto, mi arricchiscono e più vado avanti più mi interessa conoscere approfonditamente gli approcci che ho già incontrato e riuscire ad avvicinare anche quelli che non ho ancora avuto modo di incontrare.
    Ho scelto di formarmi in un approccio (che fa parte della psicologia umanistica, e che pertanto in questi messaggi di "guerra delle psicoterapie" mai nessuno nomina) perché sento che é il più adatto a me, quello in cui mi trovo "comoda" e che pertanto mi sentirò in futuro di proporre. Ma non penso certo che sia "il migliore" per chiunque o il più valido in assoluto.
    Più ci facciamo la guerra e più diventiamo deboli.
    sono perfettamente d'accordo è esattamente quello che ho scritto nell'ultimo post, al quale mi è stato risposto attancando un approccio per difendere un altro.


    (ti consiglio di andare avanti a leggere perchè il titolo e primi post sono furvianti e la discussione è maturata in ben altri frangenti )

  3. #48
    Aspettate che mi perdo...
    Allora aspetto che mi sia spiegato l'approccio psicodinamico da kiki...
    per quanto riguarda lo sfogarsi, era una provocazione ma secondo la psicoanalisi classica si basa essenzialmente su questo... a meno che non mi convinciate del contrario...
    ormai tutta la medicina si basa sugli approcci basati sulle evidenze... ora adottando questo approccio ho scelto la psicoterapia cognitiva... già per conoscere al meglio questa non basteranno due delle mie sette vite... quindi non mi resta che conoscere superficialmente tutto il miliardo di correnti psicologiche che esistono....
    A cosa serve far capire cosa funziona e cosa no in psicoterapia? ma vi rendete conto di quello che scrivete? sapere che se sono anoressica e faccio la psicoterapia cognitivo comportamentale anzichè la terapia umanistica ho più probabilità di guarire non serve a niente? boh...
    Io son contento che voi vi troviate comodi nei vostri approcci ma bisognerebbe anche pensare a cosa fa stare meglio i pazienti e cosa no...
    Poi vorrei sottolineare che questa discussione nasce da una domanda quantomeno tendenziosa sul senso della terapia cognitiva... poi se uno la difende l'accusate di oltranzismo... bah!

    Tornando a Santiago che almeno argomenta le sue critiche e al suo post, devo dirti che hai ragione sull'arretratezza delle tecniche psicoterapiche... ma si stanno facendo passi da gigante e penso che per certe patologie si sia quasi al top, tu dici
    "Agendo sulle cognizioni di riflesso si può agire sulle emozioni. Attenzione "si può".
    Questa è una delle basi dell'approccio cognitivo, sono anche d'accordo che per certi disturbi sia più difficile però penso che allo stato attuale delle nostre conoscenze non ci siano poi tante alternative... gli psicofarmaci e gli approcci integrati (CBT e farmaci) per certi disturbi mi sa che sono il trattamento d'elezione...
    Per il resto sono abbastanza d'accordo con te... si penso che con lo psicoanalista classico si ci sfogasse... penso che le tecniche di per se estratte dal contesto della psicoterapia non siano sufficienti ma che sono una base forte da cui partire...

    L'80-90% di casi risolti non vuol dire che siano stati resi invulnerabili, ma se la terapia ha avuto veramente esito positivo davverso la persona dovrebbe avere trovato una modalità più "funzionale" di affrontare i problemi...
    è ovvio che non credo che le 10 sedute che teorizza beck bastino per curare una depressione (se non in un campione di studenti universitari ma è anche vero che una volta assimilate e digerite le tecniche sono un buon supporto per i terapeuti...

  4. #49
    kiky
    Ospite non registrato
    Originariamente postato da vincentvang
    Aspettate che mi perdo...
    Allora aspetto che mi sia spiegato l'approccio psicodinamico da kiki...
    per quanto riguarda lo sfogarsi, era una provocazione ma secondo la psicoanalisi classica si basa essenzialmente su questo... a meno che non mi convinciate del contrario...
    Ti rendo felicemente partecipe del fatto che il metodo catartico è stato abbandonato da Freud secoli fa. Dato che non sai neanche di quello che parli, non mi va di risponderti, anche perchè non hai neanche letto quello che scritto nel post, non hai risposto e hai solo quotato ponendo ulteriori domande.
    Da quello che hai scritto è evidente che non hai capito una mazza nè di quello che ho scritto io, nè di quello che ha scritto psicopulce, che sottolineavamo appunto l'importanza di non fossilizzarsi su un approccio e sui vani tentativi di dimostrare che sono i migliori cercando di fare qualcosa di integrato in base alla situazione della persona che ci si trova davanti onde evitare di far danni.

    Poi, leggici quello che vuoi nei post, io ho già detto quello che dovevo dire, quindi me ne esco






    p.s. la domanda inziale era OVVIAMENTE una provocazione x iniziare il dibattito, quindi lasciamola dov'è.



