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  1. #16
    Partecipante Super Esperto
    Data registrazione
    25-07-2003
    Messaggi
    743
    Io credo che l'analisi personale abbia un senso solo se voluta e sentita come un bisogno, non se imposta perchè "fa bene" o "va fatta".
    Ho sempre avuto una gran simpatia per l'orientamento cognitivo-comportamentale, tanto da aver fatto colloqui per scuole di questo orientamento (ed essere anche stata accettata). Poco prima di formalizzare l'iscrizione ho però fatto un percorso personale e lavorativo che mi ha fatto capire che preferivo intraprendere una strada più psicodinamica (senza comunque rigettare l'approccio cognitivo-comportamentale, che continuo a ritenere ottimo per alcune situazioni e patologie, così come ritengo più adatto l'approccio psicodinamico per altre).

    Ho anche sentito la voglia di intraprendere un'analisi (che la mia scuola comunque pone obbligatoria solo a partire dal 2° anno e senza porre vincoli rispetto alla durata), ma non perchè ritenga di avere qualche problema.
    Non è che mi ritenga perfetta e pensi di non aver alcun problema, è che la mia voglia di intraprendere un'analisi nasce dal fatto che quando lavoro a volte mi accorgo che metto del "mio"... e allora mi sono detta che forse era utile acquisire consapevolezza di questi movimenti per usarli in modo positivo e non farmene manovrare.

    Credo che non si possa imporre l'analisi acriticamente per "presa di posizione", così come non si deve rifiutare a priori per antipatia/pigrizia/mancanza di fondi.
    E' utile se la scegli e la desideri, nel momenti in cui ti senti pronta e non la vivi come un'imposizione, altrimenti è come pensare di avere la verità in tasca e non ti servirà a nulla...
    Vimae

  2. #17
    kiky
    Ospite non registrato
    ok, ma non capisco come, dopo anni di studi, su dinamiche di difese, di funzionamento della psiche, da ogni punto di vista, si possa pensare di "non averne bisogno"

  3. #18
    Partecipante Affezionato L'avatar di Lele
    Data registrazione
    22-02-2002
    Residenza
    Viterbo
    Messaggi
    62
    mi viene un dubbio leggendo tutti queste affermazioni: come facciamo a svolgere la nostra professione se siamo i primi ad avere TANTI PREGIUDIZI sulla terapia personale????????????????
    Io scelto una scuola di specializzazione che mi impone ogni anno 30 ore di psicoterapia personale e 30 di psicoterapia di gruppo...............sono felice di farla...
    1) mi permette di sperimentare sulla mia pelle quello che io potrò proporre ai miei clienti
    2) mi permette, come dice Vimae, di accorgermi quando potrei mettere del "mio", quali sono le reazioni possibile a un eventuale cliente che attiva in me possibili emozioni negative e positive
    3) mi aiuta a crescere come persona e come professionista
    4) mi accompagna nei momenti difficile di adesso e di ieri che inevitabilmente lasciano il segno
    A volte allontaniamo ciò che non si conosce, screditiamo ciò di cui abbiamo paura....
    La mia personale opinione è che un terapeuta completo è quello che sperimenta su di sé tutte queste cose e ha una conoscenza ampia del panorama metodologico presente oggi.
    Personalmente devo affermare che non è solo l'approccio dinamico che richiede come obbligo la psicoterapia personale perché io frequento una scuola di tutt'altro genere...........
    Lele

  4. #19
    Len
    Ospite non registrato
    Non sono pregiudizi, io semplicemente contrastavo il pensiero: "Non vuoi fare l'analisi? Allora non sarai mai un buon terapeuta". Mi è sembrata una affermazione un po' aggressiva nei confronti di Pedrita. Tutto qua. Secondo me nessun tipo di rigidità porta da nessuna parte.

  5. #20
    Len
    Ospite non registrato

    Re: Re: Specializzazione Roma

    Originariamente postato da kiky
    pretendi di analizzare altre persone senza prima aver fatto i conti con te stessa e con l'esperienza della terapia e del cambiamento?
    .....bah...

    Mi riferisco a questa affermazione.

