• Opsonline.it
  • Facebook
  • twitter
  • youtube
  • linkedin
Pagina 4 di 6 PrimoPrimo ... 23456 UltimoUltimo
Visualizzazione risultati 46 fino 60 di 83

Discussione: L'autolesionismo

  1. #46
    Partecipante Esperto L'avatar di Santiago
    Data registrazione
    27-03-2004
    Messaggi
    471
    Sostenere che l'organizzazione border sia caratterizzata dal "paradosso del desiderio assoluto di relazione e dell'impossibilità di reggerla" sembrerebbe equivalente a sostenere che l'organizzazione fobica sia caratterizzata "dall'impossibilità di essere liberi non sentendosi sicuri e/o di essere sicuri non sentendosi costretti".
    Sembrerebbe: perchè nel postulato dell'organizzazione border manca proprio ciò che caratterizza il postulato dell'organizzazione fobica: il significato.
    E' questo il motivo per cui il paradosso che evidenzi per il border potrebbe essere assolutamente consono con l'organizzazione fobica.
    Di fatti nemmeno "il postulato" fobico raggiunge un livello esplicativo tale da distinguere "il generale dal generico" perchè, detto esclusivamente in questi termini, manca di spiegare perchè il fobico costruisce questi due significati come mutuamente escludentisi.
    La letteratura sul border non ha raggiunto tale specificità limitandosi ad ancorarlo ad un deficit di mentalizzazione derivato da un attaccamento disorganizzato.
    Di fatti la teoria dell'attaccamento elude il significato, cioè proprio ciò che caratterizza l'essere umano (e la psicopatologia).
    E non concordo con te sul fatto che essi debbano comparire soltanto ad un livello idiografico della teoria: se così fosse il terapeuta si avvarebbe (accanto ad uno studio del caso che si spera contestualizzato) del generico per spiegare il particolare.
    Cosa si perde? Le comunanze semantiche di ordinamento dell'esperienza che condividono chi soffre di un particolare quadro sindromico, le comunanze che consentono di distinguere un'organizzazione di personalità da un'altra. In una parola, gran parte della "psicopatologia".

    Santiago
    Ultima modifica di Santiago : 08-09-2007 alle ore 15.27.29
    "Soltanto i pesci non sanno che è acqua quella in cui nuotano, così gli uomini sono incapaci di vedere i sistemi di relazione che li sostengono" L. Hoffmann

  2. #47
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
    Data registrazione
    28-03-2004
    Residenza
    Milano
    Messaggi
    2,312
    A me sembra che la differenza ci sia eccome tra le due categorie. In un caso c'è in gioco una rappresentazione di sè e dell'altro come estremamente contraddittoria e frammentata, qualcosa che ha a che fare con un caos di attribuzioni e rappresentazioni. Nell'altro, tenendo buona la tua definizione di organizzazione fobica, siamo in un ambito meno estremo, dove l'altro è visto univocamente come separato e il tema conflittuale è più limitato dal momento che riguarda la sicurezza/costrizione e non l'esistenza/annullamento identitario.
    Penso poi che il clinico si debba avvalere in modo circolare dei dati che ha a disposizione, a seconda dei diversi livelli a cui si collocano, dal momento che il generale fornisce un frame in cui interfacciarsi con la tecnica ed il particolare contestualizza, per cui si pongono in continuo dialogo.
    Ecco perchè non credo che si perda gran parte della psicopatologia, giudizio che mi pare un po' estremo, dal momento che nei diversi quadri teorici sono presenti livelli spiegativi - più o meno accettabili, ci mancherebbe - ma spiegativi di differenze tra categorie diagnostiche.
    Comunque sono d'accordo che sia importante concentrarsi anche sulla questione della specificità e della differenziazione, per cui sollevi un tema senz'altro importatante.

