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  1. #61
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Citazione Originalmente inviato da IT_Modeler Visualizza messaggio
    Allora, anch'io...quando me ne occupo nelle aziende "faccio clinica"...mi pare un po' troppo!
    Bisogna vedere di che "sofferenza" si tratta.
    Non mi sembra questa la modalità migliore per delimitare i rispettivi campi d'azione: allargandone uno in modo eccessivo, l'altro deve retrocedere.
    Contestualizziamo prima di tutto. Io mi sto riferendo a tutta quella serie di interventi psicologici (singolo, gruppali o istituzionali) volti ad accogliere e trattare una domanda di cura. Un intervento formativo in azienda, l'educazione sentimentale o l'orientamento nelle scuole, e così via non sono interventi clinici perchè non c'è una richiesta relativa a "problemi".
    Si tratta invece di "curare" se il professionista viene chiamato ad affrontare situazioni di difficoltà a livello individuale o istituzionale. Infatti dinamiche più o meno apertamente problematiche possono essere alla base di situazioni di stallo produttivo. Anche in questo caso si lavora quindi sulla struttura, sulla "personalità dell'azienda" (gli psicoanalisti che si sono occupati di gruppi e istituzioni - Bion, Foulkes, Kaes - hanno scritto pagine molto interessanti su questo tema).
    Per quanto mi riguarda non si tratta di delimitare con dei paletti il campo di azione nell'ottica di "questo è mio, questo è tuo", come purtroppo il sovrannumero di professionisti delle "relazioni d'aiuto" spinge sempre più a fare. Ritengo che sia molto più proficuo rimanere al livello epistemico e fondare su questo la natura dell'intervento.

    Saluti
    gieko

  2. #62
    Partecipante Assiduo L'avatar di rosablu77
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Come educatrice e come futura counsellor non lavorerò a livello strutturale ma a livello funzionale o descrittivo.
    Per chi conosce l'analisi transazionale, la differenza è netta.
    Se parlo di modello funzionale vado a intervenire sulle interazioni tra le persone (utilissimo anche in azienda o a scuola);
    se parlo di struttura considero invece cosa avviene all'interno dell'individuo.
    Gli aspetti interpersonali dell'attività dell'A.T richiedono il modello funzionale (ambito counselling); gli aspetti intrapsichici il modello strutturale (di competenza dello psicoterapeuta).
    Come vedete non si interviene in alcun modo in maniera intrapsichica.
    Il counsellor, sempre rifacendomi all'A.T. usa gli straumenti della "diagnosi comportamentale" (osservazione del comportamento quale tono di voce, gesti, parole e via discorrendo)" e "sociale".
    Sono tutti strumenti che vengono già usati nel lavoro educativo pedagogico attraverso le tecniche di comunicazione e che permettono al'individuo di individuare delle disfunzionalità a livello sociale e di interazione con gli altri e di poterle correggere.
    Ultima modifica di rosablu77 : 31-01-2009 alle ore 15.40.15

  3. #63
    Partecipante Assiduo L'avatar di rosablu77
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    01-09-2008
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Citazione Originalmente inviato da gieko Visualizza messaggio
    Piuttosto che ribaltare la domanda si potrebbe tentare di rispondere...
    Come si spiega che una separazione, per quanto fonte di sofferenza, porti alcuni coniugi a chiedere un aiuto professionale ed altri coniugi ad affrontare la situazione autonomamente?
    Ci sono persone che riescono a trovare le risorse per gestire una situazione difficile dentro di sè ed altre che si rivolgono a un professionista perchè hanno bisogno che qualcuno li aiuti a trovarle in quello specifico momento.
    Questo non significa che ci sia un problema a livello strutturale.
    Ad es in un caso di separazione coniugale, come counsellor potresti chiedere alla persona se ha già affrontato situazioni simili nella sua vita e in che modo le ha risolte.
    Può essere che la persona a quel punto rivaluti le sue risorse e le sue potenzialità e compito del counsellor sarà semplicemente quello di aiutarla e riconoscerle e a valorizzarle.
    Può anche essere che invece ti accorgi che la persona fa fatica a contattare dei vissuti e che abbia sempre avuto difficoltà a gestire situzioni di seprazione o simili.
    A quel punto il lavoro del counsellor si interrompe e se vuole la persona può decidere di prendersi cura di questo aspetto attraverso lo psicoterapeuta.
    (invio).
    Spero di aver fatto un pò di chiarezza in merito al compito del counsellor.
    Ultima modifica di rosablu77 : 31-01-2009 alle ore 15.42.22

