Infatti, anche chi non conosce personalmente qs tipo di sofferenza e/o non ha avuto modo di vederla e sentire quali sensazioni trovarsi davanti a cio' possa suscitare, in termini empatici, in qualche contesto, tipo l' assistere a tentativi di suicidio o vedere persone che si tagliano le braccia, ad es., per raggiungere degli ipotetici obiettivi, presenti dentro di loro, dovrebbe averne sempre il massimo rispetto, cosi' come di ogni altro tipo di sofferenza. Un altro aspetto molto brutto cui qs persone possono andare incontro, per alcune vulnerabilita' che le caratterizza, è l'essere paradossalmente, rispetto ad un termine molto usato e, spesso abusato, nei confronti di qs disturbo, molto facilmente "manipolabili".
E cio' in collegamento a certi aspetti del disturbo su cui si puo' fare leva inducendo a fare cose improprie o non benefiche, da parte di altri. Questo è un aspetto molto studiato in alcuni paesi stranieri, e che ora, sta trovando, nel campo anche piu' generale delle sofferenze psicologiche, largo spazio anche tra gli studiosi italiani. Soprattutto coloro che si occupano di problematiche intronseche alla relazione ed ai connessi problemi, talvolta di mentalizzazione, nell'ambito del DBP.
Uno dei primi, fu Fonagy, rispetto a qs'ultimo.
Molti altri se ne sono aggiunti, sugli altri aspetti, relativi alle zone di vulnerabita' che possono prestarsi purtroppo, a cattive, in senso lato, come gia' detto,utilizzazioni da parte degli altri e che sono stati evidenziati ad es., in studi molto approndito condotti in Canada, Usa e altri paesi, e che ora trovano sempre piu' spazio anche in Italia. In relazione anche ad altre forme di sofferenza, e che puo' spiegare a volte, fallimenti ad es., terapeutici, basati su collusioni ed induzioni delle collusioni nel pz dato che le relazioni sono reciproche, ed altri meccanismi interpersonali a livello relazionale.
Cmq, il problema della mentalizzazione di certi aspetti della emotivita', puo' esssere a sua volta anche uno degli aspetti connessi all'autolesionismo.
Ciao