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  1. #1
    Partecipante Leggendario L'avatar di lunalamù
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    04-12-2007
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    Lavorare in una comunità per immigrati

    Cari colleghi opsiani, ho un lavoro!!!
    allora, vi spiego meglio...
    sono stata assunta da una cooperativa sociale che si occupa di immigrati (contratto fino a settembre per adesso) con la qualifica di psicologa.
    questa cooperativa ha diverse comunità residenziali per gli immigrati richiedenti asilo politico, per di più provenienti da zone dell'africa dove ci sono problemi di guerre e persecuzioni..
    ho iniziato questa settimana, la figura dello psicologo non è mai stata interna alla cooperativa, ma veniva solo chiamata in caso di necessità, quindi il mio lavoro è tutto da costruire...
    io non sono psicoterapeuta, quindi cmq non posso fare terapie...
    io pensavo di fare dei colloqui singoli con i vari ospiti del centro, naturalmente in presenza del mediatore culturale, somministrare qualche test carta matita e creare delle cartelle su ognuno degli ospiti della comunità e poi fare dei colloqui, magari ogni 15 giorni, di sostegno e confronto rispetto alle difficoltà che stanno incontranto ecc..
    inoltre l'assistente sociale mi ha detto che sarebbe bello portare avanti degli incontro di gruppo con tutte le utenti del centro a cadenza quindicinale...
    io non ho ancora esperienza, e un po' tutto questo mi spaventa..
    voi avete qualche consiglio da darmi?
    qualche libro che potrei leggere?
    mi interesserebbe approfondire sopratutto cosa si può fare nel gruppo, tipo se ci sono dinamiche realizzabili con questo tipo di utenza, giochi di ruolo.. non so...
    che libri potrei leggere?

    grazie in anticipo per il vostro aiuto!
    ..Non rimane nulla di niente..solo dolore..
    ...Eppur...in un sol soffio...


  2. #2
    Partecipante Esperto
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    21-06-2005
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    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    Io non mi intendo di test ma ho lavorato a lungo con gli immigrati. Sei sicura che i test fornirebbero delle risposte adeguate con persone con culture tanto diverse? Non so forse ho detto una cavolata. Correggetemi se sbaglio.

    LEggiti qualcosa su l'etnopsichiatria, c'era anche un bel sito a riguardo ( me lo indicò la professoressa quando feci l'esame di antropologia culturale) ma adesso non ricordo.

    Ricorda che l'approccio con le diverse culture è diversissimo....anche il role playing non so se lo vedrei adattissimo, ma vedrai tu quando conoscerai le persone.

    Ottima l'idea dei gruppi io sono assistente sociale e ho tenuto dei gruppi con donne immigrate, però il tema centrale era il lavoro e l'integrazione nel nostro paese.

    Parlano tutte italiano? Vanno a lezione di italiano?

    I richiedenti asilo che sono stati miei utenti avevano tutti dei grossi problemi legati
    1) vicende dolorose vissute che difficilmente riuiscivano ad esternare
    2) sensazione di inutilità e di vuoto dovuta al fatto che pasavano le giornate in attesa senza poter far nulla, ne un lavoro, nè qualcosa che li aiutasse a non pensare e ricostruirsi la vita

    Un buon inizio ( noi abbiamo fatto così) sarebbe quello di leggere alcuni articolo della nostra costituzione,glielo spieghi e poi lo commentate assieme o parlare delle pari opportunità e dei diritti delle donne nel nostro paese. Oppure inizia parlando di figli e famiglia, quello va sempre bene un pò per tutti i constesi.

    LA cosa importante è che l'assistente sociale ti dica lo scopo dei gruppi, gli obiettivi che volete ottenere, solo dopo potrete decidere bene i contenuti
    Ultima modifica di monicadal : 21-06-2009 alle ore 17.28.40

  3. #3
    Partecipante Leggendario L'avatar di lunalamù
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    04-12-2007
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    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    per prima cosa grazie...

    allora, i test che pensavo di fare sono quelli "carta matita" tipo il disegno dell'albero e quello della figura umana... credo che la differenza culturale in questo caso non condizioni il risultato del test...
    poi potrei fare quello delle matrici di raven che è un test di livello (di intelligenza) costruito apposta per tutti...

    per quanto riguarda il consiglio che mi hai dato per iniziare le riunioni di gruppo mi sembra molto buono... anche quello di leggere un ariticolo della costituzione e partire da quello...

    cmq lo scopo dei gruppi dovrebbe essere anche quello di migliorare le relazioni all'interno della comunità stessa, gestire eventuali conflitti e condividere le emozioni, i problemi, i vissuti...

    la comunità dalla quale sto iniziando ospita donne con i figli.. al momento ci sono 10 donne (tra somalia e nigeria) e tre bambini, due dei quali fratelli, figli di una nigeriana, e un terzo nato qui in italia 5 mesi fa da una somala...
    qlc parla un po' di italiano... tra le attività è prevista l'alfabetizzazione, ma ancora è necesaria la presenza di un mediatore per colloqui più approfonditi..

    tu da quanto tempo lavori? ti va di raccontarmi un po' della tua esperienza?
    i colloqui li hai fatti con la presenza del mediatore?