  4. #64
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Citazione Originalmente inviato da rosablu77 Visualizza messaggio
    Ci sono persone che riescono a trovare le risorse per gestire una situazione difficile dentro di sè ed altre che si rivolgono a un professionista perchè hanno bisogno che qualcuno li aiuti a trovarle in quello specifico momento.
    Questo non significa che ci sia un problema a livello strutturale.
    Dovresti spiegare il perchè di questa affermazione, perchè contrasta con l'evidenza teorica e di ricerca che mostra come il livello strutturale non sia scindibile da quello "comportamentale", e come vi sia un continuo tra mondo interno e mondo esterno, che altro non sono che due interfaccia differenti della realtà di una persona.
    La tua definizione di counselling è molto chiara ma non cambia, proprio per i motivi di cui sopra, i termini della questione. Se la persona si rivolge ad un professionista significa che non è più in grado di utilizzare le proprie risorse che sono logica conseguenza dell'assetto di personalità della persona stessa. Ne consegue l'impossibilità di separare, in ambito di richiesta di intervento di cura da parte dell'utenza, i livelli con il rimando alla dimensione strutturale.
    Oltrettutto faccio notare come il focalizzarsi su eventi simili a quello che conduce alla consultazione da parte del paziente, ed alle soluzioni precedenti, non permette di cogliere la natura patologica (di coazione, cioè), ovvero l'utilizzo di dinamiche problematiche per il soggetto stesso.

    Saluti
    gieko

  5. #65
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Citazione Originalmente inviato da gieko Visualizza messaggio
    Contestualizziamo prima di tutto. Io mi sto riferendo a tutta quella serie di interventi psicologici (singolo, gruppali o istituzionali) volti ad accogliere e trattare una domanda di cura. Un intervento formativo in azienda, l'educazione sentimentale o l'orientamento nelle scuole, e così via non sono interventi clinici perchè non c'è una richiesta relativa a "problemi".
    Si tratta invece di "curare" se il professionista viene chiamato ad affrontare situazioni di difficoltà a livello individuale o istituzionale.
    "Cura" è un chunk (pezzo) di informazione più di dettaglio, rispetto a "difficoltà".
    L'intervento formativo in azienda nei momenti di crisi, si può trovare di fronte anche a "problemi" sia individuali che istituzionali...anzi spesso quando c'è un problema individuale non isolato, ciò significa che c'è una o più difficoltà di tipo relazionale nell'istituzione. O anche funzionale.
    Ho letto che la Tua formazione è psicoanalitica, la mia è diversa pur se tengo conti di alcuni aspetti "strutturali" che si possono evidenziare in aula che ho appreso frequentando dei seminari con una psicoanalista freudiana (pensa un po'!).
    Poi mi trovo benissimo con gli strumenti di AT a cui faceva cenno la collega:
    la funzionalità deve poter passare per la presa di coscienza delle proprie risorse e nella libertà di sperimentarle e sperimentarsi con successo verso l'obiettivo...tutto ciò passa attraverso la comunicazione, attraverso il linguaggio.
    Delle risorse parlava già Carl Rogers e anche Virginia Satir...anzi proprio a lei ho pensato quando "Rosablu" ha parlato di "regole apprese in famiglia"...io aggiungerei apprese "e interiorizzate". E questo vale anche per le aziende.
    E non tutto ciò che faceva Virginia era "psicoterapia".
    psi_net

  6. #66
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Mi sembra che ti trovi abbastanza d'accordo nel pensare che, sotto la facciata del problema momentaneo, sono solitamente presenti dinamiche ben più consolidate (e quindi difficilmente coglibili dal soggetto, singolo o istuzione che sia). Il livello strutturale è quindi imprescindibile e comporta un intervento che ne tenga conto e che lavori sulle dinamiche di apertura-resistenza al fine di permettere processi trasformativi stabili.
    Non nego l'esistenze di risorse personali nemmeno nelle patologie più gravi - e proprio per questo motivo ritengo infondata la distinzione che ormai sta sempre più diventando luogo comune tra "disagio occasionale" e "psicopatologia" -, ma fin a quando permane una struttura di un certo tipo, queste sono "imbrigliate". Gli obbiettivi personali di cui parli rimangono infatti legati alla stessa struttura (sono emanazione del desiderio inconscio). Per questo è necessario un intervento di tipo psicoterapico strutturale.
    Non conosco Virginia Satir nè le sue modalità di lavoro. Il focalizzarsi dei terapeuti umanistici come Rogers sulle risorse, mi ha sempre fatto pensare che rimanga però tagliato fuori proprio ciò che ne impedisce l'utilizzo.

