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  1. #1
    evaluna^
    Ospite non registrato

    "la Scienza Dell'anima"

    Nell’ultimo inserto “D” di Repubblica c’è una lettera ad Umberto Galimberti riguardo alla psicoterapia. Mi limito a riportare solo la risposta….essendo questo in breve il succo della domanda:

    “Se, dunque, Jung era un analista credibile, le chiedo quanti oggi possono dire di esserlo, avendo compiuto una formazione autentica, di lacrime e sangue, e non soltanto una sua caricatura standardizzata”.

    Risposta di Galimberti:

    La psicoterapia, sia nella sua versione psicoanalitica sia in quella psichiatrica, non dispone di un sapere oggettivo, perché la psiche di uno è diversa dalla psiche di un altro, e perché gli strumenti conoscitivi che di volta in volta si adottano non sono universalmente validi e soprattutto non sono verificabili secondo i criteri delle scienze esatte (…) Dobbiamo allora concludere che la psicoterapia non è una scienza, ma un’arte. E come ogni arte si impara nella bottega dell’artigiano, senza che la sua frequentazione garantisca che da quella bottega uscirà un’artista.
    Questo è lo stato delle cose, che nessun dispositivo legislativo può modificare, anche se in ogni paese, tra cui l’Italia, si è provato a regolamentare le botteghe degli artigiani dando un patentino di formazione a una miriade di scuole, che erano poi le botteghe artigianali esistenti, per garantire i pazienti dagli psicoterapeuti selvaggi, che, senza legislazione, sarebbero autorizzati ad improvvisarsi curatori dell’anima.
    Per accede a queste scuole di formazione la legge prevede che si debba essere medici o psicologi. I primi, perché competenti delle malattie del corpo, e quindi per estensione anche dell’anima, visto che in proposito non esiste alcun sapere. I secondi, perché hanno frequentato un corso universitario quinquennale dove si è studiato un po’ di anatomia, un po’ di biologia, un po’ di statistica, un po’ di tecniche sperimentali, un po’ di arte varia, che, messe tutte assieme, s’è convenuto potessero costituire una competenza di base intorno al mondo della psiche.
    Sono stati invece rigorosamente esclusi i filosofi, che dell’animo umano si occupano da duemila anni, e qualcosa di più assennato saprebbero dire rispetto ai medici, la cui mentalità è gravata dal peso dell’organicismo, e rispetto agli psicologi, la cui mentalità non è gravata da nulla, non avendo la qualità dei loro studi alcun peso.
    Se questo è lo scenario, trovare un buon psicoterapeuta oggi come ieri è un gioco a mosca cieca. Può andar bene come può andar male. Unico criterio di discernimento, anche s e purtroppo un po’ costoso perché dallo psicoterapeuta non si va gratis è, dopo alcune sedute, la sensazione precisa del paziente, che, se proprio non vuole ingannarsi, “sente” se lo psicoterapeuta che ha di fronte incide nella sua anima, o le passa semplicemente accanto senza neanche sfiorarla.


    Un po’ pesante, che dite??

  2. #2
    Beecharmer
    Ospite non registrato

    Re: "la Scienza Dell'anima"

    E' il punto di vista tipico di uno psicoanalista. Discutibile se si guarda alla psicologia come a una scienza (come la psicologia stessa ha pretesa d'essere da Wundt in poi). Questa è la mia prima rilessione ma ora non ho tempo per svilupparla e per "personalizzarla", ma ci ritornerò, promesso.
    Ciao

  3. #3
    evaluna^
    Ospite non registrato

    Re: Re: "la Scienza Dell'anima"

    Originariamente postato da Beecharmer
    E' il punto di vista tipico di uno psicoanalista.
    Non mi pare che Galimberti sia uno psicanalista..........in genere è classificato come "filosofo"

  4. #4
    L'avatar di Haruka
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    Allora è il punto di vista di un filosofo che rosica

    No scherzi a parte:
    lo psicologo avra' pure una formazione ambigua [nn ha tutti i torti: alla fine dei 5 anni sai tutto e niente.. o almeno alla fine del terzo io mi sento cosi'] ma si dimentica che entra in quel modo ma esce dopo altri 5 anni di studi specializzati...

