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  1. #76
    Partecipante Esperto L'avatar di Santiago
    Data registrazione
    27-03-2004
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    471

    Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapia?

    Citazione Originalmente inviato da RosadiMaggio Visualizza messaggio
    Cioè, qd tu hai davanti un pz, in realta', la storia che racconta da un certo punto di vista è la sua, ma nello stesso tempo, egli è portavoce di una storia diversa e piu' complessa di cui fa parte;
    Sicuramente qualcosa che si avvicina

    Citazione Originalmente inviato da ikaro78 Visualizza messaggio
    Non saprei cosa intende di preciso Santiago per effetti iatrogeni del transfert, ma magari può indicarci l'elenco delle motivazioni, credo -se ho ben capito- che il paziente sotto questo transfert immaginario ripeterebbe la posizione o la prospettiva da cui continua a raccontare la sua storia...

    Saluti,
    ikaro
    Il transfert è un costrutto teorico che si fonda su una pratica "correttiva" della psicoterapia che ha il principale effetto iatrogeno di considerare il soggetto mancante, rotto, deficitario. Qualcosa di simile può essere argomentato per il concetto di ciclo interpersonale introdotto dai cognitivisti.
    Un terapeuta consapevolmente decentrato, seppur coinvolto, sa di occupare un posto molto più piccolo nella vita del cliente di quanto la sua teoria e la sua pratica terapeutica facciano credere.

    Santiago
    Ultima modifica di Santiago : 27-09-2008 alle ore 02.01.31
    "Soltanto i pesci non sanno che è acqua quella in cui nuotano, così gli uomini sono incapaci di vedere i sistemi di relazione che li sostengono" L. Hoffmann

  2. #77
    Postatore Epico L'avatar di RosadiMaggio
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    10-02-2006
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    Tra le Alpi e gli Appennini
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    Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapia?

    Grazie sia a Santiago che ad ikaro78, per le vostre risposte.
    Gaia

    Tessera n° 15 Club del Giallo

    Guardiana Radar del Gruppo insieme a Chiocciolina4

  3. #78
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
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    28-03-2004
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    Milano
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    Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapia?

    Citazione Originalmente inviato da Santiago Visualizza messaggio
    Il transfert è un costrutto teorico che si fonda su una pratica "correttiva" della psicoterapia che ha il principale effetto iatrogeno di considerare il soggetto mancante, rotto, deficitario. Qualcosa di simile può essere argomentato per il concetto di ciclo interpersonale introdotto dai cognitivisti.
    Un terapeuta consapevolmente decentrato, seppur coinvolto, sa di occupare un posto molto più piccolo nella vita del cliente di quanto la sua teoria e la sua pratica terapeutica facciano credere.
    O meglio, direi una certa tradizione che tende a reificare il transfert come relazione genitore-bambino partendo dall'idea che il soggetto sia deficitario e che l'analisi possa colmare la mancanza. Ma ci sono concettualizzazioni del transfert differenti, che non perdono di vista la dimensione "come se" del transfert e che relativizzano la presenza dell'analista.
    Comunque concordo con willy: si può scegliere di non considerare un punto di vista della relazione transferale tra paziente e terapeuta, con la logica conseguenza, però, di non poterla leggere quando essa viene messa in atto. E, in un ottica di modalità di funzionamento del sistema, mi viene da pensare che è difficile sostenere che anche il terapeuta non entri nel funzionamento sistemico del paziente...

    Saluti
    gieko

  4. #79
    Partecipante Esperto L'avatar di Santiago
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    27-03-2004
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    Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapia?

    Citazione Originalmente inviato da gieko Visualizza messaggio
    E, in un ottica di modalità di funzionamento del sistema, mi viene da pensare che è difficile sostenere che anche il terapeuta non entri nel funzionamento sistemico del paziente...
    Infatti non credo che il terapeuta non entri nel funzionamento sistemico del paziente. Specie se con "sistemico" intendi che il terapeuta inevitabilmente viene ad assumere una posizione nel contesto relazionale del paziente. Ma sostenere questo non è parlare di transfert.
    E infatti non considerare il transfert non significa mettere in disparte la relazione terapeuta-paziente/i.
    Ho sempre qualche difficoltà ad accettare evoluzioni o visioni alternative di concetti che vanno sotto lo stesso nome. Evoluzioni o sfumature nuove di uno stesso costrutto sono bene accette, ma non dovrebbero essere in contraddizione con gli assunti nucleari che lo definiscono. Altrimenti diventano nuovi costrutti.
    Gran parte della "dispersione" teorica in psicologia è a mio parere imputabile proprio a problemi terminologici come questo.

    Santiago
    Ultima modifica di Santiago : 27-09-2008 alle ore 17.02.32
    "Soltanto i pesci non sanno che è acqua quella in cui nuotano, così gli uomini sono incapaci di vedere i sistemi di relazione che li sostengono" L. Hoffmann

  5. #80
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
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    28-03-2004
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    Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapia?

