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  1. #61
    Partecipante Assiduo L'avatar di Giglioverde
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    27-11-2007
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    Citazione Originalmente inviato da benedett Visualizza messaggio
    Comunque sono proprio una “tonta” come quello del caso clinico uscito all'esame e sembra che il mio disturbo sia proprio quello visto che ho una gran paura di affrontare l'orale per paura di essere giudicata e umiliata
    ho visto sul sito che + che i test la Ortu parla di colloqui clinici con particolare attenzione a Kernberg
    quindi potrebbero chiederci le procedure del colloquio clinico ma la mia posizione non migliora neanche in questo caso
    l'unica cosa che mi viene in mente riguardo al signor D. che poteva essere approfondita con il test di Kernberg è la contraddizione riguardo a "non aveva mai avuto una ragazza e anche se la cosa gli dispiaceva un pò sentiva che le ragazze non gli interessavano veramente". Nella lettura del protocollo avevo notato questa affermazione ambigua che mi aveva fatto pensare a un soggetto che non avesse la capacità di collocare adeguatamente il suo disagio che poteva far pensare a tratti schizoidi, ovvero a una collocazione del disturbo evitante vicino allo stato limite.
    Se controllate a pag 100 del dsm blu proprio quella era la frase introdotta non presente nel testo originale. Tutto questo però non l'ho spiegato nel compito e temo fortemente di non passarlo. L'unica cosa che ho scritto e che avrei visto con l'mmpi-2 l'insight del paziente (perchè sapevo che bisognava farlo in ogni caso ma non in particolare in questo)
    sono veramente giù
    ADESSO NON SO SE GUARDARE PIù I TEST O I COLLOQUI
    Se qualcuno ha del materiale sui colloqui?
    mi servirebbero come il pane
    a parte l'intervista di kernberg che c'è sul falabella non ho niente altro
    spero che questo delirio finisca presto
    auguriamoci che tutto vada bene
    baci
    Ciao Benedett anche io ho pensato a tratti schizoidi perchè secondo me è presente una attribuzione paranoide o meglio una formazione paranoide. Del tipo "Se tutti possono vedere che sono un inetto è perchè il mondo è popolato solo da gente critica e cattiva!". Il mondo D. lo vede in un modo non buono perchè lui scinde e proietta in modo massiccio il giudizio che ha di se stesso. Abbiamo pensato una cosa simile.Comunque io questo non l'ho scritto!

  2. #62
    Partecipante Assiduo L'avatar di benedett
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    23-07-2007
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    Giglioverde
    sto cominciando adesso a riprendere pian piano l'esame di realtà grazie anche ai vostri interventi
    Io non ho fatto interpretazioni perchè avevo paura di sbagliare, il tempo era poco, l'ansia che avevo era troppa
    Speriamo che vada bene
    Adesso guardo il codice
    PS
    Potreste dirmi come fare a rimettere il mio username e password senza riandare ogni volta alla pagina iniziale? Perchè mi capita spesso che scrivo il messaggio eppoi devo riscrivere tutto perchè cade la connessione con il sito

  3. #63
    Partecipante Assiduo L'avatar di benedett
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    23-07-2007
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    Eccomi quindi con il codice
    e domande fino all'articolo 4

    Testo approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine ai sensi dell’art 28 comma 6 lettera c) della L 56/89, in 15-16 dicembre 2006.

    Capo I - Principi generali

    Articolo 1 Le regole del Codice vincolano tutti gli iscritti all’Albo degli psicologi. Lo psicologo è tenuto a conoscerle. L’ignoranza non esime dalla responsabilità disciplinare.


    Articolo 2 L’inosservanza delle regole (precetti) del Codice ed ogni azione od omissione contrarie al decoro, alla dignità ed al corretto esercizio della professione, sono punite secondo quanto previsto dall’art. 26, comma 1°, della Legge 18 febbraio 1989, n. 56, secondo le procedure stabilite dal Regolamento disciplinare.