    Un saluto
    gieko

  3. #48
    Partecipante Esperto L'avatar di Santiago
    Data registrazione
    27-03-2004
    Messaggi
    471
    Gieko, non ho dubbi che ci siano differenze fra le due organizzazioni di personalità.
    Molto brevemente dicevo solo che nel "postulato" fobico (lo chiamo postulato perchè sembra che oramai sia patrimonio comune della psicopatologia) esistono dei significati con cui preferenzialmente il soggetto organizza l'esperienza e le relazioni e invece ciò è assente nel "postulato" del border che hai riportato (e che è accettato anche in ambito cognitivista).
    In che termini viene declinata quest'impossibilità di relazione? Come lo legge l'individuo con un'organizzazione di personalità border?
    Il fobico - e per questo l'enunciato sui border potrebbe benissimo essergli appropriato ma per questo stesso motivo quell'enunciato non può individuare i border - lo declinerebbe nei termini di perdita di libertà.
    Questo è un significato.
    Forse potresti spiegarmi meglio cosa intendi per "esistenza/annullamento", come il border apprende a declinare le relazioni secondo questo "significato".
    Solo in questo modo e solo se consideri la psicopatologia una "scienza del significato", potresti collocare il tuo modello ad un livello di minor astrazione.

    Santiago
    Ultima modifica di Santiago : 08-09-2007 alle ore 16.35.16
    "Soltanto i pesci non sanno che è acqua quella in cui nuotano, così gli uomini sono incapaci di vedere i sistemi di relazione che li sostengono" L. Hoffmann

  4. #49
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
    Data registrazione
    28-03-2004
    Residenza
    Milano
    Messaggi
    2,312
    Credo che i soggetti che sviluppano una organizzazione border facciano un'esperienza molto precoce di relazione diadica in cui il comportamento di ciascun membro diviene estremamente contraddittorio. Penso ad una coppia in cui si alternano in maniera confusa gesti di affettuosità e di aggressività, di vicinanza e di repulsione, di accettazione e rifiuto senza che sia presente una motivazione specifica, fino arrivare alle situazioni in cui a tentativi di accudimento si alternano situazioni di abuso psichico e/o fisico. Credo che sia in gioco, in questa dinamica l'intera identità, ovvero la possibilità di esistere con un altro (accudente, affettuoso, vicino...) cui si affianca l'impossibilità di esistere con un altro (rifiutante, aggressivo, lontano...), motivo per cui inizia ad essere rappresentata a livello di "significato" - ma secondo me anche ad altri livelli, non simbolici - una profonda contraddizione identitaria per cui essere in relazione rimanda alla possibilità di esistere in un contesto in cui l'altro è estremamente positivo, e, al contempo, al rischio di essere annullati perchè l'altro è improvedibilmente negativo. Un'identità che oscilla continuamente tra rappresentazioni dissociate definibili come "Io buono, meritevole di amore, di esistenza" ed "Io cattivo, meritevole di dolore, di morte".
    Nelle organizzazioni fobiche, a quanto ho capito anche da ciò che dici, il significato è spostato sull'autonomia.
    gieko

  5. #50
    forse è tardi per dire quale libro descrive al meglio l'autolesionismo anke xè è fuori stampa...Il libro è "un urlo rosso sangue", in esso vengono citati anke condotti da psicologi e psikiatri cm Armando Favazza, Walsh, Rosen etc...Cito di seguito una domanda e risposta del libro..."Perchè questi adolescenti sceglievano proprio l'automutilazione? La risposta lascia senza fiato per la sua semplicità. Attraverso l'atto dell'automutilazione, concludono Walsh e Rosen nel loro libro, gli adolescenti <<hanno interpretato tutti i ruoli famigliari conosciuti fin dall'infanzia: il bambino abbandonato, il paziente fisicamente danneggiato, la vittima degli abusi, il testimone (dissociato) della violenza e dell'autodistruzione e infine l'aggressore>>"
    Ultima modifica di morgana17 : 05-04-2008 alle ore 00.10.19

  6. #51
    Postatore Compulsivo L'avatar di peste1987
    Data registrazione
    08-02-2008
    Residenza
    Tra le stelle e la strada (Milano City)
    Messaggi
    3,373
    Blog Entries
    216
    Citazione Originalmente inviato da riversky Visualizza messaggio
    "Ci si ferisce per scaricare lo stress: il sangue che esce, il corpo mutilato ed il dolore fisico quietano lo stress. Tutti i sentimenti che imperversano all'interno e che non si è in grado di lasciar uscire, si allontanano insieme al sangue, insieme all'arrivo del dolore («Osservando il sangue uscire dal mio braccio, potevo sentire la tensione che mi lasciava. Come una valvola di scarico in una pentola a pressione, lasciar uscire il sangue mi avrebbe calmato»)"
    Vero.
    L'autolesionismo è anche un modo per "ricattare".
    Tu mi lasci, io mi taglio.

