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  1. #16
    Partecipante Esperto L'avatar di elieluna
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    Approfondirei il fatto della mancanza di un proprio pediatra e, tralasciando il fatto che a scuola il bimbo va bene, attraverso colloqui con il bambino ci sarebbe da vedere il rapporto con le sorelle. Allora...non ha buoni rapprti cn i bimbi a scuola, con le sorelle e con la madre(che insulta e picchia)...disturbo della condotta, oppositivo-prvocatorio o disturbo da disadattamento?potrebbe essere quest'ultimo e magari sarebbe utile somministrare qualche test al riguardo (che però non so)
    Davanti a me c'erano due strade...
    io ho scelto quella meno battuta
    e questo ha fatto la differenza...
    R.Frost

  2. #17
    Partecipante Esperto L'avatar di elieluna
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    Secondo me il fatto "commissione" non è assolutamente da sottovalutare...
    Ps. per il progetto di intervento con il bambino ed i genitori proporrei parent training e rinforzamento e modellaggio
    Davanti a me c'erano due strade...
    io ho scelto quella meno battuta
    e questo ha fatto la differenza...
    R.Frost

  3. #18
    Cri
    Ospite non registrato

    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    Scusate...ma questo Celi di cui parlate è ABC della psicop?

  4. #19
    Partecipante Esperto L'avatar di elieluna
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    Il libro di celi è psicopatologia dello sviluppo
    Davanti a me c'erano due strade...
    io ho scelto quella meno battuta
    e questo ha fatto la differenza...
    R.Frost

  5. #20
    Partecipante Esperto L'avatar di annaraika
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    sul dc non saprei perchè l'unico elemento sarebbe " picchia la madre" ma potrebbe rientrare nell'ambito del dop... quindi il dc non lo scarterei totalmente visto che è frequente dopo un dop ma ci andrei cauta... ipotizzerei un d. dell'adattamento con alterazione mista della condotta ed emotività anch'io..
    io per i test sinceramente non sto facendo molto perchè sinceramente ho fatto un solo esame che li trattava e quindi non li conosco affatto bene... forse nel caso d'esame utilizzerò solo wisc-r test carta matita, prove mt , e l'mmpi-a se il sogg ha tra 14 e 18 anni... per il resto non saprei...

    cmq son messa proprio maleeeeeeeeee

  6. #21
    Partecipante Veramente Figo L'avatar di orange78
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    anche io avrei fatto le stesse ipotesi..anche io sul disturbo di disadattamento nn saprei quali test usare ...forse dei proiettivi come test della famiglia ,della casa e CAT...io credo questi cmq se nn sn corretti ditemelo!devo imparare anche io se fosse disturbo oppositov -provocatorio usarei il wisc-r e poi un test della figura umana(Machover) e tecniche cognitivo comport ke nn so quali sn xkè nn ho il celie confido in un aiutino...spero di essere stat utile

    x annaraika ci sentiamo domani ti scrivo nel 1 pom ......
    Ultima modifica di orange78 : 10-07-2008 alle ore 09.55.38

  7. #22
    Partecipante Esperto L'avatar di elieluna
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    ora che ci penso..non esiste anche il test del disegno della famiglia?però non i ricordo di chi sia...
    Orange 78: ti metto qui di sotto le terapie elencate nel CELI. Spero ti possano essere d'aiuto
    TRATTAMENTI

