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Discussione: Niente Terapia On Line

  1. #16
    Ospite non registrato
    penso che l'utilizzo di internet potrebbe essere un modo per "avvicinarsi" a quelle persone che nn possono o nn se la sentono di intraprendere un cammino terapeutico...
    Completamente d'accordo Mia Naturalmente ogni volta devo scrivere che non faccio parte del mondo della psicologia ( ho scelto studi diversi ) il mio intervento quindi si avvicina di più alle esigenze di quelle persone che nn possono o nn se la sentono di intraprendere un cammino terapeutico. Totalmente favorevole a trovare con un click uno specialista online, mi rendo conto che il linguaggio del corpo, la respirazione, il pianto e quanto di esteriore per voi rappresenti un codice interpretativo sarebbe inesistente in questo caso e c'è anche il rischio che dopo dieci minuti con un altrettanto istantaneo click venga interrotto tutto perchè chi parla ha una crisi improvvisa oppure un ripensamento o chissà che cosa. Sapete? Sono stata almeno sette giorni sola con i miei attacchi di panico ed ho telefonato a mezza sicilia alla ricerca spasmodica di qualche specialista libero che potesse assistermi, dopo cinque giorni di sentirmi dire "no,scusi... la dottoressa è fuori sede" finalmente il miracolo ottengo un incontro per la fine del mese, venti giorni dopo quindi...
    Assetata allora dalla voglia capire cosa mi stesse succedendo sono finita qui in "rete" e vagando sono venuta a conoscenza di un sito di psicoterapeuti di firenze disposti ad aiutare anche se non direttamente online ma, telefonicamente.
    Mi sarebbe piaciuto trovare direttamente una guida sullo schermo ma anche il telefono mi ha aiutata notevolmente, mi ha tranquillizzata, poi certo devo ammettere che l'incontro reale con il proprio psicoterapeuta è sicuramente il più valido. Specialisti del settore online come "prontosoccorso" io lo trovo giusto.

  2. #17
    Ospite non registrato
    Ciao
    Io continuo a pensare che al di là dell'utilizzo di una tecnica terapeutica il ruolo della RELAZIONE sia di primaria importanza, poichè proprio attraverso la stessa passiamo a scoprire un fattore terapico essenziale in qualsiasi ambito!
    Concordo con voi sul fatto che sia un bene che esistano iniziative on line, in grado di non far vivere al paziente il problema ancor più pesante della sua solitudine con il disagio.
    Tuttavia sono un po' scettico in merito ai risultati, se consideriamo la sola consultazione on-line.

  3. #18
    Ospite non registrato
    Nessuno può stabilire a priori qual'è il modo migliore di avvicinarsi a un paziente. Ogni individuo segue processi mentali differenti, e si rapporta alla realtà in modi che lo sono altrettanto.
    Chi può dire che un paziente sia sempre pronto ad affrontare un contatto diretto, che presuppone comunque una violazione dell'individuo? Non a caso molte persone con problemi più o meno gravosi utilizzano mezzi come chat o forum per esternare i propri pensieri e le proprie frustrazioni, riversandole con fiumi di parole senza per questo sentirsi violati.
    Tasto "reset", e tutto torna come prima. E' stato esternato un disagio, ma non è stato necessario affrontare sguardi interrogativi, espressioni di difficile comprensione e silenzi carichi di inquietudine in attesa di una risposta.
    Brutto difetto - quello degli psicologi - di cercare la chiave universale, il pass-par-tout per la mente umana. Per quanto si possa studiare, non si arriverà mai da nessuna parte con questo pretenzioso approccio.

  4. #19
    Ospite non registrato
    Brutto difetto - quello degli psicologi - di cercare la chiave universale, il pass-par-tout per la mente umana. Per quanto si possa studiare, non si arriverà mai da nessuna parte con questo pretenzioso approccio.
    Mi piace Sin quello che hai scritto

