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  1. #31
    Partecipante Assiduo L'avatar di agnesetiziana
    Data registrazione
    26-10-2005
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    Riferimento: Se lo psicoterapeuta si innamora

    Willy, nn è che io nn mi faccia coinvolgere, ma nn lo mostro. Un conto è essere empatico con il paziente e con quello che porta con sè, un altro è farsene trasportare. Chi va dallo psicologo o dallo psicoterapeuta, lo fa perchè sta quanto meno vivendo un momento difficile, perchè si sente debole e impotente di fronte a certi avvenimenti o a certi vissuti, e cerca nel terapeuta una persona che gli dia forza, fiducia, che gli sia da ancora... L'amico si commuove con te, non il terapeuta. Poi, può anche essere che sia io a non essere una una brava psicologa, ma non credo che il discorso sia così semplice: nel modo di vivere i colloqui da parte del terapeuta c'è molto di sè, sia per quanto riguarda la formazione che la personalità. E' solo un modo diverso, tutto qui. Magari ninina aveva bisogno proprio che la terapeuta le mostrasse che tutti possono essere deboli. Un'altra persona avrebbe pensato "Ma questa non sta bene lei e vuole aiutare me?". Sono modi di vivere e di vedere. Io non mostro le mie emozioni anche quando le sento. Che supporto e che contenimento posso dare ad un paziente se mostro io stessa di averne bisogno?
    Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici per il semplice fatto di aver incontrato il nostro cammino. Alcuni percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare, gli altri li vediamo appena tra un passo e l'altro. (Paul Montes - Missionario sudamericano)
    Dr.ssa Agnese Tiziana Magno
    http://www.drssamagno.beepworld.it

  2. #32
    Partecipante Esperto
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    18-01-2010
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    Riferimento: Se lo psicoterapeuta si innamora

    Eh, qui si ritorna al thread sul transfert...

    Allora però non capisco una cosa, e la domanda sorge spontanea... Se Ninnina aveva bisogno di un terapeuta che facesse trapelare le sue emozioni, e un altro paziente invece no, come la mettiamo? A non farle vedere non si sbaglia mai?

    Giulietta.O

  3. #33
    Postatore OGM L'avatar di willy61
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    281

    Riferimento: Se lo psicoterapeuta si innamora

    Citazione Originalmente inviato da agnesetiziana Visualizza messaggio
    ... Magari ninina aveva bisogno proprio che la terapeuta le mostrasse che tutti possono essere deboli. Un'altra persona avrebbe pensato "Ma questa non sta bene lei e vuole aiutare me?". Sono modi di vivere e di vedere. Io non mostro le mie emozioni anche quando le sento. Che supporto e che contenimento posso dare ad un paziente se mostro io stessa di averne bisogno?
    Ciao Agnese

    Io non so che cosa una persona pensa fino a che non me lo racconta. E, per come sono fatto io, preferisco non farmi portare dalla mia immaginazione (anche i terapeuti proiettano, non solo i pazienti).

    Se un paziente pensa: "Ma questa non sta bene lei, e vuole aiutare me", non potrebbe essere una splendida occasione per capire che forma di relazione questo paziente sta cercando? Come vede il/la suo/a terapeuta? E perché?

    Dal mio punto di vista, nella stanza di terapia non ci sono argomenti tabù. Si può parlare di tutto. Allora, che cosa ti perdi nel non darti la possibilità di parlare di questo? (il che, naturalmente, non significa aprirsi il cuore in due e mstrare le proprie viscere al paziente). Quali sentimenti verranno "dissociati" da terapeuta e paziente in una terapia che mantenga come "comandamento implicito" il fatto che "di queste cose non si parla"? C'è qualche relazione tra questo "non si parla di" e la storia familiare della paziente?

    Ecco, basta poco per aprire a tante possibilità. A patto di avere il coraggio di guardarle in faccia. Cosa tutt'altro che semplice. Secondo me.

    Buona vita
    Guglielmo
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

  4. #34
    Partecipante Assiduo L'avatar di agnesetiziana
    Data registrazione
    26-10-2005
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    170