    Oppure io mi taglio per farti vedere il mio dolore quanto è grande. Visto che non riesci a capirlo a parole.
    O anche per attirare l'attenzione.
    Io creo sogni, voi li uccidete

    -----------------------

  7. #52
    Citazione Originalmente inviato da peste1987 Visualizza messaggio
    Vero.
    L'autolesionismo è anche un modo per "ricattare".
    Tu mi lasci, io mi taglio.

    Oppure io mi taglio per farti vedere il mio dolore quanto è grande. Visto che non riesci a capirlo a parole.
    O anche per attirare l'attenzione.
    Leggendo questo m'arrabbio da morire...allora quelli ke lo fanno x farsi vedere nn sn autolesionisti ma esibizionisti un esempio sono i così detti EMO...l'autolesionista fa tutto in silenzio ed è importante ke rimanga una cosa segreta e privata...nn amano stare al centro dell'attenzione...e soprattutto quando qualcuno scopre quello ke fanno arrivano ad odiarsi profondamente di + di quanto già fanno...poi i tagli nn vengono fatti x mostrare ad altri il proprio dolore, ma semplicemente x placare, anestetizzare se stessi e x punire se stessi...le xsone nn devono sapere...cmq le tue parole dimostrano quanti pregiudizi ed un pò di ignoranza hai sull'argomento...

  8. #53
    Postatore Compulsivo L'avatar di peste1987
    Data registrazione
    08-02-2008
    Residenza
    Tra le stelle e la strada (Milano City)
    Messaggi
    3,373
    Blog Entries
    216
    Citazione Originalmente inviato da morgana17 Visualizza messaggio
    Leggendo questo m'arrabbio da morire...allora quelli ke lo fanno x farsi vedere nn sn autolesionisti ma esibizionisti un esempio sono i così detti EMO...l'autolesionista fa tutto in silenzio ed è importante ke rimanga una cosa segreta e privata...nn amano stare al centro dell'attenzione...e soprattutto quando qualcuno scopre quello ke fanno arrivano ad odiarsi profondamente di + di quanto già fanno...poi i tagli nn vengono fatti x mostrare ad altri il proprio dolore, ma semplicemente x placare, anestetizzare se stessi e x punire se stessi...le xsone nn devono sapere...cmq le tue parole dimostrano quanti pregiudizi ed un pò di ignoranza hai sull'argomento...
    Io non ho pregiudizi su nessuno. Sono io la prima che mi taglio, che caxxo di pregiudizi devo avere?! Ignoranza sull'argomento credo sia lecito averla in quanto IO NON sono psicologa. Riporto semplicemente la MIA esperienza. Io quando mi taglio è per quelle cose che ho scritto. Sì, mi rilassa. Lo faccio per punirmi, ma anche per esternare il mio dolore.
    Mi sembra che invece sia tu quella che ha pregiudizi!!
    "...quelli ke lo fanno x farsi vedere nn sn autolesionisti ma esibizionisti.."
    La mia psico mi dice sempre che ogni persona ha una sua modalità..che è differente da qualsiasi altro essere umano
    Io creo sogni, voi li uccidete