  5. #20
    Super Postatore Spaziale L'avatar di Accadueo
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    31-03-2003
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    2,536
    SiN, sono d'accordo che nessuno può stabilire a priori qual'è il modo migliore di avvicinarsi a un "paziente", allo stesso tempo comunque, mi posso immaginare quelli che sono i modi peggiori.
    Una persona che non è pronta ad affrontare il contatto diretto con un'altra e che fa terapia, consulenza, chat, forum on-line mi fa venire in mente il paradosso, ad esempio, con quale "faccia" il terapeuta o chiunque sia nell'altro monitor gli può dire "le relazioni reali sono importanti" ripeto, con quale "faccia"! ... e poi non avevo mai sentito che il contatto diretto presuppone comunque una violazione dell'individuo o meglio, "violazione" virgolettato l'ho sentito ma già suona al mio udito meno negativamente. Le persone di cui parli, cioè quelle con problemi più o meno gravosi che utilizzano internet per sfogarsi e senza per questo sentirsi violati, con molta probabilità continueranno con i loro problemi giusto per il fatto che non avviene nessuna "violazione" nella loro persona, infatti, tasto "reset" e tutto torna come prima.
    Se io esterno un problema ad una persona che ho davanti, spero proprio che questa mi faccia uno sguardo interrogativo perchè per me sta a significare che il mio "problema" realmente gli interessa. Riguardo ai silenzi, posso dirti che possono assumere una valenza eccezionale, mi viene da pensare ad una persona che vive nel "rumore e nella confusione" domestica e individuale e "urlargli" parole di continuo anche in terapia mi risulta poco sensato. L'attesa della risposta, la vedo solo nelle e-mail, in qualche servizio ASL e probabilmente in qualche studio privato dove con 10 minuti o 1000 parole dette per descrivere il "problema", questi "saggi" iniziano a sparare sentenze e comportamenti da mettere in atto, scordandosi che la "violazione" della persona consiste nel fatto che è l'utente che deve arrivare a risposte alternative rispetto a quella iniziale (che solitamente coincide con :"non c'è soluzione") e non loro.
    E' della natura umana cercare la chiave universale, lo psicologo cerca di aprire la porta della mente, il medico quella della salute, il religioso quella di Dio, il fisico-spaziale quella dell'universo, etc.. è presunzione lo so e so pure che qualcosa si riesce a combinare, naturalmente "violando".

  6. #21
    Partecipante Affezionato L'avatar di psicopulce
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    Ciao a tutti,
    sono d'accordo con Accadueo rispetto a quanto scritto da Sin. La psicoterapia é esattamente il contrario di "reset e tutto torna come prima": il lavoro psicoterapeutico si basa proprio sull'obiettivo che le cose non tornino come prima, ma si modifichino. Questo obiettivo, come ormai riconoscono, con diversa forza, tutti gli indirizzi psicoterapeutici, si raggiunge proprio grazie alla relazione con l'altro. Se una persona esterna un disagio e basta, si tratta di uno sfogo, non di una psicoterapia, e il disagio rimane tale e quale. Si può discutere sulla possibilità di instaurare una relazione terapeutica on line o meno, ma questo é un altro discorso...

  7. #22
    Ospite non registrato
    Accadueo, il tuo discorso non farebbe una piega se non fosse che nessun uomo è una copia ciclostilata dell'altro, e su un'alta percentuale di pazienti che accettano - più o meno consciamente - di aprirsi, rimane inevitabilmente una piccola parte di potenziali pazienti che non si aprirebbero mai con un estraneo.
    Qui potrei affrontare il discorso dell'empatìa nei rapporti tra psicologo e paziente, ovvero ciò che rende la psicologia tutt'altro che scientifica, ma questo è un altro discorso. Preferisco fermarmi alla più banale delle considerazioni: siamo tutti diversi, e un pass-par-tout per la mente umana è improponibile, anche se tu affermi che è nella natura dell'uomo cercare la chiave di ogni cosa. Ma continuando sulla falsariga di un discorso che corre su una lama che divide filosofia da pura retorica, posso dirti che se esiste una serratura, esiste anche una chiave. Purtroppo la serratura non è una sola, e le chiavi devono essere tante quante i sistemi da "bypassare".
    E l'uomo è così complesso che pensare di trovarsi di fronte a una sola serratura per individuo è assolutamente poco credibile.

  8. #23
    Ospite non registrato
    Mi accorgo di aver tralasciato la parte sul "paziente-reset"... In quel caso, però, è normale che sia assurdo pensare a una qualunque terapia o pseudo tale che vada incontro ai problemi dell'individuo, il più delle volte effimeri o su scala esageratamente distorta. Est modus in rebus; e con questa frase ti introduco anche alla mia risposta al tuo discorso: io ti ho fornito un un mero esempio per mostrarti quanto processi distorti e incomprensibili stiano alla base comportamentale dell'individuo, per natura più complesso del più avanzato dei sistemi elettronici attualmente a disposizione dell'uomo.
    Sarebbe come per un ingegnere elettrotecnico cercare di riparare qualunque danno alle sue schede sostituendo fusibili: possibile? Ovviamente no.

