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  1. #181
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    21-03-2008
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    Riferimento: C'ERA UNA VOLTA UN PEZZO DI LEGNO ... (sull'auto-determinazione)

    Citazione Originalmente inviato da RosadiMaggio
    In pratica, il tuo problema nel tuo esempio potrebbe essere quello di eliminare tutti ragni, al fine di non provare più la paura, piuttosto che la paura in sè, in modo che la "struttura", resti inviolata?
    Sì, ma tenete presente che le strutture da lasciare intatte che definiscono il problema stesso (ogni problema è costituito da certi vincoli) possono essere anche accettate ragionevolmente come non deliranti, basta cambiare esempio. Io mi sento attratto dalle donne, questa attrazione implica inevitabilmente il sussistere di una serie di problemi nel caso non riesca a soddisfare certe esigenze. C'è chi per dissolvere queste difficoltà in passato magari si è autocastrato o evirato, io però certe cose le voglio lasciare integre , sia al livello fisico che al livello psicologico.

    La paura è un'emozione che si prova nei confronti di certi stimoli e situazioni che per così dire si temono in sé (ad un qualche livello funziona proprio così altrimenti non si avrebbe paura mai di nulla), l'attrazione sessuale è qualcosa di analogo, e si è visto che può essere modificata in svariati modi, ormoni, medicinali vari, esperienze particolari e così via cambiano i gusti sessuali ed aumentano o abbassano il desiderio, il punto però è che un individuo potrebbe non voler effettuare certe modifiche perché tutto questo implicherebbe violare i vincoli dei problemi stessi che si portano in terapia. Un paziente potrebbe pensare che Si parte dal fatto che è eterosessuale e si sente attratto in un certo modo dall'altro sesso, fissato uno sfondo magari poi chiede: come faccio ad ottenere questo e quest'altro restando così, tenendo ferme queste specificità?
    Se per assurdo una terapia riuscisse a rendermi totalmente immune ad ogni forma di attrazione (vedere una donna dopo la terapia magari per me sarebbe come guardare un sasso) è ovvio che tutti i problemi connessi al cercare una donna e così via svanirebbero, non avrei nemmeno più motivo di volerli risolvere questi problemi e ritenerli problemi, i problemi si dissolverebbero ed io passato all'altro punto di vista (del me stesso modificato capace di distanziarsi a tal punto da tutto questo dal non provare affatto certe cose) effettivamente non li riterrei più problemi, il punto è che da dove parto io ora, adesso, là non ci voglio arrivare affatto, guardata da qui quella per me non rappresenta una posizione risolutiva, perché là i vincoli che danno senso al problema che ho ora non ci sono più. Anche se da qui so che la sofferenza e certe emozioni negative svanirebbero una volta arrivato là, questo non implica che ci voglia arrivare.
    Secondo me su questa cosa bisognerebbe rifletterci un poco in più, soprattutto quando si parla di modifiche e cambiamenti strutturali, visto che questi possono alterare la natura dei problemi stessi che abbiamo ora.
    Poi mi chiedo: perché ci sono resistenze? Se si va dove si desidera e si vuole andare davvero quali resistenze dovrebbero esserci?
    Se c'è resistenza vuol dire che quell'aspetto non lo si vuol cambiare, è parte integrante di tutto il garbuglio problematico che si porta al terapeuta. Uno psicoterapeuta non può comportarsi come Alessandro e semplicemente cercare di tagliare il nodo all'improvviso, perché i capi della corda non restano integri usando questo sistema: se uno dei vincoli del problema impone che questi restino integri non si possono usare questi trucchi, bisogna pensare a come sciogliere il nodo, e sciogliere un nodo che lega due capi di corda è più complicato che tagliarlo, proprio come è più complicato trovare un sistema per eliminare tutti i ragni che far sparire la paura alterando certe parti di noi che innescano quell'emozione.

    Saluti
    Ultima modifica di Char_Lie : 24-11-2009 alle ore 23.55.07

  2. #182
    Partecipante Super Esperto L'avatar di neuromancer
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    Riferimento: C'ERA UNA VOLTA UN PEZZO DI LEGNO ... (sull'auto-determinazione)

    Citazione Originalmente inviato da Char_Lie Visualizza messaggio
    Sì, ma tenete presente che le strutture da lasciare intatte che definiscono il problema stesso (ogni problema è costituito da certi vincoli) possono essere anche accettate ragionevolmente come non deliranti, basta cambiare esempio. Io mi sento attratto dalle donne, questa attrazione implica inevitabilmente il sussistere di una serie di problemi nel caso non riesca a soddisfare certe esigenze, e c'è chi per risolvere queste difficoltà in passato magari si è autocastrato o evirato, io però certe cose le voglio lasciare integre .

