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  1. #1
    Neofita L'avatar di Lucia di Lammermoor
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    15-01-2008
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    Accidia e/o depressione?

    Ciao a tutti,

    sono una studentessa di economia che sta frequentando il corso di "Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni" e sto svolgendo una interessante ricerca che consiste nel trovare la differenza tra quella che potremmo chiamare ACCIDIA e la patologia della DEPRESSIONE.

    Se ci pensate i sintomi e le conseguenze sono più o meno le stesse...

    Come si fa a riconoscere se una persona è depressa o solamente svogliata?

    Quali sono secondo voi gli impatti sul lavoro?

    Grazie a quelli che vorrano rispondere, soprattutto visto che essendo di economia sto cercando di documentarmi tantissimo!!!!!

    Ho comprato e preso in prestito tanti libri, letto articoli ma non ho trovato fonti che le comparino quindi le differenze devo trovarle da sola.

    Cosa ne pensate?

  2. #2
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
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    28-03-2004
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    Questo post mi ha incuriosito.
    Una linea di sviluppo del tema potrebbe essere relativa alle valenze dei due termini. "Accidia" rimanda ad un contesto morale - è uno dei sette peccati capitali - dove è centrale il concetto di volontà o meglio della "svogliatezza" come peccato nei confronti della vita e di Dio. Le implicazioni religiose e morali sono molto forti e con esse un giudizio negativo sull'accidioso.
    "Depressione" è, invece, un termine che rimanda alla clinica e che è slegato da giudizi valore e da valenze morali. La depressione è quindi sintomo e modalità di relazione con gli altri (come nei disturbi di personalità depressivi, dove è evidente).

    Credo quindi che la domanda "come si fa a riconoscere se una persona è depressa o solamente svogliata?" sia mal posta proprio perchè rimanda a due visioni incompatibili: una che si collega a concetti morali, l'altra ad una visione clinica.

    Non darei per scontati neanche gli impatti sul lavoro, attribuendoli alla persona "depressa" o "accidiosa", che dir si voglia. Considererei, oltre all'eventuale depressione di una persona (banalmente: calo di produttività, difficoltà di concentrazione...), l'immagine che l'ambiente circostante (colleghi, famigliari, amici) ha di chi soffre di depressione. Penso a quanto valenze morali, ovvero l'idea che chi soffre sia "accidioso" abbiano influenza negativa, attribuendo una "volontà di non fare" quando ciò non dipende da processi consapevoli. D'altra parte la possibilità di pensare alla "sofferenza", quindi ad una visione clinica, può permettere una maggiore comprensione e possibilità di aiuto verso chi soffre.

    Un saluto
    Ultima modifica di gieko : 19-04-2008 alle ore 10.21.34
    gieko

  3. #3
    Partecipante Esperto L'avatar di larapull
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    24-01-2005
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    la depressione pone la persona in una situazione di disagio in più contesti e la persona si pone in una condizione di passività (vorrebbe ma non può...)
    l' accidia al contrario (la persona sceglie di...)pur ponendo la persona in uno stato di passività può essere "combattuta" ossia non dipende dalla volontà del soggetto.

  4. #4
    Johnny
    Ospite non registrato
    Citazione Originalmente inviato da Arianne Vanesia Visualizza messaggio
    ACCIDIA e la patologia della DEPRESSIONE.

    Se ci pensate i sintomi e le conseguenze sono più o meno le stesse...
    concordo con gieko e poi, attenzione, la depressione è una psicopatologia (nel senso che è una sindrome classificata nel DSM) e quindi possiamo parlare di sintomi; quando parliamo di accidia invece non possiamo considerarla un sintomo o "qualcosa" che produce sintomi, perchè non esiste come psicopatologia ma è una qualità che attribuiamo ad una persona che mette in atto certi atteggiamenti/comportamenti.
    Quindi sono due categorie che si trovano su due livelli di realtà diversi: la prima sta su un livello "clinico", mentre la seconda appartiene al piano "religioso".

