Una canzone per Erika
Ed è polemica
Dure critiche per il brano finalista al premio Recanati che parla del delitto di Novi Ligure
È una delle canzoni finaliste al premio Recanati. Non racconta una storia d'amore, non parla del sole e nemmeno della vita di tutti i giorni. Descrive "Un giorno di ordinaria follia".
Quello consumato il 21 febbraio 2001 in una villetta al civico 12 di via Da Catra, quartiere Lodolino, alla periferia di Novi Ligure. Erika De Nardo, con l'aiuto del suo fidanzatino Omar Favaro, uccise a coltellate la mamma, Susy Cassini, e il fratellino Gianluca di 12 anni. Un vero e proprio massacro che per mesi visse la ribalta di giornali e tv entrando nelle case di tutti gli italiani.
Ora, dopo un periodo di silenzio, quella storia di cronaca nera torna d'attualità attraverso una brano che concorre per la quattordicesima edizione del Premio musicale città di Recanati dedicato alla canzone popolare e d'autore. Insieme agli altri 15 pezzi finalisti del manifestazione, entrerà a far parte di un cd che sarà presto in vendita al pubblico.
Autori e interpreti sono i genovesi Nitti e Agnello, un duo che già nel 1998 partecipò con scarso successo al Festival di Sanremo nella categoria dedicata alle nuove proposte.
Il brano è una ballata a due voci, accompagnata dalla chitarra acustica di Enrico Pinna, in cui i due cantautori lanciano un duro "je accuse" alla società e al mondo dei media. In sostanza, nel mirino di "Un giorno di ordinaria follia" ci sarebbe l'atteggiamento di chi ha puntato i riflettori su quel massacro senza approfondire le ragioni e il malessere che ha spinto l'allora sedicenne Erika a trasformarsi in una feroce e lucida assassina.
«Proprio perché su questi aspetti - hanno spiegato gli interpreti - non abbiamo avuto risposte e perché attorno al delitto di Novi Ligure tira un'aria di smobilitazione, abbiamo scritto una canzone per Erika che non vuole essere né una assoluzione, né una condanna, ma solo una riflessione e un messaggio di speranza per tutti i ragazzi».
Ovviamente il tema della canzone non è passato inosservato e sono in molti a criticare la scelta e l'atteggiamento del duo genovese.
Estremamente severo il giudizio dell'avvocato di Erika, Mario Boccassi: «È una faccenda disarmante. Un'operazione di basso profilo che non riesco nemmeno a qualificare. Ci si serve dei fatti della cronaca per ricavare un interesse e per suscitare le curiosità più morbose».
Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio dei Minori, punta il dito contro il paradosso che starebbe alla base dell'iniziativa musicale: «Mi sembra assurdo che il brano accusi i media di aver speculato sulla vicenda, quando la canzone stessa rappresenta un'operazione mediatica con l'obiettivo di vendere copie. Non vedo differenza». Ma nel mirino c'è anche una presunta mancanza di sensibilità: «Mi immagino l'ingegner De Nardo che una mattina andando al lavoro si ritrova alla radio una canzone che parla di una tragedia vissuta in prima persona. Tutti hanno il diritto di dimenticare».
Anche Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e scrittrice, ha sottolineato «l'operazione ingenua di un gruppo che cerca notorietà cantando di un argomento così delicato e di grande impatto emotivo. Una scelta di marketing che si può rilevare un'arma a doppio taglio». L'esperta di psicologia, tuttavia, ha precisato che «da sempre, la canzone popolare esplora i fatti della cronaca nera, i delitti più efferati trasformandoli in musica».
5 aprile 2003
Su Libero News