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Discussione: Tema attenzione

  1. #1
    Ospite non registrato

    Tema attenzione

    Qualcuno potrebbe darmi qualche inidcazione di come impostare questo tema.... ho un rifiuto totale ma vorrei almeno avere uno schemetto per poter scrivere qualche cosa nel caso dovesse uscire!!!

  2. #2
    Ospite non registrato
    Agli esordi della psicologia scientifica l'attenzione è stata oggetto di studio all'interno di esperimenti riguardanti la coscienza ed in particolare l'introspezione.
    Con il comportamentismo e la Gestalt l'attenzione fu relegata su un piano assolutamente secondario, per essere nuovamente rivalutata negli anni 50 dal Cognitivismo.
    In questo stesso periodo gli studi neurofisiologici si affiancarono a quelli più propriamente psicologici.
    Attenzione e livello di attivazione sono visti come stati correlati, ma che non si identificano.
    L'attivazione può essere vista come un dato globale dell'organismo che si svolge lungo un continuum, mentre l'attenzione è considerata come una funzione selettiva che si correla con il livello di attivazione, ma che non coincide con esso.
    Il concetto di attenzione appare di fatto multiforme perché comprende aspetti diversi e viene usato per spiegare situazioni e fenomeni differenti.
    In particolare, sia la selezione delle informazioni che la capacità di svolgere contemporaneamente compiti diversi sono state studiate dai ricercatori, che quindi parlano di attenzione selettiva e di attenzione divisa.


    • Attenzione selettiva
    La situazione che costituisce il classico esempio di attenzione selettiva è rappresentata dal cosiddetto effetto cocktail party, cioè: nonostante le emissioni sonore provenienti da tutti gli astanti siano colte dai nostri recettori acustici, noi siamo in grado di selezionare e analizzare solo quelle provenienti dalla persona con la quale stiamo conversando.
    Negli studi sull’attenzione selettiva sono state utilizzate prevalentemente due classi di paradigmi sperimentali: i paradigmi di selezione e i paradigmi di filtraggio.
    I paradigmi di selezione sono rappresentati soprattutto dai compiti di ricerca visiva.
    Un tipico compito di ricerca visiva è composto da numerose prove consecutive; ciascuna prova consiste nella presentazione di una figura composta da diversi elementi.
    In alcune prove, tra i vari elementi è presente un particolare elemento detto stimolo bersaglio (target), che il soggetto conosce.
    Nelle altre prove lo stimolo bersaglio non è presente.
    In ciascuna prova il soggetto ha il compito di decidere più rapidamente possibile se lo stimolo target è presente o no.
    A differenza dei paradigmi di selezione, i paradigmi di filtraggio si basano essenzialmente sulla presentazione rapida e continua di stimoli rilevanti e irrilevanti (da ignorare), che differiscono generalmente per un qualche attributo fisico, quale la posizione spaziale, il colore, l’intensità, ecc.
    Ora, se consideriamo l’elaborazione delle informazioni come un processo continuo che va dall’analisi delle caratteristiche elementari dello stimolo al suo riconoscimento, all’emissione della risposta allo stimolo, allora uno dei problemi teorici più importanti riguarda l’identificazione del punto in corrispondenza del quale avviene la selezione dell’informazione.
    A questo riguardo le teorie sull’attenzione si dispongono lungo un continuum che va dalle teorie che propongono una selezione precoce dell’informazione a quelle che propongono invece una selezione tardiva.
    Un esempio di modello che propone una selezione precoce dell’informazione da elaborare è la teoria del filtro di Broadbent.
    Secondo B. esisterebbe una fase iniziale di elaborazione dell’informazione durante la quale tutti gli stimoli vengono analizzati simultaneamente sulla base delle loro caratteristiche fisiche elementari e immagazzinati per un breve periodo.
    In questa fase, quindi, non si ha alcuna selezione dell’informazione.
    A questo stadio di elaborazione, che B. attribuisce al sistema sensoriale (S), segue una fase di elaborazione più avanzata da attribuire al sistema percettivo (P), il quale opera serialmente, elaborando cioè uno stimolo dopo l’altro.
    Un filtro, posto tra il sistema S e il sistema P, seleziona gli stimoli che possono avere accesso ai livelli di elaborazione più sofisticati.
    Treisman modificò la teoria originale di B., e formulò la teoria del filtro attenuato, secondo la quale il filtro attentivo si limita a ridurre e non a cancellare l’informazione disponibile nel canale non attentivo, e che in particolari condizioni anche questa informazione ridotta è sufficiente ad attivare delle unità nel lessico mentale (una sorta di magazzino delle parole conosciute).
    All’interno del lessico mentale esisterebbe uno stato di facilitazione di alcune unità che aumenterebbe la probabilità per certi significati, come ad es. il proprio nome di battesimo, di essere attivati e quindi percepiti.
    Tale stato di facilitazione può infine essere modificato dalle istruzioni ricevute o dalle aspettative del soggetto.
    Una proposta più radicale rispetto al modello di B. è invece quella di Deutsch e Deutsch.
    Questi autori respinsero il modello di B., perché valutarono che le capacità di elaborazione dell’informazione che il filtro descritto da B. dovrebbe avere per operare la selezione dell’informazione dovrebbero essere tanto complicate quanto lo sono quelle del sistema P.
    Se questo è vero, allora il filtro diventa totalmente inutile.
    Essi quindi proposero che non esiste nessun filtro e che l’intera elaborazione dello stimolo è automatica e indipendente dall’attenzione selettiva.
    L’attenzione selettiva interverrebbe solo per controllare l’accesso dello stimolo alla coscienza, alla memoria e ai sistemi di risposta.
    Gli effetti dell’attenzione sarebbero quindi soltanto il prodotto dell’interazione tra coefficienti di importanza e informazione afferente.
    C’è da dire che, comunque, il lavori più recenti nel campo sembrano essere favorevoli alla posizione di Broadbent.


