Per ikaro:vero, ma il parrucchiere usa lo specchio come i sistemico relazionali.
Per rosa: vero, molto difficile. ma credo che le strade a quel punto siano due. o torni dal tuo terapeuta o te ne trovi un'altro col quale, prima o poi, esce fuori anche il motivo per cui hai cambiato terapeuta. poi c'è rischio di mettersi a cambiare cinquanta terapeuti, ma è anche vero che a volte tocca pure di giocare a flipper per risolvere qualcosa in noi stessi.
Per la cronaca: il parrucchiere che ha tagliato il collo al suo cliente, era il mio, e pure il collo era il mio. Dopo due anni, però, ci sono tornato. è migliorato tanto!
giustimassimo
Non so se hai notato che dopo che ho sottolineato la tua "comparazione" tra analista e "parrucchiere", sono comparse delle notazioni, come fossero originali.....che "stanno dietro" o lavorano con e sulla testa del cliente, va beh, creativita'
Cmq, io ti ho capito, e so che dal tuo punto di vista, hai pienamente ragione, pero' a volte, possono esserci situazioni piu' delicate, in cui il paziente, aspetta purtroppo troppo prima di mollare e qd lo fa, è troppo arrabbiato per orientarsi poi adeguatamente e, magari, gli ci vuole un po' di tempo prima di capire bene cosa e come fare; e, magari, sente il bisogno di comunicare in modo diverso la sua delusione.
Forse, a volte, piuttosto che tornare dallo/a stesso/a terapeuta, o un altro di uguale orientamento, sarebbe meglio, in base ai propri problemi e necessita' piu' impellenti, cambiare proprio strada; poi, volendo per riprendere un cammino analitico, c'è sempre tempo, se ne divesse sentire il bisogno e fosse intervenuto un diverso bisogno di conoscenza.
Complimenti per il parrucchiere che non taglia piu' il collo ai suoi clienti, ha fatto un grande passo avanti; pero', ci sei tornato dopo due anni, ci hai pensato bene.....
Ultima modifica di RosadiMaggio : 16-09-2008 alle ore 09.01.23
Gaia
Tessera n° 15 Club del Giallo
Guardiana Radar del Gruppo insieme a Chiocciolina4
Ho spesso visto persone diventare nevrotiche per essersi accontentate di risposte inadeguate o sbagliate ai problemi della vita, cercano la posizione, il matrimonio, la reputazione, il successo esteriore o il denaro e rimangono infelici e nevrotici anche quando hanno ottenuto ciò che cercavano. Persone del genere di solito sono confinate in un orizzonte mentale troppo angusto, la loro vita non ha sufficienti contenuti, non ha significato. Se riescono ad acquistare una personalità più ampia generalmente la loro nevrosi scompare. Tra i cosiddetti nevrotici del nostro tempo ve ne sono molti che in altre epoche non lo sarebbero stati, non sarebbero stati cioè in disaccordo con se stessi. E' fin troppo chiaro che se non si conoscono le vere cause di certi problemi difficilmente si potranno risolvere.
Ultima modifica di CarlGustavJung : 22-09-2008 alle ore 22.51.01
Ciao CarlGustavJung, non avevo visto la tua risposta, questa disccussione che avevo aperto (per una serie di motivi personali) è andata a finire "sotto" .Originalmente inviato da CarlGustavJung
Puoi spiegarmi meglio cosa vuoi dire più precisamente quando usi l'espressione "in disaccordo con se stessi"?
Puoi farmi qualche esempio di quando si è in disaccordo con se stessi?
Infine puoi farmi un esempio in particolare di un nevrotico moderno, indicarmi in cosa consiste questa sua "malattia" e spiegarmi perché in un'altra epoca non sarebbe stato "malato"?
Ultima modifica di Char_Lie : 28-09-2008 alle ore 23.23.18
Dovresti chiederlo a Jung stesso dato che sono le sue parole...la citazione è ovviamente foriera di riflessioni.
Saluti,
Luigi
Blog: Spazio di Psicoanalisi
Ciao Luigi, qs passo di Jung, ha a che fare, per cercare di essere semplici, con le influenze culturali, qd con i suoi studi antropologici e gli archetipi?
Te lo chiedo perchè anch'io ho riconosciuto che è un passo di Jung, ma ora, non mi ricordo da dove è preso, per contestualizzarlo ed in caso, dato che non è detto che tutti conoscano tutti gli autori e le loro riflessioni, per vedere se mi posso rendere un attimo utile anch'io per rispondere a Char_lie.
Ti ringrazio moltissimo per la risposta
Ciao
Gaia
Tessera n° 15 Club del Giallo
Guardiana Radar del Gruppo insieme a Chiocciolina4
Ciao Gaia,
il passo è tratto dall'autobiografia e, più che toccare i temi che tu espliciti, riguarda direi una direzione di pensiero più generale. Per farla breve, come sai per Jung la modernità e la cosiddetta 'civilizzazione' si portano dietro inevitabili contraddizioni perchè quanto più la coscienza avanza più cresce l'Ombra. Il terreno comune inconscio non scompare ma la distanza fra questo nucleo originario e la coscienza è troppa: la nevrosi è il risultato di un equilibrio spezzato per sempre. Questa citazione esprime pressappoco ciò:
'' Quanto più si è sviluppata la conoscenza scientifica tanto più il mondo si è disumanizzato. L'uomo si sente isolato nel cosmo, poichè non è più inserito nella natura e ha perduto la sua identità inconscia emotiva con i fenomeni naturali. Questi a loro volta hanno perduto a poco a poco le loro implicazioni simboliche. Il tuono non è più la voce di una divinità irata, ne il fulmine il suo dardo vendicatore. I fiumi non sono più dimora di spiriti, ne gli alberi il principio vitale dell'uomo, ne il serpente l'incarnazione della saggezza o l'antro incavato di una montagna il ricetto di un grande demonio. Nessuna voce giunge più all'uomo da pietre, piante o animali ne l'uomo si rivolge ad essi sicuro di venire ascoltato.Il suo contatto con la natura è perduto e con esso è venuta meno quella profonda energia emotiva che questo contatto simbolico sprigionava ''.
da 'L'uomo e suoi simboli'.