    -----------------------

  9. #54
    nessun pregiudizio essendo stata x 10 anni autolesionista...nn è un passato lontano ma vicinissimo...e di certo nn mostravo le braccia...era una cs molto intima x me...nn ricattavo nessuno cn i tagli...molte xsone ke fanno le stesse cs e ke conosco almeno nn le ho mai viste in atteggiamenti di dimostrazione verso altre xsone anke care......xò dire "Oppure io mi taglio per farti vedere il mio dolore quanto è grande. Visto che non riesci a capirlo a parole. O anche per attirare l'attenzione." boh mi sembra un qualcosa di esibizionistico...esibizionista è colui ke cerca di attirare l'attenzione anke di una sola xsona, e sull'attirare l'attenzione l'hai tirato te in ballo...poi cmq è vero ognuno ha la propria modalità e i propri pensieri
    Ultima modifica di morgana17 : 09-04-2008 alle ore 23.53.16

  10. #55
    Postatore OGM L'avatar di willy61
    Data registrazione
    20-09-2004
    Residenza
    Albino (BG)
    Messaggi
    4,192
    Blog Entries
    281
    Scusate se intervengo. Ho letto alcuni post e volevo provare a proporre una interpretazione delle condotte autolesionistiche.

    Ho letto, in questo thread, molte spiegazioni in termini di dinamiche, di volontà, di desideri. Sono, probabilmente, corrette. O, almeno, possono esserlo.
    Tuttavia ci sono anche spiegazioni diverse. Una persona può procurarsi tagli o ferite perché è un modo per "sentirsi", per assicurarsi di esistere. Ma anche come conseguenza di una difficoltà di mentalizzazione. Cioè, può accadere che una persona, sottoposta ad uno stress ambientale, non riesca a pensare la situazione nella quale si trova. Un po' come se si trovasse bombardata da una serie di stimoli troppo intensi per poter essere sopportati. In una situazione del genere, è possibile che si crei una confusione dentro di lei, una difficoltà molto grande nel rendersi conto di chi è, se esiste davvero. Farsi del male, in questo caso, è un modo anche per rassicurarsi, per diminuire lo stress, per essere certi che esiste almeno qualcosa in un mondo che, in quei momenti, viene percepito come confuso, disturbante, evanescente.
    Invece di un "cogito ergo sum", ci si trova di fronte ad un "sento il dolore, quindi, almeno io esisto".
    Un comportamento simile può avere molte radici, molte cause. Può esserci anche una base temperamentale, corporea, di difficoltà nella regolazione delle sensazioni. Può esserci un tono di base che viene facilmente sovrastato dalle sensazioni esterne, una ipersensibilità ad alcuni tipi di stimoli. Può esserci una difficoltà nel passare dalla sensazione all'emozione corrispondente, per cui la presenza di determinati stimoli ambientali porta ad una sensazione di confusione senza che il soggetto riesca a dare un nome all'emozione che prova, oppure la confonde con un'altra.
    Quindi, starei un po' cauto nell'affermare che un comportamento del genere serve "ad attirare l'attenzione", "a punire", "ad essere esibizionisti". Possono esserci anche queste componenti. Ma possono essere componenti secondarie, in qualche modo apprese. Alla base c'è, spesso, la sofferenza del pensare, del cercare di pensare senza avere (per molti motivi, per ragioni diverse) gli strumenti per farlo. Ed è, a mio parere, una via d'uscita che alcuni soggetti usano e che consente loro di non impazzire sul serio, di non cadere nell'impressione di vuoto e di inesistenza, ma di reagire ad essa. Disfunzionale? Sì, ma ognuno fa quel che può con quel che ha a disposizione.

    Buona vita

    Guglielmo
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  11. #56
    Partecipante Super Figo L'avatar di estela84
    Data registrazione
    22-05-2007
    Residenza
    toscana!
    Messaggi
    1,718
    premettendo che non sopporto i toni accusatori....io penso che ogni esperienza per quanto simile sia sempre diversa, per come uno la vive e per il significato che le dà. E non è da sminuire se uno lo fa per " esibizionismo" o per autopunirsi. Io penso che alla base tutti siano accumunati da una forte sofferenza, e dal non apprezzare ciò che siamo. Poi uno lo può fare segretamente, un altro lo può fare per attirare l'attenzione perchè non trova altri modi per richiamare un po'di accudimento dalle persone che più ama. Non è da sfottere ne l'uno e nell'altro. E non ha importanza ( sempre secondo me, ovvio) che si etichetti "autolesionismo" o "esibizionismo". C'è una grande sofferenza, e questo secondo me già di per se è molto più importante che dare un nome pseudo scientifico alla sofferenza, e merita rispetto, perchè si parla in ogni caso del dolore che prova una persona.
    Detto ciò, secondo me sono importanti e preziose tutti i vostri pareri e sensazioni, e sono convinta che aiuteranno un po'a capire anche chi magari non è vicino a questo tipo d sofferenza!