    Sara' pure bello parlare di psicoterapia come "arte" ma c'e' anche una bella dose di teoria che [nel bene o nel male] impari all'Università...

    I filosofi sinceramente fanno molte piu' cose vaghe a mio giudizio.. un filosofo potrebbe fare tutto e niente

    Disclaimer:
    Elucubrazioni di un'Haruka pre caffè
    Tutto quello che ho scritto potrebbero essere boiate

  5. #5
    Premessa fondamentale non ho per il sig Umberto Galimberti la benché minima stima leggo saltuariamente la sua rubrica su “D” essendo un allegato al giornale che compro più spesso trovandomi veramente disarmato verso questo tipo di affermazioni che hanno più l’aspetto della rivendicazione sindacale o della chiacchierata al bar in vece del lavoro intellettuale che ci si aspetterebbe da un professionista del suo livello.
    La sua risposta mi è particolarmente odiosa poi per vari motivi.
    Il primo è che per elevare una categoria professionale al lavoro psicoterapeutico deve necessariamente agire in negativo affossandone altre due e per farlo cerca di rimettere in piedi, in sordina, un accenno fugace, alla questione mente-cervello oramai vecchia quanto il cucco.
    Sarebbe utile chiedersi se la situazione che descrive il sig. Galimberti sia aderente alla realtà o se piuttosto non fotografi uno stereotipo, lo psicoterapeuta-stregone che dentro il suo antro al riparo da occhi indiscreti distilla la propria saggezza riservandosi il diritto di trasmetterla o meno.
    Cito dall’articolo:
    “Sono stati invece rigorosamente esclusi i filosofi, che dell’animo umano si occupano da duemila anni, e qualcosa di più assennato saprebbero dire rispetto ai medici, la cui mentalità è gravata dal peso dell’organicismo, e rispetto agli psicologi, la cui mentalità non è gravata da nulla, non avendo la qualità dei loro studi alcun peso”.

    Tralascio la seconda affermazione in quanto semplicemente inconsistente ma ritorniamo un po’ sulla prima, non tanto la critica in se ma cosa c’è sotto quella critica.
    A mio parere ma vorrei sbagliarmi c’è l’idea, non ancora abbandonata da parte del panorama psicoanalitico di una sostanziale superiorità intellettuale dei “curatori dell’anima” e del corpo, sono confuso, ma l’anima e il corpo non sono parti in un'unica persona?
    Errato è anche che non si possa arrivare ad un buon livello di concretezza scientifica con concetti come l’inconscio, il lavoro sul paradigma subliminale di Shevrin a questo proposito che unisce concetti psicoanalitici, cognitivi e neurologici è illuminante e potrei fare altri esempi come il lavoro sulla teoria del codice multiplo della Bucci .
    Questa è la mia opinione ma potrei anche sbagliarmi d’altronde non sono che uno di quelli che
    ” hanno frequentato un corso universitario quinquennale dove si è studiato un po’ di anatomia, un po’ di biologia, un po’ di statistica, un po’ di tecniche sperimentali, un po’ di arte varia”.

    Sebastiano Iaia

  6. #6
    evaluna^
    Ospite non registrato
    Speravo proprio che qualcuno si "accendesse" e scrivesse qualcosa di interessante, sò contenta .
    allora è il punto di vista di un filosofo che rosica
    ...ecco, non hai mica tutti i torti....

