Carissimo Willy,
ringraziandoti per il tuo intervento che ho molto gradito, mi accingo a risponderti, anche se sono provato dalla scrittura della parte della mia tesi dedicata alle "dinamiche di conflitto" che creano un terreno fertile per lo svilupparsi delle dinamiche di Mobbing (mi sono scelto un argomento prostrante, statemi vicino...):
Dunque, credo che stabilire una classifica in merito alle "culture organizzative" più a "rischio Mobbing" sia davvero difficile perchè ognuno tende a strutturarla secondo il proprio vissuto personale o secondo le proprie opinioni, mentre si dovrebbe cercare di analizzare al meglio, dati alla mano, l'incidenza statistica di ogni "cultura organizzativa" nelle casistiche di Mobbing. La situazione da paese a paese è molto variegata ma posso dirti che qui in Italia l'incidenza più alta la possiede la cultura autoritaria dato che, in una cultura organizzativa in cui è necessario assoggetarsi alla "venerazione incondizionata di un capo", il Mobbing trova condizioni favorevoli oer prosperare grazie alla crisi latente e continuativa che causa un eleavto livello di disoccupazione e, conseguentemente, un'altissima paura da parte dei lavoratori di perdere il posto di lavoro. In questa situazione la pressione che il datore di lavoro ha la possibilità di esercitare sul dipendente con la minaccia di licenziamento diventa facilmente uno strumento di "Mobbing pianificato".
Di certo anche la cultura paternalistica e burocratica sono fortemente a rischio ma forse più in altri paesi che qui in Italia.
Quanto al movente che spingerebbe un superiore a compiere Mobbing contro un suo sottoposto, mi piacerebbe tantissimo poter sposare la tua tesi secondo la quale questi sarebbe semplicemente deluso dalle aspettative nei confronti del suo staff ma, ahimè, non credo sia così, almeno qui in Italia. Ciò che spinge un superiore a mobbizzare un sottoposto è riconducibile a svariati tipi di dinamica:
- a volte un superiore può semplicemente percepire la sua inferiorità rispetto ad un suo sottoposto che con la sua bravura e con le sue capacità potrebbe mettere in evidenza l'inadeguatezza del suo superiore a rivestire un ruolo così importante e, per questo, arrivare a mobbizzarlo;
- oppure, in un riassetto societario orientato verso uno svecchiamento delle procedure di lavoro, un superiore potrebbe mobbizzare un suo sottoposto per indurlo ad andaresene e rimpiazzarlo con un altro più giovane e al passo con i tempi;
- oppure, caso più frequente, il sottoposto è inviso ad un superiore per le sue credenze politiche, religiose (...) o anche più banalmente per la sua bella personalità e così viene preso di mira in modo irrazionale e con un accanimento che può raggiungere picchi di follia impressionanti; quest'ultima tipologia di Capo è stata ricondotta dalla vittimologa Marie- France Hirigoyen alla tipologia umana del "narcisista perverso" ovvero colui che: schiavo delle sue manie di onnipotenza, assorbito da fantasie di potere e successo illimitati, smanioso dell'ammirazione altrui, convinto che tutto gli sia dovuto in virtù di questa sua presunta superiorità, incapace di immedesimarsi con gli altri e attanagliato dall'invidia per i successi altrui, "scarica sulla sua vittima il dolore che non è capace di sentire e le contraddizioni interne che rifiuta di prendere in considerazione, in un transfert del dolore che gli permette di valorizzarsi a spese dell'altro".
Cosa ne pensate?
Cari Saluti
Alessandro Gallo