    ANALISI DEL COMPITO: Quando un compito è troppo complesso per essere insegnato tutto in una volta, può essere analizzato e scomposto nelle sue parti semplici. In questo modo è poi possibile programmare un intervento nel quale si insegnano al paziente, una dopo l’altra, le singole parti del compito.
    Es: insegnare ad un bambino con ritardo mentale a lavarsi i denti da solo: scomporre l’azione in tanti piccoli passi, o sotto-obiettivi (andare in bagno, avvicinarsi al lavandino, aprire il rubinetto, prendere lo spazzolino, ecc).
    Un altro vantaggio importante è che l’analisi del compito permette di ottenere subito, anche con b. difficili, risultati positivi e questo aumenta la possibilità di usare il rinforzamento e di aumentare così la motivazione.
    Applicazioni: con ritardo mentale per insegnare semplici attività di autonomia personale; nei disturbi dell’apprendimento per suddividere alcuni compiti scolastici difficili (es. operazioni matematiche) o per consolidare abilità di lettura o di matematica; nei disturbi d’ansia per condurre poco alla volta il b. a svolgere attività che gli mettono ansia.
    ANALISI FUNZIONALE: Particolare forma di osservazione sistematica che non si limita a consolidare il comportamento manifestato dal soggetto, ma cerca di mettere in relazione questo comportamento con gli antecedenti (gli stimoli che presumibilmente l’hanno provocato) e le conseguenze (i rinforzatori che presumibilmente lo mantengono).
    Es: cercare di capire da che cosa sono preceduti certi comportamenti aggressivi.
    Non è solo uno strumento di osservazione, ma permette anche di impostare programmi di intervento. Quando infatti ci si rende conto che certi stimoli sono responsabili di certi comportamenti inadeguati, si possono modificare gli stimoli. Quando ci si rende conto che certe conseguenze rinforzano il comportamento, si possono modificare le conseguenze.
    APPRENDIMENTO SENZA ERRORI: Tecnica di insegnamento e di riabilitazione cognitiva che consiste nell’inserire nella situazione didattica uno stimolo con funzione di aiuto. Questo stimolo di aiuto (detto prompt) serve in un primo tempo a impedire al soggetto di sbagliare. In un secondo tempo, quando il soggetto comincia a padroneggiare la nuova abilità, lo stimolo di aiuto viene eliminato gradualmente. Di solito, si usano metodi di dissolvenza (o fading) mano a mano che il soggetto mostra di poter fare a meno dell’aiuto.
    Può essere usato per favorire il processo di lettura, o per insegnare abilità di autonomie personali e sociali, o in alcuni programmi psicoterapeutici di esposizione agli stimoli ansiogeni.
    AUTOISTRUZIONE-AUTOCONTROLLO-AUTORINFORZAMENTO: Negli approcci comportamentali classici il terapeuta programma dall’esterno un percorso: fornisce gli stimoli adeguati, gli aiuti necessari, i rinforzatori e tutto quello che può servire per raggiungere un obiettivo. Vantaggi: il paziente, sostenuto in questo modo attento e rigoroso, ha maggiori probabilità di ottenere dei risultati di quanto non avverrebbe se fosse lasciato solo. Svantaggio: i risultati ottenuti sono legati alla presenza di un aiuto esterno.
    L’autoistruzione è una metodologia cognitiva che cerca di superare questo limite: si insegna al b. a spostare il controllo del suo processo di apprendimento dall’esterno verso l’interno. Gli si insegna cioè a fornirsi da solo le istruzioni necessarie per raggiungere un obiettivo. L’aspetto più importante dell’autoistruzione è il dialogo interno: il b. dice a se stesso cosa deve fare.
    Quando il dialogo interno serve al b. non tanto per regolare un suo percorso di apprendimento quanto per modificare i suoi comportamenti, allora il metodo prende il nome di autocontrollo. Il b. impara ad agire solo dopo aver detto a se stesso cosa deve fare.
    L’autocontrollo prevede dunque che il paziente in un certo senso si sostituisca al terapeuta.
    Se si desidera modificare in senso cognitivo un programma di intervento e spostare il controllo da un agente esterno al paziente stesso, sarà necessario che il paziente impari non solo a darsi gli stimoli adatti, ma anche i rinforzatori necessari. Questo particolare aspetto dell’autocontrollo si chiama autorinforzamento
    AUTO-OSSERVAZIONE – AUTOMONITORAGGIO: Insegnanti e terapeuti nell’approccio comportamentale svolgono spesso osservazioni sistematiche sugli obiettivi didattici e sui comportamenti dei loro allievi/pazienti. Le osservazioni sistematiche servono per monitorare gli eventuali progressi (e poterli così rinforzare) e per rendersi conto delle difficoltà in modo da porvi rimedio. Quando invece è l’allievo/paziente stesso ad osservare e valutare il proprio comportamento si parla di auto-osservazione o automonitoraggio.
    Presentano il vantaggio di lasciare il b. almeno parzialmente protagonista del suo processo di cambiamento.
    Es: b. con disturbo d’ansia che tiene un diario di osservazione del suo comportamento compulsivo per aumentare l’autocontrollo.
    COMPITI COMPORTAMENTALI: Veri e proprio compiti che il terapeuta assegna al paziente. Sono detti a volte comportamentali perché si riferiscono di solito a comportamenti manifesti e osservabili e per lo stesso motivo possono essere chiamati anche prescrizioni comportamentali o compiti graduati, cioè assegnati secondo la regola della difficoltà crescente, in modo da aumentare la probabilità di successo e dunque l’occasione di rinforzare il b.
    DESENSIBILIZZAZIONE SISTEMATICA – ESPOSIZIONE: Procedura di controcondizionamento. Se uno stimolo produce una risposta inadeguata, si può affrontare il problema associando allo stimolo fobico un altro stimolo antagonista dell’ansia (di solito il rilassamento). Si ottiene così che lo stimolo che in precedenza provocava ansia eccessiva ora non la provochi più.
    La D.S. prevede di costruire insieme al paziente una gerarchia degli stimoli ansiogeni e di cominciare il trattamento dagli stimoli che producono meno ansia. Secondo il principio della gradualità che si ritrova in molte metodologie comportamentali, si presenteranno via via stimoli che determinano un’ansia crescente.
    Si può svolgere facendo immaginare al paziente le situazioni che gli creano ansia e facendolo contemporaneamente rilassare (desensibilizzazione sistematica in immaginazione); oppure si può svolgere in una situazione reale (desensibilizzazione sistematica in vivo). In questo caso si parla di esposizione: il soggetto è esposto realmente allo stimolo ansiogeno. Metodo: esporre il paziente, in modo graduale, agli stimoli che gli determinano ansia. In seguito meccanismo di estinzione: l’esposizione alla situazione fa si che le risposte di fuga e di esitamento non vengano più rinforzate negativamente dalla riduzione dell’ansia.