  12. #57
    Postatore Compulsivo L'avatar di peste1987
    Data registrazione
    08-02-2008
    Residenza
    Tra le stelle e la strada (Milano City)
    Messaggi
    3,373
    Blog Entries
    216
    Citazione Originalmente inviato da estela84 Visualizza messaggio
    premettendo che non sopporto i toni accusatori....io penso che ogni esperienza per quanto simile sia sempre diversa, per come uno la vive e per il significato che le dà. E non è da sminuire se uno lo fa per " esibizionismo" o per autopunirsi. Io penso che alla base tutti siano accumunati da una forte sofferenza, e dal non apprezzare ciò che siamo. Poi uno lo può fare segretamente, un altro lo può fare per attirare l'attenzione perchè non trova altri modi per richiamare un po'di accudimento dalle persone che più ama. Non è da sfottere ne l'uno e nell'altro. E non ha importanza ( sempre secondo me, ovvio) che si etichetti "autolesionismo" o "esibizionismo". C'è una grande sofferenza, e questo secondo me già di per se è molto più importante che dare un nome pseudo scientifico alla sofferenza, e merita rispetto, perchè si parla in ogni caso del dolore che prova una persona.
    Detto ciò, secondo me sono importanti e preziose tutti i vostri pareri e sensazioni, e sono convinta che aiuteranno un po'a capire anche chi magari non è vicino a questo tipo d sofferenza!
    CLAP CLAP CLAP
    Io creo sogni, voi li uccidete

    -----------------------

  13. #58

    Riferimento: L'autolesionismo

    Citazione Originalmente inviato da desphusband Visualizza messaggio
    Ringrazio per i libri che mi sono stati consigliati; mi interesserebbe molto parlare del suicidio. Si può dire che anche questo, in termini, sia una forma di autolesionismo oppure è una condizione a sè stante? Si verifica in concomitanza di episodi autolesivi o può esistere un'ideazione suicida anche senza i precedenti? E soprattutto: in una persona con tendenze autolesive possono presentarsi ossessioni inerenti il suicidio?
    E si il suicidio è la forma autolesiva + estrema, in condizioni di grave disagio psichico, in pazienti affetti da grave depressione.
    Penso che l'idea del suicidio sia concomitante con eventi/ episodi psicotici,
    proprio in quei soggetti che presentano tendenze autolesive, l'ideazione di suicido è molto frequente, tali soggetti desiderano togliersi la vita, manifestazione estrema di un malessere psicologico.
    Invece vorrei saperne di più riguardo ai metodi usati per suicidarsi!!!
    VOI QUALI CONOSCETE???
    A PRESTO

  14. #59
    Partecipante Super Esperto L'avatar di Lucio Regazzo
    Data registrazione
    16-08-2008
    Messaggi
    644

    Riferimento: L'autolesionismo

    Citazione Originalmente inviato da estela84 Visualizza messaggio
    C'è una grande sofferenza, e questo secondo me già di per se è molto più importante che dare un nome pseudo scientifico alla sofferenza, e merita rispetto, perchè si parla in ogni caso del dolore che prova una persona.
    Detto ciò, secondo me sono importanti e preziose tutti i vostri pareri e sensazioni, e sono convinta che aiuteranno un po'a capire anche chi magari non è vicino a questo tipo d sofferenza!
    Pseudiscientifico o scientifico, la sofferenza non ha nomi né significati oggettivi.
    Ci sono molte sofferenze senza nome: come si può dare un nome tecnico, scientifico o pseudscientifico alla perdita di un figlio?
    La sofferenza, sono con te, non ha nomi: significati?
    Solo dentro di noi possiamo trovarli, non come significati che portino alla disperazione, ma come un significato che rinnovi la voglia di vivere. Non é facile, ma ci si può riuscire.
    In bocca al lupo e ciao.
    Ultima modifica di Lucio Regazzo : 19-10-2008 alle ore 00.16.06
    Lucio Demetrio Regazzo