    Ez:
    Errato è anche che non si possa arrivare ad un buon livello di concretezza scientifica con concetti come l’inconscio, il lavoro sul paradigma subliminale di Shevrin a questo proposito che unisce concetti psicoanalitici, cognitivi e neurologici è illuminante e potrei fare altri esempi come il lavoro sulla teoria del codice multiplo della Bucci .
    Io non conosco i nomi di cui parli, ma penso comunque che, ed è un discorso che è stato fatto già un'altra volta non ricordo dove, quando si parla di "uomo", mente, corpo, cervello, quello che vi pare, bisogna per forza abbandonare le leggi e i criteri universalmente validi, ed infatti secondo me l'INIZIO e la FINE dell'articolo del Signor Galimberti (che saltuariamente anche io leggo per il tuo stesso identico motivo Ez ) non mi sembrano tanto sbagliati. Dobbiamo allora concludere che la psicoterapia non è una scienza, ma un’arte. E come ogni arte si impara nella bottega dell’artigiano, senza che la sua frequentazione garantisca che da quella bottega uscirà un’artista.

    Unico criterio di discernimento, anche s e purtroppo un po’ costoso perché dallo psicoterapeuta non si va gratis è, dopo alcune sedute, la sensazione precisa del paziente, che, se proprio non vuole ingannarsi, “sente” se lo psicoterapeuta che ha di fronte incide nella sua anima, o le passa semplicemente accanto senza neanche sfiorarla.

    Almeno io la penso così, ma questo non c'entra assolutamente niente con la storia medico-filosofo-psicologo. Io non credo che cinque anni di psicologia siano cinque anni di nulla, come non credo che un medico non possa allentare un pò il suo organicismo in virtù di una professione come quella dello psicoterapeuta. E sinceramente non mi sembre nemmeno un discorso molto valido quello per cui i filosofi saprebbero dire qualcosa di più assennato riguardo all'animo umano tanto da avere maggior diritto di accedere ad un percorso per divenire psicoterapeuta.....il loro studio è stato forse così formativo e illuminante in questo campo???? Ma se egli stesso è il primo a dire che non vi è conoscenza sicura, non va a finire che si contraddice da solo??

    Ez scusa non ho capito una cosa:
    A mio parere ma vorrei sbagliarmi c’è l’idea, non ancora abbandonata da parte del panorama psicoanalitico di una sostanziale superiorità intellettuale dei “curatori dell’anima” e del corpo, sono confuso, ma l’anima e il corpo non sono parti in un'unica persona?
    non ho capito che vuol dire

    Ciao a tutti
    Ultima modifica di evaluna^ : 25-08-2003 alle ore 12.50.26

  7. #7
    L'avatar di Haruka
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    Originariamente postato da evaluna^
    Io non credo che cinque anni di psicologia siano cinque anni di nulla
    Beh su quello concordo anche io ovviamente altrimenti nn starei ancora qui a studiare il "nulla" [fa tanto Storia Infinita !]

    Io ho solo l'impressione di aver ricevuto bricioline di un po' di tutto in questi tre anni.. un esame di Psicopatologia cosa ti insegna in fin dei conti? 200 pagine di libro nn sono che una briciola di tutto quello che ci sarebbe da studiare!

    Pero' ora che ci penso è cosi' in tutti i corsi

    ...

    Si ora che ci penso sta proprio rosicando

    Complimenti a ez per la sua risposta

  8. #8
    Beecharmer
    Ospite non registrato

    Re: Re: Re: "la Scienza Dell'anima"

    Originariamente postato da evaluna^
    Non mi pare che Galimberti sia uno psicanalista..........in genere è classificato come "filosofo"

    Professore ordinario di filosofia della storia e di psicologia generale all'Università di Venezia, membro ordinario dell' International Association of Analytical Psychology.