    La paura è un'emozione che si prova nei confronti di certi stimoli e situazioni che per così dire si temono in sé (ad un qualche livello funziona proprio così altrimenti non si avrebbe paura mai di nulla), l'attrazione sessuale è qualcosa di analogo, e si è visto che può essere modificata in svariati modi, ormoni, medicinali vari, esperienze particolari e così via, il punto però è che un individuo potrebbe non voler effettuare certe modifiche perché questo implicherebbe violare i vincoli del problema stesso che porta in terapia. Un paziente potrebbe pensare che Si parte dal fatto che è eterosessuale e si sente attratto in un certo modo dall'altro sesso, fissato uno sfondo magari poi chiede: come faccio ad ottenere questo e quest'altro restando così, tenendo ferme queste specificità?
    Se per assurdo una terapia riuscisse a rendermi totalmente immune ad ogni forma di attrazione (vedere una donna dopo la terapia magari per me sarebbe come guardare un sasso) è ovvio che tutti i problemi connessi al cercare una donna e così via svanirebbero, non avrei nemmeno più motivo di volerli risolvere questi problemi e ritenerli problemi, i problemi si dissolverebbero ed io passato all'altro punto di vista (del me stesso modificato) effettivamente non li riterrei più problemi, il punto è che da dove parto ora là non ci voglio arrivare affatto, guardata da qui quella per me non rappresenta una posizione risolutiva, anche se la sofferenza e certe emozioni negative so che svanirebbero una volta arrivato là.
    Secondo me su questa cosa bisognerebbe comunque rifletterci un poco in più.
    Perché ci sono resistenze? Se c'è resistenza vuol dire che quell'aspetto non lo si vuol cambiare, è parte integrante di tutto il garbuglio problematico che si porta al terapeuta. Uno psicoterapeuta non può comportarsi come Alessandro e semplicemente tagliare la corda, perché i capi della corda non restano integri usando questo sistema: se uno dei vincoli del problema impone che questi restino integri non si possono usare questi trucchi.

    Saluti
    Sei fantastico. Riuscito in pieno a portare avanti un discorso assolutamente non clinico. Una capacità impressionante il sapere organizzare una serie di concetti piuttosto privi di contenuto in un ordine tale da farti inseguire.
    Ottimo.

    ciaz.

  3. #183
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    Riferimento: C'ERA UNA VOLTA UN PEZZO DI LEGNO ... (sull'auto-determinazione)

    Stavo ancora finendo di modificare quello che avevo scritto, adesso è un po' diverso da quello che hai citato, va be' tanto se sono entrambi privi di contenuto sono equivalenti perciò non ci sono problemi .

    Ciao
    Ultima modifica di Char_Lie : 25-11-2009 alle ore 00.12.57

  4. #184
    Partecipante Super Esperto L'avatar di neuromancer
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    Riferimento: C'ERA UNA VOLTA UN PEZZO DI LEGNO ... (sull'auto-determinazione)

    Citazione Originalmente inviato da Char_Lie Visualizza messaggio
    Stavo ancora finendo di modificare quello che avevo scritto, adesso è un po' diverso da quello che hai citato, va be' tanto se sono entrambi privi di contenuto sono equivalenti perciò non ci sono problemi .

    Ciao

    Contenuti semivacanti, ma pienissimi di relazione! eheheheheh

    ciaz.

  5. #185
    Postatore Epico L'avatar di RosadiMaggio
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    Riferimento: C'ERA UNA VOLTA UN PEZZO DI LEGNO ... (sull'auto-determinazione)

    Citazione Originalmente inviato da Char_Lie Visualizza messaggio
    Stavo ancora finendo di modificare quello che avevo scritto, adesso è un po' diverso da quello che hai citato, va be' tanto se sono entrambi privi di contenuto sono equivalenti perciò non ci sono problemi .

    Ciao

    Conviene provare, no?