    La questione terminologica è senz'altro spinosa e di non facile soluzione, anche perchè trovare dei termini che sinteticamente esprimano un concetto complesso come quello che, sotto forme variabili, viene chiamato "transfert".
    So di "coraggiosi" che, pur rischiando di essere tacciati di eresia e bruciati sul rogo dalla psicoanalisi ufficiale, hanno osato abolire il termine "transfert" adottando quello di "relazione" tout court, ma è troppo generico e non rende l'idea. Se si aggiungono aggettivi come "reale", "collusiva", "diretta", "interattiva" si riesce più o meno a dare idea della dimensione patologica in quanto limitante e ripetitiva del rapporto analista-paziente.
    Ma anche qui mancano parecchie cose che rimandano alla dimensione emotiva ed intrapsichica. Insomma è una bella gatta da pelare, e per questo mi sembra che ci si intenda di più a parlare di transfert o relazione transferale, con la precisazione che ci sono correnti psicoanalitiche che hanno sempre prestato attenzione alla natura tecnica del transfert, piuttosto che optare per una versione reificata dei bisogni del paziente deficitario a cui bisogna riparare.
    gieko

  6. #81
    Partecipante Super Figo L'avatar di ikaro78
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    Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapia?

    Bah, su questo punto non sono per niente d'accordo la psicoanalisi si basa sul transfert ma non è niente di tutto questo, né 1 pratica correttiva né un intervento sul deficit del paziente, anche se sei un po' troppo lapidario e non capisco bene cosa intendi...
    Ultima modifica di ikaro78 : 28-09-2008 alle ore 00.36.32

  7. #82
    Partecipante Super Figo L'avatar di ikaro78
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    Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapia?

    Bah, su questo punto non sono per niente d'accordo la psicoanalisi si basa sul transfert ma non è niente di tutto questo, né 1 pratica correttiva né un intervento sul deficit del paziente, anche se sei un po' troppo lapidario e non capisco bene cosa intendi...

  8. #83
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
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    28-03-2004
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    Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapia?

    E' vero, sono stato troppo sintetico e lapidario, come dici tu. Come sai mi riferisco ad una certa tradizione psicoanalitica (teoria delle relazioni oggettuali, psicologia dell'Io e del Sé) e ad una determinata interpretazione di quelle teorie in senso prevalentemente riparativo (l'esperienza emozionale corretiva, l'ambiente materno...) che è stata tradotta in analisi coerenti con questa visione. Penso non sia molto lontano da ciò che tu chiami esaltazione dell'aspetto immaginario del transfert da parte dell'analista.
    gieko

  9. #84

    Re: Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapi

    Sono contenta di aver trovato questa discussione e ci sono arrivata in qualità di paziente che naviga in rete per cercare di capire i motivi di un impasse o di forti resistenze che portano al fallimento di una terapia. Purtroppo so che il forum permette ai "pazienti " di parlare in linea generale e non in veste di una paziente che cerca un consulto chiarificatore della propria personale situazione; quindi, mi attengo al generale e non vi riporto nei "dettagli" la mia storia e di come sono arrivata a questo punto "senza uscita" della terapia. E con questo cerco anche io le mie risposte e insieme alle risposte uno spiraglio, ammesso che possa ancora esserci!


    Il mio terapeuta stesso sostiene che la terapia la fa la coppia terapeutica, è lì che si gioca tutto, lui sostiene che l'approccio può anche essere ateorico, cioè non rifarsi in modo scrupoloso ad uno scuola di pensiero, lui stesso attinge da diverse scuole ma la terapia la si fa durante i colloqui.In tutto ciò la sua terapia ha un suo stile e una sua "personalità" che non non ho visto variare neppure nel gruppo terapeutico con i diversi membri e mie compagni di ventura. Per anni ho giovato della sua terapia e mi ha portato, non senza pazienza , determinazione e fiducia estreme, a lavorare molto bene sui miei "SINTOMI"; Presentavo un quadro molto vario e complesso e non è detto che sei arrivata risolverli.

    La mia situazione è cambiata dopo, quando , risolti i sintomi e la punta dell'iceberg ho trovato BEN ALTRO di cui non sapevo manco l'esistenza.Ho sofferto di anoressia e narcisismo , forse essendo egosintonica non riesco a riconoscermi come "problematici" tratti della mia personalità .A tutto ciò si è aggiunto un forte impasse col mio terapeuta e sono arrivata a farmi diverse domande e a darmi da sola molte risposte:

    - io penso che quando il paziente "resiste" lo fa per diversi motivi, spesso motivi inconsci, involontari, che ci portano a credere e a convincerci di cose che in realtà non sono tali: per esempio, se guarisco mi annoio, muoio e sto peggio, non ho tempo di perdere altri anni in terapia, stare male e poi non avere la certezza di essere felice, non ho abbastanza soldi e tempo per fare le sedute.Io ho notato che quando si hanno queste resistenze, anche se si analizza con distacco, molto distacco, si finisce per credere a questi alibi, vince il lato emotivo e non quello razionale.Vince la credenza perchè ci si crede!