    • Attenzione divisa
    Quando si fa riferimento al concetto di attenzione divisa si pone l’accento su un particolare aspetto dei processi attentivi, ovvero sulla capacità che tutti abbiamo di prestare attenzione a più cose contemporaneamente.
    Va sottolineato che i due aspetti, quello di selezione studiato nell’ambito dell’attenzione selettiva e quello di distribuzione studiato nell’ambito dell’attenzione divisa, non sono due fenomeni indipendenti, ma due aspetti dello stesso fenomeno.
    La situazione sperimentale tipica nello studio dell’attenzione divisa è quella relativa al doppio compito; il risultato che in genere si osserva in questa situazione è che la prestazione ai due compiti è peggiore di quella ottenuta dallo stesso soggetto quando è impegnato nei due compiti separatamente.
    Le teorie che abbiamo visto precedentemente, che possono essere dette strutturali, spiegano la prestazione in compiti multipli facendo riferimento ad un rapido spostamento dell’attenzione tra i diversi compiti.
    Ad es., Broadbent propone che l’operatore umano abbia una singola risorsa, ovvero un unico processore a capacità limitata.
    Quando questo processore è impegnato nell’elaborazione dell’informazione per un compito, l’elaborazione per il secondo compito viene sospesa finché la prima non è completata.
    In questa prospettiva, l’attenzione è vista come un fenomeno tutto-o-nulla.
    I teorici della capacità, invece, sottolineano la divisibilità delle risorse cognitive tra i diversi compiti contemporanei e la possibilità di assegnare in modo graduato parte delle risorse a ciascun compito.


    Il modello di Kahneman è particolarmente importante perché rappresenta il tentativo di unificare le teorie strutturali e quelle della capacità.
    Egli afferma che l’operatore umano ha una capacità limitata per l’esecuzione delle attività mentali e che il limite varia con il livello di attivazione in funzione del carico imposto da ciò che, attimo per attimo, siamo chiamati a fare.
    Assume quindi che quando l’attivazione fisiologica è moderatamente alta c’è una maggiore disponibilità di capacità.
    K. ritiene che al crescere delle richieste si ha un corrispondente aumento della quantità di risorse mobilitate, fin quando le prime non eccedono le seconde: a questo punto la prestazione del soggetto non è più adeguata alla domanda e si ha un’interferenza tra i compiti.
    Possiamo distinguere tra un’interferenza di capacità, che è non specifica e dipende solo dalle richieste di entrambi i compiti, e un’interferenza strutturale, che è specifica e dipende dal grado in cui i compiti gravano sugli stessi meccanismi.
    L’ipotesi, quindi, è che per eseguire una qualsiasi attività mentale siano necessarie due condizioni:
    - disporre di un insieme d’informazioni adeguate e specifiche per quell’attività e
    - poter usufruire della quantità sufficiente di impegno, sforzo o attenzione.