    Riferimento: Se lo psicoterapeuta si innamora

    Mi pare di aver scritto che il comportamento del terapeuta dipenda dalla sua personalità e dalla sua formazione, no?
    Non tutti i terapeuti vanno bene per tutti i pazienti, e non per questioni di competenza, non solo. Il paziente che ha bisogno di un terapeuta che gli mostri le sue emozioni non si troverà bene con uno che le tiene maggiormente sotto controllo. Viceversa chi ha bisogno di essere contenuto e sostenuto, chi cerca nel terapeuta una persona forte, non si troverà bene con un terapeuta che gli mostra le proprie emozioni. Non parlo di sorridere o cose così... Solo di non mostrare che ci si sta facendo prendere la mano dalle proprie emozioni. E' lo stesso che dire che lo stesso problema un paziente lo supera con la psicoanalisi e un altro con la terapia cognitiva. Nessuna delle due fallisce, o è migliore dell'altra: semplicemente non sono adatte per pazienti diversi con lo stesso problema. Ovviamente non siamo macchine, si tratta di autocontrollo e basta. C'è chi lo usa e chi no. O chi lo ritiene utile e chi no. Non mi castrerei mai pur di non mostrare le mie emozioni. Evidentemente mi viene naturale tenere quelle più forti sotto controllo.

    P.S.: Non metto paletti del tipo "di questo si parla e di questo no". Certamente si parla di quello che il paziente porta. E certamente anche il terapeuta porta tanto di sè. Ma come dice Willy, non mi metto mica ad aprirgli il mio cuore!
    Ultima modifica di agnesetiziana : 03-03-2010 alle ore 15.12.10
    Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici per il semplice fatto di aver incontrato il nostro cammino. Alcuni percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare, gli altri li vediamo appena tra un passo e l'altro. (Paul Montes - Missionario sudamericano)
    Dr.ssa Agnese Tiziana Magno
    http://www.drssamagno.beepworld.it

  5. #35
    Johnny
    Ospite non registrato

    Riferimento: Se lo psicoterapeuta si innamora

    è interessante notare che questo thread intitolato "se lo psicoterapeuta si innamora" sia scivolato nell'argomento "se lo psicoterapeuta piange per i mai del paziente".

    Forse non è un caso: si piange dei mali altrui quando si è molto coinvolti emotivamente con l'interlocutore; in un certo senso piangere per un'altra persona potrebbe essere la manifestazione di una forma di "amore" sottostante. E magari il paziente ha bisogno proprio di quell'amore, perché non ha mai avuto modo di sperimentarlo nella sua vita, e in questo senso è "terapeutico" perché rappresenta un passo avanti, se è mostrato al momento giusto e in modo da essere assimilato dall paziente

    Detto questo, credo bisogni distinguere tra un pianto dirompente (che evidentemnte non è utile a nessuno, sarebbe una cosiddetta follia-a-due) e "una lacrima" (come ha detto ninina), e magari più della lacrima in sé ha colpito l'espressione del volto, la tristezza che traspariva, il coinvolgimento, quindi l'interesse segno che alla terapeuta sta a cuore in modo genuino il suo paziente.

    Ovviamente non è possibile entrare nello specifico di quella specifica seduta, tra quelle 2 persone (analista e paziente) e in quello specifico momento, non possiamo sapere quali parolee quali emozioni circolavano in quell'istante, quindi possiamo solamente parlare in generale. In generale, la psicoanalisi è piena di cose che non si potrebbero fare e invece si fanno e hanno funzionato.
    Due esempi: Freud diceva "bisogna essere neutrali e come uno specchio opaco", e invece sappiamo che lui stesso era molto empatico e cordiale con i suoi pazienti; la Sechehaye ha guarito la sua celebre paziente schizofrenica con il metodo della "realizzazione simbolica": le dava da mangiare delle mele dopo averle appoggiate al seno (quelle cadute dall'albero non le mangiava e stava morendo di fame, mentre quelle che venivano appoggiate al seno le mangiava, perché rappresentavano il "latte buono" che non aveva avuto da piccola) e la cullava materialmente in una culla su misura (cioè in sostanza è ripartita da zero nelle cure materne che non aveva avuto modo di sperimentare da piccola). Due cose che farebbero aprire più di un 3d su questo forum eppure è guarita.
    Ultima modifica di Johnny : 06-04-2010 alle ore 11.12.59

  6. #36
    Partecipante Assiduo
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    Riferimento: Se lo psicoterapeuta si innamora

    penso che non si possa fare questo lavoro senza mettere in campo le proprie emozioni,e se vengono fuori in modo discreto,vuol dire che due persone umane stanno lavorando e che tutto funziona!a volte serve anche un pianto per esorcizzare i mali peggiori.
    Virus Freudiano:il vostro computer è ossessionato dall'idea di sposare la sua scheda madre.