    - Forse si fallisce e ci si "RITIRA" dal percorso perchè lo si sente troppo lungo e insostenibile e mettendo i pro e i contro sul piatto della bilancia il paziente , incosciamente o volontariamente decide che è meglio per se stessi non proseguire, è un modo anche per salvaguardare se stessi e la proprio incolumità fisica e psichica.
    Per esempio nel mio caso,che non ho mai potuto avere un fidanzato e piacere agli uomini fino all'età di 35 anni. mi sono chiesta: devo fare un casino per entrare in una relazione , starci dentro anni , perchè sento una dipendenza che dura anni e non certo si risolve tra 4 o sette anni , per poi finire di risolvere ed essere felice dopo la menopausa?Forse, se ci arrivo.
    Cioè una persona che entra in terapia ci entra per risolvere determinati problemi, quelli che conosce (nel mio caso il cibo, poter piacere e sentirsi amabile, poter essere felice nel mondo)ma non sa che la strada è molto, molto, molto più lunga e faticosa e dolorosa di quella che crede.Ciò può portare alla lunga ad arrendersi e a gettare l'ascia di guerra o addirittura a preferire di essere come si è sempre stati piuttosto che cambiare ( vantaggio secondario?).

    Per quanto riguarda il terapeuta e l'impasse:
    Io credo che nel mio caso sia un mix , un mix di colpa mia che ho resistenze a cambiare e a riconoscere i mie problemi come tali, e di colpa del terapeuta che credo che abbia commesso qualche errore strategico con me a tal punto che siamo arrivati ad un forte impasse e stallo che si protrae da diverso tempo ma che lui stesso non imputa minimamente a se ma solo a me e alle mie resistenze.

    Qui ci sarebbe molto da dire....ma la mia riflessione al momento sui ferma qui.
    Al momento mi piacerebbe trovare un terapeuta che mi permette di parlare , parlare molto e mettesse un po' sullo sfondo la soluzione , forse potrebbe essere un passo verso lo sciogliemento di qualche blocco o forse no, ma sarebbe sicuramente buono in termini di chiarezza sulla situazione e di benessere psichico.

  10. #85

    Re: Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapi

    Leggo meglio questa discussione e penso proprio che questo stia accadendo a me: abbandono della terapia ANCHE a causa dell'impasse con il mio terapeuta.

  11. #86

    Re: Riferimento: quali sono i motivi che fanno fallire una psicoterapi

    Citazione Originalmente inviato da francesca63 Visualizza messaggio
    Quello che sostieni è giustissimo...Però, ci sono situazioni, nel corso di un trattamento, in cui il paziente ha urgente bisogno anche di sintesi.
    Sintesi, che io definirei direttive, consigli, reazioni emotive che invece non arrivano mai.
    Mi spiego meglio:il paziente, visto che le psicoterapie durano tanti anni, vive la sua vita e inevitabilmente nel suo trasmetterla all'analista si aspetta un sostegno pratico che specialmente nei percorsi più ortodossi non riceve...lo psi si astiene dal dare consigli ecc., perchè deve essere il pz, a decidere da solo autonomamente, fare le sue scelte in base alla maturità e alle consapevolezze acquisite....Tutto questo può creare nel pz uno stato di frustrazione: non si sente capito, sostenuto, aiutato, voluto bene.
    Gli psi , si proteggono sostenendo che se dovessero esaudire tutte le richieste di maggiore partecipazione e affettività, sarebbe diseducativo, poichè nella realtà nessumo soddisfa il tuo bisogno di aiuto, anzi, la vita è dura e gli psi devono insegnare ad essere forti e trovare in se stessi l'energia di affrontare e risolvere i propri problemi.
    Ma quanto tempo, quanta sofferenza si potrebbero evitare ...basterebbe un segnale, una dritta, un imput. Questo per me è uno zoccolo duro, una questione inspiegabile, che dibatto spesso con il mio psi, trovandomi ci fronte un muro di gomma. Sono consapevole, capisco che il metoto, la tecnica indicano l'astinenza e il silenzio come strumenti di cura, ma io non condivido e ritengo che una maggiore partecipazione dell'analista, nei tempi giusti, potrebbe solo contribuire all'efficacia della cura e al benessere del pz.
    I silenzi al posto di una disperata richiesta di consigli e direttive, a mio avviso possono essere causa del fallimento di un'analisi, nel senso che il paziente si sente abbandonato, non sufficientemente sostenuto dal terapeuta, si scoraggia e molla la terapia.
    Scusate l'arringa....Ricordate che questo urlo di dolore arriva dal paziente, cioè dall'altra campana, e voi che esercitate o vi apprestate ad esercitare questa professione, avete il dovere di porvi anche dalla posizione di chi vi chiede aiuto.
    Scusate se non mi sono saputa esprimere bene, ma spero che abbiate recepito il messaggio e possiate in qualche modo fornirmi dei chiarimenti.
    Grazie.
    Ecco, quoto pienamente Francesca, ha espresso benissimo il concetto.
    Ultima modifica di Dreaming-girl : 31-07-2016 alle ore 03.52.15

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