  6. #21
    kiky
    Ospite non registrato
    Originariamente postato da Len
    Non sono pregiudizi, io semplicemente contrastavo il pensiero: "Non vuoi fare l'analisi? Allora non sarai mai un buon terapeuta". Mi è sembrata una affermazione un po' aggressiva nei confronti di Pedrita. Tutto qua. Secondo me nessun tipo di rigidità porta da nessuna parte.
    l'affermazione era volutamente dura perchè sento molte persone in giro che vogliono fare i terapeuti ma se si parla della LORO analisi scappano dicendo che non ne hanno assolutamente bisogno e la cosa mi mette tristezza... poi magari diventano bravissimi ma scappare da una cosa in cui teoricamente ci si crede lo trovo un doppio senso...in generale intendevo dire esattamente quello che dice lele

  7. #22
    Partecipante Esperto
    Data registrazione
    28-05-2004
    Messaggi
    329
    Concordo con Kiky... sinceramente non ho visto una grande aggressività, o desiderio di offendere, in quello che ha scritto.
    Era più che altro una riflessione, piuttosto decisa, relativa alla coerenza tra ciò che si dice e ciò che si è disposti a fare.
    Sono assolutamente d'accordo con lei quando sottolinea la paradossalità di chi si propone come guida alpina per altri, senza essersi mai messo ad arramipicare in parete in prima persona... in un lavoro in cui metti in gioco la tua soggettività nel rapporto con altre soggettività, dovrebbe essere molto meno problematico l'accettare una "simmetria" delle situazioni.
    Forse bisogna imparare a stare su entrambi i lati della scrivania, per avere una conoscenza completa del proprio lavoro...

  8. #23
    Len
    Ospite non registrato
    Anche questo potrebbe essere un pregiudizio ( il fatto che chi non è andato in analisi non sia poi in grado di attuare un terapia)

  9. #24
    Partecipante Affezionato L'avatar di psicopulce
    Data registrazione
    31-01-2003
    Residenza
    Milano
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    111
    Mi inserisco con una proposta un po' provocatoria per tutte le persone che aspirano a diventare terapeuti ma negano l'importanza della psicoterapia personale: perché non provate?
    Provate ad iniziare una psicoterapia. Se vi accorgete che non vi é utile, né dal punto di vista personale, né per la futura professione, potete interromperla.
    Se invece vi accorgeste della validità personale e professionale dell'esperienza, continuereste.
    Non a caso le persone che ritengono che la psicoterapia non serva ai futuri terapeuti non l'hanno mai provata, non hanno mai fatto una singola seduta.
    Invece chi l'ha provata ne testimonia l'utilità.
    Concordo pienamente con Lele sulla ricchezza ed importanza di questa esperienza, e anch'io vorrei sottolineare come non sia obbligatoria solo per le scuole psicoanalitiche, ma per molte altre di differente orientamento.
    Infine dico a Len che il punto non é che chi non ha fatto una psicoterapia personale non sia in grado di attuare una psicoterapia, é che se si vuole intraprendere una professione di questo tipo, mettersi in discussione e conoscersi attraverso la relazione terapeutica é strumento fondamentale di lavoro con l'altro.

  10. #25
    Len
    Ospite non registrato
    Non metto in dubbio la ricchezza di questa esperienza, il fatto è che penso che ci siano altre variabili più importanti nella preparazione di un terapeuta. La terapia non è l'unico modo per mettersi in discussione e per conoscersi.
    Non è una negazione a priori, se mi verrà richiesto per il percorso che decideò di intraprendere lo farò. Potrebbe essere uno degli strumenti utili, ma non l'unico strumento utile per formare un terapeuta.
    Ultima modifica di Len : 26-06-2004 alle ore 10.50.45

  11. #26
    Partecipante Affezionato L'avatar di mentesociale
    Data registrazione
    23-04-2004
    Residenza
    Roma
    Messaggi
    87
    scusate se mi intrometto in questo discorso...

    ho letto i diversi pensieri e credo che entrambi siano giusti, sotto punti di vista diversi, logicamente.
    Ecco il mio pensiero:
    1)credo che se una persona voglia diventare una valida terapeuta debba prima o poi cominciare una terapia personale, ancora meglio se la comincia in un momento di difficoltà.
    2) credo sia di estrema importanza però che la persona terapeuta in questione cominci fin da subito una sorta di cammino interiore di cambiamento delle proprie idee, nel senso allartgamento di punti di vista, interesse ed accettazione delle diversità altrui e relazionali. Un cammino che può iniziare dalla laurea o ance prima o anche attraverso una scuola di specializzazione. Avere in mente la flessibilità, l'attenzione e l'accettazione dei propri limiti e differenze e di tutto quello che non ho menzionato ma che riguarda la persona nella sua complessità. Personalmente ho cominciato questo cammino (potremo definirlo autoanalisi? ) frequentando una scuola di specializzazione che non prevede ne obbliga una terapia personale. Quando vorrò e potrò, cercherò uno specialista che mi aiuti in questo cammino. Per ora riesco da sola.
    3) vogliamo parlare delle scuole che obbligano a fare tot ore di terapia individuale? no, non credo sia necessario discuterne tanto. Vorrei solo dire, ma questo ripeto è solamente un lio pensiero, criticabile o meno, questa obbligatorietà mi fa tornare alla mente il battesimo dei neonati: è obbligatorio per loro, gli è imposto, avendo scelto di vivere, ma chi dice che questi bambini volevano essere battezzati senza essere consapevli del gesto che stavano compiendo e senza comprendere se il momento era quello giusto?
    non so se mi sono fatta capire
    PS: comunque il battesimo era solo un esempio, spero non si offenda nessuno, io sono battezzata e sono felice di esserlo stato, anche se inconsapevole