    Quindi non so se è possibile confrontarli tra loro, proprio a causa di questa disparità di livelli...è uno slittamento fuorviante, secondo me. A meno che lo specifichi e salti da un livello all'altro in modo aritificioso.

    (in poche parole è bene specificare i confini tra i due concetti - uno psicologico e l'altro religioso - altrimenti si rischia di fare un mix, una confusione impropria)
    Ultima modifica di Johnny : 20-04-2008 alle ore 20.54.55

  5. #5
    Partecipante Assiduo L'avatar di toska777
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    Citazione Originalmente inviato da Arianne Vanesia Visualizza messaggio
    Ciao a tutti,

    sono una studentessa di economia che sta frequentando il corso di "Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni" e sto svolgendo una interessante ricerca che consiste nel trovare la differenza tra quella che potremmo chiamare ACCIDIA e la patologia della DEPRESSIONE.

    Se ci pensate i sintomi e le conseguenze sono più o meno le stesse...

    Come si fa a riconoscere se una persona è depressa o solamente svogliata?

    Quali sono secondo voi gli impatti sul lavoro?

    Grazie a quelli che vorrano rispondere, soprattutto visto che essendo di economia sto cercando di documentarmi tantissimo!!!!!

    Ho comprato e preso in prestito tanti libri, letto articoli ma non ho trovato fonti che le comparino quindi le differenze devo trovarle da sola.

    Cosa ne pensate?
    l'argomento e' molto interessante ma anche molto complesso.
    confronti una patologia con un 'modo d'essere'(passatemi il termine)
    contestualizzandoli poi nell'ambito lavorativo(contesto veramente complesso). Ma poi di quest'ultimo cosa prendi in considerazione? solo la produttivita' performance lavorativa? non consideri poi altre varibili importanti come clima aziendale e relazioni tra colleghi che potrebbero in qs caso influenzare molto l'andamento del fenomeno?!
    secondo me devi prima capire bene che taglio dare alla ricerca, in particolar modo per quanto rigurda la parte lavorativa organizzativa, dopo aver definito qs sara' anche piu' semplice capire dove poter reperire informazioni e in quale modo.
    Qs ricerca e' per la tua tesi?
    In bocca al lupo

  6. #6
    Postatore OGM L'avatar di willy61
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    Come Gieko, sono alquanto perplesso di fronte a questo paragone.
    Siccome ho un po' il dente avvelenato con gli psicologi del lavoro, dichiaro in anticipo che potrebbe trattarsi semplicemente di "proiezioni" mie.
    Però mi colpisce che si riesumi una categoria morale come l'accidia in ambito di psicologia del lavoro. Mi vengono in mente le varie dichiarazioni di diversi esponenti confindustriali sull'assenteismo, o le analisi di Pietro Ichino sui nullafacenti nei posti pubblici.
    Come se fosse in qualche misura "scontato", per chi si occupa di psicologia del lavoro, che uno "scarso impegno" del lavoratore debba, necessariamente quasi, dipendere da caratteristiche personologiche, interne all'individuo.
    Come si fa a riconoscere se una persona è depressa o solamente svogliata?
    Quando si pone questa domanda si trascura un fatto importante. Che, in entrambi i casi, si dispone del mondo interno di un altra persona a partire da categorie prefabbricate esterne ad essa. Quasi non si potesse immaginare di chiedere, quasi le persone non sapessero come stanno. Un'imposizione dall'esterno di categorie predefinite non per comprendere, ma per giudicare e instradare.
    Difatti, se la persona è "depressa", allora occorre "curarla", non ha colpa della sua condizione, ma nemmeno l'organizzazione del lavoro ne ha. La depressione è qualcosa che appartiene esclusivamente all'individuo.
    E, se invece è "svogliata", ancora meglio. Si tratta sempre di caratteristiche individuali. La linea di comando è salva ("Io ho fatto di tutto, è lui/lei che è svogliato/a"), l'autostima dell'impresa anche. E, per di più, si è trovato qualcuno cui dare la colpa.

    Provare a pensare al significato dei termini, prima di usarli?

