Originalmente inviato da
moscarorolus
Carina questa storia.
Mi pare un bell'esempio di un distrubo funzionale fra i tre stati dell'io che abbiamo in corpo: Genitore, Adulto e Bambino.
Il dialogo interno fra Genitore e Bambino e' quello che sente lo schizofrenico, mentre l'Adulto se ne sta fuori o dialoga come un estraneo con loro.
Quando se ne sta fuori siamo in piena crisi psicotica, quando invece dialoga con loro e' perche' e' sufficentemente energizzato da poter gestire la situazione.
Si parla di Genitore interiore, comprendendo tutte le figure ed entita' genitoriali che sono state nella nostra infanzia. Tutti i "grandi", insomma, che in qualche modo ci hanno impressionato emotivamente.
Ecco perchè a volte sembrano molte voci e a volte una sola. Dipende da chi parla, e se si sovrappongono.
In genere quella che si sente meno e' la Bambina. La Bambina adattata quando cerca di esserti utile risolvendo quanche tua dimenticanza, la Bambina ribelle quando invece si lascia andare al turpiloquio, cioe' alla rabbia inespressa, alla richiesta di aiuto manifestata con la tristezza, o alle ansie e alle angoscie dovute alla paura.
Insomma, sei sempre tu ma nei tempi andati, ripescando la tua immagine Bambina scansionata nel tempo. Ecco perche' cambia la voce. A due anni parlava in un modo e a cinque in un altro. a sette in un altro ancora.
Quando invece sentiamo una entita' autoritaria e normativa, come dio o Il diavolo, sentiamo la voce dei nostri genitori naturali, ma anche di altre figure, come i l nonno, la nonna, lo zio, il maestro delle elementari o il ragazzo piu' grande.
Voci che abbiamo interiorizzato e che riappaiono insieme alle emozioni che ci hanno evocato allora, e a volte alle situazioni stesse, coi profumi, coi colori, coi rumori, con le sensazioni corporee.
Secondo il tipo di dialogo, le esortazioni direttive, o l'amorevole comprensione manifestata, possiamo individuare sia la persona, sia la situazione in cui la persona si e' espressa.
Anche queste dunque sono impressioni del passato che riaffiorano e relazionano in modo dinamico con l'Adulto, che nel linguaggio Freudiano possiamo indicare come lo, aderente alla realta' oggettiva.
Perche' succede questo?
Si pensa che sia perche', in alcuni soggetti , la struttura degli stati mentali, organizzati intorno ai tre poli elencati [Genitore, Bambino, Adulto] e' molto permeabile, o per ereditarieta' o a seguito di gravi stress psicoficici.
Si ha percio' una contaminazione evidente fra i vari stati dell'io, e, nelle crisi psicotiche, una vera esclusione dell'Adulto, come gia' accennato, con deliri persecutori e esplosioni di rabbia, o di angoscia profonda.
Infatti spesso, quando il dialogo e' interno, e l'Adulto escluso, cioe' spettatore, il Genitore sgrida o tormenta fisicamente il Bambino, facendolo soffrire, sino a sentire anche le lesioni fisiche di questa punizione. Da qui i dolori diffusi o concentrati in punti in cui effettivamente sono sate procurate ferite e lesioni in tempi lontani.
Se, come nel tuo caso, l'Adulto e' cosi' escluso, freddo e razionale da poter osservare con traquillita' cio' che succede, il dialoghi possono perfino risultare piacevoli ed edificanti, sia col Bambino, sia col Genitore.
Un po' come succedeva nel film di quel premio nobel. Alla fine aveva capito chi erano, e sapeva tenerli a bada.
Ma di esempi antichi e moderni, ce ne sono a iosa. Il primo che mi viene in mente e' padre Pio, che lottava tutte le notti con suo padre orco, [il demonio, per i fanatici religiosi], che lo picchiava tanto da lasciargli perfino le contusioni.