  15. #60
    Postatore Compulsivo L'avatar di peste1987
    Data registrazione
    08-02-2008
    Residenza
    Tra le stelle e la strada (Milano City)
    Messaggi
    3,373
    Blog Entries
    216

    Riferimento: L'autolesionismo

    Citazione Originalmente inviato da erikac85 Visualizza messaggio
    E si il suicidio è la forma autolesiva + estrema, in condizioni di grave disagio psichico, in pazienti affetti da grave depressione.
    Penso che l'idea del suicidio sia concomitante con eventi/ episodi psicotici,
    proprio in quei soggetti che presentano tendenze autolesive, l'ideazione di suicido è molto frequente, tali soggetti desiderano togliersi la vita, manifestazione estrema di un malessere psicologico.
    Invece vorrei saperne di più riguardo ai metodi usati per suicidarsi!!!
    VOI QUALI CONOSCETE???

    A PRESTO
    E' molto interessante la domanda che hai posto e le cose che potranno uscire se l'argomento verrà trattato decentemente

    Partiamo dal presupposto che OGNUNO ALMENO UNA VOLTA HA PENSATO DI SUICIDARSI.
    Questo è poco ma è sicuro.
    Riguardo ai metodi...beh, uno vorrebbe scegliere il meno doloroso, non pensando che "tanto poi muori, che te ne frega del dolore..."


    Il metodo più usato è sicuramente l' overdose di farmaci

    Il suicidio mediante overdose di farmaci è un metodo che comporta l'assunzione di dosi enormemente superiori ai livelli prescritti, oppure l'assunzione di combinazioni di farmaci che possono avere, nell'insieme, effetti letali. L'overdose può anche essere ulteriormente aggravata dalla commistione dei farmaci con alcool o stupefacenti. A causa dell'indeterminabilità, da parte del suicida, della dose di farmaci effettivamente letale, la morte è una conseguenza incerta, e il tentativo di suicidio può finire con la sopravvivenza della persona ma con severi danni all'organismo. I farmaci, che di norma vengono assunti per via orale, possono essere espulsi mediante il vomito prima che ne avvenga l'assorbimento. Nei casi di tempestivo intervento sanitario, la lavanda gastrica è il metodo prevalentemente usato per arrestare il tentativo di suicidio. Proprio a causa della facile reperibilità dei farmaci necessari a questo tipo di atto suicida, è un metodo fra i più frequentemente adottati, in particolare dalle persone che già si sottopongono a cure psicofarmacologiche, che dunque dispongono di notevoli dosi di sostanze psicoattive. In alcuni casi di questo tipo, è difficile riconoscere l'intenzionalità suicida di chi ha assunto i farmaci, proprio perché può essere piuttosto sfumato il confine fra l'atto terapeutico e il gesto autolesionista vero e proprio. Un celebre caso di morte per overdose di farmaci (sul quale peraltro si è molto speculato) fu quello dell'attrice Marilyn Monroe.

    Poi c'è l'affogamento
    Il suicidio per affogamento consiste nell'atto di immergersi nell'acqua o in altri liquidi e di restarvi immersi così a lungo da provocare l'apnea e la conseguente asfissia, privando il cervello dell'ossigeno. I casi veri e propri di affogamento si verificano quando i polmoni della vittima sono pieni d'acqua. Come negli altri casi di soffocamento, se l'affogamento è interrotto prima della morte, la mancanza di ossigeno può provocare danni al cervello. Si tratta di un metodo di suicidio attuato raramente, perché richiede una notevole fermezza da parte di chi lo attua. Più spesso, l'affogamento avviene come conseguenza ultimo di un suicidio più complesso, quale quello di chi si lancia fra le onde del mare oppure si getta da un viadotto posto su un fiume; in questi casi è frequente che la perdita di conoscenza dovuta alla caduta e all'impatto con l'acqua preceda e renda inevitabile il successivo affogamento.