    Ha sia una formazione filosofica che psicologica ed è membro ordinario dell'Associazione di Psicologia Analitica. La psicologia analitica è nata con Jung, allievo di Freud e quindi la visione della psicologia di Galimberti è di impronta psicoanalista.
    Per quanto riguarda le critiche.... ha già detto tutto Ezechiele e concordo pienamente. Ho una certa simpatia per la psicoanalisi, sebbene non condivida diverse cose, ma la risposta di Galimberti non mi è piaciuta.
    evvai! Ho buttato via 5 anni della mia preziosissima vita! Ho passato weekend sui libri senza mettere piede fuori di casa! Evvai! Ho rischiato l'infarto a certi esami! Ho speso un sacco di soldi per il treno! E, dulcis in fundo, mi sono laureata con la lode ......... E TUTTO QUESTO PER NIENTE?!?!


    credo che il signor Galimberti abbia bisogno dello psicologo (anzi, pardon, del filosofo )!

  9. #9
    Ospite non registrato
    [“Sono stati invece rigorosamente esclusi i filosofi, che dell’animo umano si occupano da duemila anni, e qualcosa di più assennato saprebbero dire rispetto ai medici, la cui mentalità è gravata dal peso dell’organicismo, e rispetto agli psicologi, la cui mentalità non è gravata da nulla, non avendo la qualità dei loro studi alcun peso”.

    HA INTUITO BENE GALIMBERTI!

    Io penso sia innegabile che la psicoanalisi è sostanzialmente una branca della filosofia o piuttosto una delle tante filosofie. Se leggi prima Freud e poi Schopenhauer, ad esempio, hai la sensazione che il secondo ne sia il precursore O CHE IL PRIMO TENTA DI RENDERE APPLICABILE LA FILOSOSOFIA PER COMPRENDERE L'ANIMO UMANO.
    SE VUOI ANCHE LA MEDICINA DOVREBBE ESSERE INTESA COME UN ARTE POICHE', TOTALMENTE EMPIRICA, ESSA SI GIOVA PIU' SPESSO DELL'INTUITO DEL MEDICO O DEL PAZIENTE-MEDICO DI SE STESSO CHE NON DEL FATTO OGGETTIVO. SE TORNASSIMO PER UN POCO ALL'ETA' PRIMA DEL MICROSCOPIO, CON LE INTUIZIONI (E NON LE SCOPERTE) ATTUALI, FORSE POTREMMO DAVVERO FONDARE UNA FILOSOFIA DEL BENESSERE (CORPO/ANIMA) NON PIU' VITTIMA della biologia.

  10. #10
    Partecipante Affezionato L'avatar di almaserena
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    Non mi sento di dire se stimare o no il “nostro caro e incompreso” Galimberti, di lui ricordo, oltre al suo nome citato nella bibliografia di alcuni miei testi universitari, gli interventi televisivi. Sicuramente, almeno per me, quello che emerge ascoltandolo è una capacità d’essere schietto e tagliente che non ricordo essere tipica dei filosofi (che tra l’altro si perdono nei meandri dei loro pensieri!!!).
    Indubbiamente anche in questo articolo non si è smentito; ma come Ezechiele ricordava:

    “per elevare una categoria professionale al lavoro psicoterapeutico deve necessariamente agire in negativo affossandone altre due...”.

    L’errore + grosso e grossolano sta proprio qui, non trovo elegante e intelligente mettersi a giudicare con certi termini un corso di laurea quale quello in psicologia…..se l’intenzione era di criticare i programmi universitari avrei compreso meglio quel ”UN PO’ DI ….UN PO’ DI ….” ma trasformare gli studi in psicologia in una specie di calderone ove ci sono mescolate materie diverse, alcune oggetto di studio sia della medicina che della filosofia…allora stiamo esagerando!
    Quanto a:

    “La psicoterapia…non dispone di un sapere oggettivo, perché la psiche di uno è diversa dalla psiche di un altro, e perché gli strumenti conoscitivi …non sono universalmente validi e soprattutto non sono verificabili secondo i criteri delle scienze esatte”