    Buona vita

    Guglielmo
    Dott. Guglielmo Rottigni
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  7. #7
    Neofita L'avatar di Lucia di Lammermoor
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    Re

    Ciao a tutti,

    innanzitutto grazie mille per le risposte che mi hanno già aiutata tantissimo e mi hanno offerto spunti di riflessione.

    In particolare rispondo a toska 777:

    1) per quanto riguarda gli ambiti di ricerca in contesto lavorativo sto cercando di prendere in considerazione un pò tutti gli aspetti, dall'assenteismo, al calo di produttività, dal clima lavorativo allo scarso commitment, ecc...

    In realtà per inquadrare l'argomento in ottica attuale mi è venuto in aiuto un libro fresco fresco di libreria che si intitola "Benessere Psicologico e mondo del lavoro" di Mario Fulcheri, Antonio Lo Iacono e Francesco Novara, edito da Centro Scientifico Editore finito di stampare nel Gennaio 2008!!!! (l'ho comprato nella libreria dell'uni: qualcuno l'ha letto?).

    Non è un mistero dopotutto che l'accidia sia stata definita, in molti articoli comparsi sulla rete e su altri media, il male del nostro secolo.

    In particolare nell'Introduzione di questo libro, i tre autori che sono medici specialisti in psicologia, argomentano del perchè del fiorire di patologie sviluppate in ambito lavorativo. Essenzialmente si fa riferimento al change management che dilaga, spesso tra compagnie incompatibili, alla politica troppo spesso di breve termine che non consente più una pianificazione e ci costringe a vivere giorno per giorno senza obiettivi, all'obsolescenza precoce che certi lavoratori subiscono in determinati settori per finire ai sindacati che da sempre hanno trattato i lavoratori come collettività trascurando forse l'individualità dei soggetti e facendo ricadere casi eterogenei in classi omogenee.

    2) Non è per la mia tesi anche se confesso che mi sarebbe piaciuta. E' un lavoro finale di ricerca per il corso annuale di "Psicologia del lavoro e delle organizzazioni" all'Università Cattolica di Milano (facoltà di economia).
    Il prof stava spiegando "Cambiamenti e stress" e a me è frullata in testa questa domanda: visto che dovevamo scegliere ciascuno un argomento da sviluppare oppure leggere un libro a scelta io ho deciso di studiare questo.
    In realtà non è una tesi ma si tratta di una dissertazione in classe di circa 2 ore in cui dovrò illustrare a insegnate e colleghi l'esito della ricerca.
    Il prof mi ha dato campo libero sugli strumenti da utilizzare.
    Io ho pensato di realizzare un filmato introduttivo di circa 3 minuti che mi serva da introduzione per poi continuare con l'ausilio di slides di powerpoint.

    3) Crepi il lupo! Essendo il mio primo esame di psicologia ce la sto mettendo tutta ma ovviamente ogni cosa letta rimanda a vuoti di elementi di base che devo colmare!

    Rispondo a willy 61:

    premettendo di non essermi documentata sulle dichiarazioni degli esponenti confindustriali sull'assenteismo e sulle analisi di Pietro Ichino sui nullafacenti nei posti pubblici il tuo post mi fa venire in mente che ho letto di casi in cui il malessere è negato prosciugando le energie del lavoratore che cerca di comportarsi come persona normale oppure di casi in cui il lavoratore è sano come un pesce ma simula col datore di lavoro (depressione, accidia).

    Se fosse così semplice chiedere a una persona per ottenere una risposta esaustiva credo che buona parte degli psicologi potrebbero rimanere senza lavoro!

    LOL

    "Provare a pensare al significato dei termini, prima di usarli?"
    In effetti sono solo una studentessa di economia e mi sto documentando proprio per evitare di fare confusione!

    A tutti ancora grazie, soprattutto a gieko che da subito è stato chiaro ed esauriente!

    Saluti

    :***
    "La sofferenza è insita nella natura umana;
    ma non soffriamo mai, o almeno molto di rado, senza nutrire la speranza della guarigione;
    e la speranza è un piacere."

