Originalmente inviato da
simone.roselli
Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una sorta di guerra a colpi di ricerche, dati statistici, analisi e meta analisi mirata a dimostrare la superiorità di un approccio alla psicoterapia su un altro.
Al di là del merito, mi sembra che questo tipo di dispute abbiano una motivazione principalmente politica e di conseguenza economica: dimostrare che il proprio approccio (cognitivo comportamentale, psicoanalitico, sistemico, umanistico eccetera…) presenta un’efficacia inequivocabilmente superiore agli altri significa prima di tutto essere inseriti nelle linee guida dei finanziamenti pubblici, avere più allievi nelle scuole e più pazienti negli studi privati.
Rimane il dubbio su quanto il dibattito così impostato favorisca effettivamente che professionisti che lavorano legittimamente secondo approcci diversi possano trarre ricchezza gli uni dalle esperienze, dalle conoscenze e dalle competenze degli altri. A mio avviso questo succede molto poco, ed è un peccato.
Vorrei dunque proporre una discussione che sia libera dalla necessità di dimostrare di avere ragione, dall’asfissia di dover enunciare una verità assoluta e prescindendo dai dati “scientifici” che rappresentano un punto di vista importante e che non deve essere trascurato, ma pur sempre un punto di vista.
Vorrei proporre una discussione aperta a psicoterapeuti di vario orientamento, psicologi, persone interessate, con lo scopo di arricchire, su un livello speculativo, l’idea che abbiamo dei processi coinvolti nel nostro lavoro, e di aiutarci ad esplicitare le nostre teorie del cambiamento che troppo spesso rimangono implicite.