Originalmente inviato da
RosadiMaggio
Mi dispiace di non essere stata chiara, ma ho scritto nell'immediato e, tra l'altro, mi è saltato il post in cui ti ringraziavo per le tue risposte, qd, lo faccio ora, (e ti avevo posto anche un altro paio di domande sulla 1 parte del tuo estratto) e si, ti confermo che in sintesi, cio' che volevo dire è questo, se possono esserci delle manipolazioni del campione sperimentale, se di fatto, dimostri, qualcosa di "imprevisto", per rendere i risultati "ottimali". E qs parte di campione non validabile, ai fini della ricerca in atto (scusami se uso termini impropri, spero cmq, di essere comprensibile), come "viene trattato" o/e a "chi viene demandato", eventualmente.
Ti faccio altre due domande: vorrei sapere, nello specifico, quali sono i trattamenti attualmenti non ammessi a qs tipo di ricerca, perchè a rigor di logica, si potrebbe pensare in prima ipotesi alla psicoanalisi, ma essa, da una parte ha oggi in se', diversi orientamenti; in secondo luogo, io non credo sia l'unico, in quanto ci sono altri trattamenti, di tipo umanistico, a medio termine, ad es (terapia centrata sulla persona di Rogers, Gestalt, ecc..). Ce ne sono, d'altro canto, anche alcuni cognitivi(e comportamentali, come supporto), di tipo post razionalista, che possono prevedere tempi piu' lunghi di quelli standardizzati per i trattamenti cognitivo-comportamentale di tipo razionalista o esclusivamente comportamentale.
Volevo poi chiederre quali metodologie si potrebbero o si sta pensando di utilizzare, per rendere possibile la ricerca estendendola anche ai trattamenti ed ai disturbi oggi esclusi ;(secondo me, l'esclusione di certi disturbi, è un artifizio da laboratorio, che poi, non reggerebbe nel contesto ecologico, qd, non capisco come se ne possa cmq, gridare di certi trattamenti l'efficacia e l'efficienza, che non vanno d'accordo, ai quattro venti, anche da parte di docenti o professori..dato che tra l'altro oltre ad aver letto certi libri, ho visto che l'opinione di "autorita'" nel campo, rappresentano uno dei criteri per l'evidenza. Cmq, è una mia opinione).
In ultimo, per il momento, volevo chiederti come venga trasportato, se lo è, in psicologia, il criterio della medicina basata sull'evidenza relativa "all'integrazione delle prove derivanti dalle migliore ricerca clinica con l'esperienza clinica e i 'valori dei pazienti'". Qs'ultima affermazione, è un po' inquietante, rispetto alla forzatura sperimentale della ricerca in campo psicologico attuale; cioè , "chi ci assicura che stiamo rispettando i valori dei pazienti, in qs campo? E come?"
Devo dire che sono anch'io molto stupita, gia' da oggi, che non abbia partecipato nessun altro a qs discussione, particolarmente interessante e diversa, dato che la ricerca in qs campo, ha appunto un suo fascino ma anche una grande utilita', fino ad ora e, non posso non chiedermi il motivo, cioè se è sempre preferibile arroccarsi sulle proprie posizioni, per paura che esse possano esere minimamente intaccate, se c'è ancora un rifiuto vs qs possibilita' o se c'è una "non conoscenza" che cmq, si potrebbe arricchire, ponendo delle domande, come faccio anch'io, a chi reputo ne sappia piu' di me e possa darmi delle delucidazioni in merito.
Poi, per "non conoscenza", capisco che si possono intendere tante cose....ma confrontarsi, anche per persone piu' addentrate in merito, seppure con eventuali, ma costruttive critiche, se volessero, non credo farebbe male a nessuno.
Spero di essere stata chiara, ancora grazie mille
Ciao