Da una statistica dell’ISTAT, che risale al 2001, si denota come il cambiamento sociale, in materia di lavoro, occupi un ruolo fondamentale nella struttura “Italia”; l’inserimento nel mondo del lavoro avviene sempre più in età avanzata rispetto a trent’anni fa poiché ora si consolida entro i 24 anni, se si è compiuto il normale iter delle scuole dell’obbligo, 28 anni invece per i laureati.
Per questi ultimi si è spostata l’età media; anch’essa risulta essere compresa entro i 28 anni non considerando eventuali master di specializzazione.Per effetto del graduale invecchiamento della popolazione, causato dalla mancanza di nascite nel nostro Paese, si arriverà nei prossimi dieci anni ad un incremento d’individui che supereranno i 40 anni, aspetto al quale sarà associato il successivo spostamento dell’età riguardo all’inserimento nel mondo del lavoro.
Uno scenario a dir poco catastrofico per l’economia nazionale sembrerebbe rivelarsi nei prossimi anni. Ponendo invece le giuste attenzioni al problema si potrebbe trovare una concreta soluzione, sfruttando sin d’ora la possibilità di utilizzare la forza lavoro anche di coloro che subiscono uno sbarramento anagrafico nella nostra società; si acquisirebbe un nuovo forma mentis per ciò che concerne l’economia del futuro abolendo quegli atti che ad oggi la società pone a requisito per l’assunzione delle figure professionali di cui ha bisogno.Si potrebbe far fronte alle numerose richieste che il mercato del lavoro offre, riequilibrando in tal senso le caratteristiche della domanda a quelle dell’offerta.
Le amministrazioni del nostro Paese hanno cercato di risolvere il problema. Ultimo è il D.lg. 9 luglio 2003 nr 216 il quale regola le parità di trattamento in materia d’occupazione, in attuazione della direttiva 2000/78/CE, il cui fine manifesta la cancellazione delle discrepanze, ha prodotto effetti positivi dimezzati poiché ancora oggi vengono poste restrizioni per taluni ruoli, magistrati e diplomatici e Forze Armate, che a mio avviso dovrebbero anch’essi conformarsi alla new economy Europea, quanto meno riconsiderare il limite anagrafico alla luce delle trasformazioni sociali, come sancito dalla Carta dei Diritti Fondamentali. Specificatamente l’articolo 21 proibisce qualsiasi tipo di disparità, compresa l’età, favorendo in questo modo la concessione a tutti i cittadini europei, quindi anche quelli italiani, uomini e donne di entrare nel mondo del lavoro senza subire disuguaglianze.
Addirittura il
Mediatore Europeo Jacob Soderman , alto funzionario per la creazione dell’Ufficio assunzioni delle Comunità Europee, in una lettera del marzo del 2002 al nostro Presidente del Parlamento, affermava che l’Italia è ancora legata a vecchie progettazioni lavorative imprigionata in limiti, appunto quelli anagrafici, valutati come elementi discriminanti nella moderna concezione Europea.A causa di quest’obsoleto requisito, cui l’Italia ripetutamente fa uso, s’invitava l’alta carica dello Stato a prendere i giusti provvedimenti al fine di eliminare quelle diversità che avrebbero impedito il progredire della costituzione dell’Ufficio delle assunzioni Europee.Da un’indagine di sua iniziativa, il mediatore Soderman, indica la Banca Centrale Europea, l’Europol e la maggior parte delle agenzie esecutive come Istituti che non hanno mai usato limiti d’età dichiarando che “ non hanno mai fatto parte di una cultura amministrativa così restia ai cambiamenti, dando più credito, nelle assunzioni, alla potenzialità del singolo piuttosto che ai suoi anni” L’atteggiamento che ancora oggi assume la nostra Nazione quindi non solo getta discredito sui cittadini presentandoli agli occhi d’Europa poco idonei ad affrontare un cambiamento ma allo stesso tempo fornisce quella prassi secondo la quale i cittadini Europei, quindi anche quelli italiani, possono dopo i 45 anni essere discriminati legalmente e banditi dal mercato del lavoro indicando un’attitudine di disprezzo per il processo democratico.Le organizzazioni che non hanno mai usato i limiti d’età, sembrano funzionare bene, nel resto d’Europa con staff motivati. Molte di loro hanno espresso ammirazione per l'esperienza, la saggezza e la stabilità che le persone più mature hanno portato nel loro ambiente di lavoro. Aspettiamo avvenga la medesima cosa nel nostro Paese, al momento non si può far altro che guardare con invidia realtà vicino casa nostra che invece sembrano distanti anni luce.