Lasciamo anche stare questa questione che è però di primaria importanza, dato che la teoria della motivazione sta alla base di tutto. Non corrisponde però al vero che l'abbandono del modello pulsionale abbia determinato questo buco epistemologico, che è stata colmato nelle teorie ambientaliste con la motivazione alla relazione, e in alcune teorie contemporanee con la motivazione all'affermazione strutturale in sè. Le ricadute a livello di metodo e tecnica sono enormi, e riguardano anche le questioni che poni.
Magari è realmente una banalità... Tuttavia sono temi su cui sto lavorando proprio in questo periodo: se il soggetto si esprime mediante strutture (insiemi di "traiettorie" in base a cui si organizza il soggetto, degli "attrattori" per usare la terminologia del caos), il metodo si deve spostare sull'organizzazione in sè, e l'interpretazione diviene rimando di quest'ultima. E' il paradigma di fondo utilizzato ad essere profondamente diverso.
E' però importante chiarire se, in questo paradigma, la relazione è un ambito di scarica energetica o qualcosa di differente. Come dicevo prima metodo e tecnica sono per forza differenti a seconda che la relazione terapeutica sia utilizzata per consentire di rimuovere blocchi, piuttosto che per rendere evidente alla diade la funzionalità inconscia delle rispettive organizzazioni. E' chiaro che a questo seconda modalità di intervento non interessa l'aspetto corporeo in sè (nè tantomeno quello verbale però!), quanto eventuali forme che quest'ultimo veicola rispetto all'organizzazione del soggetto. Per questo motivo l'agito in psicoanalisi è importante ed è sempre presente. Se la relazione con i suoi aspetti (agiti e verbali) è solo campo di osservazione, si capisce come dal punto di vista tecnico sia coerente creare una cornice di lavoro che può avere le caratteristiche del vis a vis o del lettino e così come il passaggio ad un canale comunicativo come quello fornito dall'interpretazione (che non è solo verbale!)
Non ricordo pagine di Mitchell che fossero così severe con gli agiti... Ad ogni modo, oltre alla condanna legata a pregiudizi teorici, forse l'atteggiamento diffidente è dovuto soprattutto al fatto che dove c'è agito che non trova spazio di elaborazione c'è uno scotoma. Magari la disapprovazione nasconde anche il timore di aver lasciato intatto qualcosa che necessitava di essere toccato.
Saluti