    Giacomo Casanova

  8. #8
    Postatore OGM L'avatar di willy61
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    Se fosse così semplice chiedere a una persona per ottenere una risposta esaustiva credo che buona parte degli psicologi potrebbero rimanere senza lavoro!
    Guarda che la maggior parte degli psicologi fa proprio questo: chiede alle persone di descrivere i loro comportamenti, le loro emozioni, i loro sentimenti. Almeno, tra gli psicologi clinici si usa fare così...

    ho letto di casi in cui il malessere è negato prosciugando le energie del lavoratore che cerca di comportarsi come persona normale oppure di casi in cui il lavoratore è sano come un pesce ma simula col datore di lavoro (depressione, accidia).
    Tuttavia, in questi due casi, dovresti vedere una differenza notevole nei punteggi alla Becks Depression Scale, o in altri test di valutazione del tono dell'umore. Anche la scala LIES dell'MMPI dovrebbe essere in grado di discriminare tra depressione e simulazione.
    Direi comunque che, se l'aspetto che più ti interessa è discriminare tra le due situazioni, i risultati di test clinici validati sono, a mio parere, fondamentali. Anche per distinguere sindromi depressive in senso proprio da ciclotimie o sindromi bipolari.

    Buona vita

    Guglielmo
    Dott. Guglielmo Rottigni
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  9. #9

  10. #10
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    Re

    Grazie mille per gli articoli (fortuna che il francese lo leggo abbastanza bene!) e soprattutto per i test di simulazione che aiutano a discriminare!

    Bhè è vero che gli psicologi clinici si fanno raccontare ma è anche vero che interpretano, riordinano, rielaborano.
    Se bastasse chiedere per sapere, gli psicologi rimarrebbero senza lavoro (forse così si capisce meglio il senso della mia frase).
    Spesso non siamo così capaci di esternare esattamente ciò che sentiamo.

    Non è forse così?
    "La sofferenza è insita nella natura umana;
    ma non soffriamo mai, o almeno molto di rado, senza nutrire la speranza della guarigione;
    e la speranza è un piacere."

    Giacomo Casanova

  11. #11
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    Spesso non siamo così capaci di esternare esattamente ciò che sentiamo.

    Non è forse così?
    Perdonami, ma è una bella provocazione la tua.
    Certo che è così. Ma - dato che partiamo dal presupposto che "non si può non comunicare" - anche la difficoltà a dire è un'informazione utile.
    Tutto qui.

    Buona vita

    Guglielmo
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  12. #12
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    Comunque, sulla tematica della simulazione in varie sindromi cliniche, puoi provare a dare un'occhiata a questi articoli (se non puoi recuperarli, mandami un PM con un indirizzo di mail cui spedirli e te li mando):

    Deceptiveness on the PAI: A Study of Na�ve Faking With Psychiatric Inpatients. By: Baity, Matthew R.; Siefert, Caleb J.; Chambers, Anthony; Blais, Mark A.. Journal of Personality Assessment, Feb2007, Vol. 88 Issue 1, p16-24, 9p, 3 charts Abstract: In this study, we sought to explore the diagnostic accuracy of the Personality Assessment Inventory (PAI; Morey, 1991) Validity scales (Negative Impression Management [NIM] and Positive Impression Management [PIM]) and indexes (Malingering index, Defensiveness index [DEF]; Morey, 1993, 1996; Cashel Discriminant Function; Cashel, Rogers, Sewell, & Martin-Cannici, 1995; and Rogers Discriminant Function [RDF]; Rogers, Sewell, Morey, & Ustad, 1996) to identify differences in profiles completed by psychiatric inpatients under standardized instructions (Time 1) and after random assignment (Time 2) to a fake good (n = 21), fake bad (n = 20), or retest (n = 21) scenario. Repeated measures analysis of variance revealed a significant interaction effect. Whereas the retest group did not show any significant changes on the PAI variables from Time 1 to Time 2, both faking groups showed changes in expected directions. Discriminant function analyses revealed that NIM, RDF, and lower scores on DEF best differentiated between the faking bad and retest groups. PIM was the only nonredundant significant score discriminating the faking good and retest groups. Cutoffs for these scales and indexes established in prior research were supported using diagnostic efficiency statistics. Results suggest that NIM and RDF in faking bad scenarios and PIM in faking good scenarios are most sensitive to unsophisticated attempts to dissimulate by inpatient psychiatric patients. [ABSTRACT FROM AUTHOR] DOI: 10.1207/s15327752jpa8801_03 (AN 23839458)