    Le teorie appena presentate assumono l’esistenza di un’unica riserva di risorse indifferenziate e quindi, non riescono a spiegare alcuni effetti sperimentali che invece sono stati più volte osservati.
    Tra gli effetti sperimentali che le teorie della capacità limitata non riescono a spiegare ricordiamo:
    - l’insensibilità alla difficoltà: in base alle teorie della capacità, se si aumenta la difficoltà del compito primario allora la sua esecuzione dovrebbe richiedere più risorse a scapito dell’esecuzione del compito secondario, quindi la prestazione a quest’ultimo dovrebbe peggiorare; quest’effetto però non viene sempre osservato, in quanto a volte l’incremento della difficoltà in un compito primario non determina un peggioramento della prestazione nel compito secondario;
    - la condivisione perfetta: è stato osservato che a volte due compiti vengono eseguiti contemporaneamente senza alcuna interferenza.
    Questi effetti ci dicono che nel caso di situazioni che impongono di eseguire più compiti contemporaneamente non conta solo la quantità di risorse allocate ad ogni compito, ma anche le strutture o i processi cognitivi che essi coinvolgono.
    L’osservazione di tali effetti dà ragione di esistere alle teorie delle risorse multiple, il cui principale esponente è Wickens.
    Tali teorie non prevedono l’esistenza di un unico insieme di risorse allocabili ad uno o più compiti, ma di più insiemi di risorse, ciascuno con proprie caratteristiche, che possono essere allocabili in modo indipendente.
    Va comunque detto che al momento non c'è nessuna teoria sull'attenzione unanimemente condivisa; sembra accertato che molti processi diversi siano responsabili della selettività dell'attenzione.

  3. #3
    Ospite non registrato
    Non so che dire..... sei fantastica!!!!!!! E' veramente raro trovare persone tanto disponibili come te...... grazie grazie grazie.....

  4. #4
    Ospite non registrato
    Se non ci aiutiamo tra noi!

  5. #5
    Ospite non registrato
    ciao ragazzi
    anche io ho affrontato cos``i l'argomento, certo non cosi preciso ma i linea di massima corrisponde. Il mio problema riguarda i campi applicativo professionali e i metodi di indagine, o meglio ho parlato dell'importanza dell'attenzione in campo edcativo, dei disturbi dell'attenzione e dei metodi di indagine come effetto stroop e esperimenti di Fantz sull'abituazione. Che dite va bene o sono fuori?
    baci a tutti
    petula

  6. #6
    Ospite non registrato
    Secondo me va bene...anzi pure troppo. Cmq anche negli sv applicat parlo dei deficit d'attenzione nell'ambito educativo-scolastico. io ho azzardato anche un ambito applicat inerente la pubblicizzaz di loghi, marchi...con l'effetto stroop effect....che ne dite???
    Per i metodi di indagine parlo dello studio condotto sui bamb piccoli, cioè della registraz dei movim oculari e della misuraz ke il bamb dedica alla fissaz di uno stimolo piuttosto che un altro (fissaz preferenziale). Boh?????

  7. #7
    Ospite non registrato
    va benisimo echimera e grazie perchè ogni tanto mi prende lo sconforto, ora si tratta di memorizzare tutto e questo mi spaventa alquanto.
    buona domenica a tutti voi e baci
    petula

  8. #8
    Ospite non registrato

    Per Petula

    SI Petula hai ragione.....ora ci tocca memorizzar il tutto!
    Basta,nn voglio neppure saper se ci sono altri temi...ora si tratta di consolidare nella MLT quello che abbiam apprso in quella a BT....ahahha ciao raga....
    PS: Oggi tutti i miei amici sono andati al mare...ed io qui.. a studiar..............sgrunt!!
    per fortuna che ci siete voi, cosi mi sento meno sola.......e meno sfigata!

  9. #9
    crazypsycho
    Ospite non registrato
    consolati Echimera, credo che in molti siamo in casa a boccheggiare davanti ai libri, siamo proprio sfigatiiiiiiiiiiiiiiiiii,
    besos, MAury

  10. #10
    Ospite non registrato
    Qualcuna di voi ha due righe da mandarmi sui metodi di indagine e gli sviluppi applicativo-professionali nell'attenzione?
    Grazie mille!

  11. #11
    Partecipante Assiduo L'avatar di clietta
    Data registrazione
    20-08-2002
    Messaggi
    182
    Ciao Royekira stasera nel forum parleremo proprio di attenzione....vai all'argomento "attenzione/ vigilanza" e vedi se ci trovi qc che fa al caso tuo..se vuoi collaborare faremo tutte le sere una cosa del genere per tutti gli argomenti!
    Buona serata

  12. #12

    Riferimento: Tema attenzione

    Ciao a tutti sto svolgendo una ricerca sul fenomeno dell'attenzione. Ho letto e trovato molto utile il testo della prof.ssa Stablum. Vorrei sapere se qualcuno di voi mi potesse dare qualche suggerimento circa i testi da poter leggere, per quanto riguarda il percorso storico di tale tematica, ad esempio la Stamblum cita Aristotele. Qualcuno di voi sa se a livello filosofico qualche altro autore si è interessato dell'attenzione??
    Grazie mille, anticipatamente

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