    PS: ho letto già qlc di etnopsicoanalisi... e continuerò a leggere altro!
    Ultima modifica di lunalamù : 21-06-2009 alle ore 18.19.48
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  4. #4
    Partecipante Esperto
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    21-06-2005
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    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    Allora. Io lavoro da + di 10 anni, ma ho fatto una lunga gavetta e solo negli ultimi anni sono approdata ai servizi sociali. ( PRima ho fatto l'educatrice, l'operatore di strada, e anche l'assistente sociale ma in cooperativa)
    E sono ancora precaria

    Ma il lavoro in cooperativa mi piaceva, mi tornava comodo come orari e mi ero un pò adagiata.

    Ho lavorato un pò in tutte le aree.

    Questo progetto di gruppi era fatto all'interno dei servizi sociali, per donne che avevano bisogno di essere aiutate a trovare un lavoro ed a orientarsi all'interno dei servizi e delle istituzioni italiane.

    I rifugiati invece sono abbastanza pochi nella mia zona, una cittadina relativamente piccola della toscana, e ne ho visto qualcuno perchè frequentava il dormitorio locale dove si entrava con una richesta dei servizi sociali.

    Ho sempre visto uomini e devo dire che rispetto agli altri immigrati li ho trovati molto chiusi in se stessi, poco deiderosi di parlare, e persi perchè anche se con il sostentamento dei servizi sociali ( buoni pasto alla mensa, pernottamento al dormitorio altri aiuti economici, distribuzione di alimentari del banco alimentare ecc.) Non avevano nessun bisogno materiale ma lamentavano la mancanza di un lavoro perchè sentivano molto l'inutilità della loro vita. Con una collega avevamo anche in mente di proporre qualcosa alla nostra responsabile proprio per loro, ma vedremo.

    I colloqui li ho sempre fatti senza mediatore. Non è previsto da noi, non so se in altri servizi sociali ce n'è uno. Si presenta gente di ogni nazionalità oltre agli italiani. Credo che sarebbe impossibile avere un mediatore ogni volta che si fanno colloqui.

    Da noi il mediatore ha uno sportello due volte a settimana dove gli utenti si rivolgono sopratutto per essere aiutati con le pratiche burocratiche relative ai permessi di soggiorno e cose simili

    Se il gruppo serve solo per socializzare e per stemperare le tensioni non è allora tanto importante quello che dici quando favorire la comunicazione ( e in questo voi psicologi avete più compentenze eheheh)

    Mi ricordo che in una comunità dove c'erani italiani e stranieri e c'era un pò di attrito e razzismi ( purtroppo quando si tratta di persone in difficoltà c'è sempre questa strisciante " guerra tra poveri" crearono dei gruppi per vedere film e commentarli, fare attività varie, poi organizzarono delle gite tutte assieme a vedere musei, e alcune conferenze sulle bellezze dell'arte e della storia islamica. Questa è una cosa che mi è stata raccontata da un educatore, e a dir suo sembra che funzionasse....
    Ultima modifica di monicadal : 21-06-2009 alle ore 23.00.22

  5. #5
    Partecipante Leggendario L'avatar di lunalamù
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    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    grazie ancora...

    allora, per quanto riguarda la comunità dove sono io per fare i colloqui il mediatore ci vuole per forza, perchè le utenti parlano solo poco l'italiano... infatti questa cosa mi spaventa un bel po'... il mediatore di solito è un altro somalo che sta in italia da più tempo e ha fatto il corso di mediazione per le somale, e per le nigeriane qlc che parla in inglese...
    non so ancora bene come andranno questi colloqui perchè bisogna accordarsi prima con il mediatore e fare conciliare gli orari....
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  6. #6
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    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    .............a noi nei servizi sociali pubblici figuriamoci se danno il mediatore

    Meno male che facciamo due lingue all'università e l'inglese molto bene...altrimenti....

    beh c'è da dire che da noi gli utenti stranieri vengono di loro spontanea volontà ( per avere contributi economici ecc.) quindi di solito si fanno accompagnare da un connazionale che è qui già da tempo.
    In bocca al lupo per il nuovo lavoro!

  7. #7
    Partecipante Leggendario L'avatar di lunalamù
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    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    grazie...e crepi!!!!
    aggiornerò la discussione con le novità...

    per chiunque altro avesse consigli.. sono ben accetti!
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  8. #8
    Partecipante Affezionato
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    Re: Lavorare in una comunità per immigrati

    ciao, è trascorso un pò di tempo dall'ultima conversazione. Attualmente anche io collaboro con una comunità per minori immigrati. Se volete possiamo confrontarci e aggiornare la vostra esperienza di qst anni!!!!