    Saluti
    Ultima modifica di gieko : 31-01-2009 alle ore 17.57.07
    gieko

  7. #67
    Partecipante Esperto
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Citazione Originalmente inviato da gieko Visualizza messaggio
    Mi sembra che ti trovi abbastanza d'accordo nel pensare che, sotto la facciata del problema momentaneo, sono solitamente presenti dinamiche ben più consolidate (e quindi difficilmente coglibili dal soggetto, singolo o istuzione che sia). Gli obbiettivi personali di cui parli rimangono infatti legati alla stessa struttura (sono emanazione del desiderio inconscio). Per questo è necessario un intervento di tipo psicoterapico strutturale.
    Non conosco Virginia Satir nè le sue modalità di lavoro. Il focalizzarsi dei terapeuti umanistici come Rogers sulle risorse, mi ha sempre fatto pensare che rimanga però tagliato fuori proprio ciò che ne impedisce l'utilizzo.

    Saluti
    1) Si può lavorare su quel "difficilmente coglibili", attraverso la consapevolezza...credo lo saprai meglio di me...casomai l'abilità è sul "come" posso giungere a quella consapevolezza.
    2) Su che cosa si può fondare il "goal setting"...l'espressione dell'obiettivo ha bisogno innazitutto di colmare un "gap"... quel "qualcosa" che sembra mancare per arrivarci (all'obiettivo) o che altri mi impediscano o che sembra che sia l'ambiente che mi impedisca...difficilmente i singoli o l'istituzione ammetteranno che la causa è "all'interno".
    3) C'è qualcosa che non va che sembra ripetersi...

    Per intervenire decido di spostare volutamente l'attenzione su "ciò che funziona", per Te potrà essere scandaloso, ma per me no...perchè non lo era proprio per Virginia Satir e per Carl Rogers!
    Mi dispiace che Tu non conosca Virginia Satir.
    Se vuoi, di Carl Rogers c'è un filmato meraviglioso "on line"...si vede il feedback di una cliente dopo un Suo intervento di Counseling.
    Il Counseling esiste, può esistere anche in Italia...che manchi la regolamentazione è una grande lacuna, sì per i Counselor (i reali professionisti),ma soprattutto per i vantaggi per i clienti.
    Perchè molti rinunciano a questa professione.
    Avrai notato che ho evidenziato di aver appreso molto dai seminari di una psicoanalista freudiana: credo molto nell'integrazione...non ho mai accreditato crinali inviolabili.
    Persino la mia fisioterapista (Metodo Mezier) mi ha detto una volta: posso incominciare bene con Te da ciò che conosci bene...la Tua postura...per poi portarTi ad un qualcosa di nuovo.
    Tutti nella libertà dell'apprendimento, possiamo imparare "qualcosa di nuovo": è una citazione di Virginia Satir.
    psi_net

  8. #68
    Partecipante Super Figo L'avatar di ikaro78
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Contestualizziamo prima di tutto. Io mi sto riferendo a tutta quella serie di interventi psicologici (singolo, gruppali o istituzionali) volti ad accogliere e trattare una domanda di cura. Un intervento formativo in azienda, l'educazione sentimentale o l'orientamento nelle scuole, e così via non sono interventi clinici perchè non c'è una richiesta relativa a "problemi".
    Sono d'accordo con Gieko per come ha portato avanti il discorso.
    Credo sia importante, come ha fatto Gieko, tenere sempre in mente il livello epistemico, senza il quale non potremmo orientare il nostro intervento. Richiamandomi però a Renzo Carli (Università La Sapienza) io credo che sia clinico ogni intervento fondato sull'analisi della dinamica istituzionale agita dall'utente che richiede l'intervento stesso. In quest'ottica anche l'intervento formativo in azienda o l'orientamento scolastico sono interventi clinici (non psicoterapeutico) in quanto interventi fondati sull'analisi delle simbolizzazioni affettive, la dinamica collusiva, il fallimento del processo collusivo (Carli, 1993).