    Add AddedDetection of Malingering of Psychiatric Disorder With the Personality Assessment Inventory: An Investigation of Criminal Defendants. By: Kucharski, L. Thomas; Toomey, Joseph P.; Fila, Katarzna; Duncan, Scott. Journal of Personality Assessment, Feb2007, Vol. 88 Issue 1, p25-32, 8p, 5 charts, 3 graphs Abstract: To assess the diagnostic accuracy of the Personality Assessment Inventory (PAI; Morey, 1991) Validity scales for the detection of malingered psychiatric disorders, we divided a sample of criminal defendants referred for forensic evaluation by the federal courts into malingering and not malingering groups based on their performance on the Structured Interview of Reported Symptoms (Rogers, Gillis, & Bagby, 1990). Logistic regression analyses (LGAs) revealed that there were no differences between the malingering and not malingering groups with respect to age, race, years of education, history of drug abuse, or number of previous felony convictions. LGA with malingering versus not malingering as the criterion revealed that the PAI Negative Impression Management (NIM) scale but not the Rogers Discriminant Function (RDF; Rogers, Sewell, Morey & Ustad, 1996) nor the Malingering index (MAL; Morey, 1996) significantly differentiated the malingering from the not malingering group. Receiver operating characteristics analyses demonstrated acceptable sensitivity and specificity for the NIM scale but not the RDF scale or the MAL index. We discuss the results in terms of the suggested cutoff scores for the PAI Validity scales in detecting criminal defendants who are attempting to feign psychiatric disorder. [ABSTRACT FROM AUTHOR] DOI: 10.1207/s15327752jpa8801_04 (AN 23839469)

    Detection of Malingering in Psychiatric Unit and General Population Prison Inmates: A Comparison of the PAI, SIMS, and SIRS. By: Edens, John F.; Poythress, Norman G.; Watkins-Clay, M. Monica. Journal of Personality Assessment, Feb2007, Vol. 88 Issue 1, p33-42, 10p, 6 charts Abstract: In this study, we compared the utility of three instruments, the Personality Assessment Inventory (PAI; Morey, 1991), the Structured Inventory of Malingered Symptomatology (Smith & Burger, 1997), and the Structured Interview of Reported Symptoms (SIRS; Rogers, Bagby, & Dickens, 1992) to detect malingering among prisoners. We examined 4 inmate samples: (a) prisoners instructed to malinger, (b) "suspected malingerers" identified by psychiatric staff, (c) general population control inmates, and (d) psychiatric patients. Intercorrelations among the measures for the total sample (N = 115) were quite high, and receiver operating characteristic analyses suggested similar rates of overall predictive accuracy across the measures. Despite this, commonly recommended cut scores for these measures resulted in widely differing rates of sensitivity and specificity across the subsamples. Moreover, although all instruments performed well in the nonpsychiatric samples (i.e., simulators and controls), classification accuracy was noticeably poorer when attempting to differentiate between psychiatric patients and suspected malingerers, with only 2 PAI indicators significantly discriminating between them. [ABSTRACT FROM AUTHOR] DOI: 10.1207/s15327752jpa8801_05 (AN 23839465)