    Domanda 1
    Cosa prevede l’art 26 comma 1 L 56/89? E quali sono le procedure stabilite dal Regolamento disciplinare?


    Articolo 3 Lo psicologo ha il dovere di accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. Egli opera in ogni ambito professionale per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace. Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri. Pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale. Lo psicologo è responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili dirette conseguenze.

    Domanda 2
    Quando dice che: “deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza” si riferisce ai fattori della committenza/cliente/paziente? In ogni caso non riesco a comprendere il senso del suddetto precetto. Qualcuno di voi potrebbe fare un esempio relativo ad uno dei fattori succitati?


    Articolo 4 Lo psicologo rispetta la dignità, le opinioni, le credenze, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori. Non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi. Quando sorgono conflitti di interesse tra l’utente e l’istituzione presso cui lo psicologo opera, quest’ultimo deve esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto. In tutti i casi in cui il destinatario ed il committente dell’intervento di sostegno o di psicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il destinatario dell’intervento stesso.

    Domanda 3
    Quando il destinatario ed il committente dell’intervento possano non coincidere?
    Forse quando ad esempio viene una persona e mi chiede di intervenire a favore di terzi? Tipo una madre (committente) che viene per il figlio (destinatario) Ma la domanda a questo punto è: in che modo tutelo prioritariamente il destinatario dell’intervento stesso (cioè il figlio?) .
    Ultima modifica di benedett : 16-02-2008 alle ore 23.12.30

  4. #64
    Postatore Epico L'avatar di RosadiMaggio
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    Citazione Originalmente inviato da liliana.b Visualizza messaggio
    Non sò dove trovarla, se quacuno c'è l'ha per favore.... Buona guarigione cara!
    Grazie liliana, sei sempre gentile
    Gaia

    Tessera n° 15 Club del Giallo

    Guardiana Radar del Gruppo insieme a Chiocciolina4

  5. #65
    Partecipante Assiduo L'avatar di Giglioverde
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    27-11-2007
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    Per favore avreste del materiale riguardo l'intervista strutturale di Otto Kernberg? Io non ho più i libri!