Saluti,
Luigi
Ultima modifica di luigi '84 : 29-09-2008 alle ore 10.25.08
Blog: Spazio di Psicoanalisi
Ciao Luigi... ma io infatti l'ho chiesto a CarlGustavJung .Dovresti chiederlo a Jung stesso dato che sono le sue parole...la citazione è ovviamente foriera di riflessioni.
Beh, non sapevo fosse una citazione...
Grazie per la risposta
Ultima modifica di Char_Lie : 29-09-2008 alle ore 10.28.48
Grazie Luigi, sei stato chiaro, riferendoti all'Ombra, alla distanza tra l'Uomo e la natura, la sua stessa natura umana, nel bene e nel male, con il quale, man mano che la civilta' avanza, l'uomo perde il contatto e la capacita' di sentirlo e riconoscerlo come suo, se non in forme, purtroppo, che lo fanno soffrire per obiettivi "buoni" che non riesce a raggiungere e per la parte piu' oscura e legata alla natura di se', che non trova piu' espressione simbolica, se non attraverso malattie che lo sopraffanno e atti distruttivi; in altri tempi, qs due forze, probabilmente, sarebbero riuscite a mantenere tra loro una costante tensione, tendendo man mano a riequilibrarsi, credo. Senza "snaturarsi, pero'"
L'uomo, insomma, con l'avanzare della civilizzazione, perdendo il contatto con le sue parti piu' profonde, naturali, che sono anche quelle piu' vitali e da cui secondo Jung emergono le domande e le spinte verso l'autorealizzazione, il raggiungimento del proprio Se' piu' autentico, perde anche la possibilita', in grande parte, di allargare i propri orizzonti mentali ed emotivi, che cmq, continuano a premere per emergere, provocando, anche qd, mete apparentemente prioritari nella civilta' attuale, sono state raggiunte, suscitando ad es., insoddisfazione e malessere.
Sei d'accordo?
Grazie
Ciao
Ultima modifica di RosadiMaggio : 29-09-2008 alle ore 10.39.44
Gaia
Tessera n° 15 Club del Giallo
Guardiana Radar del Gruppo insieme a Chiocciolina4
Sono daccordo. Le mete prioritarie oggi rappresentano l'opposto della realizzazione di istanze profonde. Nella foresta dei mezzi non c'è spazio per l'anima che diventa anzi un motivo di disturbo per gli apparati. La tecnica infatti funziona perchè esclude l'uomo. In questo senso la 'cura' per Jung è un vero e proprio 'disadattamento' e cioè tornare a pensare l'uomo come un fine da realizzare e non come 'mezzo nell'universo dei mezzi'. Niente di più lontano da impostazioni di tipo comportamentale: possiamo a ragione dire infatti che il comportamentismo e il cognitivismo siano psicologie dell'adattamento...
Saluti,
Luigi
Blog: Spazio di Psicoanalisi
D'accordissimo con Luigi, in fondo è il grande tema freudiano del "disagio della civiltà" e della politica della psicoanalisi come politica del desiderio soggettivo contro il conformismo imperante, mi permetto comunque di precisare anche una certa tradizione psicoanalitica (che va dalla psicologia dell'Io alla più "moderna psicologia del Sé) ha assunto, storicamente, questa deriva di "psicologia dell'adattamento", non per niente ha preso particolare peso negli Stati Uniti d'America.Sono daccordo. Le mete prioritarie oggi rappresentano l'opposto della realizzazione di istanze profonde. Nella foresta dei mezzi non c'è spazio per l'anima che diventa anzi un motivo di disturbo per gli apparati. La tecnica infatti funziona perchè esclude l'uomo. In questo senso la 'cura' per Jung è un vero e proprio 'disadattamento' e cioè tornare a pensare l'uomo come un fine da realizzare e non come 'mezzo nell'universo dei mezzi'. Niente di più lontano da impostazioni di tipo comportamentale: possiamo a ragione dire infatti che il comportamentismo e il cognitivismo siano psicologie dell'adattamento...
Luigi visto che è presente nella discussione puoi rivelare da che libro (o scritto) di Jung è tratto questo breve testo?
"Ho spesso visto persone diventare nevrotiche per essersi accontentate di risposte inadeguate o sbagliate ai problemi della vita, cercano la posizione, il matrimonio, la reputazione, il successo esteriore o il denaro e rimangono infelici e nevrotici anche quando hanno ottenuto ciò che cercavano. Persone del genere di solito sono confinate in un orizzonte mentale troppo angusto, la loro vita non ha sufficienti contenuti, non ha significato. Se riescono ad acquistare una personalità più ampia generalmente la loro nevrosi scompare. Tra i cosiddetti nevrotici del nostro tempo ve ne sono molti che in altre epoche non lo sarebbero stati, non sarebbero stati cioè in disaccordo con se stessi."
Ciao