    Saluti,
    ikaro

  9. #69
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Citazione Originalmente inviato da ikaro78 Visualizza messaggio
    Credo sia importante tenere sempre in mente il livello epistemico, senza il quale non potremmo orientare il nostro intervento. Io credo che sia clinico ogni intervento fondato sull'analisi della dinamica istituzionale agita dall'utente che richiede l'intervento stesso. In quest'ottica anche l'intervento formativo in azienda o l'orientamento scolastico sono interventi clinici (non psicoterapeutico) in quanto interventi fondati sull'analisi delle simbolizzazioni affettive, la dinamica collusiva, il fallimento del processo collusivo (Carli, 1993).
    Tutti gli interventi postati finora hanno trattato il livello epistemico.
    Ciò che scrivi con un linguaggio più aulico e tecnico del mio (il mio semplice l'ho scelto volutamente) è molto vicino a ciò che ho scritto io.
    Una cosa è, infatti, intervenire sulla dinamica, magari sulle dinamiche che funzionano, un'altra è intervenire sulle cause che hanno provocato quelle dinamiche (i "blocchi").
    Simbolizzazioni, dinamiche collusive o meno e successo dei comportamenti liberi (dalla collusione) passano in ogni caso attraverso il linguaggio.
    Direi che tutto il linguaggio è una simbolizzazione che rimanda a diversi livelli...bisogna vedere a quelli di quei livelli si sceglie di far riferimento nell'intervento.
    Proprio il Counseling, il percorso formativo che ho intrapreso otto anni fa e, naturalmente, concluso, mi permette di conoscere i limiti del territorio suo proprio e non psicoterapeutico. La sua regolamentazione (che è già cominciata) sarebbe la migliore tutela per i clienti (non pazienti) e anche gli psicoterapeuti e il loro territorio.
    L'efficacia non passa, però, come ho cercato di dimostrare nell'ultimo mio intervento solo nella bontà dei Modelli teorici, ma anche, secondo me e gli ultimi undici anni di esperienza, anche nella bontà dei Modelli in carne e ossa.
    psi_net

  10. #70
    Partecipante Esperto
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Mi sembra che spesso i counselors volgliano di fatto fare gli psicoterapeuti ma dicendo di concentrarsi sulla parte sana, sul potenziale, ecc. Ci sono orientamenti di psicoterapia che diono le stesse cose prima che fosse creato il counseling. Mi sembra triste che una persona con dei problemi si debba trovare di fronte una persona con una preparazione povera e che non possa aiutarlo a fare realmente un cambiamento profondo, non sia capace di fare una diagnosi psicologica in caso vi sia qualche problema più profondo di quello apparente.

  11. #71

    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Citazione Originalmente inviato da evolution Visualizza messaggio
    Mi sembra che spesso i counselors volgliano di fatto fare gli psicoterapeuti ma dicendo di concentrarsi sulla parte sana, sul potenziale, ecc. Ci sono orientamenti di psicoterapia che diono le stesse cose prima che fosse creato il counseling. Mi sembra triste che una persona con dei problemi si debba trovare di fronte una persona con una preparazione povera e che non possa aiutarlo a fare realmente un cambiamento profondo, non sia capace di fare una diagnosi psicologica in caso vi sia qualche problema più profondo di quello apparente.

    ...mi chiedevo...ma esiste l'invio del paziente o no? Mi sembra che qui si stia parlando di un'unica figura (che sia il counsellor, lo psicoterapeuta, lo psicologo...whatever!) che sembra debba fare tutto, sapere tutto...
    Non sarebbe molto piu' realistico parlare di collaborazione inter-professionale magari semplicemente attraverso una migliore definizione dei ruoli (mi riferisco all'ancor poco consolidata regolamentazione circa il counselling) di ciascuno?

    Il paziente/cliente e' qualcuno che ci si deve contendere o piuttosto un individuo che nel suo percorso curativo puo' incontrare professionisti diversi in momenti diversi? Secondo poi (e questa e' la parte piu' difficile, ma non impossibile) possono questi professionisti nell'inisieme conferire un sostegno unidirezionale ma allo stesso tempo diversificato al singolo individuo?