    ESTINZIONE: Un comport. si mantiene se è rinforzato. Se un comport. produce conseguenze positive (cioè è rinforzato) avrà maggiori probabilità di sopravvivere; se non produce mai nessuna conseguenza positiva tenderà a spegnersi. L’estinzione è precisamente il morire di un comport. che non funziona, che non produce nulla di utile per l’individuo.
    Può verificarsi spontaneamente negli ambienti naturali di vita. Quando non si verifica spontaneamente, l’estinzione può essere programmata e trasformarsi così in una tecnica di intervento. La si applica di solito nel controllo dei comport. problematici, ma anche in molte situazioni legate al ritardo mentale, ai disturbi generalizzati dello sviluppo, ai disturbi d’ansia.
    La tecnica dell’estinzione consiste nell’evitare, per quanto possibile, di rinforzare i comport. inadeguati.
    L’estinzione non si usa mai da sola: è un aiuto prezioso se usata in associazione al rinforzamento differenziale, all’analisi funzionale e al modellaggio. L’estinzione può servire anche a ridurre risposte emozionali.
    MODELLAGGIO: Quando un b. emette una risposta corretta, adeguata, adattiva, conforme all’obiettivo didattico programmato, dovrebbe ricevere un rinforzatore, perché in questo modo aumenta la probabilità che risposte simili si ripresentino in futuro.
    Quando un b. non emette la risposta corretta, si può intervenire con le tecniche di modellaggio.
    Il modellaggio consiste nel rinforzare quei comport. che più si avvicinano all’obiettivo, anche se ne sono ancora distanti.
    Es: b. con fobia sociale: l’obiettivo complessivo è farlo stare in classe con i compagni. Si comincia rinforzando il b. quando almeno entra a scuola.
    Il modellaggio consiste dunque nella capacità, da parte dello psicologo o dell’educatore, di accontentarsi delle risposte anche solo parzialmente positive che il b. sa dare. Poi, man mano che il b. mostra di migliorare alcuni comport. e alcune abilità, il modellaggio consisterà nel rinforzare comport. sempre più vicini alla meta, fino a raggiungere alcuni obiettivi prefissati. In generale è un metodo che serve a migliorare la relazione e a renderla realistica.
    MODELLAMENTO: L’allievo/paziente motivato, che ha instaurato una relazione significativa con il suo insegnante/terapeuta, tende a comportarsi come lui, a copiare certi suoi modi di fare, a prenderlo come modello.
    Noi ci impadroniamo di molte abilità e riproduciamo molti comport. osservando un modello. Questo modo di acquisire nuovi comport. e competenze si chiama modellamento, o modeling. Il modellamento può dunque essere definito come una modalità di apprendimento basata sull’osservazione di un modello e sull’imitazione del suo comport.
    Il modellamento diventa una tecnica di intervento quando è usata in modo esplicito per produrre nuovi apprendimenti o nuove abilità.
    PARENT TRAINING: L’approccio comportamentale è molto sensibile alle influenze che l’ambiente ha sul b. Il terapeuta comportamentale è consapevole che per ottenere risultati significativi e generalizzabili è necessario che alcune procedure, alcuni stimoli e alcune strategie di rinforzamento non vengano usati soltanto nel suo studio, ma anche nell’ambiente in cui vive il b.
    Il parent training è una strategia di coinvolgimento dei genitori nel processo educativo, riabilitativo e psicoterapeutico.
    Gli obiettivi del parent training sono 5:
    - imparare a comprendere e a circoscrivere il problema del figlio;
    - imparare che il problema può essere affrontato;
    - imparare che ci sono strategie più adeguate di altre per affrontarlo, conoscere queste strategie, scegliere le migliori e metterle alla prova;
    - modificare l’atteggiamento verso il problema del figlio, acquisendo la consapevolezza che le cose, entro certi limiti, possono essere cambiate;
    - trasformare il senso di colpa in consapevolezza che gli eventuali errori del passato possono servire per comportarsi in modo più corretto in futuro.
    Il parent training non si limita agli interventi comportamentali nei confronti dei genitori, ma prevede anche un lavoro sugli aspetti cognitivi, legati per esempio al loro senso di autoefficacia e ai loro stili di attribuzione, e su quelli emozionali.
    PROBLEM SOLVING: E’ uno strumento cognitivo che serve prima di tutto a insegnare al paziente a vedere le sue difficoltà in termini di problemi, cioè di situazioni difficili che possono però, almeno entro certi limiti, avere delle soluzioni.
    Di solito si svolge attraverso 5 fasi fondamentali:
    - riconoscere il problema e capire che una soluzione può, per lo meno, con calma essere cercata;
    - definire il problema uscendo da una vaghezza che è quasi sempre fonte di indecisione e ansia;
    - cercare insieme possibili soluzioni alternative;
    - scegliere una soluzione;
    - mettere alla prova la soluzione e valutare i risultati.
    RELAZIONE DI AIUTO (O APPROCCIO ROGERSIANO, O TERAPIA CENTRATA SUL CLIENTE: Approccio che da precedenza agli aspetti relazionali. Terapeuta: “prima di tutto mi sta a cuore il paziente in quanto persona, unica e diversa da tutte le altre, e mi interessa entrare in sintonia con lui, poi si vedrà”.
    È una metodologia di intervento che tende a dare la precedenza alla costruzione di una particolare relazione con il paziente, detta empatica, cioè orientata a mettersi nei panni dell’altro, a comprenderlo.
    Non è vero che in questo approccio non si seguono regole o non si usino strumenti: in realtà ha degli obiettivi precisi e si serve di metodi specifici per raggiungerli.
    Obiettivi principali di una relazione di aiuto:
    1 il paziente dovrebbe imparare a guardarsi dentro;
    2 dovrebbe imparare a comprendersi;
    3 dovrebbe partire da questa comprensione di sé per agire nel modo migliore.
    I metodi principali che il terapeuta può mettere in atto sono:
    - prestare attenzione al paziente
    - rispondere a ciò che il paziente dice, ma anche alle emozioni sottostanti
    - personalizzare queste risposte in modo da produrre una comprensione empatica
    - avviare il paziente al suo percorso di cambiamento.
    RINFORZAMENTO E TOKEN ECONOMY: Il rinforzatore può essere definito come la conseguenza positiva di una risposta che ha, come effetto, di rendere la risposta più probabile in futuro. C’è una stretta relazione fra rinforzamento e motivazione.
    Caratteristiche fondamentali del rinforzamento:
    - i rinforzatori sono infiniti. Possono essere classificati in primari (legati alla sopravvivenza, es: cibo) e secondari (appresi nel corso della vita). I rinf. Secondari a loro volta possono essere suddivisi in molte categorie: rinf. molto concreti (quelli che si mangiano e che vengono detti consumatori, oppure quelli che si toccano, come i giocattoli e che vengono detti tangibili); ai livelli più alti ci sono i rinf. sociali (es: vicinanza fisica, sorrisi) e informativi (es: info. Sui risultati di un’azione), a volte detti feedback.
    Una tecnica di passaggio da rinforzatori più concreti a rinf. meno concreti è la token economy, che consiste nel rinforzare il b. con gettoni, o con punti sotto ogni altra forma, che, in seguito, possono essere scambiati con rinforzatori di livello più alto, come il permesso di andare a giocare in giardino.
    - l’attenuazione della concretezza del rinforzamento può essere attuata anche rispetto ai programmi di rinforzamento. I programmi si riferiscono alla frequenza con la quale un rinforzatore è erogato. Es: un rinf. può essere erogato secondo un programma continuo (tutte le volte che il b. emette la risposta corretta riceve la gratificazione) oppure secondo un programma intermittente (la gratificazione arriva solo dopo alcune risposte corrette.
    - i rinf. finora descritti sono detti estrinseci, cioè sono al di fuori dei comportamenti e delle abilità che vengono rinforzate. Lo scopo del lavoro terapeutico ed educativo consiste, spesso, nello spostare il controllo dei comport. positivi dai rinf. estrinseci a quelli intrinseci, che producono motivazione intrinseca.
    - i rinf. possono essere suddivisi in positivi e negativi. I rinf. negativi a volte sono confusi con le punizioni, ma le punizioni sono conseguenze negative, mentre i rinf. sono sempre conseguenze positive. Son detti positivi quando la conseguenza positiva è determinata dall’aggiunta di un elemento positivo (es: una caramella); si chiamano negativi quando la conseguenza positiva è determinata dalla sottrazione di un elemento negativo o spiacevole. I comport. problematici sono spesso mantenuti da rinf. negativi (es: un b. fa il pagliaccio in aula > la maestra lo manda fuori dall’aula > ma forse questo era proprio ciò che il b. voleva ottenere, perché si stava annoiando > l’azione della maestra è stata quindi per il b. una conseguenza positiva). Rinf. negativo perché p determinato dalla cessazione di una situazione sgradita. Anche le risposte d’ansia sono spesso mantenute da rinf. negativi (b. prova ansia nel parlare con un amico > quando vede l’amico se ne allontana per evitare l’ansia > il comport. di allontanamento è dunque rinforzato: il b. sta meglio perché si allontana dalla situazione ansiogena).
    RINFORZAMENTO DIFFERENZIALE: Consiste nel restituire al b. i rinforzatori che l’estinzione gli ha tolto. Es: rinforzare il b. quando si comporta bene (DRA= rinforzamento differenziale dei comport. adeguati) o quando non si comporta male (DRO= rinforzamento differenziale dei comport. alternativi) o quando emette comport. che gli impediscono di comportarsi male (DRI= rinforzamento differenziale dei comport. incompatibili).
    RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA: Ci sono pensieri del paziente che non lo aiutano a collaborare con il terapeuta, o a vedere in modo corretti gli obiettivi terapeutici, o che generano demotivazione. La ristrutturazione cognitiva è una metodologia terapeutica che cerca di modificare questi pensieri. Il terapeuta aiuta il paziente a riconoscere i pensieri che lo fanno stare male o non lo aiutano a star meglio; poi cerca di mostrargli che pensieri di questo genere hanno alcune caratteristiche ricorrenti che li rendono pericolosi: sono esagerati, sono dicotomici (si/no, nero/bianco) e perciò assoluti, sono caratterizzati da inferenze arbitrarie che, da piccoli particolari, arrivano a conclusioni generali. Poi cerca di metterli in discussione, di mostrare al paziente quanti errori questi pensieri contengano e come sarebbe più ragionevole provare a pensare in modo diverso.
    Es: nei disturbi d’ansia per correggere un’interpretazione erronea di un sintomo fisico.
    ROLE-PLAYING: E’ una metodologia terapeutica nella quale il b. prova alcuni comport., come se fosse un attore, in modo da essere poi in grado di metterli in atto più efficacemente quando si troverà in situazioni reali.
    Lavori di gruppo nei quali i b. interpretano ruoli diversi in risposta a circostanze diverse.
    Le interazioni sociali da simulare durante un role-playing possono anche essere negative e, in questo caso, possono favorire l’acquisizione di abilità di autocontrollo e di gestione dell’ansia e dell’aggressività.
    È particolarmente indicato per insegnare abilità sociali, per favorire l’acquisizione della capacità di fronteggiare le situazioni temute nei dist. d’ansia, per sviluppare comport. più adeguati a ricevere gratificazioni dall’ambiente nei dist. dell’umore.
    TERAPIA RAZIONALE EMOTIVA – EDUCAZIONE RAZIONALE EMOTIVA: Per alcuni principi simile alla ristrutturazione cognitiva. In essa l’accento è messo soprattutto sui pensieri, che vengono divisi in funzionali (che contribuiscono a farci stare bene) e disfunzionali. Nella terapia razionale emotiva non ci si limita ad occuparsi dei pensieri, ma si considerano anche le emozioni che da questi pensieri possono scaturire. I pensieri sono allora divisi in razionali (tendono ad essere veri, in quanto razionalmente dimostrabili e tendono a portare con sé emozioni positive) e irrazionali (vanno contro la ragione, sono tendenzialmente falsi e indimostrabili e tendono a farci stare male).
    Pensieri razionali: sono ragionevoli e hanno buone probabilità di essere veri; anticipano eventi postivi probabili e non trasformano in una irreparabile tragedia eventuali situazioni negative. Una serie di pensieri di questo tipo contribuiscono a tenere il livello d’ansia di un b. entro limiti ragionevoli.
    Pensieri irrazionali: sono falsi, del tipo o tutto o niente; sono esagerati e caratterizzati da un senso del dovere che non conosce limiti. Finiscono così per anticipare eventi negativi che, di per sé, non sono molto probabili. Contribuiscono a far star male; veicolano emozioni negative, disadattive, a volte distruttive.
    La terapia razionale emotiva consiste dunque nell’insegnare al paziente a distinguere tra pensieri razionali e pensieri irrazionali e a sostituire, per quanto possibile, i pensieri irrazionali con quelli razionali.
    Davanti a me c'erano due strade...
    io ho scelto quella meno battuta
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    R.Frost