    Malingering on the Personality Assessment Inventory: Identification of Specific Feigned Disorders. By: Hopwood, Christopher J.; Morey, Leslie C.; Rogers, Richard; Sewell, Kenneth. Journal of Personality Assessment, Feb2007, Vol. 88 Issue 1, p43-48, 6p, 4 charts Abstract: Profile validity is a primary consideration in the clinical assessment of psychopathology. Several indicators of negative impression management have been developed for the Personality Assessment Inventory (PAI; Morey, 1991) that can both indicate its presence and help differentiate effortful negative distortion from distortion arising from cognitive sets associated with psychopathology. In this study, we tested a method designed to delineate the specific Clinical scales relevant for interpretation of deliberately feigned disorders. We used associations between the Negative Impression Management (NIM) scale and Clinical scales in the normative standardization sample to derive NIM predicted scale scores in a regression framework. We contrasted these predicted scores with observed scores on Clinical scales to yield NIM predicted discrepancies hypothesized to identify those Clinical scales most salient for the interpretation of negative distortion. We found this method to be effective in identifying particular distortion on the relevant scales for individuals attempting to feign 3 specific diagnoses (major depressive disorder, generalized anxiety disorder, and schizophrenia). [ABSTRACT FROM AUTHOR] DOI: 10.1207/s15327752jpa8801_06 (AN 23839462)

    Screening for Malingering in a Criminal-Forensic Sample With the Personality Assessment Inventory. Boccaccini, Marcus T.; Murrie, Daniel C.; Duncan, Scott A.; Psychological Assessment, Vol 18(4), Dec 2006. pp. 415-423. [Journal Article] Abstract: In this study, the authors examined how overreporting of psychopathology indices on the Personality Assessment Inventory (PAI; L. C. Morey, 1991) performed as screening measures for malingering in a sample of 166 defendants undergoing pretrial court-ordered evaluations in the federal criminal justice system. Using results from the Structured Interview of Reported Symptoms (SIRS; R. Rogers, R. M. Bagby, & S. E. Dickens, 1992) as the criterion measure of malingering, the authors found that the Negative Impression scale (NIM) was the most effective PAI screening measure (cut score ≥ 81T). NIM performed as well as an established comparison measure from the Minnesota Multiphasic Personality Inventory--2 (J. N. Butcher, W. G. Dahlstrom, J. R. Graham, A. Tellegen, & B. Kaemmer, 1989; Infrequency [F] cut score ≥ 95T), supporting the use of either of these indices as reasonable screening measures to identify potential malingerers for subsequent evaluation. (PsycINFO Database Record (c) 2007 APA, all rights reserved)

    Noncredible Psychiatric and Cognitive Symptoms in a Workers' Compensation “Stress” Claim Sample. By: Sumanti, Myling; Boone, Kyle Brauer; Savodnik, Irwin; Gorsuch, Richard. Clinical Neuropsychologist, Dec2006, Vol. 20 Issue 4, p754-765, 12p, 4 charts Abstract: Information is lacking regarding the prevalence of fraudulent psychiatric and cognitive symptoms in the “stress” claim workers' compensation population. Using various validity indices (Negative Impression Scale, the Malingering Index, and the Rogers Discriminant Function) of the Personality Assessment Inventory (PAI), between 9 and 29% of 233 workers' compensation “stress” claim litigants were identified as exhibiting noncredible psychiatric symptoms. In addition, 15% of the subjects were determined to have noncredible cognitive symptoms on the Dot Counting Test, although only 8% displayed suspect effort on the 15-Item Memorization Test, with 5% of subjects failing both cognitive effort tests. The percentage of positive identifications on both a PAI and cognitive credibility index ranged from only 2 to 4%. Further, correlations between PAI validity indices and cognitive effort scales were nonexistent to modest, indicating that the psychiatric and cognitive credibility indices are measuring different aspects of noncredible symptom production. It was predicted that the PAI profiles of the participants displaying suspect cognitive symptoms would be elevated on the Somatic Concerns, Antisocial, and/or Borderline scales; however, elevations (relative to subjects with credible cognitive performance) were instead noted on the Somatic Concerns, Depression, Anxiety, Anxiety-Related Disorders, and Schizophrenia scales. [ABSTRACT FROM AUTHOR] DOI: 10.1080/13854040500428467 (AN 22373268)