  6. #66
    Partecipante Assiduo L'avatar di benedett
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    per giglioverde
    questo è quello che ho dal Falabella
    Attraverso l’<<intervista strutturale>> di Otto Kernberg già dal primo colloquio è possibile collocare l’ambito della patologia poiché fornisce le prime informazioni sul livello di strutturazione dell’Io e di relazione con la realtà. Vengono utilizzate tre tecniche. La chiarificazione, in cui si domanda all’utente di chiarire quanto espresso. La confrontazione, in cui si richiede di confrontare affermazioni appena fatte che sembrerebbero essere in contraddizione. L’interpretazione, si evidenziano aspetti non consapevoli per il soggetto. In genere il nevrotico riesce ad affrontare tutt’e tre le tecniche, il borderline (è uno stato limite) riesce a sostenere la chiarificazione e talvolta la confrontazione, lo psicotico mostra difficoltà a sostenere tutt’e tre le tecniche.
    Si giunge così ad una diagnosi di massima di tipo strutturale che rende possibile categorizzare il disturbo.
    Area nevrotica
    •Disturbi d’ansia dell’Asse I (disturbo di panico senza agorafobia, con agorafobia, agorafobia senza anamnesi di disturbo di panico, fobia specifica, f. sociale, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo post-traumatico da stress, disturbo acuto da stress, disturbo d’ansia generalizzata).
    •Disturbi somatoformi dell’Asse I (d. di somatizzazione, d. somatoforme indifferenziato, d. algido, ipocondria e talvolta il d. di dismorfismo corporeo).
    •Disturbo istrionico di personalità dell’Asse II.
    •Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità dell’Asse II.
    Secondo la concezione psicodinamica le nevrosi sono caratterizzate dalla presenza di un conflitto inconscio (p. 25).
    In questo caso quindi attraverso la sintomatologia (determinata dai meccanismi di difesa messi in atto) il soggetto trova un soddisfacimento parziale e indiretto della pulsione.
    L’esame di realtà e il funzionamento dell’Io sono conservati. Si nota sofferenza cosciente.
    Alcuni stili difensivi frequentemente utilizzati sono: rimozione, formazione reattiva, negazione, annullamento, razionalizzazione.
    Area psicotica
    •Schizofrenia, disturbo schizofreniforme, d. schizoaffettivo, d. delirante, d. psicotico breve, d. paranoie di personalità. Tutti appartenenti all’Asse I.
    In questa dimensione si verifica un ripiegamento all’interno con la conseguente caduta di relazione con la realtà. Si assiste a fenomeni di derealizzazione (difficoltà di contatto con la realtà) e di depersonalizzazione (non sapere chi si è, chi comanda i propri movimenti). Derealizzazione e depersonalizzazione possono verificarsi anche negli attacchi di panico e nel disturbo acuto da stress.
    Le funzioni principali della persona sono cadute, le funzioni dell’Io sono disgregate, la risorse interne sono difficili da trovare.
    Non si è più in presenza di uno stato di conflitto come nelle nevrosi, ma di una forte angoscia che ha rotto gli argini. Gli stili difensivi utilizzati in modo massiccio esprimono l’immaturità, la frammentazione, la disintegrazione dell’Io e consistono nella scissione (con la quale l’utente tenta di coprire l’angoscia ma spesso non ci riesce) e nella proiezione [p. 28].
    Stati limite o di confine
    Inizialmente “borderline” indicava i disturbi al confine tra dimensione nevrotica e psicotica. Attualmente il disturbo borderline di personalità è una specifica patologia descritta dal DSM-IV nel capitolo dei disturbi di personalità. Potremmo inserire negli stati limite anche il d. depressivo maggiore, d. narcisistico di personalità, d. dell’alimentazione, d. antisociale di personalità e tossicodipendenza.
    Infatti in questi d. l’esame di realtà è conservato per certi aspetti e cade per altri. Conseguentemente alcune funzioni della persona sono conservate e altre compromesse, a seconda del tipo di disturbo e del suo stadio di evoluzione. Gli stili difensivi sono espressione di un esame di realtà e un livello di strutturazione dell’Io evoluti rispetto alla dimensione psicotica ma già parzialmente compromessi.

  7. #67
    Partecipante Assiduo L'avatar di benedett
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    In riferimento al mio post precedente e le domande relative ai primi 4 articoli, ho trovato l'Art. 26 Sanzioni disciplinari Comma 1 (nel file in pdf del codice deontologico)

    L'art. recita così: "All'iscritto nell'albo che si renda colpevole di abuso o mancanza nell'esercizio della professione o che comunque si comporti in modo non conforme alla dignità o al decoro professionale, a seconda della gravità del fatto può essere inflitta da parte del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine una delle seguenti sanzioni disciplinare: a) avvertimento; b) censura; c) sospensione dall'esercizio professionale per un periodo non superiore ad un anno; d) radiazione.

    Per quanto riguarda invece le altre domande che mi sono posta non ho trovato una soluzione

    Le riscrivo in questo post dopo la citazione dei relativi articoli

    Art 3
    Lo psicologo ha il dovere di accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. Egli opera in ogni ambito professionale per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace. Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri. Pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale. Lo psicologo è responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili dirette conseguenze.

    Domanda:Quando dice che: “deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza” si riferisce ai fattori della committenza/cliente/paziente? In ogni caso non riesco a comprendere il senso del suddetto precetto. Qualcuno di voi potrebbe fare un esempio relativo ad uno dei fattori succitati?


    Art 4
    Lo psicologo rispetta la dignità, le opinioni, le credenze, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori. Non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi. Quando sorgono conflitti di interesse tra l’utente e l’istituzione presso cui lo psicologo opera, quest’ultimo deve esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto. In tutti i casi in cui il destinatario ed il committente dell’intervento di sostegno o di psicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il destinatario dell’intervento stesso.