  8. #23
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    Ragazze dove siete finite?
    proviamo un altro caso?

    La madre di Gianni, un ragazzino di 13 anni che frequenta la prima media, si presenta ad un Consultorio per dei problemi che il figlio presenta a scuola : a detta degli insegnanti non socializza con i compagni, mostra scarsa partecipazione alle lezioni, ha un rendimento scolastico alquanto scadente, specie alle prove orali, dove fa quasi sempre scena muta. La madre aggiunge che anche a casa Gianni è molto taciturno, si isola nella sua stanza dove ascolta musica a tutto volume, ha un solo amico che però frequenta poco, e mangia molto, specie fuori dai pasti, tanto che è piuttosto grasso e lo sembra ancora di più a causa della statura piuttosto bassa.
    Il Candidato indichi quali procedure utilizzerebbe per approfondire in successivi incontri la conoscenza del caso, quali strumenti testologici userebbe a questo scopo, e quali potrebbero essere le ipotesi su cui fondare il processo diagnostico.
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  9. #24
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    Si parte con il colloquio con la madre e si indaga sullo sviluppo, quindi parto, eventuali complicanze, se lo sviluppo è stato nella norma, se è stato frequentato nido, materna...e a questo punto chiederei se questi problemi di isolamento ci sono sempre stati ed anche problemi nel profitto scolastico.Nel testo la difficoltà sembra accentuata nelle prove orali...quindi io (probabilmente da ignorante) inizierei cercando di escludere i possibili deficit sensoriali e neurologici...una WISC per lo sviluppo intellettivo, escluderei un disturbo dell'apprendimento e mi avvicinerei all'hp di un disturbo dell'ansia...magari fobi sociale, paura del confronto e giudizio degli altri compagni. Il fatto del mangiare molto potrebbe essere una reazione all'ansia e quindi magari servirebbe una scala per il livello d'ansia ed anche il TMA. che dite? se venisse avvalorata l'hp del distrubo d'ansia...magari tecniche cogniivo-comportametali....
    AIUTO!!!!!!!!!!!!
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  10. #25
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    Pensandoci meglio...no fobia sociale...andrei con l'ansia
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  11. #26
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    Caso- psicologiad ello sviluppo
    Una coppia di genitori si rivolge allo psicologo preoccupatap er il figlio M. che ha 4 anni. La
    coppia riferisce che M è molto attratto dagli elettrodomesticin generee dalle lampade,d a cui è
    letteralmentea ssorbito.M . accendee spegnep iu volte le luci osservandoa ttentamentele lampadee ,
    in estate,è attratto, in modo esclusivoe per tempi anormalmentep rolungati,d ai ventilatori.
    M. ha un fratellino minore per il quale non mostra alcun interesse:n on gioca mai insieme a lui,
    tentando,in vece,d i coinvolgerlon ei suoi interesspi er gli elettrodomestici.
    A scuola le maestre riferiscono che M. è un bambino le cui capacità di sviluppo cognitivo, di
    autoaccudimentoe di linguaggio sono in linea con la sua età. Le maestreh anno, tuttavia,r ilevato
    alcunec aratteristiched i M. che le hannop reoccupaten: el gruppod ei pari M. non riescea d inserirsi.
    Egli sta appartato quando sono organizzati grochi simbolici e non è attratto da giochi motori,
    quando i compagni o le maestre tentano di coinvolgerlo in essi. Quando M. è convinto a partecipare
    egli si mostra impacciato e goffo. Nelle relazioni con i compagni le maestre hanno osservato
    espressiondi el viso, dello sguardoe d in generalec omportamentin on verbali che non eranou sati
    per crearec omunicazionee d interazionec on i compagni.
    Il candidatof ormuli:
    - I'ipotesi diagnostica
    - la diagnosi differenziale
    - gli strumentic he egli userebbep er confermareI' ipotesi diagnostica