    The ability of the MMPI-2 to detect feigned PTSD within the context of compensation seeking. Arbisi, Paul A.; Ben-Porath, Yossef S.; McNulty, John; Psychological Services, Vol 3(4), Nov 2006. pp. 249-261. [Journal Article] Abstract: The ability of the Minnesota Multiphasic Personality Inventory-2 (MMPI-2) validity scales to detect feigned reports of posttraumatic stress disorder (PTSD) was examined in a group of veterans undergoing a compensation and pension evaluation. Veterans who were seeking compensation for service connected PTSD were randomly assigned to one of two groups: exaggerate PTSD and respond honestly. The MMPI-2 Infrequency (F) family of scales was able to accurately identify the veterans instructed to exaggerate PTSD. The Fake Bad Scale (FBS) did not add incrementally to the prediction of exaggerated PTSD and the Infrequency-Posttraumatic Stress Disorder Scale (Fptsd) added significantly, albeit minimally, to the prediction of exaggerated PTSD. The Infrequency Psychopathology (FP) scale obtained the best overall hit rate in comparison to the other over-reporting indicators on the MMPI-2, both at optimal and at previously recommended cut scores. In sum, the MMPI-2 effectively differentiated compensation seeking veterans instructed to exaggerate PTSD from compensation seeking veterans instructed to respond honestly. (PsycINFO Database Record (c) 2007 APA, all rights reserved)

    ABBREVIATED FORM OF THE TEST OF MEMORY MALINGERING. By: Horner, Michael David; Bedwell, Jeffrey S.; Duong, Anna. International Journal of Neuroscience, Oct2006, Vol. 116 Issue 10, p1181-1186, 6p Abstract: The Test of Memory Malingering (TOMM) is a neuropsychological effort test in which scores below 45 on Trial 2 or Retention Trial indicate insufficient effort on testing, but Trial 1 score is not used. This study attempted to identify Trial 1 cut points above and below which further trials need not be administered. Data were analyzed from 114 patients referred for clinical neuropsychological evaluation. Sensitivity, specificity, and positive and negative predictive value for identifying failure on TOMM were calculated. Trial 1 scores ≥36 indicated 99% likelihood that TOMM would be passed; Trial 1 scores ≤27 indicated 100% likelihood of failure. [ABSTRACT FROM AUTHOR] DOI: 10.1080/00207450500514029 (AN 23777642)

    Damages and rewards: assessment of malingered disorders in compensation cases. By: Rogers, Richard; Payne, Joshua W.. Behavioral Sciences & the Law, Sep2006, Vol. 24 Issue 5, p645-658, 14p Abstract: The assessment of malingering poses unique challenges to forensic practitioners in compensation cases and disability determinations. Beyond malingering itself, false claims can be presented regarding both the source of genuine symptoms and their injurious effects on work and social functioning. The article examines how contextually based psychological factors can affect clients' presentation in compensation cases. Important distinctions between different types of response style (e.g. malingering, feigning, and secondary gain) are presented. In addition, empirically validated detection strategies provide a clinical framework for the assessment of feigned disorders. With an emphasis on compensation cases and clinically relevant disorders, the effectiveness of these detection strategies is considered for specific psychological measures. Copyright © 2006 John Wiley & Sons, Ltd. [ABSTRACT FROM AUTHOR] DOI: 10.1002/bsl.687 (AN 22643227)

    Do tests of malingering concur? Concordance among malingering measures. By: Farkas, Melanie R.; Rosenfeld, Barry; Robbins, Reuben; van Gorp, Wilfred. Behavioral Sciences & the Law, Sep2006, Vol. 24 Issue 5, p659-671, 13p, 4 charts Abstract: Malingering test accuracy is increasingly a major issue in psychology and law. Integrating results across measures might offset limitations of a single test, but the practical benefits of using several tests depend on the extent to which they misclassify the same individuals. Data from 66 evaluatees were used to assess the degree of overlap and consistency of classification among several commonly used malingering instruments. Although correlative data indicated that measures were highly redundant even across symptom domains, classification accuracy analyses revealed that findings based on conjunctions of these scales may not overlap to the degree that the correlations might suggest. Copyright © 2006 John Wiley & Sons, Ltd. [ABSTRACT FROM AUTHOR] DOI: 10.1002/bsl.730 (AN 22643224)