    Secondo me l'unico modo per fare cio' e' attraverso una consapevolezza intra ed inter-professionale. E magari chi sente il proprio territorio 'invaso da degli incompetenti 'dovrebbe rivolgere la sua frustrazione a chi crea a livello burocratico/legislativo questa confusione sui ruoli (a volte e' solo disinformazione pero'...) invece che spendere energie, come ha detto qualcuno qui in precedenza, a misurare chi ce l'ha piu' lungo!

    L'espressione preparazione 'povera' mi piace poco. Magari semplicemente...diversa???

  12. #72
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    Citazione Originalmente inviato da evolution Visualizza messaggio
    Mi sembra che spesso i counselors volgliano di fatto fare gli psicoterapeuti ma dicendo di concentrarsi sulla parte sana, sul potenziale, ecc. Ci sono orientamenti di psicoterapia che diono le stesse cose prima che fosse creato il counseling. Mi sembra triste che una persona con dei problemi si debba trovare di fronte una persona con una preparazione povera e che non possa aiutarlo a fare realmente un cambiamento profondo, non sia capace di fare una diagnosi psicologica in caso vi sia qualche problema più profondo di quello apparente.
    La discussione è andata avanti: abbiamo cercato di chiarire (sperando di esserci riusciti) la differenza tra affrontare un "problema" e "cura".
    Del "potenziale" non si occupa solo la psicoterapia.
    Il Counseling non si occupa e non si può occupare di "ristrutturazione profonda" (v. SICo in Italia e BACP in Inghilterra, solo per fare due esempi).
    Per "preparazione povera"...bisognerebbe sapere meglio a chi Ti rivolgi.
    Gli orientamenti di psicoterapia hanno le loro radici lontane nel tempo...lo sappiamo e alcune ce le fanno anche studiare correttamente all'Università,
    ma radici lontane e profonde ce le ha anche il Counseling che mi sembra risalga agli anni Venti negli Stati Uniti.
    psi_net

  13. #73
    Partecipante Esperto
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    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Cara Silvia,
    Comprendo quello che dici, e mi rendo conto che la tua situazione è molto diversa. Quando ho parlato di formazione "povera" non mi riferivo certo alla tua, ma a quella che viene data qui in Italia ai Counselors. Mi chiedo perchè uno Psicologo-Psicoterapeuta debba avere bisogno di lavorare in un team con un Counselor (formato in Italia, non conosco le altre realtà). Capisco che lo Psicologo possa e a volte debba collaborare con il Medico, lo Psichiatra, l'Educatore, ecc., ma non vedo l'utilità della figura del Counselor. Non hanno le basi scientifiche dell'università (uno può aver fatto alberghiera e dopo due o tre anni, un week-end al mese, è counselor). Così come è ora la formazione, credo sia giusto chiedere almeno la laurea magistrale in psicologia per diventare counselor.
    Mi dispiace per chi abbia pensato che la mia potesse essere una competizione sulle "lunghezze" o sulla paura professionale. Vorrei chiarire col dire che non sono uno psicologo. Lavoro come massaggiatore e sono poco più che all'inizio del percorso universitario in psicologia. Per me ci saranno ancora molti lunghi anni di studio e formazione, sarebbe molto più comodo iscrivermi ad una scuola di Counseling, sia come impegno di studio che come numero di anni.
    Grazie