  9. #24
    Super Postatore Spaziale L'avatar di Accadueo
    Data registrazione
    31-03-2003
    Messaggi
    2,536
    A questo punto è necessario fare una distinzione tra psicologia, psicologia clinica e psicoterapia.
    La psicologia in sè, viene definita scienza non da me, ma dai criteri che vengono utilizzati per far si che una disciplina venga definita tale. In particolare, la psicologia utilizza metodologie che consentono la ripetibilità del fenomeno da osservare, non per poterla confermare e verificare come spesso si pensa e come si usava nel diciannovesimo secolo, ma per avere la possibilità di confutare i risultati ottenuti (teoria di Popper). Quindi, nel momento in cui mi vengono a dire che l'espressioni facciali di alcune emozioni sono innate, io ho la possibilità di andare a falsificare quest'assunto per esempio andando ad osservare una serie di bambini nati ciechi. Nel momento in cui osservo che questi bambini effettivamente mettono in atto espressioni facciali tipiche quali il sorriso, il disgusto, la tristezza, non posso che dire:" caspita! questo fenomeno presenta delle regolarità". Adesso, il concetto di regolarità è fondamentale della scienza e la psicologia ricerca queste regolarità attraverso l'uso della statistica e questa, sappiamo che non trova la verità assoluta ed unica dei fenomeni ma ci dà dei risultati in termini probabilistici per cui, in determinate condizioni temporali, contestuali e culturali, posso prevedere con una certa probabilità che si verifichino determinati comportamenti. Riguardo il discorso dell'individualità sono perfettamente d'accordo che siamo esseri unici ed irripetibili, ma mi viene difficile non notare che certi comportamenti, ripeto in determinate condizioni, presentano delle regolarità e la psicologia "semplicemente" le ricerca. Passiamo all'irregolarità o alla psicologia clinica e alla psicoterapia. Nel momento in cui alcuni comportamenti si distanziano dal concetto di "normalità", s'è deciso di definirli "anormali", "patologici", "disorganizzati", "sintomatici", "malati", etc... . S'è deciso anche che un insieme di comportamenti "sintomatici" corrisponderebbero a determinate "patologie", per cui ad esempio, umore triste, disturbi del sonno, disturbi dell'alimentazione, eccesso di pianto, pensieri di morte, etc., se si verificano per un certo periodo di tempo, compromettendo la sfera sociale e lavorativa, possiamo definirli come un tipo di disturbo depressivo. Questo tipo di informazioni dà allo psicologo clinico o allo psicoterapeuta, lo stato attuale della persona, per il resto questi sintomi non ci dicono come sono "usciti fuori" quando, dove, perchè, e se qualcosa cambierà. E' il presente, la storia, la "visione" del futuro, le relazioni, la fiducia, l'empatia, la ri-costruzione, le emozioni di quella persona e del clinico che possono darci e darsi le risposte alle domande sopra poste. E' qui che "nasce" la "vera" ricerca dell'individualità, sia la propria che dell'altro, ed è qui che finisce il concetto di scienza per la psicologia. A questo punto posso dirti che l'individuo non possiede una sola serratura, ma tantissime, forse infinite, e sarà lui a decidere se darti una, due chiavi d'accesso o se scegliere di farti dare semplicemente un'occhiata in qualche foro. Quando infine, parli di complessità dell' uomo rispetto al più avanzato dei sistemi elettronici(...) sono d'accordo,
    quando mi parli di processi distorti e incomprensibili che stanno alla base del comportamento umano e accoppiarli con la complessità non sono d'accordo primo, perchè complessità non signica necessariamente disordine e incomprensione, secondo perchè tutta questa distorsione dei comportamenti non la vedo, terzo perchè credo che un comportamento consapevole o inconsapevole che sia non nasce dal nulla anche se l'osservare comportamenti più bizzarri possono dare quest'impressione ed infine il fatto stesso che siamo arrivati a costruire sistemi elettronici avanzati mi fa dedurre che c'è anche una certa regolarità, in certe condizioni, nei comportamenti.