    Domanda: Quando il destinatario ed il committente dell’intervento possano non coincidere? Forse quando ad esempio viene una persona e mi chiede di intervenire a favore di terzi? Tipo una madre (committente) che viene per il figlio (destinatario) Ma la domanda a questo punto è: in che modo tutelo prioritariamente il destinatario dell’intervento stesso (cioè il figlio?) .

  8. #68
    lea cupane
    Ospite non registrato

    Committente e destinatario

    Ciao benedett, ti posto questo file, interessante e utile, che ti dà un esempio concreto: quando la scuola ti cheide un intervento per uno studente, quest'ultimo è il destinatario, la scuola è la committenza. Tu hai il dovere di tutelare IN PRMIS lo studente, e non la scuola; innanzittuto accertandoti che la scuola abbia informato adeguatamente il minore, e abbia il suo consenso o quello della famiglia circa l'intervento ecc; e poi, soprattutto, rispettando il segreto professionale: anche laddove lo studente per es. ti parla male di scuola, preside e professori tu non riferisci nulla ad alcuno (fatte salve le doverose deroghe in caso di notizia di reato, pericolosità ecc);in generale, proopritariamente guardi all'interesse del minore più che a quello dell'istituzione che ti ha commissionato l'intervento stesso.
    Ultima modifica di lea cupane : 02-03-2008 alle ore 02.16.51

  9. #69
    Partecipante Assiduo L'avatar di benedett
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    Citazione Originalmente inviato da lea cupane Visualizza messaggio
    Ciao benedett, ti posto questo file, interessante e utile, che ti dà un esempio concreto ...
    Grazie lea lo leggerò attentamente

  10. #70
    lea cupane
    Ospite non registrato

    Influenze indebite

    Art 3
    Lo psicologo ha il dovere di accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. Egli opera in ogni ambito professionale per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace. Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri. Pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale. Lo psicologo è responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili dirette conseguenze.

    Domanda:Quando dice che: “deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza” si riferisce ai fattori della committenza/cliente/paziente? In ogni caso non riesco a comprendere il senso del suddetto precetto. Qualcuno di voi potrebbe fare un esempio relativo ad uno dei fattori succitati?


    Cara Benedett (posso chiamarti Benny??),

    Ritengo che questo articolo si riferisca al fatto che lo psicologo deve evitare, per es., di dichiarare il proprio voto politico al paziente/cliente influenzandolo nelle sue scelte di voto (fattori politici); non deve parlare male della committenza agli utenti di un ente presso cui sta facendo l’intervento e viceversa(fattori organizzativi) ; non deve approfittare della fiducia concessagli per manipolare i pazienti/utenti influenzando in alcun modo le loro scelte e idee magari per ottenere vantaggi, ad es. fare pubblicità al negozio di sua zia(la zia dello psicologo, intendo!), convincere il paziente a cambiare dentista perché è meglio l’amico suo (amico dello psicologo!), spingerlo a investire in borsa comprando azioni del suo amico (sempre amico dello psicologo!), indurlo a fare debiti, farsi prestare soldi da lui….(fattori finanziari e personali); magari lo psicologo sa di un punto debole del paziente e ne approfitta, ad esempio sa che il suo paziente adora i gatti e glie ne rifila dieci, di cui lui, lo psicologo, non sa come liberarsi (fattori personali). Oppure sa che il paziente conosce un politico e ne approfitta per farsi raccomandare e per es. trasferire in un’altra ASL!(fattori politici e personali).
    In certe condizioni un paziente farebbe qualsiasi cosa lo psicologo gli dica, quindi ritengo che questo articolo riguardi un’amplissima gamma di possibili situazioni in cui lo psicologo ci deve andare coi piedi di piombo, semplicemente, nell’esprimere qualsiasi opinione, scelta, indicazione concreta, ecc, che vada al di là del problema enunciato dall’utente, con grande attenzione anche a non colludere (a volte è l’utente/paziente stesso che richiede opinioni, indicazioni ecc e vuole coinvolgere e manipolare lo psicologo per es. stabilendo alleanze contro colleghi, o datori di lavoro, ecc).
    Non escludo che questo articolo si riferisca anche a quanto specificato da altri articolo circa la seduzione e i rapporti intimi, insomma è un articolo generale che abbraccia tutte le situazioni in cui si può influenzare il paziente e approfittare della sua debolezza e fiducia.
    Attendo altre opinioni.
    Leonora

