eccomi ragazzi, provo anche io.
"a & b) i sintomi esperiti da Marcella sembrano soddisfare i criteri diagnostici per il Disturbo Borderline di Personalità, che si colloca nell'ASSE II, Cluster B del DSM IV-TR. Dunque questa sembrerebbe, ad un'analisi preliminare, essere l'ipotesi diagnostica più rispondente ai comportamenti ed alla sintomatologia espressa: le ragioni di tale affermazione risiedono, come suddetto, nei sintomi espressi quali l'autolesionismo ("numerosi tagli sulle braccia") un quadro di relazioni interpersonali instabili ed intense, sforzi disperati di evitare un abbandono ("è stata lasciata dal fidanzato nonostante i tentativi disperati per tenerselo accanto"), impulsività in aree potenzialmente pericolose per sè, ad esempio per quanto riguarda la sfera affettiva ("ho cambiato spesso ragazzo ma nessuno mi piaceva per più di una settimana"), e le malattie contraibili sessualmente o per via parenterale, anche in caso di tossicodipendenze ("è stata ricoverata per una sospetta epatite"... la percentuale di contagio da virus dell’epatite C (HCV) tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale è di solito estremamente alta). Menziona anche comportamenti pericolosi al volante ("quando si sente nervosa...fa corse folli a rischio della propria vita"). Inoltre afferma di "sentirsi a periodi desiderabile e simpatica...a periodi brutta, odiosa e cattiva", il che soddisfa il criterio A3 di alterazione dell'identità, che vede un'immagine di sè oscillante tra estremi di idealizzazione e di svalutazione. Cita anche sentimenti di rabbia ("si tagliuzza... per non sentire tutta la rabbia che ho dentro"), dato che soddisfa il criterio A9: rabbia immotivata e intensa e difficoltà a controllarla. Infine, Marcella narra un episodio riguardante le colleghe di lavoro che sembrerebbe scivolare nella ideazione paranoide transitoria, legata allo stress, come da criterio A9 (..."forse avrebbero potuto parlare di me per farmi licenziare"). Riassumendo, i criteri elencati coincidenti con i sintomi espressi dalla donna sembrerebbero dunque corrispondere ad una diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità.
c) Nonostante la paziente affermi di sentirsi, a volte "proprio giù", e di sentirsi "sola" dopo il "dolore insopportabile" provato per essere stata lasciata dal fidanzato, dobbiamo operare una diagnosi differenziale con i disturbi dell'umore (depressione): i pazienti con DBdi pers. possono infatti sentirsi depressi, svuotati, tristi, ma non manifestano i segni vegetativi della depressione diagnosticabile sull'asse I del DSM IV TR, benche anche in questo quadro, come in quello depressivo, possano essere presenti ideazioni suicidarie.
d) Secondo Gabbard, questi pazienti si consumano nel tentativo di stabilire delle relazioni esclusive con un'unica persona, con cui non vi sia alcun rischio di abbandono. Idealmente potremmo pensare che già la scelta di essere una bambina modello, che ha reso felice tutti, nonchè la costrizione a studiare la danza rinunciando ad il karatè fosse un tentativo di costruire una intimità con le figure genitoriali, al fine di ottenere la loro ammirazione ed attenzione esclusiva. L'area della relazionalità di questi pazienti è però seriamente distorta: da un lato essi temono l'abbandono, dall'altro sono terrorizzati dall'essere fagocitati dall'altro. Secondo Kernberg i pazienti borderline rivivono continuamente una crisi infantile precoce, in cui temono che i tentativi di separarsi dalla madre provocheranno la sua scomparsa, il che deriva dalla mancanza della costanza dell'oggetto.
Secondo l'autore, dunque, le dinamiche ed i meccanismi alla base del funzionamento sintomatologico di questi pazienti possono essere riassunte in:
- una grave debolezza dell'Io
- operazioni difensive primitive (scissione, isolamento, negazione)
- relazioni oggettuali problematiche
- sessualità perversa e polimorfa.
e) per un approfondimento diagnostico utilizzerei l'intervista strutturale di Kernberg, che consentirebbe di avere maggiori informazioni sull'esame di realtà e sul grado di strutturazione e funzionamento dell'Io. TRamite il colloquio, inoltre, valuterei la funzionalità della pazinte nelle aree lavorativa, sociale, relazionale. Inoltre approfondirei l'indagine del sistema familiare in cui la paziente vive, la sua gerarchia, i ruoli, i confini e le modalità comunicative per sviluppare, eventualmente, alleanze e reti di supporto in favore della paziente.
f) Per quanto riguarda le ipotesi di trattamento, sappiamo dalla letteratura che i pazienti con questo disturbo sono i più portati ad interrompere la terapia, a rivolgere al terapeuta richieste insolite di trattamenti particolari, eccetera. Per limitare al minimo queste possibilità, ipotizzerei un trattamento di tipo espressivo e supportivo di stampo psicodinamico su un continuum flessibile, da alternare fluidamente a seconda delle esigenze mostrate dal paziente nel qui ed ora della seduta. lavorerei il più possibile sulla costruzione di una alleanza terapeutica, posticipando l'interpretazione finchè la paziente non svilupperà una sufficiente fiducia nel lavoro terapeutico. Se possibile, completerei il piano di trattamento con alcune sedute di impronta familiare, per individuare e levigare il ruolo giocato dalle interazioni tra i membri nel mantenimento della patologia della paziente. Se necessario, in periodo di particolare stress con acuzie di tipo psicotico, richiederei la consulenza di uno psichiatra per un eventuale trattamento farmacologico.
Gli obiettivi terapeutici comprenderebbero un rafforzamento dell'Io per tollerare meglio l'ansia ed ottenere un maggiore controllo sugli impulsi; una integrazione delle rappresentazioni scisse del sè, per avere una visione di sè e degli altri unica, solida e completa; una maggior tolleranza della separazione dalle figure significative; la costruzione di una identità definita, capace di un buon esame di realtà e di relazionarsi in modo adeguato.
Il setting prevederà due sedute alla settimana con regole stabili, orari precisi e con una specifica contrattualità sulle conseguenze dei mancati appuntamenti. Saranno dunque stabilite alcune regole di base, tra le quali il divieto di telefonate tra una seduta e l'altra, l'obbligo di dichiarare al terapeuta eventuali ideazioni suicidarie prima di attuarle e così via. Secondo la letteratura, infatti, (Gabbard) con queste tipologie di pazienti è essenziale imporre stabilità dall'esterno, stabilire un setting molto preciso per contenere la natura caotica della vita del borderline."
che ne pensate??
non me ne vogliano i cognitivisti ma io sono psicodinamica 100%