    Credo che di questo siamo tutti coscienti (con le dovute obiezioni), … un bravo psicoterapeuta non si eleva a “guaritore o a santone”, non ha bisogno, credo, di rifarsi forzatamente ad una sola corrente di pensiero, perché, dopo aver visto “l’universale”, sa riconoscere “il particolare”…e lo sa riconoscere solo se gli sta a cuore quello specifico paziente che ha di fronte! ( e che prima di essere paziente è individuo)

    Ma forse il problema sta proprio qui, il sig. Galimberti ha visto troppi psicoanalisti o psicoterapeuti rattrappiti e rinchiusi nelle loro teorie e nel loro modo di pensare, condizione che li ha resi incapaci di aver voglia di impegnarsi con chi si presenta nello studio.
    In questo mestiere non è importante sapere o seguire una sola teoria (messa poi in discussione da chi dice che non si può parlare di scienza esatta!) ma NON FARE DANNI.
    A quanto pare Galimberti non crede in questo e riduce tutto ad una questione di tariffario:

    “Unico criterio di discernimento, anche se purtroppo un po’ costoso perché dallo psicoterapeuta non si va gratis è… la sensazione precisa del paziente…che…“sente” se lo psicoterapeuta che ha di fronte incide nella sua anima, o le passa semplicemente accanto senza neanche sfiorarla.”.

    Quanto a:
    …la psicoterapia non è una scienza, ma un’arte. E come ogni arte si impara nella bottega dell’artigiano, senza che la sua frequentazione garantisca che da quella bottega uscirà un’artista.

    Non mi sembra abbia detto nulla di nuovo, sorvolando sulla poetica metafora, a me pare che esistano ancora fortunati studenti (apprendisti stregoni?) col beneficio di poter seguire il loro maestro e che durante questa affiliazione si iscrivono ad una scuola perché così la legge italiana prevede.

    Permettetemi di dire, a questo punto, che questi sono i discepoli di cui parla la domanda:

    “quanti oggi possono dire di esserlo, avendo compiuto una formazione autentica, di lacrime e sangue, e non soltanto una sua caricatura standardizzata”.

    Sono coloro che hanno avuto la fortuna di essere scelti dal maestro artigiano, che diventano la sua ombra e che con gli anni finiscono a far parte di una setta piuttosto che di una scuola, divenendo la caricatura del loro fondatore.

    Forse il sig. Galimberti è stato uno di questi e oggi si trova a difendere la scelta fatta diversi anni fa. Forse oggi è più facile proiettare alcune insoddisfazioni in quei poveri (compresa me) laureati in psicologia che hanno speranza di incidere sull’animo umano…o forse, cosa ancor peggiore il “filosofo con tanta capacità critica”, si è reso conto che c’è del marcio nei posti che ha frequentato e quindi, solo un filosofo, libero dalle passioni e dalla corruzione (moderna e non nel senso stretto del termine filosofico!), potrebbe raddrizzare la situazione così come già la filosofia antica aveva previsto.

    Per ultimo:
    bastano 2000 anni di storia della filosofia per erigersi a colonne portanti del sapere?

    “Sono stati invece rigorosamente esclusi i filosofi, che…qualcosa di più assennato saprebbero dire rispetto ai medici… e rispetto agli psicologi, la cui mentalità non è gravata da nulla, non avendo la qualità dei loro studi alcun peso”.

    Le persone che fanno affermazioni di questo genere, piuttosto che darmi l’idea di “curatori dell’anima” e sostenitori della “superiorità intellettuale”, mi sembrano portatori di un fardello chiamato “inferiorità intellettiva”…meglio noi psicologi su cui non grava nulla!!!
    In parte la salute mentale è una forma di conformismo.
    John Nash

  11. #11
    Ospite non registrato
    Credo, semplicemente, che sia mera utopia il voler esercitare una qualsiasi attività umana senza avere e quindi applicare una propria personale filosofia, una propria idea di cio che si fa, un proprio personale ed unico modo.
    Più ci avviciniamo allo studio ed alla cura dell'uomo, piu' il confine fra noto ed ignoto è, almeno per ora, assai labile ed incerto.
    E, poiche' la filosofia si occupa di tutto senza occuparsi di nulla, ma appunto con cio' si occupa anche di psiche e di psicoterapia, come immaginare di esercitare una cosi' delicata e profonda attività umana senza "passare per la filosofia"?
    Ancora, credo che chiunque si occupi dell'uomo e della cura dell'uomo, non possa ignorare in che modo se ne e' occupati sino ad ora e continua ad occuparsene la filosofia.