  7. #37
    Neofita L'avatar di Zenofonte
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    Riferimento: Se lo psicoterapeuta si innamora

    Ho letto tutto il "thread". Ricordo una mia amica (avvenente e giovane donna) che iniziò una terapia analitica. Le capitò di incontrare il suo analista per strada, ma quello non solo non rispose ai saluti, addirittura la ignorò. Lei si seccò molto. Anzi se ne fece un vero cruccio. Interruppe la terapia, del resto il terapeuta le appariva "ostile" anche in seduta, le pareva che lui fosse troppo rigido con lei, forse per lo sforzo di risultare a tutti i costi "professionale" (Chissà, forse il terapeuta era sensibile alla bellezza della ragazza e si induriva nel tentativo di non farsi trascinare, questo non lo so). Tra i vari episodi analoghi di cui sono a conoscenza, questo è quello in cui è più evidente l'assurdità del tentativo del terapeuta di rendersi completamente impersonale nel vestire i propri panni. Ma ricordiamoci il detto "l'abito non fa il monaco".
    Mi pare che in questo forum si siano miscelate -confondendole parecchio- situazioni piuttosto differenti tra loro quanto a natura e conseguenze. Penso che sia bene essere precisi distinguendo sentimenti (ad es.) di empatia, simpatia, e anche affetto, dagli stati emotivi di "innamoramento".
    Inoltre, il terapeuta che si commuove in qualche occasione (non finge di essere un baccalà) è situazione assai differente da quella del terapeuta che viene risucchiato, sconvolto e insomma invalidato dall'emotività recata o provocata dal paziente.
    Del resto anche il chirurgo non si lascia obnubilare dalla difficoltà che il suo paziente sta vivendo (ad es. sotto i ferri, o moribondo sul letto di ospedale). Tuttavia, ciò non significa affatto che per essere capace e professionale non debba provare nè manifestare sentimenti. Anzi, il chirurgo che non prova nulla per i pazienti o reprime sempre tutto, può forse essere bravo tecnicamente -nell'operatività- ma assai difficilmente lo è nelle fasi mediche del mestiere, quelle in cui deve interagire col paziente (quando il paziente non è ...sotto anestesia). Un chirurgo che provi emozioni invalidanti nel compimento del lavoro, non deve cercare di reprimerle o sottovalutarle, semplicemente deve riconoscerlo e cambiare il tipo di lavoro passando ad attività dove sia necessaria o utile la sua preparazione ed esperienza ma non secondo quelle modalità che lo scuotevano. Storie di questo genere accadono assai di frequente. Non c'è nulla di male e vi sono tantissimi lavori in cui un medico può mettere a frutto esperienze fatte in ambiti emotivamente "bollenti" che ha capito di non poter reggere.
    Dissento anche da coloro che pensano che un terapista "innamorato" o che prova sentimenti di affetto per il paziente reagisca -necessariamente- al magnetismo di un "vuoto da colmare". I pazienti non sono nè "alieni" nè "appestati"; i terapeuti (spero) non sono sempre dei "suonati".
    Per quanto riguarda il potere o no cercare di frequentare l'oggetto dei propri sentimenti (al di fuori del contesto terapeutico, una volta cessato), mi pare che ogni storia sia una storia a sè. Al di là di regolamenti che potrebbero anche essere grotteschi come quello dei "due anni" di cui ho letto (veramente un'americanata), penso che l'interessato/a debba innanzitutto far luce in se stesso e poi valutare anche la situazione dell'altra persona, evitando di nuocerle, come in qualsiasi altra storia tra persone civili. Tutto il resto è vita e non vedo cosa c'entrino i regolamenti (sui sentimenti ?!)


    Citazione Originalmente inviato da mezzanotte Visualizza messaggio
    ...)Poniamo il caso in cui uno psicoterapeuta si innamori di una/un suo paziente. (etc ...)
    Ultima modifica di Zenofonte : 06-05-2010 alle ore 03.41.32

  8. #38
    Neofita
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    Masone (GE)
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    Riferimento: Se lo psicoterapeuta si innamora

    ...certamente ogni storia clinica è storia a sé...credo quindi non sia possibile rifarsi a criteri generali...che possono essere usati come linee guida ma...
    Onestamente credo che nel processo terapeutico ci stia tutto, naturalmente nel rispetto di sé e dell'altro...ci sta la lacrima come il sorriso, come l'innamoramento (poi questa parola ha tante sfumature che…) e ad un terapeuta ingessato ne preferisco decisamente uno vivo.
    Credo che, proprio in virtù di questo rispetto, la differenza stia nel come queste cose vengano gestite dal terapeuta. Perché non parlare col paziente di quella lacrima nella seduta successiva?... magari dopo aver chiarito con se stessi da dove arrivava…del tipo “sa che la volta scorsa mi sono proprio emozionata nel sentirla raccontare quelle cose….”
    Per quanto riguarda l’innamorarsi mah…forse è il caso di interrogarsi un po’ sulla parte che ci mettiamo noi terapeuti…a che bisogni nostri risponde questo innamoramento???

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