  14. #74
    Partecipante Assiduo L'avatar di rosablu77
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    Citazione Originalmente inviato da IT_Modeler Visualizza messaggio
    "Cura" è un chunk (pezzo) di informazione più di dettaglio, rispetto a "difficoltà".
    L'intervento formativo in azienda nei momenti di crisi, si può trovare di fronte anche a "problemi" sia individuali che istituzionali...anzi spesso quando c'è un problema individuale non isolato, ciò significa che c'è una o più difficoltà di tipo relazionale nell'istituzione. O anche funzionale.
    Ho letto che la Tua formazione è psicoanalitica, la mia è diversa pur se tengo conti di alcuni aspetti "strutturali" che si possono evidenziare in aula che ho appreso frequentando dei seminari con una psicoanalista freudiana (pensa un po'!).
    Poi mi trovo benissimo con gli strumenti di AT a cui faceva cenno la collega:
    la funzionalità deve poter passare per la presa di coscienza delle proprie risorse e nella libertà di sperimentarle e sperimentarsi con successo verso l'obiettivo...tutto ciò passa attraverso la comunicazione, attraverso il linguaggio.
    Delle risorse parlava già Carl Rogers e anche Virginia Satir...anzi proprio a lei ho pensato quando "Rosablu" ha parlato di "regole apprese in famiglia"...io aggiungerei apprese "e interiorizzate". E questo vale anche per le aziende.
    E non tutto ciò che faceva Virginia era "psicoterapia".
    Grazie pei il tuo intervento che secondo me chiarisce molto a rigurado del counselling.
    A quanti pensano sia ancora arbitraria, consiglio di informarsi ad es. sull'analisi transazionale e sulla distinzione (già citata) tra livello di struttura e di funzione.
    L'A.T ha un codice ben strutturato e rigido a livello internazionale a cui tutti i professionisti devono attenersi.
    Ai counsellor e agli specialisti educativi viene consentito l'uso della parte funzionale.
    Come vedete è già stato regolamentato molto in materia già dagli anni '70 e cosa più importante a livello internazionale.
    Mi auguro che l'Italia presto recepisca.

    P.S. Modeler, con che scuola di counselling ti sei specializzata??

  15. #75

    Riferimento: ...sulla professione di Counsellor

    Citazione Originalmente inviato da evolution Visualizza messaggio
    Cara Silvia,
    Comprendo quello che dici, e mi rendo conto che la tua situazione è molto diversa. Quando ho parlato di formazione "povera" non mi riferivo certo alla tua, ma a quella che viene data qui in Italia ai Counselors. Mi chiedo perchè uno Psicologo-Psicoterapeuta debba avere bisogno di lavorare in un team con un Counselor (formato in Italia, non conosco le altre realtà). Capisco che lo Psicologo possa e a volte debba collaborare con il Medico, lo Psichiatra, l'Educatore, ecc., ma non vedo l'utilità della figura del Counselor. Non hanno le basi scientifiche dell'università (uno può aver fatto alberghiera e dopo due o tre anni, un week-end al mese, è counselor). Così come è ora la formazione, credo sia giusto chiedere almeno la laurea magistrale in psicologia per diventare counselor.
    Mi dispiace per chi abbia pensato che la mia potesse essere una competizione sulle "lunghezze" o sulla paura professionale. Vorrei chiarire col dire che non sono uno psicologo. Lavoro come massaggiatore e sono poco più che all'inizio del percorso universitario in psicologia. Per me ci saranno ancora molti lunghi anni di studio e formazione, sarebbe molto più comodo iscrivermi ad una scuola di Counseling, sia come impegno di studio che come numero di anni.
    Grazie

    Caro Evolution, scusami ma io non stavo parlando della mia situazione che come sai non si riferisce ad un contesto Italiano. Stavo solo dicendo che se il percorso per diventare counsellor in Italia e' strutturato in modo diverso rispetto al percorso di uno psicologo o psicoterapeuta, allora anche le sue competenze saranno diverse.

    Poi parto sempre dal presupposto che ci sia una certa meritocrazia ad un certo punto, per cui l'esperienza accumulata dal singolo individuo che puo' ( e magari dovrebbe) essere il piu' possibile variegata, sia quella che conta nel momento in cui ci si mette in competizione con altri professionisti per aggiudicarsi un posto di lavoro.

    Credo che se una struttura organizza un bando di concorso per uno psicologo, si aspetti certe competenze. Se come ho letto in precedenza, un counsellor ha 'preso il posto di uno psicologo' credo che sia perche' quello che la struttura richiedeva si avvicinasse di piu' alle competenze di un counsellor che di uno psicologo.

    Forse sto dicendo cose banali. Ma mi sembra un po' superficiale pensare che la figura del counsellor sia stata introdotta in Italia per permettere a chi non e' psicologo di diventarlo tarmite scorciatoie. A beneficio di chi? E a discapito di chi altro? Non credo sia questo il punto da cui partire e dal quale osservare la situazione.

    Come dice Rosablu77, ci sono regolamentazioni ben definite sul Counselling e sicuramente vista la 'novita'' del ruolo verranno via via sempre piu' definite...Non so, questo e' il mio pensiero (forse anche una speranza?).

    Saluti, silviaxxx

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