  11. #71
    Partecipante Assiduo L'avatar di Giglioverde
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    Grazie Benedett

    Citazione Originalmente inviato da benedett Visualizza messaggio
    per giglioverde
    questo è quello che ho dal Falabella
    Attraverso l’<<intervista strutturale>> di Otto Kernberg già dal primo colloquio è possibile collocare l’ambito della patologia poiché fornisce le prime informazioni sul livello di strutturazione dell’Io e di relazione con la realtà. Vengono utilizzate tre tecniche. La chiarificazione, in cui si domanda all’utente di chiarire quanto espresso. La confrontazione, in cui si richiede di confrontare affermazioni appena fatte che sembrerebbero essere in contraddizione. L’interpretazione, si evidenziano aspetti non consapevoli per il soggetto. In genere il nevrotico riesce ad affrontare tutt’e tre le tecniche, il borderline (è uno stato limite) riesce a sostenere la chiarificazione e talvolta la confrontazione, lo psicotico mostra difficoltà a sostenere tutt’e tre le tecniche.
    Si giunge così ad una diagnosi di massima di tipo strutturale che rende possibile categorizzare il disturbo.
    Area nevrotica
    •Disturbi d’ansia dell’Asse I (disturbo di panico senza agorafobia, con agorafobia, agorafobia senza anamnesi di disturbo di panico, fobia specifica, f. sociale, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo post-traumatico da stress, disturbo acuto da stress, disturbo d’ansia generalizzata).
    •Disturbi somatoformi dell’Asse I (d. di somatizzazione, d. somatoforme indifferenziato, d. algido, ipocondria e talvolta il d. di dismorfismo corporeo).
    •Disturbo istrionico di personalità dell’Asse II.
    •Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità dell’Asse II.
    Secondo la concezione psicodinamica le nevrosi sono caratterizzate dalla presenza di un conflitto inconscio (p. 25).
    In questo caso quindi attraverso la sintomatologia (determinata dai meccanismi di difesa messi in atto) il soggetto trova un soddisfacimento parziale e indiretto della pulsione.
    L’esame di realtà e il funzionamento dell’Io sono conservati. Si nota sofferenza cosciente.
    Alcuni stili difensivi frequentemente utilizzati sono: rimozione, formazione reattiva, negazione, annullamento, razionalizzazione.
    Area psicotica
    •Schizofrenia, disturbo schizofreniforme, d. schizoaffettivo, d. delirante, d. psicotico breve, d. paranoie di personalità. Tutti appartenenti all’Asse I.
    In questa dimensione si verifica un ripiegamento all’interno con la conseguente caduta di relazione con la realtà. Si assiste a fenomeni di derealizzazione (difficoltà di contatto con la realtà) e di depersonalizzazione (non sapere chi si è, chi comanda i propri movimenti). Derealizzazione e depersonalizzazione possono verificarsi anche negli attacchi di panico e nel disturbo acuto da stress.
    Le funzioni principali della persona sono cadute, le funzioni dell’Io sono disgregate, la risorse interne sono difficili da trovare.
    Non si è più in presenza di uno stato di conflitto come nelle nevrosi, ma di una forte angoscia che ha rotto gli argini. Gli stili difensivi utilizzati in modo massiccio esprimono l’immaturità, la frammentazione, la disintegrazione dell’Io e consistono nella scissione (con la quale l’utente tenta di coprire l’angoscia ma spesso non ci riesce) e nella proiezione [p. 28].
    Stati limite o di confine
    Inizialmente “borderline” indicava i disturbi al confine tra dimensione nevrotica e psicotica. Attualmente il disturbo borderline di personalità è una specifica patologia descritta dal DSM-IV nel capitolo dei disturbi di personalità. Potremmo inserire negli stati limite anche il d. depressivo maggiore, d. narcisistico di personalità, d. dell’alimentazione, d. antisociale di personalità e tossicodipendenza.
    Infatti in questi d. l’esame di realtà è conservato per certi aspetti e cade per altri. Conseguentemente alcune funzioni della persona sono conservate e altre compromesse, a seconda del tipo di disturbo e del suo stadio di evoluzione. Gli stili difensivi sono espressione di un esame di realtà e un livello di strutturazione dell’Io evoluti rispetto alla dimensione psicotica ma già parzialmente compromessi.
    Molto gentile!