    QUI COSA METTERESTE???????????????????????????????????????? ????????
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  12. #27
    Partecipante Esperto L'avatar di annaraika
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    sto andando a lavoro ora ma alle 6 sono su ops e cerco di vedere i casi così ci scambiamo info..
    ciao

  13. #28
    Partecipante Veramente Figo L'avatar di orange78
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    ragazze lo provate anche voi,secondo voi va bene????o ho detto cavolate???
    x eliluna : a primo impatto mi sembrebbe un disturbo di asperger xkè non vi è ritardo mentale ,no??ma devo valutare meglio le cose....nn so se ho detto una cavolata perchè la goffaggine si può notare anche in un disturbo motorio....lo studio e rifletto....te ke pensavi???

    S. è un bambino di sette anni, appartenente a una famiglia di livello socio-culturale medio. Durante la seconda elementare è stato segnalato dalle insegnanti per un ritardo nell’apprendimento della lettura. Dall’anamnesi raccolta emerge che le tappe di sviluppo di S. sono state nei limiti della norma, ad esclusione del linguaggio tardivo (prime parole a 24 mesi) con una successiva compromissione delle componenti fonologiche, semantiche e sintattiche. La madre riferisce di uno stato di sofferenza post-natale di tipo asfittico che ha richiesto il ricovero in ospedale per 10 giorni e che non ha dato esiti di rilievo; riferisce inoltre di un sonno irregolare nei primi mesi di vita con frequenti risvegli notturni e l’insorgenza di frequenti episodi di otiti fino ai tre anni di vita.
    Dall’anamnesi familiare emerge, inoltre, la presenza di problemi nell’apprendimento e nel linguaggio sia per la sorella di S. che per il cugino di primo grado. S. è esposto fin dalla nascita ad una seconda lingua: la madre è infatti italiana, mentre il padre è norvegese.
    I rapporti tra i genitori sono buoni, senza difficoltà legate alle differenze culturali.
    La madre di S. riferisce anche che il bambino a casa ripete spesso di non sentirsi bravo e di non volere più andare a scuola. Quando viene accompagnato a scuola di mattina mostra difficoltà a volere lasciare la mamma.
    Il/la candidato/a descriva:
    a) i nuclei problematici più rilevanti del caso presentato;
    b) gli strumenti e le osservazioni più adatti al caso;
    c) una indicazione diagnostica;
    d) le strategie operative, differenziando i contesti di intervento e motivando le priorità.