  12. #27
    Partecipante Esperto
    Data registrazione
    28-05-2004
    Messaggi
    329
    C'e' comunque qualcosa che non capisco.
    Sicuramente nessuno di coloro che sostiene l'utilità di una psicoterapia personale per la formazione come psicoterapeuta nega che vi siano altre importantissime variabili personali: la formazione teorica, l'esperienza pratica, i tirocinii, le supervisioni, una buona cultura generale, etc...
    Sicuramente la terapia non è l'unico modo per mettersi in discussione e conoscersi, ma è, di fatto, un modo professionale, strutturato e consapevole per farlo; modo che, del resto, il futuro psicoterapeuta ha deciso proprio di "applicare" ai suoi pazienti. Questo significa che il terapeuta si pone nella posizione di ritenere utile e significativo per gli altri un particolare "modo di conoscersi" (fare lo psicoterapeuta), che però non ritiene di grande utilità quando applicato a sè stesso (fare psicoterapia).
    Personalmente, nella mia prospettiva del lavoro clinico, in tutto questo vi è una forte contraddizione; ma mi rendo conto che in altre prospettive interpretative la contraddizione possa non esserci, o essere meno forte.
    Comunque fare esperienza diretta ed approfondita proprio di ciò che si andrà a fare professionalmente per decenni mi sembra una variabile ASSAI importante della propria formazione !
    Non l'unica, ovviamente (ma questo non l'ha mai sostenuto nessuno), ma decisamente tra le più importanti.
    ... in fondo, non hai nemmeno la curiosità di "provare" e speriementare un pochino i vissuti e le emozioni che potrebbero provare un giorno i tuoi pazienti ? Non pensi che ti potrebbe essere utile sperimentarli "sulla tua pelle", in modo da poter capire meglio, anche professionalmente, cosa "proveranno" loro ?



    Ciao !
    Lpd

  13. #28
    Len
    Ospite non registrato
    Le scuole di specializzazione che non richiedono la psicoterapia non considerano la variabile "andare in analisi" come fondamentale. Non credo che sia utile imporla e credo che non sia coerente, in quanto passo obbligatorio, con alcuni orientamenti. Anche se, come ripeto, non nego che questa esperienza possa essere stimolante come spunto per una crescita personale.

  14. #29
    Super Postatore Spaziale L'avatar di Accadueo
    Data registrazione
    31-03-2003
    Messaggi
    2,536
    il 'problema' di fondo è che io, nel momento in cui mi specializzerò, non sarò psicoanalista o psicodinamico.. quindi di conseguenza non mi permetterò neanche lontanamente di fare analisi con i futuri clienti/utenti. C'è tutto un altro modo di ragionare proprio a livello teorico e di visione del mondo.. adesso, se io mi sto formando in psicoterapia familiare, dove 'dietro' c'è tutta una disposizione di set(ing) differente... dico ai miei di venire a fare psicoterapia familiare così mi formo meglio? Là si che si entrerebbe in un'artificiosità paurosa e per niente formativa.. diecimila volte meglio l'osservazione da dietro lo specchio unidirezionale, co-terapia con il docente e treccentomila simulate dove con queste ultime uno si conosce eccome!


    Originariamente postato da Lpd
    ... in fondo, non hai nemmeno la curiosità di "provare" e speriementare un pochino i vissuti e le emozioni che potrebbero provare un giorno i tuoi pazienti ? Non pensi che ti potrebbe essere utile sperimentarli "sulla tua pelle", in modo da poter capire meglio, anche professionalmente, cosa "proveranno" loro ?



    Ciao !
    Lpd
    Che significa, che nel momento in cui io faccio analisi e 'scopro' che ho certe resistenze riguardo la sessualità allora capisco che i pazienti che non parlano momentaneamente di sesso hanno le mie stesse resistenze? Si chiama analisi personale perchè ha la caratteristica di rimanere tale.. a una persona, domandare l'ultima volta che ha fatto l'amore alla decima seduta, perchè io mi ricordavo che quando avevo fatto l'analisi il mio analista me la fece pure alla decima, ha senso?

  15. #30
    Len
    Ospite non registrato

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