  12. #72
    Partecipante Super Esperto
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    Citazione Originalmente inviato da lea cupane Visualizza messaggio
    Art 3
    Lo psicologo ha il dovere di accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. Egli opera in ogni ambito professionale per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace. Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri. Pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale. Lo psicologo è responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili dirette conseguenze.

    Domanda:Quando dice che: “deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza” si riferisce ai fattori della committenza/cliente/paziente? In ogni caso non riesco a comprendere il senso del suddetto precetto. Qualcuno di voi potrebbe fare un esempio relativo ad uno dei fattori succitati?


    Cara Benedett (posso chiamarti Benny??),

    Ritengo che questo articolo si riferisca al fatto che lo psicologo deve evitare, per es., di dichiarare il proprio voto politico al paziente/cliente influenzandolo nelle sue scelte di voto (fattori politici); non deve parlare male della committenza agli utenti di un ente presso cui sta facendo l’intervento e viceversa(fattori organizzativi) ; non deve approfittare della fiducia concessagli per manipolare i pazienti/utenti influenzando in alcun modo le loro scelte e idee magari per ottenere vantaggi, ad es. fare pubblicità al negozio di sua zia(la zia dello psicologo, intendo!), convincere il paziente a cambiare dentista perché è meglio l’amico suo (amico dello psicologo!), spingerlo a investire in borsa comprando azioni del suo amico (sempre amico dello psicologo!), indurlo a fare debiti, farsi prestare soldi da lui….(fattori finanziari e personali); magari lo psicologo sa di un punto debole del paziente e ne approfitta, ad esempio sa che il suo paziente adora i gatti e glie ne rifila dieci, di cui lui, lo psicologo, non sa come liberarsi (fattori personali). Oppure sa che il paziente conosce un politico e ne approfitta per farsi raccomandare e per es. trasferire in un’altra ASL!(fattori politici e personali).
    In certe condizioni un paziente farebbe qualsiasi cosa lo psicologo gli dica, quindi ritengo che questo articolo riguardi un’amplissima gamma di possibili situazioni in cui lo psicologo ci deve andare coi piedi di piombo, semplicemente, nell’esprimere qualsiasi opinione, scelta, indicazione concreta, ecc, che vada al di là del problema enunciato dall’utente, con grande attenzione anche a non colludere (a volte è l’utente/paziente stesso che richiede opinioni, indicazioni ecc e vuole coinvolgere e manipolare lo psicologo per es. stabilendo alleanze contro colleghi, o datori di lavoro, ecc).
    Non escludo che questo articolo si riferisca anche a quanto specificato da altri articolo circa la seduzione e i rapporti intimi, insomma è un articolo generale che abbraccia tutte le situazioni in cui si può influenzare il paziente e approfittare della sua debolezza e fiducia.
    Attendo altre opinioni.
    Leonora
    Sono d'accordo con te Lea...
    Dott.ssa Liliana Barbus
    Psicologa
    Ordine Psicologi Lazio Nr.15963.

  13. #73
    Matricola
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    ciao a tutte, finalmente riesco a collegarmi nuovamente....!!!ho voluto prendermi qualche giorno di riposo, ma ora sono nuovamente pronta a studiare, ho letto ciò che avete scritto sulla terza prova, ma quello che vorrei chiedervi questo codice deontologico di quante pagine, articoli è? mi potreste aiutare anche questa volta? grazie....
    Lea come stai? spero di poterti incontrare all'orale, si sono ottimista ci incontreremo lì.....