    Ultima modifica di kiky : 22-06-2004 alle ore 16.16.40

  5. #50
    Kiki grazie per il tuo impagabile contributo... io non ho quotato ma ho risposto alla tua lungimirante affermazione "va beh non c'è verso di comunicare" probabilmente è il mio terribile super io che mi impedisce di capire la tua illuminate frase!
    Qui chiudo perchè veramente o non vuoi leggere quello che scrivo o parliamo due lingue diverse quindi perdiamo solo tempo
    ciao ciao

  6. #51
    Partecipante Affezionato L'avatar di psicopulce
    Data registrazione
    31-01-2003
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    Milano
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    111
    Scusa, Vincent, hai ragione...sono troppo primitiva per capire le evidenze scientifiche...
    forse perché quando stavo soffrendo e ho sentito il bisogno di andare da una psicoterapeuta, e poi quando ho iniziato, e ogni settimana quando continuo ad andarci, non mi sono posta e non mi pongo minimamente la questione se la mia psicoterapeuta possieda le "tecniche al top per la mia psicopatologia" come dici tu... é un pensiero che proprio non mi ha mai sfiorato, e che tra l'altro, se mi avesse sfiorato, non avrei saputo bene come gestire, dato che io non ho mai saputo e tuttora non so quale sia la mia psicopatologia...
    purtroppo esistono persone non all'altezza della selezione del terapeuta scientificamente più valido...
    ma mi viene il dubbio che forse tu come futuro psicoterapeuta sia più interessato a curare psicopatologie, mentre io sono decisamente più interessata ad incontrare persone e ad instaurare una relazione con loro...forse é per questo che non ci intendiamo...
    vorrà dire che i miei clienti saranno tutti degli sfigatoni come me che non sono neanche in grado di scegliere il terapeuta con il bollino blu per la loro patologia... dovranno accontentarsi!

  7. #52
    Che vuoi mai... ognuno ha lo psicoterapeuta che si merita... sinceramente se io avessi qualche problema e il mio medico di base mi dicesse che scientificamente quel terapeuta ha maggiori probabilità di risolvermelo sarei più contento che se dovessi estrarlo a caso dalle pagine gialle... ma i gusti sono gusti....
    per chi vuole approfondire:
    http://www.salutementale-oms.it/Psicoterapie.htm

  8. #53
    Partecipante Affezionato L'avatar di psicopulce
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    In genere le persone quando hanno intenzione di rivolgersi ad uno psicoterapeuta non si informano su quale sia scientificamente più valido, e nemmeno lo cercano sulle pagine gialle...
    semplicemente chiedono ai loro parenti, conoscenti e amici per sapere il nome di un terapeuta da cui un parente, conoscente, amico é già andato e si é trovato bene...
    chissà come mai...

  9. #54
    già... chissà come mai....

  10. #55
    Partecipante Esperto L'avatar di Santiago
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    27-03-2004
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    Innanzitutto ti ringrazio vincent per avermi risposto.
    Non mi sento di appoggiare nessuno in questa discussione, sebbene credo siano state dette cose importanti.
    E' vero che il paziente del futuro più prossimo sarà un paziente "informato".
    Questo significa che egli ha il diritto di conoscere quale terapia è più indicata per il proprio disturbo.
    Le ricerche in questo contesto sono innumerevoli.
    Ma ahimè queste ricerche, come ha accennato psicopulce, riducono la sua persona alla sua patologia, seguendo un ben noto modello meccanicista di tipo medico.
    I problemi su questo fronte sono molteplici: innanzitutto, come è risaputo, moltissimi casi non rientrano nella nosografia ufficiale, pur manifestando una sofferenza.
    In secondo luogo, i controlli sull' efficacia-efficienza della terapia sono in stragrande maggiornaza soggetti a pesanti critiche epistemologiche che non consentono una loro generalizzazione.
    Il più evidente è la mancanza di esperimenti a doppio cieco.
    D'altra parte chi dice che il miglioramento sintomatologico debba essere attribuito alle tecniche, piuttosto che non al rapporto terapeutico, o "peggio" ancora a variabili esterne alle sedute psicoterapiche?
    Come si può poi definire la guarigione?
    E' estremamente arduo risolvere questi quesiti.
    Tuttavia se io sono un paziente che sta male, ho il diritto, dopo eventuali colloqui preliminari, di avere una prognosi? Ho il diritto di conoscere, a parità di qualità di rapporto terapeutico, quale indirizzo teorico possa giovarmi meglio, e nel minor tempo possibile? Ho il diritto di investire il mio mezzo milione mensile il meglio possibile?
    Tali problemi, per la loro rilevanza, non possono e non devono essere trascurati.
    Per questo ritengo che tutto il sistema di formazione sia un pasticcio allucinante.
    E ahimè chi ne fa le spese sono i pazienti "informati", quelli che si affacceranno, sempre più numerosi, nei nostri studi fra qualche anno...