  12. #12
    Eowin
    Ospite non registrato
    Il prof. Galimberti è, semplicemente, un grande.
    Qualunque persona dotata di buon senso, onestà intellettuale e quel minimo di cultura che una volta veniva passato perfino a chi superava l'esame di seconda elementare e che oggi è rarissimo anche nei laureati, leggendo o ascoltando il suo pensiero lo riconosce.
    La facoltà di psicologia è quello che è e produce ciò che produce.
    Tra i forumisti qualcuno ha mai letto Psichiatria e Fenomenologia (MI, Feltrinelli, '79) o Gli Equivoci dell'Anima (MI, Feltrinelli, '87)?
    Il prof. Galimberti scrive saggi bellissimi, dai quali si può attingere a una parte della grande cultura, non solo umanistica, non solo filosofica, di chi li ha scritti.
    Non voglio "farmi bella" prendendo le difese di chi non ha certo bisogno di difensori d'ufficio, ma almeno che non si dica che TUTTI i laureati in psicologia hanno in odio la filosofia, la cultura, il buon senso e l'onestà intellettuale.
    Secondo un'ottica condivisibile e, fra l'altro, giustificata dall'obiettività dei "successi" professionali e occupazionali del laureati in psicologia, quello che il prof. Galimberti ha scritto nella risposta riportata da Evaluna è, semplicemente, vero.
    Fra l'altro il prof. Galimberti è esponente di spicco della psicologia analitica che discende da Jung e che in Italia annovera tra i suoi cultori anche il prof. Aldo Carotenuto a Roma e il prof. Giorgio Girard a Torino.
    Adesso potete anche spartirvi le mie spoglie.

  13. #13
    Ospite non registrato
    Insisto.
    Condivido una affermazione di un noto filosofo del secolo scorso (A.S.) secondo il quale la filosofia non puo' essere insegnata poichè, leggete leggete, è impossibile che chi cerca di insegnarla non la inquini con la sua interpretazione e con cio finisca, nel migliore dei casi involontariamente, ad insegnare poi la sua interpretazione della filosofia.
    Per estensione mi chiedo da dove saltano mai gli psicoterapeuti, i filosofi, i vari curatori dell'anima. Da quale contesto sociale? E' che forse non sono essi stessi imbevui fino al collo della perversa cultura della societa' moderna? E' che forse sono tutti cosi' imparziali e neutri rispetto ai modi di vivere moderni (che se non creano almeno accentuano il disagio psichico)?
    Hanno, tutti, la verità in tasca su cos'e' l'individuo? Su cosa è meglio e cosa peggio per lui? Sanno leggere nel disagio della persona le cause sociali? Tutte? Sanno cosa è "biologicamente" troppo per l'uomo?
    O che forse, piu' apodittici di chiunque, lavorano alla riduzione dell'uomo entro la media? Forniscono cosa, rassicurazioni?
    Ed a chi, a tutti? Pensate ad un Nietzsche, ad un Dos., e forse ad uno stesso Freud quindicenni sul lettino di uno psicoanalista (uno moderno, di oggi):oggi non avremmo da leggerli!!!
    La filosofia si', la filosofia dice tutto ma non afferma niente; ogni filosofia ne esclude ogni altra. Ed allora forse, quando l'aspirante terapeuta dell'anima, avra' escluso tutte le filosofie, tutte le scienze incerte (dopo, ovviamente averle con fatica vissute e superate), quando avra' sostituito tulle le certezze imparate e maturate con il solo "dubito e cogito" , ecco , forse, li' avremo trovato la nostra anima.