  14. #74
    Matricola L'avatar di noranora80
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    ciao a tutti!!a quanto pare nn sono l'unica preoccupata per i risultati...i giorni più lunghi della mia vita!!!!cmq come già ha detto qualcuno di voi l'orale nn credo sia preoccupante, l'importante è tirocinio e codice deontologico anche perchè in due g dovranno interrogare centinaia di persone quindi nn credo che le singole interrogazioni dureranno mai più di 10 minuti!!!!!...leggevo inoltre commenti sulla Ortu, io ho fatto alcuni esami con lei, insegna principalmente ps. dinamica ed è una kleniana sfegatata, ma nn è l'unica componente della commissione, quindi niente problemi o paranoie!!!!
    ho anche letto che cercavate qualcosa sulla privacy, vi posto quello che ho trovato su ops e sul sito dell'ordine.
    Teniamo duro che anche stavolta passa!!!!!!!!!!!!

  15. #75
    Matricola L'avatar di noranora80
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    03-12-2005
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    nn riesco a caricare gli allegati!!!
    intanto provo ad incollare qui il primo documento


    Introduzione
    L’applicazione del Codice in Materia di Protezione dei Dati (D.Lgs n. 196 del 30/6/2003 in vigore dal 1° gennaio 2004 e succ. mod.) che ha abrogato la Legge 675/96, com'è noto, costituisce un obbligo che riguarda gli psicologi al pari di tutte le altre categorie professionali.

    Tuttavia l’applicazione della normativa può comportare per lo psicologo alcuni problemi connessi in modo specifico all’ambito della propria attività, dato che alcuni degli adempimenti richiesti possono a prima vista sembrare difficilmente conciliabili con la specificità dell’ “oggetto” della psicologia e, in particolare, con la natura peculiare del rapporto che intercorre tra psicoterapeuta e paziente.

    Si potrebbe osservare che il rispetto della riservatezza altrui è, per così dire, iscritto nel DNA degli psicologi, oltre che prescritto dal loro codice deontologico, e che non c'è bisogno di una legge per farlo osservare, oppure che può essere problematico inserire nella relazione professionale atti così formali come la firma di moduli o di consensi.

    Tuttavia, l’ampio concetto di “riservatezza”, cui più volte il Diritto – penale e civile – fa riferimento, si declina poi in contesti specifici diversi e, nel nostro caso, interessa sia la privacy che il segreto professionale. I due istituti sono formalmente e sostanzialmente diversi, come qui di seguito illustrato:
    • La privacy riguarda…
    la regolamentazione delle modalità di raccolta ed elaborazione dei dati personali e sensibili , quindi…
    riguarda tutti i dati del cliente/paziente, anche quelli insignificanti dal punto di vista della segretezza
    • Il segreto professionale riguarda.…
    l’obbligo, indicato ampiamente anche dal Codice Deontologico, di tutelare l’intimità della relazione professionale con il cliente, quindi….
    riguarda fondamentalmente notizie “segrete”, ovvero le informazioni che verosimilmente il cliente/paziente vuole che non escano dal setting della relazione
    Per comprendere la natura specifica della privacy e cosa esattamente la legge richiede - e perché - è necessario ricordare l'ambito d'applicazione della normativa.

    Il Codice in materia di protezione dei dati personali (D.Lgs n. 196/2003 e succ. mod.) è un’insieme di norme poste a specifica tutela della persona, che disciplina il trattamento dei dati personali considerandoli proprietà inalienabile dell’individuo. Essa regola ogni attività che abbia per oggetto il trattamento dei dati personali subordinandola all'informazione e al consenso dell’interessato.