    Santiago
    "Soltanto i pesci non sanno che è acqua quella in cui nuotano, così gli uomini sono incapaci di vedere i sistemi di relazione che li sostengono" L. Hoffmann

  11. #56
    kiky
    Ospite non registrato
    Originariamente postato da vincentvang
    Kiki grazie per il tuo impagabile contributo... io non ho quotato ma ho risposto alla tua lungimirante affermazione "va beh non c'è verso di comunicare"

    difatti mi riferivo al post prima

    ti riporto il pezzo con le domande a cui mi riferivo e che hai bellamente ignorato per dilettarti in una esilarante illazione della teoria psicodinamica come semplice catarsi

    Il punto è questo: perchè non riconoscere che tutti i diversi approcci possono essere usati in maniera integrata (sempre in base alla perosna ovviamente) partendo da un livello più 'superficiale' (prendi il termine con le pinze) in modo da eliminare i sintomi grossi e le relazioni più disfunzionali (come fa il cognitivismo, comportamentismo, teoria sistemica) per spostarsi (sempre se la situazione della persona lo permette) ad un livello di analisi più profondo (come quello analitico - riprendi il termine con i pinzacchioni) in modo da COMPLETARE - in un modo o nell'altro - il processo di cambiamento della persona?
    Perchè fare un lavoro incompleto? Perchè accontentarsi di un lavoro a 'metà' che potrebbe andare avanti e portare maggior benessere solo in virtù della convinzione che il proprio approccio sia quello più completo e sufficiente e che non serva altro?

    (p.s. l'incompleto intendo visto da entrambe le parti, come mancanze del cognitivismo e altrettante mancanze dela psicoanalisi)

    ps. ah, se riusciamo ad evitare altre domande tipo "kiky aspetto che mi spieghi perchè la psicodinamica è una teoria del profondo" riusciamo a fare qualche passo avanti. In caso contrario ti consiglio di aprire qualsiasi manuale di psicologia dinamica o simili perchè sono concetti che come suppongo tu ben sappia sarebbe difficile riassumere qua.
    p.p.s. non stare a rispondere polemizzando a questo ps, rispondi solo al quote che ti ho riportato sennò non ne usciamo più.
    Ultima modifica di kiky : 22-06-2004 alle ore 19.26.01

  12. #57
    Partecipante Affezionato L'avatar di Lele
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    22-02-2002
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    Viterbo
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    62
    Mi sembra se posso intromettermi che qui si stia andando tra i labirinti terrificanti del conflitto tra approcci. Lo studio di consumer reports di Seligman ha dimostrato che:
    - il trattamento da parte di un professionista della salute mentale ha di solito funzionato;
    - la terapia a lungo termine ha prodotto maggiori risultati di quella a breve termine
    - per qualsiasi disturbo non c'è stata nessuna differenza tra la psicoterapia da sola e la psicoterapia unita a farmaci
    -NESSUN MODALITA' SPECIFICA DI PSICOTERAPIA HA FUNZIONATO MEGLIO DI UN'ALTRA PER QUALSIASI PROBLEMA. questi risultati confermano le ipotesi in base alle quali tutte le forme di psicoterapia agiscono ugualmente bene.
    [Seligman, M:E.P. (1995) The effectiveness of psychotherapy: The Consumer Reports study. American Psychologist,50.]

    Credo e questo è un mio modestissimo parere che la differenza la faccia sostanzialmente il terapeuta nella sua genuinità di essere persona. Sono molto convinta che le tre condizioni di Rogers definite da lui assolutamente necessarie (per me necessarie ma non sufficienti) della congruenza, accettazione positiva incondizionata ed empatia siano gli elementi che facciano la differenza. E per quanto riguarda l'utilizzo dell'approccio del terapeuta credo che abbia efficacia solo quando egli se lo sente cucito addosso rispetto alla sua personalità, carattere ed esperienza altrimenti si cade nella incongruenza.
    Lele

  13. #58
    Len
    Ospite non registrato
    La discussione era cominciata da una critica di kiky all'approccio cognitivo-comportamentale, e lei chiedeva come interlocutori dei sostenitori di questo tipo di terapia.
    Penso che alla fine la risposta ci sia stata, e poi c'è stato modo di riflettere sui maggiori limiti delle due terapie principali che si sono confrontate.
    Se vediamo questa discussione con un po' di flessibilità, possiamo avere comunque degli spunti di riflessione.

  14. #59
    X Lele: hai lo studio di Saligman (magari tradotto in italiano)? mi piacerebbe leggerlo... se è quello che penso io è uno studio che si basa essenzialmente sul giudizio esplicito dei pazienti sulla terapia ma potrei sbagliarmi... l'APA cmq ha una classificazione sui trattamenti per i singoli disturbi....
    X Kiki: credo che la psicoterapia cognitiva come ti ho già ripetuto non agisca solo sugli aspetti superficiali quindi non trovo ne utile ne auspicabile integrare approcci che hanno presupposti teorici e modalità molto differenti.... credo che si aumenterebbe la confusione nei pazienti e credo che facendo un lavoro approfondito con la terapia cognitiva si faccia una terapia completa e non un percorso a metà...
    credo anche che per certe persone con determinate caratteristiche la psicoanalisi possa essere più adatta e che certe intuizioni di psicoanalisti come la teoria dell'attaccamento meritino molta attenzione.

  15. #60
    Len
    Ospite non registrato
    A questo link dovrebbe esserci l'articolo in questione di Seligman (però in Inglese): http://www.apa.org/journals/seligman.html

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