    svolgimento
    I pochi dati a mia disposizione sono limitati per delineare un processo diagnostico procederò con il lavoro indicando le fasi che sarebbero necessarie per ottenere tutte le informazioni del caso;procederò all’analisi seguendo il modello di classificazione diagnostica DSM IV.
    S. è un bambino di 7 anni ,frequenta la 2 elementare ,appartiene ad una famiglia di livello socio- culturale medio,tappe di sviluppo ai limiti della norma ad esclusione del linguaggio,avvenuto tardi con compromissione delle componenti fonologiche,semantiche e sintattiche ,stato di sofferenza post-natale di tipo asfittico che non ha dato esito di rilievo,sonno irregolare nei primi mesi,frequenti risvegli notturni e episodi di otiti,presenza di problemi di apprendimento e linguaggio sia per la sorella che per cugino,il bambino non vuol andare a scuola e non si sente bravo.
    Per prima cosa vorrei approfondire l’anamnesi chiedendomi chi ha contattato lo psicologo?perché la segnalazione è avvenuta da parte delle insegnanti?la famiglia non se ne è accorta?quali sono le loro motivazioni e aspettative?i sintomi si sono aggravati?perché è stato chiesto il consulto proprio adesso alla seconda elementare?
    Approfondirei la parte legata alla sua nascita e mi chiederei :quali sono stati i risultati del suo ricovero?sono state fatte visite psicologiche precedenti?
    Approfondirei con i colloqui con i genitori,chiedendo il consenso per ogni tipo di intervento e mi concentrerei sui rapporti familiari,sul clima emotivo in casa e se hanno notato cambiamenti nel bambino,il rapporto con la sorella e mi chiederei con chi passa il tempo il bambino quando lavorano;lavorano entrambi?o solo il padre?
    Vorrei capire meglio i ritardi delle tappe evolutive quindi il sonno,alimentazione ,controllo sfinterico,ma soprattutto i primi passi.
    Poi osserverei e fare dei colloqui con il bambino,potrei somministragli la WISC –R per valutare il suo livello intellettivo,ed eventualmente utilizzerei le prove MT e dettati e lettura di un brano,nel caso non sussista un ritardo mentale,per verificare un disturbo di apprendimento,di lettura.
    Indagherei anche la sua personalità con l’utilizzo del test WARTEGG oppure del CAT,e inoltre approfondirei quegli episodi riferiti al fatto che non vuol andare a scuola,e soprattutto che mostra difficoltà a separarsi dalla madre.
    Questo potrebbe essere sintomo di ansia da separazione ,che può essere indagato con lo STAI,che valuta lo stato di ansia in età evolutiva,o il TMA per valutare l’autostima (è x adulti???)
    Inoltre chiederei un consulto per approfondire i sintomi riferiti a episodi di otiti e chiederei un ulteriore consulto per il quadro riferito a episodi di sofferenza post- natale di tipo asfittico,per indagare sui ritardi evolutivi descritti dalla madre,indagando sul piano neurologico per escludere altri disturbi legati al ritardo mentale,qualora fosse presente.
    Inoltre consiglierei tecniche per l’autostima da effettuare anche nel settore scolastico,che dovrebbe motivare il bambino inco
    Ultima modifica di orange78 : 10-07-2008 alle ore 15.45.18

  14. #29
    Partecipante Veramente Figo L'avatar di orange78
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    ho un altro caso che mi tormenta voi come lo fareste?
    A.F. è una bambina di 7 anni che frequenta la prima elementare in una scuola cittadina, con una lieve paresi al braccio sinistro, esito di un parto difficile.
    Nel dicembre scorso le insegnanti hanno fatto una segnalazione al Servizio materno-infantile della ASL ravvisando in A. F. i seguenti problemi:
    - pur non evidenziando particolari difficoltà di apprendimento, presta attenzione al lavoro per un tempo molto ridotto;
    - il comportamento in classe è difficile: disturba i compagni mentre lavorano o giocano, portando loro via gli oggetti e rispondendo alle proteste usando a volte le mani e parolacce; quando le insegnanti la richiamano, nel lavoro o nel gioco, non accetta di essere sgridata e risponde alzando la voce e, a volte, mettendosi a correre nell’aula.
    La madre riferisce alle insegnanti che a casa i comportamenti segnalati sono poco frequenti e che la bambina riferisce di trovarsi bene soprattutto con l'insegnante di matematica. Le insegnanti sono preoccupate per lo sviluppo della situazione e per le possibili ripercussioni sull’apprendimento. La bambina vive con la madre e con una sorella ventenne; dopo una visita domiciliare l’assistente sociale riferisce di un livello di vita decoroso, anche se né la madre né la figlia maggiore hanno un lavoro stabile.
    Il/la Candidato/a indichi quali procedure adotterebbe per inquadrare ed approfondire la conoscenza del caso, quali strumenti eventualmente utilizzerebbe a questo scopo, quali ipotesi diagnostiche potrebbe indicare e quali suggerimenti offrirebbe agli insegnanti per affrontare la situazione immediata.