    Il presupposto è che sia necessario governare e disciplinare il trattamento dei dati personali per tutelare la libertà della persona nei confronti del potere informatico. Con l’avvento dei personal computer, infatti, le possibilità di archiviazione, elaborazione e trasferimento dei dati sono divenute pressoché illimitate, dato che attraverso l’associazione di diverse banche dati è possibile organizzare le diverse informazioni sino ad avere il controllo dell’intera identità personale, con tutti i rischi connessi a tale operazione, compresa la discriminazione.

    E’ necessario dunque che vengano stabilite regole a tutela della riservatezza sia dei dati personali sia dei dati sensibili, ovvero di quelle informazioni particolari che attengono all'intimità della persona e che possono incidere sulla sua dignità e riservatezza.

    In particolare è consentito agli psicologi, così come ad altri professionisti del settore sanitario, trattare questi dati senza richiedere l’autorizzazione al garante (ad eccezione dei pochi casi illustrati nel presente vademecum nella sezione relativa alla Notificazione al Garante ) a condizione che vengano osservate precise misure a tutela dell’anonimato e della privacy.


    Informativa e consenso al trattamento dei dati
    In base all'art. 23 del D.Lgs.n.196/2003 il trattamento dei dati personali (Vedi Glossario ) da parte di soggetti privati è ammesso solo con il consenso espresso dell'interessato (e cioè del 'cliente/paziente'). Il consenso è validamente prestato solo se è espresso liberamente, in forma specifica e documentata per iscritto, e se sono state date all'interessato per iscritto, oppure verbalmente - le seguenti informazioni (art. 13 del D.Lgs. 196/2003):
    • le finalità e le modalità del trattamento cui sono destinati i dati;
    • la natura obbligatoria o facoltativa del conferimento dei dati;
    • le conseguenze di un eventuale rifiuto di rispondere;
    • i soggetti o le categorie di soggetti ai quali i dati personali possono essere comunicati o che possono venirne a conoscenza in qualità di responsabili o incaricati, e l'ambito di diffusione dei dati medesimi;
    • i diritti di cui all'articolo 7 ;
    • gli estremi identificativi del titolare e, se designato, del responsabile.
    Il consenso deve essere manifestato in forma scritta quando il trattamento riguarda dati sensibili
    In sintesi: è necessario sottoporre al cliente/paziente:
    1) L’informativa relativa al trattamento dei dati (la si può fornire anche verbalmente).
    2) Il modulo per la firma del consenso dell’interessato al trattamento dei dati. All’interessato ne sarà rilasciata una copia (se l’informativa è stata fornita verbalmente, ciò deve essere esplicitato nel modulo suddetto).


    Pubblichiamo un esempio di modulo da utilizzare, modificabile in base alle proprie necessità,e personalizzabile con carta intestata.

    Informativa [formato rtf]
    Modulo consenso [formato rtf]
    Nel caso in cui i dati trattati riferibili a persone minorenni o a soggetti per i quali sia stata accertata giudizialmente l’incapacità di agire (interdetti o inabilitati) il consenso deve essere richiesto agli esercenti la potestà genitoriale o tutoria, oppure a un parente o a un convivente, oppure, infine al legale responsabile della struttura presso la quale sia stato affidato.

    Obbligatorietà del consenso scritto
    E’ sempre necessario raccogliere il consenso scritto dell’interessato quando:
    • s'intende comunicare i suoi dati anche ad un solo soggetto esterno;
    • si deve adempiere ad obblighi previsti da leggi e regolamenti nei confronti di soggetti che svolgono prestazioni o servizi a favore dell’interessato (assicurazioni, medico curante, ecc.).

    • si effettui il trattamento dei dati sensibili del paziente/cliente mediante appunti scritti o inserimento dei dati sul proprio computer (redazione di resoconti, valutazioni, ecc.).

    Facoltatività del consenso scritto
    Il consenso scritto non è necessario:
    • per finalità di ricerca scientifica, quando i dati siano stati resi anonimi.
    • Per ottemperare ad obblighi di legge come nel caso di ricevute fiscali.

    • Quando lo psicologo o lo psicoterapeuta non redigano resoconti o valutazioni scritte del paziente, ma si limitino al solo ascolto.

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