    C'è chi muore tagliandosi le vene del polso...anche se il "meglio" sarebbe l'aorta....30 secondi e non ci sei più..mentre morire dissanguati può andare avanti anche ore...ma non credo che sia tanto doloroso...passi dall'essere cosciente, allo svenimento e poi alla morte.
    Taglio delle vene
    Questo tipo di taglio può attraversare il polso e danneggiare i tendini, i nervi ulnario e mediano, che controllano i muscoli della mano, che possono subire una riduzione temporanea o permanente a danno delle abilità sensitive e motorie. Non è un metodo immediatamente letale, poiché spesso non comporta il danneggiamento della arteria, e il dissanguamento mortale dovuto alla perdita di sangue venoso è più difficile e raro. Possono essere necessarie più o meno ore per raggiungere la morte per dissanguamento, a seconda di un certo numero di variabili.


    Spararsi alla tempia credo sia il "top". Un colpo e via..non ti accorgi neanche.
    Ma non tutti possiedono una pistola..
    Alcuni studi hanno dimostrato che in Occidente gli uomini tendono ad usare questo metodo maggiormente rispetto alle donne, cosa che è stata citata come una delle principali ragioni per il maggior tasso di successo, nel suicidio, nell'ambito del sesso maschile. Una cosa interessante è che gli uomini tendono a rivolgere l'arma verso la testa, le donne invece mirano al cuore.


    Poi che altro c'è?
    Lanciarsi da un palazzo...ma c'è il rischio che sotto passi un'impresa di materassi proprio in quel momento...
    no, dai torniamo seri
    Salto ovvero defenestrazione
    La caduta da una grande altezza può danneggiare l'organismo fino a condurlo alla morte. Se una persona si lancia da un ponte molto alto direttamente nell'acqua, la morte può sopraggiungere per l'impatto piuttosto che per l'affogamento.

    Combustione
    Il suicidio mediante il fuoco consiste nell'atto di darsi fuoco da soli; spesso per questo scopo viene adoperata la benzina.
    Uccidersi dandosi fuoco può comportare un tempo di diversi minuti o addirittura diverse ore, rendendo questo un terrificante metodo di suicidio. La morte può scaturire dall'inalazione di fumo, dallo shock, dal tessuto polmonare carbonizzato o, dopo un periodo di giorni, dal cedimento strutturale dell'organismo. Le persone che sopravvivono al sacrificio mediante il fuoco possono tuttavia soffrire di estese ustioni.



    Impiccamento
    Suicidio mediante impiccamentoLa tradizionale pena di morte mediante impiccamento (impiccagione) consiste nella sospensione del soggetto mediante una corda fissata a un oggetto rigido, ad es. la forca, all'estremità della quale viene prodotto, mediante appositi nodi, un cappio, dove deve essere infilata la testa. La persona cade mediante l'apertura di una botola, ovvero, nel caso di suicidio, si lascia andare o salta, in modo da cadere da una altezza superiore, e la morte sopravviene istantaneamente a causa della rottura del collo. Se il collo non è rotto, l'asfissia dovuta alla ostruzione della trachea conduce più lentamente alla morte. Molte persone che tentano di uccidersi mediante impiccamento finiscono al contrario per strangolarsi da sole, e non sempre muoiono; in alcuni casi essi soffriranno di danni cerebrali a causa della prolungata mancanza di ossigeno.

    -------

    Forse il dolore più grande viene se mentre lo fai, ti accorgi di quello che stai facendo, di quello che stai buttando via, e ormai risulta essere troppo tardi per rimediare.
    ...sì, quello deve essere il dolore PIU' GRANDE
    Ultima modifica di peste1987 : 19-10-2008 alle ore 19.34.22
    Io creo sogni, voi li uccidete

    -----------------------

Pagina 4 di 6 PrimoPrimo ... 23456 UltimoUltimo

Privacy Policy