    È una bambina di 7 anni che frequenta la 1 elementare,ha una lieve paresi al braccio sinistro esito di parto difficile ,non evidenziano particolari difficoltà di apprendimento ,presta attenzione al lavoro per poco tempo e il comportamento in classe è difficile ,disturba i compagni,porta via gli oggetti e risponde alle proteste usando le mani e parolacce,non accetta di essere sgridata e risponde ad alta voce e si mette a correre nell’aula.
    La madre afferma che questi comportamenti in casa sono poco frequenti e che la bambina riferisce di trovarsi bene soprattutto con insegnante di matematica,la bambina vive con lei e una sorella ventenne,con un livello di vita decoroso anche se nessuna delle due ha un lavoro stabile.
    Per prima cosa indagherei meglio l’analisi della domanda e mi affiderei ai modelli di classificazione diagnostica DSM IV attenendomi ai limitati dati in mio possesso.
    Chi ha contattato lo psicologo?dalle informazioni appare la segnalazione delle insegnanti al servizio materno- infantile della ASL,che ha anche svolto una visita domiciliare con l’assistente sociale.
    La madre è stata messa a conoscenza delle problematiche?quali sono state le sue reazioni?e quali sono le aspettative e motivazioni?è stato chiesto il consenso?in quanto la piccola è minorenne e per ogni tipo di intervento bisogna chiedere il consenso dei familiari,in questo caso della madre.
    Dalle informazioni non emerge la figura del padre,perché?dove è? Se ne è andato via di casa prima della nascita?la signora è una ragazza madre?ne è a conoscenza dei problemi riportati dalla figlia? E che rapporti intercorrono tra i due genitori?sarà lo stesso padre della figlia maggiore?sono entrambi ugualmente preoccupati?
    Sarebbe utile sapere ulteriori informazioni delle visite e osservazioni che ha effettuato la ASL, ,se sono stati contattati altri servizi oltre che l’assistente sociale come per esempio precedenti servizi psicologici e reparti di NPI, per avere la percezione della situazione.
    Sarebbe utile reperire anche altre informazioni dalle insegnanti come per esempio come è stato l’inserimento alla scuola?quali materie gli piacciono e quali no e come è il rapporto con loro,è con tutte uguali?approfondire tutti gli aspetti legati a difficoltà di apprendimento,leggere?scrivere?calcolare?.
    Farei dei colloqui con la madre per capire l’anamnesi e la storia di A.F,capire la qualità del tempo che dedica alla bambina,se lavora chi frequenta la bambina,i rapporti con la sorella ,per comprendere le dinamiche familiari ,descrizione e modalità delle principali tappe evolutive:sonno,primi passi,alimentazione,controllo sfinterico,clima emotivo in casa,inserimento e anni della scuola materna,se ha effettuato indagini anche di tipo neurologico quando è nata la piccola.
    Dalle informazioni che ho a disposizione sembrerebbe un disturbo oppositivo – provocatorio perché ad esso si associano i sintomi legati al disturbo degli altri,non accetta di essere sgridata, non rispetta le regole e così via.
    Realizzerei delle osservazioni e colloqui con la bambina per approfondire il quadro,utilizzerei i disegni della figura umana perché di solito i bambini amano disegnare e sarebbe un modo per instaurare un rapporto con lei,inoltre potremmo avvalerci della WISC- R per valutare il suo livello intellettivo,utilizzerei inoltre lo Sceno –Test o il CAT per valutare i rapporti che intercorrono tra la bambina e le persone che la circondano.
    Se dalle ulteriori informazioni che potrebbero arrivarci ci fosse un problema di apprendimento magari legato a lettura e scrittura,lo analizzerei utilizzando le prove MT di lettura e CBCL per escludere un disturbo di attenzione e iperattività.
    Per approfondire ancora di più il quadro della piccola potrei chiedere una consultazione neurologica al servizio NPI , e ad un neurologo chiedendogli di effettuare risonanze magnetiche e test neurologici specifici per escludere una diagnosi di emiplegia,e paralisi cerebrali infantili che porterebbe sia danni cerebrali che problemi di carattere intellettivo,affettivo,e reazioni sociali. Per affrontare la situazione consiglierei tecniche di abilità sociale e role playing e tecniche di autocontrollo,consiglierei interventi non circoscritti allo psicologo ma esteso in ambito scolastico e familiare e consiglierei inoltre un parent –traning per potenziare tutti gli ambiti.

    può andare??? a domani....scusate per il mio poco tempo ma nn ho intenet veloce e mi scollega sempre

  15. #30
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    Riferimento: Seconda prova sviluppo/clinico 14/08

    Ciao Orange...per il caso che avevo messo io anch'io la penso come te per il disturbo di asperger...poi per il caso del bambino di 7 anno...quindi diresti disturbo del linguaggio? il TMA è a partire dai 9 nove quindi prima si dovrebbero usare test tipo i disegni...credo!
    Davanti a me c'erano due strade...
    io ho scelto quella meno battuta
    e questo ha fatto la differenza...
    R.Frost

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