  9. #9
    Partecipante L'avatar di eccì-eccì
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    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    Questo per me è un libro fondamentale che offre un sacco di spunti ed è anche molto piacevole a leggersi

    CIMA, R., Abitare le diversità. Pratiche di mediazione culturale: un percorso fra territorio e istituzioni, Roma, Carocci, 2005

    Lo avevo citato nella mia tesi sul ruolo del mediatore nell'inserimento dei bambini stranieri nelle scuole primarie. Il testo racconta di esperienze fatte in collaborazione con mediatori culturali utilizzando l'approccio autobiografico di duccio demetrio (se vi interessa posso tirar fuori altri titoli sull'argomento, basta chiedere!) . A me è serivito in quella occasione ma anche per le mie esperienze con gli immigrati (conduco un laboratorio interculturale nella scuola dove lavoro che ho attivato 10 anni fa) e mi servirà anche per l'esperienza che sto per intraprendere: l'apertura di laboratori in un centro di accoglienza per sfrattati e migranti che è sorto nella periferia della città e che necessita di ogni sforzo per non diventare un vero e proprio ghetto

  10. #10
    Partecipante Affezionato
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    Re: Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    ciaoo Eccì, come sono strutturati questi laboratori?? mi piacerebbe proporli, ma la comunità, in cui sono io, ospita adolescenti che non parlano ancora bene l'italiano e sono iperattivi. Sarebbe difficile poterli gestire!

  11. #11
    Partecipante Esperto
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    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    Torno su questo post dopo tanto. In questo momento uno dei progetti che sto seguendo in prima persona ( nel senso che gestisco una associazione che ha progettato l'intervento) riguarda proprio i minori stranieri adolescenti in comunità. Come voi ho riscontrato diverse difficoltà dovute a poca dimestichezza con la lingua e all'iperattività dei ragazzi. a noi era stato chiesto di strutturare un intervento di animazione un pomeriggio alla settimana all'interno della comunità. Viste le varie problematiche dei ragazzi abbiamo deciso di fare un progetto di educazione attraverso il cinema. Guardiamo un film insieme ai ragazzi e poi facciamo una piccola discussione sui vari temi trattati. I temi dei film li decidiamo insieme agli educatori della comunità, anche in relazione alle varie problematiche dei ragazzi presenti in quel momento. Ovviamente cerchiamo di far vedere film istruttivi o che fanno riflettere su diverse tematiche: razzismo, violenza, amicizia, problematiche legate all'immigrazione e alle difficoltà culturali, affettività ecc.
    In questo modo li aiutiamo anche con la lingua, perchè seguire film in italiano li aiuta ad attivare una comprensione sempre maggiore. Per adesso il nostro progetto va avanti da un anno e anche se con molte difficoltà, siamo riuscite a strutturare una buona relazione con i ragazzi che di solito sono diffidenti.

  12. #12
    Partecipante Affezionato
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    Re: Lavorare in una comunità per immigrati

    purtroppo da noi è difficile proporre progetti simili: non ascoltano. vogliono solo i documenti , i risultati delle commissioni per ottenere la protezione internazionale,per poi andarsene! ogni giorno è una sfida !!!

  13. #13
    Partecipante Esperto
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    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    Ma sono minori non accompagnati? Richiedenti asilo? In attesa di permesso di soggiorno per protezione sociale? Qual'è la loro condizione e per quali motivi sono nella struttura?

  14. #14
    Partecipante Affezionato
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    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    ciaoo, scusa se rispondo solo adesso. La nostra è una struttura residenziale per minori stranieri non accompagnati. Prima dell’arrivo in comunità gli stessi sono stati ospitati presso le “Strutture Ponte”, il cui scopo è quello di occuparsi solo della prima fase di accoglienza del minore, arrivato in Italia clandestinamente.

  15. #15

    Riferimento: Lavorare in una comunità per immigrati

    Buon pomeriggio a tutti,

    ho letto con molto interesse i contenuti di questa discussione e ne approfitto anche io per rendermi disponibile al fine di capire meglio quali sono le soluzioni/strategie più efficaci nel supporto agli immigrati.
    Sono uno Psicologo che lavora all'interno dei centri di accoglienza da circa 2 anni e nello svolgere questa attività mi sono reso conto di come esistano 4 limiti o vincoli fondamentali nel rapporto che si a costruire con questa tipologia di utenti.
    Mi riferisco all'aspetto linguistico (il significato che si da alle parole); aspetto religioso; aspetto culturale ed infine livello di consapevolezza di sé.
    Vi è capitato di riconoscere questi limiti? e se si, come li avete superati?
    Infine, non perché il meno importante, ma l'aspetto della motivazione negli utenti come lo gestite?

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