    Gaia

    Tessera n° 15 Club del Giallo

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  6. #186
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    Riferimento: C'ERA UNA VOLTA UN PEZZO DI LEGNO ... (sull'auto-determinazione)

    Beh io ci ho provato, ma mi sembra a questo punto che forse c'è ancora un problema più fondamentale dietro ad ogni discussione: cos'è la malattia?
    Se paziente e medico (medico in generale: faccio rientrare in questa categoria anche psicoterapeuta e psicoanalista) partono da idee molto diverse riguardo a quale sia il male da curare che è alla base di una certa sofferenza, il medico (psicoterapeuta o altro) non può curare il male del paziente: ad una stessa sofferenza possono essere dati più sensi e cause primarie, proprio come nell'esempio "della paura dei ragni", se si educasse o rieducasse la persona a non provare nessuna paura, la paura svanirebbe, ma anche se si eliminassero i ragni o si portasse la persona in un luogo senza ragni quella stessa paura magari svanirebbe. La sofferenza da sola non definisce o inquadra quale sia "il male" da curare o il problema da risolvere che causa quel tipo di sofferenza.

    A me personalmente questo discorso non sembra così insensato o vuoto. Se mi si spiega cosa c'è di così sbagliato in queste riflessioni, e cioé dov'è che si annidano degli errori di senso, magari mi convinco anche io che è vuoto.

    Saluti
    Ultima modifica di Char_Lie : 27-11-2009 alle ore 18.14.25

  7. #187
    Partecipante Super Figo L'avatar di ikaro78
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    Riferimento: C'ERA UNA VOLTA UN PEZZO DI LEGNO ... (sull'auto-determinazione)

    Beh io ci ho provato, ma mi sembra a questo punto che forse c'è ancora un problema più fondamentale dietro ad ogni discussione: cos'è la malattia?
    Se paziente e medico (medico in generale: faccio rientrare in questa categoria anche psicoterapeuta e psicoanalista) partono da idee diverse riguardo a quale sia il male da curare che è alla base di una certa sofferenza, il medico (psicoterapeuta o altro) non può curare il male del paziente, ad una stessa sofferenza possono essere dati più sensi e cause primarie, proprio come nell'esempio "della paura dei ragni", se si educasse o rieducasse la persona a non provare nessuna paura, la paura svanirebbe, ma anche se si eliminassero i ragni o si portasse la persona in un luogo senza ragni quella stessa paura magari svanirebbe. La sofferenza da sola non definisce o inquadra quale sia "il male" da curare o il problema da risolvere che causa quel tipo di sofferenza.

    A me personalmente questo discorso non mi sembra così insensato o vuoto. Se mi si spiega cosa c'è di così sbagliato in queste riflessioni, e cioé dov'è che si annidano degli errori, magari mi convinco anche io che è vuoto.
    Infatti non è né vuoto, né insensato.

    Saluti,
    ikaro

  8. #188
    Partecipante Super Esperto L'avatar di neuromancer
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    Riferimento: C'ERA UNA VOLTA UN PEZZO DI LEGNO ... (sull'auto-determinazione)

    Non solo, ti sei dato una serie di risposte. Perchè chiedi a noi risposte che già hai?

    ciaz.

  9. #189
    Postatore Epico L'avatar di RosadiMaggio
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    Riferimento: C'ERA UNA VOLTA UN PEZZO DI LEGNO ... (sull'auto-determinazione)

    Citazione Originalmente inviato da Char_Lie Visualizza messaggio
    Beh io ci ho provato, ma mi sembra a questo punto che forse c'è ancora un problema più fondamentale dietro ad ogni discussione: cos'è la malattia?
    Se paziente e medico (medico in generale: faccio rientrare in questa categoria anche psicoterapeuta e psicoanalista) partono da idee molto diverse riguardo a quale sia il male da curare che è alla base di una certa sofferenza, il medico (psicoterapeuta o altro) non può curare il male del paziente: ad una stessa sofferenza possono essere dati più sensi e cause primarie, proprio come nell'esempio "della paura dei ragni", se si educasse o rieducasse la persona a non provare nessuna paura, la paura svanirebbe, ma anche se si eliminassero i ragni o si portasse la persona in un luogo senza ragni quella stessa paura magari svanirebbe. La sofferenza da sola non definisce o inquadra quale sia "il male" da curare o il problema da risolvere che causa quel tipo di sofferenza.

    A me personalmente questo discorso non sembra così insensato o vuoto. Se mi si spiega cosa c'è di così sbagliato in queste riflessioni, e cioé dov'è che si annidano degli errori di senso, magari mi convinco anche io che è vuoto.

    Saluti

    Secondo me, é valsa davvero la pena, poiché il tuo discorso é molto sensato e tutt' altro che vuoto; ci sono anche aspetti propositivi che potrebbero far riflettere
    Ultima modifica di RosadiMaggio : 30-11-2009 alle ore 05.23.59
    Gaia

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