    From flawed self-assessment to blatant whoppers: the utility of voluntary and involuntary behavior in detecting deception. By: Ekman, Paul; O'Sullivan, Maureen. Behavioral Sciences & the Law, Sep2006, Vol. 24 Issue 5, p673-686, 14p, 1bw Abstract: Malingering occupies a range on a continuum from biased self-perception to conscious, deliberate, serious lies. One aspect of this continuum is the element of self-conscious or deliberate control. Suggestions from Darwin's writings concerning the role of voluntary and involuntary activation of the facial muscles are examined and illustrated with data from a 40 year program of research on deception. The impact of the voluntary–involuntary distinction on the appearance, timing, symmetry and cohesion of facial expressions of emotion is explained. Data relevant to changes in vocal and gestural aspects of demeanor in honest and deceptive behavior are also reviewed. The relevance of these laboratory-based findings on the voluntary control of nonverbal behavior in assessing some types of malingering is discussed. Copyright © 2006 John Wiley & Sons, Ltd. [ABSTRACT FROM AUTHOR] DOI: 10.1002/bsl.729 (AN 22643225)

    Investigating the M-FAST: psychometric properties and utility to detect diagnostic specific malingering. By: Guy, Laura S.; Kwartner, Phylissa P.; Miller, Holly A.. Behavioral Sciences & the Law, Sep2006, Vol. 24 Issue 5, p687-702, 16p, 4 charts Abstract: This study examined the ability of the M-FAST to differentiate a group of undergraduate students simulating one of four DSM-IV diagnoses (n = 190; schizophrenia, major depressive disorder, bipolar disorder, and posttraumatic stress disorder) and a clinical comparison sample drawn from previous M-FAST studies comprising individuals with the same diagnosis (n = 142). Across all diagnostic conditions, the simulators obtained higher M-FAST total scores than the clinical comparisons, and the rare combinations scale was equal or superior to the total score at differentiating the groups. The M-FAST was most efficient at distinguishing feigned from bona fide schizophrenia. Although the internal consistency of the total score was high (α = 0.88), inter-item correlations were lower than values reported in previous research. Lastly, given the importance of base rate considerations in the evaluation of diagnostic instruments, it was notable that the M-FAST was able to identify malingerers even at relatively low base rates. Copyright © 2006 John Wiley & Sons, Ltd. [ABSTRACT FROM AUTHOR] DOI: 10.1002/bsl.706 (AN 22643226)

    Buona vita

    Guglielmo
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  13. #13
    Johnny
    Ospite non registrato
    Non è un mistero dopotutto che l'accidia sia stata definita, in molti articoli comparsi sulla rete e su altri media, il male del nostro secolo.
    attenzione però, che devi selezionare bene le fonti da cui attingi, soprattutto sulla rete e i media e su argomenti di psicologia (tutti si improvvisano psicologi al giorno d'oggi e sparano un mucchio di stupidaggini o opinioni personali spacciandole per vere e senza il supporto di studi scientifici)
    Ultima modifica di Johnny : 21-04-2008 alle ore 14.58.53

  14. #14
    Neofita L'avatar di Lucia di Lammermoor
    Data registrazione
    15-01-2008
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    Milano
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    RE a *-ras-*

    Hai proprio ragione,

    non vorrei essere strumentalizzata da contributi di propaganda politica oppure da persone che sono di parte o peggio superificiali.

    La bibliografia la sto selezionando accuratamente anche perchè non posso svolgere una ricerca senza accreditate fonti.

    In realtà la parte a cui ti riferisci l'ho voluta includere per contestualizzare e rendere la ricerca molto attuale sperando così di suscitare un interesse maggiore nell'uditorio
    "La sofferenza è insita nella natura umana;
    ma non soffriamo mai, o almeno molto di rado, senza nutrire la speranza della guarigione;
    e la speranza è un piacere."

    Giacomo Casanova

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