  10. #25
    Eowin
    Ospite non registrato

    Psicoterapia on line

    Salve! Mi unisco a questa discussione per sottoporvi alcune considerazioni sulle quali i vostri commenti saranno graditi.
    1° Mi sembra inevitabile che nel futuro prossimo si faranno
    comunque consultazioni "psi" via internet, probabilmente
    con certificati tipo quelli delle banche on line, non con la
    formula della chat, naturalmente. Sono allo studio anche
    visite mediche on line, certo non sfuggirà la psi...
    Ho sentito di almeno un progetto di tele-psicologia già partito.
    2° A me l'idea della psicoterapia on line non esalta per niente,
    anche se forse in casi particolari è utile. Il linguaggio non
    verbale e tutto il resto non sono così traducibili con smiles et
    similia. Secondo me, soprattutto, non è divertente.
    3° E' chiaro che il mezzo informatico nasconde, in un certo senso,
    le persone. Se c'è un gran bisogno di nascondersi c'è anche un
    gran bisogno di un buon terapeuta, ma non credo che un
    terapeuta abbia bisogno di clienti del genere.
    4° Chi lavora a titolo gratuito o per ASL o roba del genere farebbe
    comunque bene a prestare attenzione anche a un certo tipo di
    segnali disperati, anonimi etc. Ma solo in certi casi limite.
    5° Conosco o ho sentito parlare di psicoterapeuti estremamente
    interessati al discorso della psicoterapia in internet.
    E' chiaro che può anche rendere un bel po'.
    Se l'Ordine l'ha vietata è certo per motivi squisitamente
    deontologici. Quando TUTTI avranno internet e sapranno
    usarlo, secondo me, col costume, cambierà la normativa.

  11. #26
    Ospite non registrato
    Accadueo, ho trovato la tua risposta un po' off topic, ma comunque sia piacevole.
    Hai parlato di regolarità comportamentali nell'uomo, e penso non ci sia molto su cui controbattere, essendo il tuo esempio più che calzante.
    Hai però parlato anche di scientificità derivante da una serie di canoni che delineano quella che viene definita "scienza", e su questo ho parecchio da dissentire. Il modello sul quale una scienza mantiene i suoi connotati è la spinta verso la ricerca di nuove conoscenze fondamentali alla base di un progresso costante, nonchè una matematicità nel riproporsi degli eventi in esame, che possono essere di origine numerica o meno, ma che debbono necessariamente ripetersi in maniera ciclica in ogni caso, e con assoluta precisione, proponendo alcune verità assiomatiche sulle cui basi viene articolata la ricerca.
    La scienza statistica applicata alla psicologia, ad esempio, è un debole tentativo di mostrare il metodo psicoanalitico con tratti simil-scientifici. E questo purtroppo prescinde dall'effettiva precisione e universalità della materia.
    Se consideriamo le scienze, abbiamo delle teorie che si trasformano - con la ricerca e il progresso scientifico - in inconfutabili verità (connotati simili a teoremi, passaggi da dimostrare, ma matematicamente esatti); considerando invece la psicologia nella sua forma più generale, notiamo come da una serie di dati raccolti e catalogati secondo un metodo statistico, si arrivi al passaggio finale che è la teoria, incredibilmente la base di parenza della vera scienza. E non avremo tra le mani altro se non una serie di volumi sviluppati sulla base di infiniti tentativi più o meno casuali (o più o meno mirati, se preferisci), dal quale lo psicologo attingerà alla ricerca di una casella-tipo per il proprio paziente. E a quel punto non sarà nemmeno sicuro sul da farsi (parlo ancora di prospettive di successo matematico e non teorico), essendo la psicoterapia una materia che in cinquant'anni non è riuscita - benchè avendo definito i sintomi delle malattie più o meno gravi - a riconoscere le cause dei disturbi, e a oggi ancora priva di metodi mediante i quali "curare" il paziente; e queste parole arrivano da una fonte più che autorevole: parliamo del direttore del National Institute of Mental Health. E non è certo l'unico psicologo che in circa cento anni di storia della psicologia ha definito la materia priva di basi scientifiche universalmente accettabili e accettate.
    Lo stesso DSM è opinione, non scienza, basandosi sull'interpretazione di dati statistici che non tengono in sufficiente considerazione la percentuale d'errore classificata come "trascurabile". Nella scienza (es. la fisica), l'errore trascurabile "E" non è altro che un risultato discrepante che tuttavia non modifica il risultato matematico; mentre nel caso della psicoterapia, una discrepanza trascurata (perchè ritenuta "trascurabile") potrebbe lasciar partire per la tangente ogni ipotesi, esprimendo un risultato diametralmente opposto a quello ricercato.
    E, nonostante tutto questo, la psicologia continua a pretendere centinaia di milioni di dollari per la "ricerca". Ma quale? Di cosa? In cento anni di storia, la psicologia non ha "scoperto" nulla.

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