  14. #14
    evaluna^
    Ospite non registrato
    Originariamente postato da Eowin
    quello che il prof. Galimberti ha scritto nella risposta riportata da Evaluna è, semplicemente, vero
    ciao Eowin, secondo te, quindi, un filosofo ha maggior diritto ad accedere ad una formazione di una scuola di psicoterapia? Perchè è su questo che fondamentalmente non mi trovo d'accordo. ("sono stati esclusi i filosofi...ecc...")
    Per il resto, e l'ho detto anche precedentemente, ben vengano tutte le sue considerazioni, ma non mi sembra esattamente un modo corretto quello di "affossare" la categoria degli psicologi e dei medici (sottolineo, dei medici, perchè io studio questo e vorrei difendermi un pò ).

    Carlo, quando dici che
    sia mera utopia il voler esercitare una qualsiasi attività umana senza avere e quindi applicare una propria personale filosofia, una propria idea di cio che si fa, un proprio personale ed unico modo.
    io sono d'accordo con te, ma credo che tu convenga sul fatto che per maturare una propria filosofia non bisogna possedere necessariamente una laurea in tasca.

    Il punto della questione per me resta sempre lo stesso:
    quando l'aspirante terapeuta dell'anima, avra' escluso tutte le filosofie, tutte le scienze incerte (dopo, ovviamente averle con fatica vissute e superate), quando avra' sostituito tulle le certezze imparate e maturate con il solo "dubito e cogito" , ecco , forse, li' avremo trovato la nostra anima.
    perchè questo percorso si crede precluso ad uno psicologo o ad un medico????
    Ultima modifica di evaluna^ : 01-09-2003 alle ore 14.19.22

  15. #15
    Ospite non registrato
    Non solo non credo che per maturare una propria filosofia occorra andarla a trovare nelle aule universitarie, ma credo addirittura che, per la qualità delle università che ci ritroviamo, il proprio "percorso filosofico" puo' addirittura essere intralciato dall'insegnamento, dai programmi. (chi li sceglie i programmi di studio? chi è cosi' onnisciente da poter dire "ecco, se imaparate questo diventerete quello o quell'altro").
    In linea di massima potrei azzardare che i vari percorsi di studio proposti intendono aiutare a "svolgere un lavoro", "fare lo psicoterapeuta" . Giammai un percorso di studio potra' permettere di "diventare, essere il lavoro che si pretende svolgere" .
    La differenza è fra "fare lo psicoterapeuta" ed "essere psicoterapeuta" senza certo disdegnare di "saperlo fare avendo metabolizzato la tecnica, la cultura del fare".

    Sull'altro punto:
    perchè questo percorso si crede precluso ad uno psicologo o ad un medico???? (evaluna)
    Non credo affatto che questo percorso sia precluso a chicchessia, anzi, nella mia personale concezione, e' un percorso che dovrebbe essere aperto a chiunque, anche al manovale, anzi, piu' ampiamante e' un percorso che dovrebbe essere seriamente proposto e possibile a chiunque ambisca a maturare come persona ancor prima che come professista, medico, artista o operaio. Credo, invece, che il percorso che potremmo chiamare di "maturità dell'uomo" dovrebbe essere imposto a chiunque poi pretenda di incidere con il suo operato cosi profondamente e direttamente nella vita degli altri e poi per estensione a chiunque, in un modo, incide indirettamente nella vita degli altri incidendo nella societa' cui partecipa.
    E' forse, piu' semplicemente, la annosa questione che prima del mestierante vi e' l'uomo e che la societa' e composta da un insieme di uomini.
    Ecco, come pretendere di avere "bravi psicoterapeuti" laddove c'e' scarsita di umana materia prima?

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